04 dicembre 2015

Skype - come cambiare la cartella dei file ricevuti

Non è granché intuitivo su Skype scegliere una cartella per la ricezione dei file diversa rispetto a quella predefinita (questo vale almeno per la versione di Skype aggiornata al momento in cui sto scrivendo questo articolo).

Quindi ti dico come si fa.
  • Clicca su Strumenti e poi su Opzioni
  • Nella finestra che si apre, sulla sinistra clicca su Impostazioni messaggi
  • A destra clicca su Mostra le opzioni avanzate
  • In basso, sotto la voce Quando ricevo un file..., clicca per scegliere se deve esserti chiesto ogni volta dove salvare il file, oppure se il file dev'essere salvato su una cartella che scegli fin da adesso
  • Se hai scelto la seconda opzione, specifica la cartella
  • Clicca in basso a destra su Salva


Ecco fatto.

30 novembre 2015

Ecco perché non ti faccio "un po' di pubblicità su Facebook"

Ieri un'amica a cui darò un nome di fantasia, Giampiero, mi ha scritto tipo:

Se tu condivideessi qualcosa che viene dalla mia pagina Fb o dal mio blog sul tuo diario mi farebbe molto piacere e mi aiuterebbe a farmi pubblicità, perchè tanto si sa, i clienti arrivano grazie al passaparola! Tanto che ti costa?

Colgo l'occasione per dare una risposta scrivendo questo articolo, che ritengo potrebbe risultare utile anche ai miei lettori.

Giampiero dammi retta. Dici così perché non hai chiaro quanto è inutile fare del passaparola generico su Facebook.
Hai presente perché chi conosce la matematica non gioca al Superenalotto? Stessa cosa. Se conosci qual è la probabilità che possa risultare utile ciò che mi hai chiesto, capisci che non vale neanche il tempo di fare un clic col mouse.

Non ci credi?
...Spetta, ti ci faccio credere con un esempio meglio.

Adesso ti faccio cambiare idea. Qual è una cosa che "non costa nulla", ma che irrita la maggior parte delle persone quando viene richiesta perché è talmente inutile che pare una presa in giro? (e irrita anche te, spero, altrimenti la nostra amicizia è fortemente minata)...
Cosa chiedono certi ragazzotti attira-cazzotti vicino all'ospedale, dove c'è un triste via-vai di persone già stressate dai problemi di salute dei loro parenti? Preciso. Una bella firma contro la droga. LA DROGA. Ladro ga. Sembra un incrocio fra un malvivente e una festosa canza dei Queen.
Che ti costa mettere una firma contro la droga? Non servea molto, vero, ma dai. Che ti costa?
Ti fermi a firmare, Giampiero? Spero di no.
Ecco. Quando qualcuno mi chiede di condividere su FB una pagina o un articolo per fargli pubblicità a me viene la stessa voglia che viene a te (vero?) di prendere quel loro tavolo, darlo al Sassarelli per farglielo trasformare in una croce su cui appendere gli accattoni in sala mensa all'ospedale (non c'è la sala mensa in ospedale? Diciamo al bar dell'ospedale).

C'è poi da aggiungere una piccola rettifica, per amor del vero. La risposta alla domanda "Che ti costa?" non è esattamente "niente".
Infatti io ci tengo ad usare un social network secondo la concezione per cui è stato messo a nostra disposizione. Facebook è nato e si presenta con quest'idea: io ho una serie di amici che non ho occasione di vedere spesso, e scrivo aggiornamenti di stato in maniera da rispondere a una virtuale ipotetica domanda quotidiana, che è "Come va? Novità? [novità su di te]".
Facebook serve per tenere aggiornati i tuoi amici sui fatti della tua vita.

Come va? Novità? --> "Oggi tutto bene, tranne il dorso della mai mano destra: ho accarezzato un gatto per strada che all'inizio sembrava gradire, tant'è che miagolava sonoramente, ma poi mi ha graffiato". Torna. Fatto accadutomi, quindi plausibilmente interessante agli occhi dei miei amici. Lo scrivo su Facebook.

Come Va? Novità? --> "Bene... Guarda queste foto: le ho scattate ieri sera alla cena che abbiamo fatto per festeggiare il 4° posto di mio padre al campionato provinciale della gara a chi mangiava più tortellini in un'ora. Indovina cos'abbiamo mangiato? Sbagliato, i fusilli". Torna, anche questo, e può costituire un aggiornamento di stato su Facebook, visto che l'esperienza è stata anche sua, pur essendo il padre il meritevole protagonista della serata.

E se linko un articolo che ho appena scritto e pubblicato sul mio blog? Pure, parlo di un fatto della mia vita:

Come va? Novità? --> "Bene, ho appena pubblicato un articolo sui coloranti tossici che mettono nei ghiaccioli a forma di pulcino...". Torna. It's Facebook ok.

E se è successa una roba di interesse collettivo e io voglio dire su questa notizia la mia opinione, che so non essere trita e ritrita, e potrebbe dare uno spunto di riflessione agli altri? Sì, posso linkare un articolo di un giornale e aggiungere la mia opinione. Infatti:

Come va? Novità? --> "Beh, oggi sono un po' incredulo per l'ordinanza del sindaco tifoso della Fiorentina che obbliga tutti i possessori di gatti a tingerli di viola... Secondo me ha dato di matto, perché vedi... ognuno dovrebbe poterlo tingere dei colori della propria squadra del cuore, e inoltre la Fiorentina quest'anno in certe fasi del campionato è stata criticata persino dai suoi tifosi bla bla bla... E quindi se proprio si dovesse obbligare a tingere i gatti, i colori giusti dovrebbero essere quelli del Verona, giallo blu". Ci sta.

Ma attenzione adesso.

Come va? Novità? --> "Giampiero ha pubblicato un articolo". Non torna. Senti la forzatura?

Possibile obiezione:

E le pubblicità? Come esistono quelle a pagamento potrebbero esistere quelle fatte da un utente giusto per fare un piacere a un amico, no?

Ma certo.
Certo che no.

Le Facebook Ads possono essere efficaci per due motivi:
- costando relativamente poco (almeno nel momento in cui sto scrivendo), possono raggiungere migliaia di persone con una spesa di poche decine di euro
- tali persone destinatarie del messaggio pubblicitario sono scelte fra un pubblico che ha determinate caratteristiche; non si tratta di amici di amici presi a caso; questo moltiplica di qualche decina o centinaio di volte la loro probabilità di diventare clienti grazie a quel messaggio
...E naturalmente affinché la campagna Facebook Ads abbia una qualche speranza di essere utile, questa deve associarsi a una strategia di marketing che preveda un preciso percorso del potenziale cliente dalla visualizzazione all'acquisto (il potenziale cliente clicca lì e viene condotto a quale pagina? Squeeze page? Pagina di vendita? Articolo del blog... scritto in che modo?..).

Inoltre le pubblicità su Facebook sono viste dagli utenti per quello effettivamente sono: pubblicità. C'è scritto. Compare in alto la parola "sponsorizzato". Un film in TV può essere plausibilmente interrotto da una pubblicità, che è presentata come tale. Lo sai, e lo accetti. Il che è diverso dall'improbabile scena in cui un personaggio del film si mette a consigliare agli spettatori di acquistare un prodotto. Hai presente quanto era ridicolo quando lo facevano, sia pure implicitamente, negli anni '80? Ecco. Non dico che postare una non-notizia tipo una evidente pubblicità a un amico sia ridicolo nella stessa misura, ma ci si avvicina di parecchio.

Ecco perché, Giampiero, se dicessi di sì alla tua richiesta di markettare a strascico con l'aiuto che mi hai chiesto, questo non solo non ti sarebbe utile, ma alla lunga farebbe perdere a me autorevolezza agli occhi degli altri utenti che mi seguono. Ogni volta che invio un aggiornamento di stato improprio, e che non interessa i miei lettori, do una picconata alla mia reputazione di comunicatore. Un po' come succede se, in un gruppo di amici che chiacchierano, dici cose poco interessanti. Se succede una volta pazienza, due volte pazienza, ma se la cosa si ripete periodicamente, alla fine gli altri non ti danno più grande ascolto, e per attirare l'attenzione senza che ti parlino sopra dovrai fare molta più fatica del normale.

Succede un po' la stessa online. Succede con le email, e succede con i social network: non dirmi che quando scorri Facebook i tuoi occhi prestano uguale attenzione a tutti i post indipendentemente dall'autore. Io ho amici che ritengo interessanti: quando vedo il loro nome, mi soffermo a leggere quanto hanno digitato, e per ottenre ciò non hanno bisogno di inviare un'immagine JPG con delle scritte grandi (cosa fra l'altro discriminatoria per i non vedenti, che possono "leggere" solo grazie alla sintesi vocale); ho poi amici che secondo me scrivono raramente cose interessanti, e dunque i miei occhi scorrono velocemente i loro post (e quando ho poco tempo li saltano proprio)... E ho amici che troppe volte hanno inviato cose per nulla interessanti, e per questo ho cliccato su "non seguire più [...]" facendoli sparire dalla mia bacheca.

