17 settembre 2015

Prima gli itali ani

"Prima gli italiani". Ehi, giusto, hai dettio bene. Siamo in Italia. Torna bene: Italia - italiani. Fine. Hai ragione. Tanto più che sono italiano anch'io, quindi figurati se non sono d'acc... Anzi, no. Non sono d'accordo. Facciamo che adesso si va al di là delle assonanze, delle consonanze e delle filastrocche.

Non è che con questo articolo scrivo un messaggio agli integralisti dell'italia agli italiani perché così cambieranno idea, eh.

In questo articolo non critico, né difendo, né propongo provvedimenti legislativi, non entro nello specifico del comportamento degli immigrati, di quanti di loro siano rifugiati e quanti no, di quali e quante sono le nostre risorse per aiutarli, etc. Ci sono varie tesi sul da farsi e, a sostegno di queste, varie argomentazioni. Qui parlerò esclusivamente di quanto sia inopportuna quella specifica argomentazione sotto forma di slogan che spesso viene fuori nei dibattiti e nelle lamentele. Scrivo per mettere in chiaro le mie vedute su cosa penso dell'egoismo travestito da patriottismo. E cioè del difendere gli interessi economici della propria nazione a scapito di altre, sulla base di presupposti che mi paiono assai scricchiolanti.

Se ti occupi solo della tua nazione perché "prima gli italiani" (in pratica "sempre e solo gli italiani", dato che qualche problemino in Italia ci sarà sempre come in ogni altro luogo), la mia speranza è che le forze della natura prima o poi costringano te e tutti i gli ultrà come te a capire che il mondo non è uno stadio. Allo stadio se vuoi puoi far casino, insultare chi è della squadra avversa perché gioca contro la tua squadra del cuore, perché è ovvio che quella è la tua squadra del quore e dovrebbe essere la squadra di tutti, in quanto tu quand'eri bebè (intendo anche fisicamente) dopo l'indimenticabile caduta dal seggiolone con impatto craniale che ancora tua zia ti racconta ogni volta che ti vede, nel riaprire gli occhi all'ospedale 4 giorni dopo, che guarda caso era domenica, la prima cosa che hai visto era la sciarpa colorata indossata da tuo papà appena tornato dalla partita, contentissimo perché la sua, anzi la vostra squadra aveva vinto e anche per il fatto che per discutibile decisione del destino non avevi smesso di consumare il prezioso ossigeno della nostra atmosfera.

Sei tifoso di una squadra? Osanna i tuoi giocatori tuffatori, nega l'evidenza sul fuorigioco che c'era, non c'era, perché allora voi altri nel campionato scorso cos'avete fatto.
Ma al di fuori dello stadio il mondo potrebbe non fondarsi sul tifo e sul difendere "ciò che è tuo" vita natural durante, dall'infanzia in cui ti sei illuso che fosse "tuo" fino alla demenza senile non calcistica. 

Quando si parla di nazioni e della vita delle persone potrebbe essere diverso. No, nessuno ti vieta, nella tua seconda casa che con affetto finanzi sbicchierinando con amici schifezze varie, di fare geopolitica col medesimo approccio neurogulp di quando parli con con l'amico che di donne capirà anche, ma di calcio guarda davvero zero. Però qualche volta dammi retta, prova a fare uno sforzetto appena appena più grande di quello necessario a rimandar su le bollicine della spuma con segnale acustico annesso che ne segnala l'amichevole aggregazione in un'unica bollona pochissimo chic: prova a capire che affrontare la realtà del nostro pianeta con lo spirito del tifoso è come maneggiare i soldi veri con lo spirito di quel famoso giochetto dove tu sei un fiasco di vino, ricevi denaro ogni volta che passi dal via e se rimani al verde vorrà dire che andrà meglio al prossimo dopocena con apparato gastroenterico invaso da zuppa di cipolle e birra portata da tuo cugino che ha imparato a farla incasa da solo e proprio cià preso passione.
Potresti renderti conto, riassumendo-riassumendo, che se ti occupi solo della tua nazione perché "prima gli italiani", allora madre natura ti mostrerà in quale orifizio tu e chi pensa come te dovete infilarvi la perfetta riproduzione (in edicola a soli 2 euro e 99) della penna con cui qualche esaltato ha usato per tracciare delle cosiddette "linee di confine" in una mappa in nome dell'identità nazionale dei miei stivali e non del tuo stivale tricolore.

Tu, nazionalista travestito da amante del tuo paese al pari del padre padrone carceriere aguzzino della figlia travestito da amante dell'educazione e dalla rettitudine, somigli per certi versi ai cani, ai gatti e ai furetti che marcano il territorio: tutti lo fate pisciando assai fuori dal vaso, con la differenza che gli animali né parlano né votano a vanvera.

La divisione del mondo in nazioni è frutto delle guerre, più o meno recenti. È frutto della morte, della violenza, della distruzione e dell'umiliazione. Non dico che per questo il mondo deve considerarsi istantenaamente una nazione unica, perché chiaramente a livello organizzativo e culturale sarebbe impossibile. Non dico che non si debba amare le tradizioni del proprio paese. Dico però che quando nel mondo ci sono problemi che riguardano stermini di esseri umani, povertà e fame, non si può dibattere portando l'identità nazionale come argomentazione a difesa di tesi tipo "prima gli italiani".

Prima gli esseri umani.

Poi se vuoi potrai dire "prima gli esseri umani che si comportano bene", potrai dire "quelli non sono veri rifugiati", potrai dire tutto quello che ti pare in riferimento a ciò che accade. Non in riferimento allo status della persona.

Mettendo da parte il Karma e la reincarnazione in uno specifico corpo a seconda di ciò che l'anima necessita per evolversi (perché inseriti nella geopolitica ci portano solo fuori strada), si può dire che se sei nato in Italia invece che in un paese africano dilaniato dalla guerra non è un tuo merito: hai avuto culo. Che argomentazioni sbandieri per sostenere il tuo nazionalismo? Tu sbandieri il tuo culo al vento, e questo più che apparire ragionevole appare come atto osceno in luogo pubblico. Ecco, mi hai fatto scrivere un titolo osceno. Sei felice?

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1 commento:

Unknown ha detto...

Come al solito farò una sintesi: il mio commento è stato risucchiato. Amo tutti i colori, amo il mondo poichè ha tanti colori. Se una persona decide di amare solo il giallo( per quanto il giallo sia un bel colore)la sua vita diviene monotona! La persona, ad esempio, Italo Cipolla, decide di dipingere tutto di giallo e decide, decide, decide... che il mondo è per le cose e le persone gialle, il mondo è giallo! Il tuo articolo è come sempre molto forte ma anche smuovente, in genere non prendo mai posizioni, perchè la verità è delicata come un petalo di un fiore. Hai ragione tu"Prima gli esseri umani". Non amo il tifo da stadio, non amo il calcio, non vado allo stadio. Succede, però, un fatto strano: delle volte lo stadio viene da me! Le più infuocate discussioni avvengono a tavola gesticolando filoncini integrali e canovacci quadrettati! Ed io... muta! Dico solo che amo la canzone"Throught the Barricades". Ritornando al tipo coni mutandoni dall'elastico smagliato... se cenerà con te nuovamente, esci a contemplare le stelle oppure raccontagli una barzelletta di Osho( era formidabile!), oppure ancora... prendi la penna e... fai un bel disegnino su un foglio di carta anche igienica, in assenza d'altro... Andrò a comprare la penna da te consigliata.

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