Siccome le poche volte che scrivo un aggiornamento di stato su Facebook mi piace essere seguito (altrimenti che scrivo a fare), ci tengo a mantenere la mia reputazione di utente che usa un social network propriamente, e mi impegno a che sia maggiore possibile la probabilità di essere letto dalle persone che hanno i miei stessi interessi o quasi.

Si capisce ancora meglio se si pensa alla trasposizione dal vivo di quanto ti ho spiegato. Se mi chiedi "fammi il favore di postare sulla tua bacheca qualche mio articolo", è come se tu mi chiedessi "fammi il favore di parlare di me a qualche tuo amico".
Certo che parlo di te a qualche mio amico. Dal vivo e online. Ma deve capitare. Dobbiamo essere già nell'argomento che ti riguarda o che riguarda il mestiere che fai.
Ad esempio sopra avrei potuto linkare il Sassarelli per far capire ai lettori di OPIDOS chi è, ma vedo che non ha un sito! (E se chiedi a Google ti porta alla chiesa della Ginestra. Che spettacolo). Giampiè, fra te e lui, quanto a marketing sul web non saprei chi scegliere.

Sì, lo so, è pieno di gente che linka cose non proprie. Pieno di gente che linka un articolo di quel giornale online, quella canzone su YouTube, o posta un'immagine con la perla-sberla-sbeffa di saggezza del giorno che in realtà è di 13 anni fa, ma gli era sfuggita perché 13 anni fa non sapeva ancora leggere.
Queste persone non hanno chiaro che esistono le pagine fan del Fatto Quotidiano, di Repubblica, di Gianluciano il ridanciano e delle scie chimiche emesse dagli acquiloni portati dai bambini indaco geneticamente modificati (sì, i piloti degli aerei, ormai beccati, si son fatti furbi e hanno ricorso a strumenti ben più subdoli). Pagine a cui mi iscrivo, se voglio.
I Pink Floyd piacciono anche a me. Me li ascolto, se voglio. Visito siti ufficiali e non ufficiali a loro dedicati, se mi va. Ma che c'entrano i Pink Floyd con TE, visto che apro FB per vedere notizie su di te, che dovresti scrivere sul tuo diario cose che ti sono accadute o che hai fatto accadere? Sei un tecnico del suono e ieri hai fatto il sound-check per un concerto dei Pink Floyd? Allora puoi scriverlo. Ma è impossibile, visto che sono sciolti nel 1985. No, aspetta... L'anno scorso c'è stata una reiunion e hanno fatto un disco... Beh, può essere, allora. In tal caso è una roba che ti riguarda. È ok se la scrivi su FB. E il tuo articolo ganzo che hai scritto, l'ottimo servizio che proponi, l'indispensabile gingillo che hai messo in vendita, anche quella è roba che ti riguarda, quindi puoi inviarla. TU. Io no. A meno che una di queste tue cose poche ore fa abbia influito sulla mia vita in maniera importante. E no, la tua richiesta del favore di postare su FB non conta come influenza nella mia vita... O meglio conta, ma nel senso che mi ha indotto a scrivere questo articolo. Che pubblicherò su FB senza menzionarti!!! Che beffa, ragazzi.

26 novembre 2015

No, Facebook non minaccia la privacy se sai usarlo

Ho sentito dire molte volte raccomandazioni del tipo:

"Facebook mina la privacy delle persone..."
"Hai scritto questa cosa su Facebook? Non ti vergogni a mettere in piazza una cosa così intima?"
"Oh, però questa foto non la mettere su Facebook, perché non mi va che sia mostrata a tutti!"

Cose del genere possono essere dette solo da chi conosce superficialmente o per nulla il funzionamento di Facebook e l'utilità delle liste, cioè gruppi di amici creati automaticamente da Facebook o manualmente da un utente.

Nota: le istruzioni che darò di seguito sono altamente consigliate non solo per difendere la tua privacy, ma anche per non annoiare persone a cui sicuramente non interessa il tuo post. Ad esempio, se scrivi di un gattino smarrito nella speranza che qualche lettore l'abbia trovato e te lo consegni, è bene far visualizzare il post solo alle persone che abitano nella tua area geografica (Facebook crea automaticamente una lista di utenti presenti nella tua area geografica).

COME IMPOSTARE LA VISIBILITÀ DEI POST DI FB


Quando si scrive un post, sì, è possibile scegliere che sia visibile a tutti gli utenti FB (anche i non amici). Ma non è l'unica possibilità. Per ogni post è possibile da subito, o anche dopo la pubblicazione se si è cambiato idea, scegliere di renderlo visibile:

- a tutti (anche i non amici)
- agli amici
- agli amici + amici degli amici
- solo a persone specifiche
- solo a una specifica lista di amici

È anche possibile dare una indicazione sottrattiva, e cioè indicare le persone o le liste di persone che non devono visualizzare il post.

Come? Semplice. No, non c'è bisogno di entrare nella pagina delle impostazioni del proprio profilo. Se ancora non hai pubblicato il post, clicca sul bottone in basso a destra e scegli una lista già esistente...


...oppure seleziona l'opzione "personalizzata" (nota: da smartphone questa funzione non è disponibile, almeno nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, quindi dovrai prima creare una lista di contatti a cui vuoi far vedere il post e poi selezionarla col metodo precedente)...


Dopo aver cliccato su "Personalizzata" si aprirà una finestra che ti consente le varie specificazioni (la stessa del prossimo esempio).

In entrambi i suddetti casi, il bottone blu della visibilità, quello accanto a "Pubblica", cambierà etichetta. Infatti inizialmente descriveva l'impostazione usata per il post precedente (es. "Amici"), mentre dopo il tuo clic recherà il nome della lista che avrai selezionato, oppure la scritta "Personalizzata". Da questo ti accorgerai che la tua azione di impostazione privacy del post è andata a buon fine.

Qui sotto è raffigurato ciò che devi fare se hai pubblicato un post con una certa impostazione sulla visibilità e, per qualche motivo, decida di cambiare tale impostazione. In questo caso è necessario cliccare sul piccolo bottone che si trova, nel tuo post, in alto a destra, sotto al tuo nominativo. Dopo di che... stessa cosa descritta negli esempi precedenti.


E se una persona che ha letto sulla propria bacheca il tuo post lo condivide, senza badare alla tua privacy?

Non c'è bisogno che badi alla tua privacy: ci ha già pensato lo staff di Facebook. Ciò che scrivi potrà essere condiviso solamente con le persone previste dalla visibilità che hai impostato per quel post (tutti, oppure solo i tuoi amici, oppure i tuoi amici + gli amici dei tuoi amici, oppure solo il tuo gruppo di danza, etc). Te ne accorgi ad esempio se provi a condividere il post di un tuo amico che è impostato su "Amici": si apre una finestra di Facebook che ti avverte che questa tua condivisione non renderà quel messaggio visibile ai tuoi amici che non siano anche amici anche dell'autore:


Tutto quello che ho detto fin ora vale per ciò che un utente scrive nei propri aggiornamenti di stato, giustamente proteggibili per questioni di privacy, ma non per i link, poiché questi indicano solitamente pagine web accessibili a tutti. Quindi se hai pubblicato un post visibile solo ai tuoi amici e questo post contiene un link, cosa accade quando un amico prova a condividerlo con tutti? In questo caso Facebook "filtra" il testo che hai scritto e rende visibile a tutti solamente il link.

Certo, un utente può "saltare" il tuo filtro privacy copiando e incollando il testo del tuo aggiornamento di stato e inviandolo come post proprio, senza chiederti il permesso o contro la tua volontà. Ma questo è alla stregua del parlare a voce spifferando ciò che avevi detto in confidenza a qualcuno. Il fatto che una notizia da te scritta sia stata diffusa a certe persone contro la tua volontà non è tanto questione di usare o non usare Facebook, quanto di scegliere le persone in cui riporre fiducia.

19 novembre 2015

Promesse non mantenute --> cliente irritato. Scuse = spazzatura

Riporto l'estratto di una conversazione via email col gestore dell'appartamento che ho preso in affitto per 2 settimane a Masapalomas (Gran Canaria). Nota sui "motivi di salute" citati nel messaggio: non è niente di gravissimo... forse ne parlerò in un altro articolo, essendo un caso curioso e su cui per adesso i professionisti della salute che ho consultato non hanno saputo fornire una risposta utile (né una cura efficace, né una diagnosi precisa).

Ciao [suo nome]

[...]

> Per ció che concerne i lavori ti dico che oggi termineranno. Mi spiace se ti
> abbiamo causato disagi ma come di certo saprai stiamo rinnovando il tutto
> per offrire un servizio migliore. Sono solo lavori di pittura.

Capito. E sono fiducioso del fatto che [nome del complesso di appartamenti] diventerà un luogo fra i migliori di Mesapalomas quanto a rapporto qualità/prezzo, e che potrò quindi indicare a chi mi chiede un consiglio su dove alloggiare a Gran Canaria.

Detto questo, ti racconto cos'è successo ieri in un ristorantino all'aperto dove io ho ordinato una pizza senza formaggio. Mi hanno portato una pizza con formaggio. Quando l'ho fatto notare, la cameriera mi ha detto che quello non era formaggio.
Quando ho insistito (perché c'era della evidente mozzarella), è venuto il cuoco che mi ha detto che quel formaggio faceva parte dell'impasto e che era impossibile fare una pizza senza.
Fortunatamente io mi sono accorto della cosa e ho insistito. E fortunatamente non sono come il figlio di una mia amica che è talmente allergico ai latticini (no, non mi sto inventando niente) che potrebbe anche morire ingerendone una quantità anche minima. Fortunatamente.
E sfortunatamente ci sono cameriere e cuochi talmente stupidi che, anche dopo aver detto loro che non mangio prodotti animali per motivi religiosi (avrei potuto dire "etici", ma volevo semplificare dato che mi parevano duri di comprendonio), continuano a provarci dicendo che comunque di formaggio ce n'era poco, invece di chiedere scusa e farsi perdonare non facendo pagare il pasto al cliente.

Chiaramente quello che ti ho raccontato è un caso estremo e mi guardo bene dal metterti allo stesso livello di queste due persone. Ti ho portato come esempio questo fatto accadutomi recentemente per dirti che una cosa che sembra a noi un dettaglio, magari per un'altra persona è importantissima.
Agli occhi del turista le motivazioni che hai portato (zona non buona, altri utenti online) sono una spiegazione, ma non una giustificazione.
Lui è partito da casa aspettandosi una certa cosa che ha letto online nella descrizione dei servizi, e se quella cosa per qualche motivo non c'è oppure è deficitaria, magari dirà che se l'avesse saputo prima ci avrebbe pensato due volte prima di decidere per questo appartamento oppure un altro.
Pensa se io per motivi di lavoro avessi dovuto fare delle teleconferenze. Mi sarebbe stato impossibile (e avevo specificato che non sono venuto qui a scopo vacanziero, ma per motivi di salute).

Per questo, quando sai che esiste un possibile disagio, è consigliabile dirlo prima al cliente; nel tuo caso, avvertire il turista prima che paghi e prima che parta. Così facendo, se avrà accettato comunque di venire, potrai dire di averlo avvertito e che
quindi non può lamentarsene.

A questo punto potresti chiederti: "ma questo perché trascorre tutto questo tempo a scrivere un messaggio così lungo?".
Ecco perché: spesso, quando scrivo qualcosa che potrebbe essere utile agli altri, ne faccio anche un articolo per il mio blog OPIDOS, magari dopo una eventuale aggiustatina. Nel caso specifico l'aggiustatina consisterà nell'omettere il tuo nome e quello del complesso di appartamenti che gestisci, perché ti ritengo una persona gentile e in buona fede.

Nessuna pietà invece per il ristorante della pseudo-pizza bell'e fatta con formaggio segreto (su cui ci sarebbe da infierire anche su TripAdvisor, se avesse lì un profilo): si tratta di "Café & Té" [No, non fa parte della catena spagnola "Café and Té"; è uno dei tanti localucci "a schiera" sul lungomare di Playa del Inglés]

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Dalla risposta del gestore dell'appartamento:

[...] Mi spiace se il servizio che stiamo offrendo lo ritieni non all'altezza ma questo mi sprona a migliorare il tutto.
Non voglio giustificarmi, ma come ti ho giá detto siamo appena agli inizi... dal giorno in cui siamo diventati gestori di questi appartamenti abbiamo subito iniziato ad apportare migliorie. Migliorie che ovviamente possono causare alcuni disagi (come il rumore causato dall'imbianchino).
Ieri come hai notato abbiamo cambiato il portone dell'entrata. Stiamo provvedendo a cambiare il colore delle pareti. Stiamo provvedendo a cambiare le porte d'ingresso agli appartamenti. Stiamo cercando di stravolgere l'immagine e la sostanza di questo complesso.
L'unico punto in cui non mi sento responsabile é il Wi-Fi. Purtroppo quí a sud di Gran Canaria tutte le strutture sono sulla stessa barca. Capita spesso che all'improvviso (sopratutto nei fine settimana) la velocitá si riduca drasticamente. Questo succede anche a casa mia pur avendo sottoscritto un contratto per una velocitá ed una stabiltá massima! Ma quí purtroppo é cosí! Mi sono stancato di chiamare il servizio clienti perché mi dicono tutti la stessa cosa. Vale per tutte le compagnie.
Ovviamente Marco, il prezzo che noi abbiamo deciso di presentare tiene in considerazione tutto ció.
Crediamo sia un piú che buon rapporto qualitá/prezzo. [...]

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Mia risposta:

[...] Non mi sono spiegato benone. Aggiungo quindi un pezzo all'articolo, ringraziandoti per l'occasione che mi stai dando per essere ancorapiù chiaro coi miei lettori :-)

Secondo me la qualità è all'altezza del prezzo.

L'argomento di cui ti parlavo riguardava altri possibili clienti futuri, per i quali è importante non solo il buon rapporto qualità/prezzo, ma anche il mantenimento di ciò che è stato loro promesso.

Dal punto di vista della percezione del cliente, è meglio un disservizio più grande, ma conosciuto fin dall'inizio, che un disservizio più piccolo, ma inaspettato.
Peggio di entrambe le cose è un disservizio inaspettato quando il cliente viene a sapere che non si tratta di un imprevisto, ma di qualcosa che il gestore già sapeva ma ha taciuto.
E qui il cliente va in bestia, non importa se l'appartamento costasse 100 euro al giorno o 1 euro al giorno.
Hai detto che "ovviamente" il prezzo che hai deciso di proporre tiene in considerazione questo disservizio. Ma serve a poco dirlo quando il cliente ha già pagato e sta già soggiornando nell'appartamento, perché ripeto, lì non è più questione di rapporto qualità/prezzo, ma di aspettativa-riscontro.

Quanto alla responsabilità (da non confondersi con la "colpa"), quella individuata dal cliente, giustamente, non si basa su passaggi a ritroso cronologici o logici.
Se il giorno dopo che ho acquistato un'automobile mi accorgo che ha gli pneumatici difettosi e lo riferisco al concessionario, non mi può rispondere "non me ne sento responsabile, è colpa della Pirelli". Con la Pirelli ci parli tu. Io sono venuto da te, e la responsabilità di avermi venduto quest'automobile per quanto mi riguarda è responsabilità tua al 100%.

Come accennavo, "responsabilità" non significa "colpa"..
Non è tua la colpa del fatto che la connessione funzioni male (come ad esempio ieri sera), visto che non puoi farci nulla. Ma per quanto mi riguarda è comunque tua responsabilità, essendomi io rapportato con te e non la compagnia telefonica.
Se ti lamenterai con la compagnia telefonica per la differenza fra servizio promesso e quello effettivamente riscontrato, la compagnia telefonica non potrà risponderti che la responsabilità non è sua, ma dalla ditta a cui aveva appaltato la costruzione di infrastrutture e che però tarda a montarle. Di fronte a te, la responsabilità è sua. Vale addirittura quando c'è una causa di forza maggiore, come un evento atmosferico o sismico. Il cliente che ha acquistato il biglietto di un concerto che non si è tenuto a causa di un terremoto non può ricevere come risposta "non è colpa nostra se c'è stato il terremoto". Lo so che non è colpa vostra se c'è stato il terremoto, ma è responsabilità vostra se il concerto non si è tenuto; il biglietto va comunque rimborsato.

Venendo al lato pratico, non potendo tu fare in 3 giorni la rivoluzione dell'apparato telematico del sud di Gran Canaria, come puoi agire per essere a posto agli occhi del cliente? Una cosa semplicissima che potrebbe fare la differenza fra la sua soddisfazione e la sua insoddisfazione: avvertirlo prima.
È sufficiente, prima che lui prenoti e paghi, avvertirlo che la connessione Internet non sempre è funzionante.

10 novembre 2015

"Un valore di 497 euro": lo strano linguaggio di alcuni infomarketer


Caro infomarketer, che sei pure un mio amico, e che so che lavori bene e ti comporti in maniera onesta e disponibile coi tuoi clienti. Ascoltami un attimo.

Va tutto bene quello che fai. Tutto.

Tranne una cosa. Il degenero del 7 come cifra finale. Cifra che va bene quando si tratta di prezzi, ma NON va bene quando fai una stima.

Spiego meglio.

Far finire una cifra col 7 ha senso quando si stabilisce e si comunica il costo di un prodotto o servizio. Quando si chiede al cliente di pagare quella precisa cifra. Se stabilisci un prezzo, è chiaro che la cifra dev'essere necessariamente precisa (non è che gli dici "pagami circa X euro").

Ed ha senso perché i test hanno rivelato che conviene far finire i prezzi col numero 7 (credo sia vero più che alro per i prodotti che costano poche decine di euro, ma insomma va beh).

Poi c'è l'altra attribuzione di valore monetario, proprio quello di cui ti voglio parlare, che non è il prezzo, ma è una tua valutazione, che esprimi con un discorso del tipo "Questo prodotto ti assicuro che vale non meno di X euro".

In questo caso, visto che non c'è nulla di oggettivo, è ridicolo che tu metta una cifra che finisce col 7 anziché una cifra tonda. Puoi dire che quel prodotto fino a 2 giorni fa l'hai fatto pagare 497 euro, se questo è un dato vero e incontrovertibile. Ma se invece che riportare un fatto stai facendo una stima, è ridicolo dire che quel prodotto ha un valore di 497 euro.

Quel prodotto ha il valore di 500 euro. Mica devi sottrarre 3 euro per fare uno psicoprezzo che sembri più basso. Semmai il contrario: stai tessendo le lodi di un prodotto. Perché dovresti usare una tecnica che serve per farlo percepire con un valore minore??? Stai parlando di quello che dai al cliente, non di quello che deve pagare. Dai. Parla come tutti.

Il tuo prodotto ha un valore di 500 euro, non di 497. Che ripeto, è ridicolo, perché non si capisce proprio cosa ti stia saltando in testa (o meglio io lo capisco e sorrido, mentre la maggior parte delle persone no). Perché mentre il prezzo è ovviamente preciso, il valore è ovviamente approssimativo. Altrimenti è come dire "Secondo me a occhio e croce questa montagna è alta 1741 metri". Che stai preciso a fare con quell'1 finale? Prendi per le mele? No. Io prendo per le mele quando dico una frase così. Lo confesso. Tu invece la dici perché hai il cervello che va in automatico; si è staccato dal mondo della conversazione reale (che è importantissima nella vendita) e parla il linguaggio dell'internet marketing senza se e senza ma, fraintendendo e copia-incollando dei principi anche quando non servono a nulla.


Campagna per la ri-normalizzazione degli infomarketer in Italia.

05 novembre 2015

Hai postato qualcosa di errato su FB? LO DEVI MODIFICARE O CANCELLARE. Ecco come fare.

Articolo aggiornato il 24 giugno 2018

Capita di scrivere sul proprio profilo Facebook qualcosa di sbagliato. Tipico è diffondere informazioni false credulando alle bufale (ho scritto vari articoli a riguardo, ad esempio "Credi alle bufale e le diffondi? Ecco cosa meriteresti"

Cosa fare se ti sei accorto di aver scritto una qualunque cosa che merita di essere corretta o smentita?

Cosa È TUO DOVERE FARE ?

Riparare il danno che hai fatto. Sì, si tratta di un danno. No, non  ho detto che hai fatto un enorme danno. Ho detto che hai fatto un danno. E i danni che si provocano (o che si potrebbero provocare) si riparano.

Lo dico perché è successo più di una volta che varie persone, venute a sapere di aver scritto / ri-condiviso una stupidaggine, l'hanno lasciata lì.

Se fai disinformazione, meriti di essere ripreso, smentito e redarguito.
Se lo fai sapendo di farlo (es. lasciando lì un tuo post con info errate sapendo che lo sono), meriti  pesanti punizioni corporali.

Allora, come riparare al danno fatto con un post sbagliato?

Non smentendo / correggendo in un commento allo stesso post. I commenti sono meno visibili, spesso non vengono letti.

Se scrivo qualcosa alla lavagna e mi accorgo di aver sbagliato non è che accanto col gesso scrivo "Ho sbagliato, volevo dire che...", oppure "Non tenete conto di quanto ho scritto qui accanto".
Molto più semplicemente prendo la cimosa e cancello quanto di sbagliato ho scritto.

Stessa cosa su Facebook. Semplice semplice. Semplice quanto noioso doverlo scrivere. Ma ahimè, se ci faccio un articolo apposta ci sarà un motivo, no? Già. Esatto. C'è gente che non lo intuisce da sé. Bah, 'ndiamo avanti, ché finiamo in fretta.

Non sai come cancellare un tuo post su Facebook? Non sai come modificarlo? Basterebbe cercare con Google. Va beh, lo dico qui.

PER MODIFICARE UN TUO POST:


(puoi farlo solo per la parte scritta; è impossibile aggiungere o togliere immagini, quindi se vuoi cancellare e/o aggiungere un'immagine devi per forza cancellare il post)

- Vai sul tuo diario cliccando sul tuo nominativo o, da smartphone, sulla tua foto profilo in alto a sinistra

- Clicca sui tre punti in alto a destra sul tuo post

- Clicca su "Modifica post"

- Esegui la modifica che devi eseguire

- Clicca su "Salva"

PER CANCELLARE UN TUO POST:

- Vedi i primi due passi descritti nella procedura precedente

- Clicca su "Elimina"

- Sulla finestra che ti chiede la conferma, clicca su "Elimina"

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Altro consiglio: se il tuo post farlocco è stato online per più di qualche minuto prima della sua modifica, dopo aver riparato il danno sarebbe buona cosa fare un altro post chiedendo scusa e smentendo il post precedente, dato che la maggior parte delle persone non tornerà a leggere il post modificato.

04 novembre 2015

Come fare uno screenshot su Windows

In questo articolo fornisco le istruzioni per "fotografare" lo schermo di un PC salvando ciò che in esso compare su un file immagine (tipicamente un JPG).

Questo è ad esempio utile se a una persona da contattre via email si vuole mostrare cosa accade sul nostro PC quando si naviga su Internet. Nel qual caso, infatti, non devi andare su File --> salva, perché così otterresti di salvare sul tuo computer un file HTML o PSP o altro con eventualmente la relativa cartella, e non è detto che questo file venga visualizzato nello stesso modo nel computer del destinatario, specialmente se la navigazione che hai effettuato dipendeva da dati di accesso che avevi inserito precedentemente.

Ecco dunque come trasformare una schermata in immagine (operazione detta in inglese anche "screenshot"):


- Visualizza sul tuo schermo ciò che devi mostrare nell'immagine

- premi il tasto della tua tastiera "stamp" (di solito sulla destra dispetto a F12)

- apri un qualunque programma di grafica; va bene anche il Paint di Windows (su Windows 7 vi si accede cliccando su Start --> Tutti i programmi --> Accessori --> Paint)

- una volta aperta la finestra del programma, tenendo premuto il tasto CTRL premi il tasto "V"; in questo modo comparirà la schermata che volevi mostrare

- in alto a destra, clicca sulla "X" per uscire dal programma; si aprirà una finestra che ti chiederà se vuoi salvare il lavoro fatto; clicca su "Salva" (o su "sì", a seconda del programma che stai usando)

- nella finestra di salvataggio, dai il nome al file immagine che vuoi salvare, scegli la cartella in cui vuoi salvarla (es. Desktop), scegli il suo formato (sconsiglio il formato bmp in quanto è inutilmente pesate; consiglio il formato jpg) e clicca sul pulsante di salvataggio.


La procedura è molto simile nei computer Mac e nei computer con sistema operativo Linux.

26 ottobre 2015

Selfie non significa "autoscatto"

Da quando si è diffuso il termine "selfie", ogni tanto qualcuno dice o scrive che è sinonimo di "Autoscatto".

Ma no!

La differenza fra i significati delle due parole è evidente. Com'è possibile un equivoco così grossolano?

Forse prende un po' troppo la mano la passione di fare gli intellettuali filologi e cavalcare a sproposito la moda di difendere l'italiano dall'inglese che ci invade indebitamente, di dire che se siamo italiani dovremmo parlare italiano, di condannare l'uso di termine nuovo quando già ne avevamo uno per indicare quel dato concetto.

Fatto sta che prima di "selfie" NO, non avevamo un termine che definisse quello che per "selfie" oggi s'intende. Per chi non lo capisce da sé, ecco che cos'è un selfie e la sua differenza con "autoscatto":

- SELFIE = fotografia eseguita manualmente da un soggetto che compare nella foto stessa. La foto viene scattata nel momento in cui il soggetto-operatore preme l'apposito tasto o tocca l'apposita zona del touch-screen del dispositivo. La distanza fra l'obiettivo e il soggetto di è inferiore alla lunghezza del suo arto superiore nel caso in cui la foto sia eseguita tenendo il dispositivo in mano; se invece viene usato un selfie-stick può arrivare a circa 1 metro e mezzo.

- AUTOSCATTO = fotografia eseguita automaticamente dal dispositivo dopo che è stata impostata l'apposita funzione "autoscatto" e dopo un prefissato lasso di tempo successivo alla pressione del tasto di scatto o tocco dell'omologa zona nel touch screen. Tipicamente dopo la programmazione il soggetto posiziona il dispositivo scegliendo l'inquadratura, dà il comando di scatto differito e poi velocemente si porta all'interno dell'inquadratura in attesa che la foto venga scattata. La distanza fra l'obiettivo e il soggetto può essere anche di parecchi metri.

Sì, è inutile creare o importare nuovi termini per indicare concetti già esprimibili con parole nostre e che esistevano già. Ma non è questo il caso.

20 ottobre 2015

Il finto nullatenente

Sappiamo che purtroppo un grande numero di persone nel mondo, Italia compresa, è oppure sta per diventare nullatenente; gli svantaggi di una persona nullatenente o quasi, e che inoltre ha entrate economiche insufficienti o nulle, sono noti a tutti.

Meno noti sono invece i vantaggi di chi risulta nullatenente agli occhi dello stato ma di fatto non lo è: il finto nullatenente. La figura di questo furbo individuo spesso si sovrappone a quella dell'evasore fiscale totale.

Il finto nullatenente tipicamente è una persona che secondo una precisa strategia:

- lavora a nero e non percepisce nessuno stipendio che sia regolarmente denunciato

- ha magari un conto in banca, che però può svuotare ogni volta che sta per essere pronunciata una sentenza da un giudice che lo obbliga a pagare una qualunque somma a chicchessia, cioè può con un bonifico fa passare tutti i soldi nel conto di un fiduciario, oppure prelevarli interamente ottenendo dei contanti da posizionare al sicuro, ovviamente non nella propria residenza, dove potrebbero essere pignorati; quando è "passata la bufera", ovvero quando l'Ufficiale Giudiziario dichiara fallito il pignoramento, può versare di nuovo i soldi nel suo conto corrente

- di fatto magari possiede beni importanti, come un'automobile, una moto, etc, che sono però intestati a una o più persone fiduciarie (coniuge, fratelli, genitori, amici)... cosicché né un privato, né un'azienda, né fisco, INPS o altro ente governativo hanno la possibilità di ottenere dal furbone il pagamento dei suoi debiti, anche se così è stato stabilito da un giudice

- l'abitazione in cui vive è in affitto, oppure è di fatto sua, ma l'ha intestata a una persona fiduciaria, che ha firmato per concedergli l'usufrutto a vita di tale abitazione (questo può averlo fatto sia per la non fiducia al 100% nei confronti di questa persona, sia per prevenire che in futuro questa persona, divorziando, debba cedere un'abitazione all'ex-coniuge oppure che, morendo, determini il passaggio ai figli della proprietà dell'abitazione e quindi della sua fruizione)

- per ogni oggetto che non vuole farsi pignorare, e che tiene all'interno dell'abitazione in cui vive, ha una fattura che dimostra come quell'oggetto non appartenga a lui, ma a un suo fiduciario.
 

VANTAGGI DEL NULLATENENTE


(Qui non ho specificato "finto", poiché si tratta di vantaggi che hanno anche i nullatenenti veri... la differenza fra la condizione dei finti e dei veri sta negli svantaggi).

Il nullatenente è insolvibile, cioè nessuna persona fisica o giuridica, privata o pubblica, può riscuotere da lui i soldi che lui non ha (almeno ufficialmente). Può indebitarsi ignorando ordinanze di giudici sul denaro che deve a privati, può ignorare multe, sovrattasse, cartelle esattoriali, etc, senza paura che i suoi creditori gli portino via i suoi soldi o altri beni.
Infatti, se e quando li ha, li tiene ben nascosti. Quindi sarà anche inutile che un giudice ordini il pignoramento del suo stipendio (che, almeno ufficialmente, non esiste... se poi lavora a nero è un altro discorso), o il pignoramento del suo conto corrente (che, se esiste, è vuoto, almeno in quel momento), o il pignoramento dell'automobile o della abitazione di cui usufruisce (visto che non sono intestate a lui), o il pignoramento degli oggetti che ha in casa (visto che ha tutte le fatture che dimostrano che sono intestati ad altre persone).

Quindi:

- Può, pur avendo partita IVA, non pagare le normali tasse allo Stato, alla Regione, alla Provincia e al Comune; può non versare i contributi pensionistici e ignorare eventuali cartelle esattoriali da parte del fisco

- Può viaggiare gratis in autobus e in treno, ignorando le multe che gli vengono comminate (beh, anche in taxi, volendo, ma solo se ha un discreto coraggio e non ha paura di essere giustamente menato dal tassista!)

- Confessare di essere stato il conducente di un'automobile che è stata beccata da un autovelox, sottoponendosi così all'unica punizione della decurtazione dei punti dalla patente, mentre può ignorare la multa che secondo la legge dovrebbe pagare. Questa confessione può essere veritiera, tipicamente nel caso in cui stesse guidando l'automobile che ha in comodato gratuito, oppure falsa, nel caso in cui abbia deciso di... vendere i propri punti della patente e l'impunità dalle multe!
  

SVANTAGGI DEL FINTO NULLATENENTE


(Sono gli stessi di quello vero tranne, naturalmente, la reale quantità di denaro a propria disposizione e quindi la qualità di vita)

- Nessuna banca né altro ente è disposto a prestargli denaro, visto che non offre garanzie

- Se è assunto da un qualsiasi datore di lavoro e quindi ha uno stipendio e al tempo stesso ha un debito nei confronti di una persona fisica o giuridica, (si tratti di un privato o di un ente governativo), può essergli pignorato un quinto dello stipendio mensile fino al pagamento dell'intero debito... sempre che  il debito non sia andato in prescrizione, o la questione non sia stata chiusa col fallimento di un pignoramento precedente all'assunzione nel posto di lavoro.

19 ottobre 2015

Autovelox fatto esplodere: non sapremo mai chi è stato, ma...



(link della notizia su Leggo.it: http://www.leggo.it/NEWS/MILANO/milano_autovelox_bomba/notizie/1629661.shtml)


Ogni tanto ci accorgiamo, con la leggera amarezza di non poter rivogere a nessuno in particolare un ringraziamento, che esistono ancora persone dotate di senso civico e che si impegnano per essere utili agli altri senza bisogno di vantarsi delle loro buone azioni e anzi rimanendo nell'ombra, convinte che la generosità prima o poi torna indietro in qualche modo, e che se anche così non fosse il sorriso di chi ne ha beneficiato è già una ricompensa... gente convinta che non serve a molto dire "ce ne vorrebbero di più di persone così" se poi non muoviamo un dito per esserlo anche noi, non solo apprezzando, ma seguendone l'esempio e insegnando ai nostri figli quanto è bello fare il bene. Non fare il bene perché poi, non fare il bene se. Fare il bene e basta.

25 settembre 2015

Io, ideatore di una "truffa!", vi aggiorno sul ragazzo in difficoltà a Hon Kong

Circa un mese fa un ragazzo che era in classe mia alle scuole medie e che da qualche anno vive a Hon Kong si è sfogato su Facebook per la sua condizione disagiata: dopo la separazione da sua moglie e la perdita del posto di lavoro, era diventato un senza tetto. Si è sfogato non solo a parole, ma anche pubblicando una foto che si era fatto scattare da una passante e che lo ritraeva nella condizione in cui da tre mesi si trovava ogni notte, quando era il momento di dormire, e cioè disteso per strada. Era stato derubato tre volte, e durante uno di questi tre furti gli erano stati sottratti anche carta di identità e passaporto. Inoltre aveva seri problemi di salute ed era in attesa di fare una endoscopia per sospetto tumore allo stomaco.

La mia reazione è stata, oltre che dargli un sostegno morale parlando con lui tramite Facebook e Watsapp, promuovere online una raccolta fondi presso amici e conoscenti per dargli una mano. Saputa la cosa, anche una giornalista di un giornale online locale ha pubblicato un articolo per diffondere l'appello.

A questo mio appello ho potuto constatare varie risposte concrete: fra le persone che hanno contattato per fare una donazione ci sono stati suoi vecchi amici che abitano vicino a me e anche alcune persone che non lo conoscevano affatto... e che non conoscevano neanche me. Un buon contributo è arrivato anche da un paio di persone iscritte alla mia newsletter.

Altre persone hanno solo condiviso su Facebook l'appello. Come dire "Bella questa iniziativa... però la donazione fatela voi". Forte.

una parte della discussione sul
gruppo FB "Italiani a Hon Kong"
Altre persone ancora, per fortuna pochissime, che non conoscono né me né questo ragazzo, su un gruppo Facebook dedicato agli italiani a Hon Kong hanno sollevato dubbi sul fatto che io stessi operando una truffa. Non è che io morissi dalla voglia di chiacchierare con dei bimbiminchia: semplicemente un mia FB-Friend mi ha detto di aver parlato della questione in quel gruppo e di aver letto domande e obiezioni, e così mi pareva buona cosa iscrivermi e rispondere, dimostrando che il WC Net fosse il detergente più adatto al lavaggio del cavo orale per chi si era permesso di accusare di truffa senza mezzi termini una persona che raccoglie soldi per un amico in difficoltà.
L'invito non è stato racolto da un individuo il cui nominativo su FB è "Giuseppe J.R.", che non ne ha proprio voluto sapere di leggere con attenzione le puntuali risposte che ho dato alle varie obiezioni rivoltemi, e semplicemente ha detto che le mie erano fregnacce e ha ribadito che la mia era una truffa. In un gruppo dove il moderatore lascia accusare in libertà e sciattezza, buttandola in caciara e argomenando zero (Altro che lavarsi la bocca col WC net... a volte c'è bisogno del camion spurghi), non ho voluto continuare a rispondere e sono uscito.

Ho deciso per una ottimistica deduzione dall'esperienza nel suddetto gruppo:

se promuovi una raccolta fondi per beneficenza e nessuno ti dà di truffatore, non ti sei dato da fare abbastanza.

In questo articolo voglio mettere a disposizione di tutti le varie domande/obiezioni e le risposte mie e della persona che ho aiutato (quelle che già avevo dato nel gruppo più altre).

Prima però, per i lettori che non sono miei FB-friend o che per altri motivi non hanno avuto occasione di essere aggiornati sulla vicenda, annuncio che attualmente il ragazzo ha trovato lavoro a tempo pieno in un ristorante e, per quanto riguarda la sua salute, i suoi sintomi sono migliorati e l'endoscopia era negativa. La cura che gli è stata data si basa essenzialmente su una buona dieta, cosa che negli ultimi anni non aveva fatto.

Vengo alle domande e risposte.

- A cosa sarebbero serviti i soldi che stavo raccogliendo?
- A pagarsi un affitto, nella speranza di un impiego prima che i soldi raccolti finissero. Per fortuna negli ultimi giorni della raccolta fondi mi ha contattato una persona delle mie parti che da poco abita a Hon Kong per lavoro, e che ha deciso di ospitarlo per un po', consentendogli di risparmiare. Comunque necessitava di denaro anche per pagare i 150 € mensili per l'affitto di un fondo per la locazione dei mobili che aveva dovuto traslocare dalla vecchia abitazione. E anche per le spese sanitarie, dato il suo problema di salute. E anche per comprarsi il cibo.

- Ma a Hon Kong per la sanità basta pagare il ticket... la spesa è irrisoria!
- Non se sei senza documenti. Vedi sopra. Era stato derubato, e la sua carta di identità gli era stata portata via nello stesso periodo in cui aveva avuto bisogno di assistenza medica. E in quel caso non puoi dire "adesso rifaccio la carta di identità e quindi pago una parcella ridotta". Ormai le prestazioni erano state erogate a prezzo pieno, per un ammontare di circa 500 euro, che lui era tenuto a pagare.

- Appena ha perso il lavoro è finito in strada? Ma allora non è una persona responsabile! Non ha messo nulla da parte?
- La sua risposta è contrastante con quella di un suo parente, che accusa avergli prosciugato i risparmi mentre era suo ospite; ho parlato anche con questo parente che ha presentato tutt'altra versione portando varie argomentazioni, ma non mi metto qui a fare il detective o il giudice. Del resto, anche considerando un suo comportamento irresponsabile, questo non significa che fosse sbagliato aiutarlo; quello che posso dedurre con certezza dopo i nostri dialoghi è che si è reso conto di dover cambiare atteggiamento nella gestione del denaro.
- Perché non si è rivolto al PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) ? È un'organizzazione che aiuta persone in difficoltà, e ha una sede anche a Hon Kong.
- Non si era rivolto al PIME perché né io né lui ne conoscevamo l'esistenza. Comunque dopo che gliene ho parlato si è recato là per un colloquio (a circa 100 km di distanza da dove vive) e non gli è stato offerto alcun tipo di aiuto che gli fosse veramente utile.

- Perché non è tornato in Italia?
- Perché in Italia c'è molta più disoccupazione che a Hon Kong. Sarebbe stata una inutile perdita di tempo e di denaro. Non approfondisco i motivi per i quali sarebbe stato inutile cercare un sostegno dai suoi parenti; basti pensare che da una ventina di anni non vede suo padre (pregiudicato e divorziato da sua madre da molto tempo), e non è in buoni rapporti con sua madre (che ha fra l'altro seri problemi di salute). Il suo obiettivo è comunque rimanere a vivere a Hon Kong, dove ha un figlio che ha la possibilità di vedere regolarmente come da disposizioni del giudice, fortunatamente rispettate dalla ex-moglie.

- Perché ho organizzato la raccolta fondi invitando i donatori a consegnarmi i contanti, o effettuare una ricarica sulla mia PostePay o sul mio conto PayPal?
- Perché se ad esempio 10 persone eseguono un bonifico, le spese di bonifico (che da una banca italiana a una di Hon Kong non sono 2 spiccioli) vengono moltiplicate per 10. Ho preferito far confluire tutto il denaro in mano mia, dopo di che ho consegnato i contanti a un ragazzo (già suo amico da tanto) che in quei giorni sarebbe partito dall'Italia per Hon Kong con la sua famiglia, affinché glieli consegnasse. L'ho ritenuto il modo più semplice (ma non per me, che ho dovuto fare il contabile per un resoconto finale e soprattutto fare vari giri in automobile per raccogliere i contanti).

- E insomma quanti euri sei riuscito a raccogliere?
- 1.090 euri.

- Hai verificato che gli siano arrivati?
- Certo. Mi ha detto che gli sono stati consegnati.

- Ma insomma questa è una truffa.
- Ma vaffanculo.

18 settembre 2015

Poste Italiane - Le deludenti risposte ai miei reclami

Stamattina mi è arrivata la risposta di Poste Italiane al mio reclamo, risposta che fa abbastanza cascare le braccia per i loro problemi di comunicazione interni, o per la loro malafede, o entrambe le cose.

Avevo chiesto il rimborso di quanto avevo speso perché per errore dell'impiegata dell'ufficio postale era stato accettato un pacco per la Svizzera senza che io avessi scritto nel modulo il numero di telefono della destinataria (non pensavo fosse obbligatorio), cosa che aveva provocato il fermo del pacco stesso e quindi la non consegna nel giro di 48 ore, cosa che giustificava l'alto prezzo della spedizione.
Nel reclamo avevo citato anche un disservizio ulteriore: ero stato contattato per telefono e mi era stato chiesto se il pacco, rimasto fermo per il suddetto motivo, sarebbe dovuto tornare a me o se la questione avrebbe potuto risolversi in altro modo (e cioè chiedendo alla destinataria di recarsi all'ufficio postale, cosa impossibile in quanto in quel momento ricoverata in un ospedale a 100 km di distanza da casa sua e senza amici né parenti). Avevo quindi optato per il ritorno del pacco al mittente, ma questa mia scelta è stata disattesa: il pacco, che sarebbe stato inutile se non per la gentilezza dei vicini di casa della destinataria, era stato recapitato contrariamente alle mie indicazioni.

Dalla risposta di Poste Italiane al mio reclamo viene il sospetto che abbiano problemi a leggere  l'italiano o che a loro piaccia prendere per il culo i clienti che probabilmente non faranno causa.

Tale risposta dice, riassumendo, "non ti rimborsiamo perché alla fine il pacco è arrivato", non tenendo conto della necessità di consegna rapida che non c'è stata e il disattendere la mia richiesta di farlo tornare al mittente.

Quando danno risposte del genere, mi chiedo: cosa rispondono a fare? Davvero, non lo capisco.

Vomito.

Aggiornamento: quando sono capitato all'ufficio postale per altri motivi, ho parlato con la direttrice. Mi ha spiegato che nel modulo di reclamo che avevo compilato avrei dovuto farla più semplice, e scrivere semplicemente che il pacco non era arrivato in tempo. Così mi suggerisce di riprovare e compilare un altro modulo seguendo le  istruzioni che mi aveva dato.
Passano i mesi, finché io mi scordo della vicenda. Poi ricevo una telefonata di un operatore che mi chiede spiegazioni su perché io abbia inviato una seconda volta un reclamo. Gli faccio notare che questa telefonata è segno di un notevole difetto di comunicazioni interne, e proseguo spiegando tutto quanto. L'operatore mi ringrazia e mi saluta.
Passano i mesi, finché mi scordo di nuovo della vicenda. Dopo di che ricevo una lettera da Poste Italiane, che reca il seguente testo:

Gentile Cliente, siamo spiacenti di non poter accogliere la Sua richiesta di rimborso per ritardo relativa alla spedizione citata in oggetto, in quanto le indagini effettuate presso il nostro corrispondente esterno hanno evidenziato che i dati riportati sul bollettino di spedizione non erano corretti e di conseguenza la consegna è avvenuta solo dopo aver recuperato le corrette informazioni.
Rimanendo comunque a disposizione per ogni eventuale chiarimento, cogliamo l'occasione per porgerLe distinti saluti.

E così ho cambiato il titolo all'articolo, sostituendo le forme al singolare col plurale.
In questi giorni, dovendo andare alle Poste per altri motivi, ho approfittato per far leggere questa seconda lettera alla direttrice, visto che a suo tempo si era detta sicura del buon esito del reclamo che lei stessa mi aveva suggerito. Ma ho dovuto riassumerle la vicenda perché non la ricordava bene, e inoltre sembra non essere più tanto d'accordo, come lo era un mese fa, sul fatto che per un disguido dovuto a un modulo compilato in maniera incompleta sia responsabile l'impiegata che non avrebbe dovuto accettare il pacco e invitarmi a completare il modulo. Adesso dice che:
 - ci potrebbe essere una corresponsabilità
- sbagliare è umano (WAT ??)
Le ho spiegato che non ho nulla contro l'impiegata che ha sbagliato, e che certo non ne faccio una questione etica, ma di responsabilità. Le ho spiegato che ho voluto mostrarle come Poste Italiane invia lettere che fanno sentire l'utente preso in giro, visto che non tengono conto dei dettagli che ho fornito e sembrano degli inutili copia e incolla.
La direttrice ha fotocopiato la seconda lettera e mi ha promesso che la sottoporrà all'attenzione della sede di Firenze.
Vediamo un po' cosa succede.

Aggiornamento: quando, settimane più tardi, mi sono recato all'ufficio postale per altri motivi, ho colto l'occasione per chiedere alla direttrice se aveva ricevuto una risposta. Mi ha risposto di no e mi ha detto che avrebbe sollecitato. Altre settimane più tardi, stessa cosa. La sede di Firenze non le risponde. Mi ha detto che se voglio posso fare un terzo reclamo.

B L E A H .

17 settembre 2015

Prima gli itali ani

"Prima gli italiani". Ehi, giusto, hai dettio bene. Siamo in Italia. Torna bene: Italia - italiani. Fine. Hai ragione. Tanto più che sono italiano anch'io, quindi figurati se non sono d'acc... Anzi, no. Non sono d'accordo. Facciamo che adesso si va al di là delle assonanze, delle consonanze e delle filastrocche.

Non è che con questo articolo scrivo un messaggio agli integralisti dell'italia agli italiani perché così cambieranno idea, eh.

In questo articolo non critico, né difendo, né propongo provvedimenti legislativi, non entro nello specifico del comportamento degli immigrati, di quanti di loro siano rifugiati e quanti no, di quali e quante sono le nostre risorse per aiutarli, etc. Ci sono varie tesi sul da farsi e, a sostegno di queste, varie argomentazioni. Qui parlerò esclusivamente di quanto sia inopportuna quella specifica argomentazione sotto forma di slogan che spesso viene fuori nei dibattiti e nelle lamentele. Scrivo per mettere in chiaro le mie vedute su cosa penso dell'egoismo travestito da patriottismo. E cioè del difendere gli interessi economici della propria nazione a scapito di altre, sulla base di presupposti che mi paiono assai scricchiolanti.

Se ti occupi solo della tua nazione perché "prima gli italiani" (in pratica "sempre e solo gli italiani", dato che qualche problemino in Italia ci sarà sempre come in ogni altro luogo), la mia speranza è che le forze della natura prima o poi costringano te e tutti i gli ultrà come te a capire che il mondo non è uno stadio. Allo stadio se vuoi puoi far casino, insultare chi è della squadra avversa perché gioca contro la tua squadra del cuore, perché è ovvio che quella è la tua squadra del quore e dovrebbe essere la squadra di tutti, in quanto tu quand'eri bebè (intendo anche fisicamente) dopo l'indimenticabile caduta dal seggiolone con impatto craniale che ancora tua zia ti racconta ogni volta che ti vede, nel riaprire gli occhi all'ospedale 4 giorni dopo, che guarda caso era domenica, la prima cosa che hai visto era la sciarpa colorata indossata da tuo papà appena tornato dalla partita, contentissimo perché la sua, anzi la vostra squadra aveva vinto e anche per il fatto che per discutibile decisione del destino non avevi smesso di consumare il prezioso ossigeno della nostra atmosfera.

Sei tifoso di una squadra? Osanna i tuoi giocatori tuffatori, nega l'evidenza sul fuorigioco che c'era, non c'era, perché allora voi altri nel campionato scorso cos'avete fatto.
Ma al di fuori dello stadio il mondo potrebbe non fondarsi sul tifo e sul difendere "ciò che è tuo" vita natural durante, dall'infanzia in cui ti sei illuso che fosse "tuo" fino alla demenza senile non calcistica. 

Quando si parla di nazioni e della vita delle persone potrebbe essere diverso. No, nessuno ti vieta, nella tua seconda casa che con affetto finanzi sbicchierinando con amici schifezze varie, di fare geopolitica col medesimo approccio neurogulp di quando parli con con l'amico che di donne capirà anche, ma di calcio guarda davvero zero. Però qualche volta dammi retta, prova a fare uno sforzetto appena appena più grande di quello necessario a rimandar su le bollicine della spuma con segnale acustico annesso che ne segnala l'amichevole aggregazione in un'unica bollona pochissimo chic: prova a capire che affrontare la realtà del nostro pianeta con lo spirito del tifoso è come maneggiare i soldi veri con lo spirito di quel famoso giochetto dove tu sei un fiasco di vino, ricevi denaro ogni volta che passi dal via e se rimani al verde vorrà dire che andrà meglio al prossimo dopocena con apparato gastroenterico invaso da zuppa di cipolle e birra portata da tuo cugino che ha imparato a farla incasa da solo e proprio cià preso passione.
Potresti renderti conto, riassumendo-riassumendo, che se ti occupi solo della tua nazione perché "prima gli italiani", allora madre natura ti mostrerà in quale orifizio tu e chi pensa come te dovete infilarvi la perfetta riproduzione (in edicola a soli 2 euro e 99) della penna con cui qualche esaltato ha usato per tracciare delle cosiddette "linee di confine" in una mappa in nome dell'identità nazionale dei miei stivali e non del tuo stivale tricolore.

Tu, nazionalista travestito da amante del tuo paese al pari del padre padrone carceriere aguzzino della figlia travestito da amante dell'educazione e dalla rettitudine, somigli per certi versi ai cani, ai gatti e ai furetti che marcano il territorio: tutti lo fate pisciando assai fuori dal vaso, con la differenza che gli animali né parlano né votano a vanvera.

La divisione del mondo in nazioni è frutto delle guerre, più o meno recenti. È frutto della morte, della violenza, della distruzione e dell'umiliazione. Non dico che per questo il mondo deve considerarsi istantenaamente una nazione unica, perché chiaramente a livello organizzativo e culturale sarebbe impossibile. Non dico che non si debba amare le tradizioni del proprio paese. Dico però che quando nel mondo ci sono problemi che riguardano stermini di esseri umani, povertà e fame, non si può dibattere portando l'identità nazionale come argomentazione a difesa di tesi tipo "prima gli italiani".

Prima gli esseri umani.

Poi se vuoi potrai dire "prima gli esseri umani che si comportano bene", potrai dire "quelli non sono veri rifugiati", potrai dire tutto quello che ti pare in riferimento a ciò che accade. Non in riferimento allo status della persona.

Mettendo da parte il Karma e la reincarnazione in uno specifico corpo a seconda di ciò che l'anima necessita per evolversi (perché inseriti nella geopolitica ci portano solo fuori strada), si può dire che se sei nato in Italia invece che in un paese africano dilaniato dalla guerra non è un tuo merito: hai avuto culo. Che argomentazioni sbandieri per sostenere il tuo nazionalismo? Tu sbandieri il tuo culo al vento, e questo più che apparire ragionevole appare come atto osceno in luogo pubblico. Ecco, mi hai fatto scrivere un titolo osceno. Sei felice?

14 settembre 2015

YouTube: è impossibile bloccare al 100% uno stalker?

Ho bloccato un utente secondo quanto consigliato da Google nella sua guida a questa pagina, dove si legge:

Blocco degli utenti

Se blocchi qualcuno su YouTube gli impedirai di aggiungere commenti sui tuoi video o sul tuo canale e di contattarti tramite messaggi privati.
[...]
Ecco come bloccare un utente su YouTube

Visita la sua pagina canale, che dovrebbe presentare un URL simile a questo: www.youtube.com/user/NOME.
Nella scheda "Informazioni", fai clic sull'icona a forma di bandiera .
Fai clic su Blocca utente.

Questo sistema, mi pare, funziona e non funziona.

Infatti, dopo che nel modo su descritto ho bloccato un bimbominchia perditempo per impedirgli di continuare infestare la pagina di un mio video, cos'è successo?

Lui ha provato a scrivere un altro commento. In seguito a questo tentativo, mi è arrivata le notifica del suo ennesimo delirio.

Controllando la pagina del video ho notato che tale commento non è stato pubblicato. Ma ripeto, la notifica del suo tentativo di commento mi è arrivata, e con esso le sue ingiurie che non ero granché interessato a leggere.

Insomma, se blocco su YT una persona o creatura simile nel modo su descritto da Google, questa può continuare a contattarmi privatamente: per farlo, non può usare la messaggistica prevista da YouTube, ma in compenso può scrivere un messaggio nello spazio dedicato ai commenti. Non verrà pubblicato, ma la notifica con messaggio spazzatura annesso privatamente arriverà.

Se hai una soluzione a questo problema che funziona davvero, ti invito a scriverlo nei commenti qui sotto. Te ne sarò molto grato.

13 settembre 2015

Finale di tennis fra Vinci e Pennetta: cos'avrebbe dovuto fare Renzi?

Ha fatto bene ieri Matteo Renzi ad andare a vedere la finale di tennis del torneo Us Open fra le due italiane Roberta Vinci Flavia Pennetta?

"Se vado a vedere la partita mi criticano perché ho usato i soldi pubblici per qualcosa di non prioritario per l'Italia... Se non ci vado ci sarà chi dice che mi disinteresso a un evento così importante e lascio che in Italia continui a contare solamente il calcio... Se ci vado coi miei soldi, sinceramente mi scoccia, perché di viaggiare fino a là per vedere una partita di tennis non me ne frega nulla, dato che a me il tennis non piace... Quindi cosa faccio?"

Ammesso che il Presidente del Consiglio Renzi si sia posto una domanda del genere, la via di uscita per fregare evntuali "birichini" che lo vogliono criticare senza se e senza ma c'era: bastava guardare la partita a casa propria, telefonare alle due atlete per far loro i complimenti, e davanti alle telecamere dire qualcosa tipo: "Non sono andato a vedere la partita di persona perché io stesso in passato ho parlato dell'opportunità di non usare i mezzi dello Stato per necessità non essenziali; se l'avessi fatto ci sarebbero state persone che mi avrebbero criticato, e a ragione; come privato cittadino sono stato contento di seguire la partita da casa mia, e come presidente da presidente del Consiglio mi preme ringraziare queste due atlete, che rappresentano l'orgoglio dell'Italia nel mondo etc etc."

Ma in realtà, più che una via d'uscita per fregare i bastian contrari, questa sarebbe stata semplicemente l'unione di onestà e sincerità. Ma per attuarla, l'onestà e la sincerità bisogna averle.

O anche simularle.

...Sì, anche simularle, in questo caso, sarebbe andato bene lo stesso, se non altro per le casse dello Stato.

01 settembre 2015

"Le faremo sapere" e poi nulla di fatto? A volte il motivo è questo, ma nessuno te lo dirà mai


Esistono siti e libri che danno consigli su come condurre un colloquio di lavoro per essere assunti anziché scartati.

Molti parlano di postura, tono di voce, frasi da dire per rispondere alle domande, carattere da usare per scrivere una lettera di presentazione e margini di pagina per formattare il curriculum.

A leggerli, sembra tutto perfetto e la strada spianata per conquistarsi il posto di lavoro ed apparire come il perfetto e affidabilissimo dipendente. Sfortunatamente invece non è così.

Qualcuno potrebbe pensare che questi libri e siti sono ormai diffusi e quindi vengono letti da tutti i candidati, e quindi se metti in pratica quei consigli ci sono molte altre persone che fanno lo stesso, quindi non è detto che il vincente sia proprio tuo.

Ma c'è da prendere in considerazione un fattore importante, che su libri e blog non è scritto, perché dato per scontato, e che per tanti candidati scontato non è. E siccome scontato non è, lo scrivo qui io adesso.

Lo faccio citando le parole di Maurizio Vallese (mio amico e scrittore italiano che adesso vive a Rehedoard, nel Massachussets) dal suo libro "Il colloquio di lavoro".
L'autore scrisse questo libro, uscito nel 2000, dopo aver fra l'altro intervistato selezionatori di aziende in svariati settori, dalla ristorazione alla manovalanza in fabbrica, dai servizi di security a quelli sanitari.
Ecco dunque un estratto del suo libro, che riporto col suo permesso.

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Ristoratori, imprenditori edili, perfino titolari di agenzie di traduzioni mi hanno parlato di motivi differenti per i quali hanno scartato vari candidati presentatisi ai colloqui di lavoro.
Fra tutti questi motivi differenti, con mia sorpresa, ce n'era uno comune a tutte le interviste. Un motivo segreto. Forse lo stesso per il quale la ragazza con cui sei uscito ha detto in qualche modo che non ha tempo per vederti di nuovo, accampando delle scuse che non stanno in piedi.

Un motivo che, per pudore, a nessuno viene mai rivelato. Per me invece il pudore non è un gran problema, perché sto scrivendo un libro anziché parlare direttamente con te. Quindi posso anche svelarti la preziosa informazione frutto della mia indagine. È un segreto costituito da due elementi, semplici semplici, che se aggiustati potrebbero salvare la vita lavorativa non a qualche decina, ma a qualche migliaio di disoccupati...

Gli elementi segreti che nessun datore di lavoro avrà mai il coraggio di dirti sono:

- IGIENE

- LOOK

Gli imprenditori con cui ho parlato ci tenevano a sottolineare che i candidati al limite del trasandato non capitavano una volta ogni tanto. Parlando di questo apparivano costernati. In particolare negli occhi dei più anziani il sentimento che mi pareva di intravedere era preoccupazione. Come se volessero comunicarmi lo sconcerto per le sorti della società stante la stupidità giovanile di oggi giorno.
Sembravano quasi chiedermi un aiuto e dirmi "A me dispiace scartare dei candidati che sembrerebbero anche delle persone brave e capaci, ma che non si rendono conto di aspetti così basilari di un lavoro... Per favore... spiegaglielo tu".

Dopo le prime interviste mi era parso di aver avuto a che fare con persone con la puzza sotto il naso. Ma l'indagine andava avanti e questa "rivelazione" non mancava mai, neanche con datori di lavoro che conoscevo personalmente come persone assolutamente alla mano e senza chissà quali pretese di formalismo.
Così ho dovuto riporre il mio scetticismo iniziale. La gente va ai colloqui di lavoro con un abbigliamento inadeguato. Sembra tornato da una partita a calcetto. Non si lava. Non cura il proprio alito. Sprigiona un odore che, anche a volerlo sopportare, è così forte da richiedere concentrazione per mantenere l'attenzione sull'argomento di cui si sta parlando e per non fare smorfie di sofferenza.

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Quali sono i consigli che si possono trarre da questo estratto del buon Maurizio Vallese?

Il primo consiglio è evitarte l'errore che fanno tutti gli altri:

NON DIRE "OK, MA QUESTA COSA DELL'IGIENE NON MI RIGUARDA MICA".

Nessuna persona che emana un cattivo odore se ne accorge. Altrimenti si sarebbe lavata e non lo emanerebbe. Tu non lo puoi sapere. Quindi nel dubbio, prima di ogni colloquio di lavoro, lavati e datti il deodorante, meglio se in crema. Inoltre, oltre che lavarti i denti, pulisci la tua lingua, che come pochi sanno è una delle maggiori responsabili dell'alitosi. E poi, subito prima del colloquio, mangia una caramella alle erbe o simili. Ripeto: subito prima. Non un'ora o un quarto d'ora prima.

Il secondo consiglio è evitare di abbassare la guardia per il fatto che "quella è una persona alla mano":

NON DIRE "MA TANTO È UN TIPO TRANQUILLO, NON GLIENE IMPORTA SE SONO ELEGANTE".

Il modo in cui vai vestito al colloquio di lavoro rivela alla persona l'impegno che metti nel fare le cose: "stai andando a fare il colloquio di lavoro, quindi ti vesti bene", è un po' come dire "sto per medicare una ferita, quindi mi lavo le mani". Non è questione dell'essere alla mano. È questione di capire quanto ti impegni a fare le cose al meglio e curando i particolari.

Quindi:
  • Indossa una camicia, non una maglietta.
  • Pantaloni lunghi e scarpe (non infradito).
  • Naturalmente tutti gli abiti e le scarpe devono essere perfettamente puliti.
  • Lavati i capelli e pettinali al meglio. No, non importa se li hai lavati ieri. Li lavi anche oggi, prima del colloquio.
  • Barba: dev'essere curata, oppure eliminata del tutto. Niente barba che "me la faccio domani perché tanto è di un giorno solo". Lo stesso per i baffi.
Forse tu non ci credi, come tutti i tuoi compagni del club "Le faremo sapere", ma questi banalissimi consigli che nessuno ha mai avuto il coraggio di darti per paura di offenderti, se li applichi potrebbero rivelarsi preziosi e fare la differenza fra mangiare e digiunare.