16 novembre 2013

Scienza, non scienza e scemenza

Non credo che la scienza sia tutto. Neanche in medicina. Credo che usare solo metodi di cui è appurato il funzionamento su base scientifica (e cioè con pubblicazione su rivista scientifica, quindi con revisione peer to peer, magari in una rivista con alto impact factor) significherebbe rinunciare a una grande quantità di metodi utili e che ritengo funzionanti. Alzi la mano chi non continuerebbe a usare qualcosa di cui vede personalmente i tanti e ottimi risultati (così eclatanti da non poter essere spiegati con l'effetto placebo), anche non in presenza di una validazione scientifica.

Però non mi metto a dare spiegazioni fuffa. Se una cosa non la capisco fino in fondo magari formulo un'ipotesi su come funziona. Senza scomodare leggi della natura che riguardano altri fenomeni, non certo traslabili al fenomeno in questione con giochi di parole, e soprattutto senza usare termini di cui non conosco il significato.

Si tratta di accorgimenti che, se non usati, rendono una persona tanto più inascoltabile quanto maggiore è la convinzione con cui difendono le proprie tesi, come ho spiegato nell'articolo di Psicoperformance "Caro divulgatore un po' affrettato".

Non so quanto ti sarà utile inviare il link di questo articolo a una persona che ti ha riempito di balle pseudoscientifiche.
Se non ti seguiva, probabilmente non seguirà neanche me. Crede o si sforza di credere che siamo io e te a non capire.
A non capire ragionamenti dello stesso pregio di quello che faceva una mia compagna di scuola elementare: "io vado a casa" o "io vado ha casa"? L'acca si mette quando è "avere". Ma io la casa ce l'ho, quindi l'acca ci va.
Nel mondo dell'infanzia ciò suscita tenerezza, l'errore viene corretto e l'infante impara, perché è disposto a imparare. Suscita invece tristezza quando il soggetto è un adulto convinto della sua fesseria (sostituisci l'avere e l'acca con la natura corpuscolare/ondulatoria dell'elettrone da cui si deduce che quando esco da casa mia il mio divano cessa di esistere). Infatti molti ex-ragazzi a loro tempo allergici ai libri di scuola hanno pensato che il modo migliore di rimettersi in pari è dare una sbirciata a qualche blog o video di YouTube new-age style. Soddisfatti delle stupidaggini apprese o delle verità fraintese, sono pronti per la loro missione divulgativa.

Ho sempre pensato che il miglior modo di tentare di recuperare queste persone e convincerle a far uso della propria intelligenza e onestà intellettuale (perché in fondo lo sanno che chiacchierano del niente) sia non contraddirli sulle loro tesi, ma far loro domande su cosa intendono esattamente con quelle frasi e parole.

È possibile, nei casi più gravi, che si arrabbi subito, solo perché gli hai rivolto delle domande: potrebbe darti del bacchettone, nonostante tu, al contrario, ti sia messo in posizione di ignorante che appunto fa semplicemente domande senza contraddirlo. In questo caso, alzerei le mani.

Se invece non si arrabbia e viene incontro alla tua richiesta di una maggior chiarezza, a un certo punto emergerà la fallacia di quanto afferma, e potrà emergere in vari modi: potrà trovarsi ad affermare cose palesemente false, potrà inciampare in una sua stessa parola, che fin ora ha usato senza conoscerne il vero significato, potrà dimostrare di conoscere ai limiti dello zero il metodo scientifico, etc.
Potrebbe aprirsi una strada che ti permetterà di fargli capire alcuni concetti che riassumo di seguito.

1)

La SCIENZA non va confusa con:

- l'aneddotica
- i risultati potenzialmente alterati da effetto placebo
- l'affrettata interpretazione del risultato di esperimenti, scoperte, notizie

2)

Per DIMOSTRARE qualcosa non è sufficiente ad esempio:

- affermare che "lo sanno tutti"
- dire che è scritto su quella rivista, o libro, o sito Internet o che è stato detto in televisione
- dire che non è mai stato dimostrato il contrario
- andare "a naso"
- seguire un "ragionamento logico" (a meno che l'argomento sia matematica o statistica o logica)
- far notare poetiche analogie, metafore, similitudini

3)

Una OPINIONE merita rispetto se si differenzia dal DELIRIO, quest'ultimo riconoscibile quando la persona ad esempio:

- non ha chiara l'opinione stessa, dato che nell'esporla fa una gran supercazzola, e dato che alla richiesta di specificazioni su cosa intende esattamente si scopre che non conosce neanche il significato dei termini che stava usando
- gioca con una parola fingendo che abbia lo stesso significato in campi diversi quando così non è

4)

Si può fare diagnosi di IGNORANZA quando una persona ad esempio:

- dalla scoperta di un fatto in un dato campo deduce che senza dubbio valga lo stesso per altri campi o per tutt'altre grandezze
- fonda la propria tesi su un documento che ha letto e di cui non ha capito il significato
- nega una appurata evidenza, non riconoscendola come tale perché non ha studiato l'argomento né ha intenzione di farlo
- afferma che la statistica non è una scienza esatta
- afferma che la realtà è un'illusione

5)

La PAZIENZA CON L'IGNORANTE da parte di una persona esperta (o che si sia informata presso una persona esperta o presso una fonte scientifica) ha una qualche possibilità di potersi considerare ben spesa se l'ignorante non ne abusa, e cioè se evita di comportarsi nei seguenti modi:

- mettersi non un gradino sotto, ma un gradino sopra, trascurando l'importanza di avere delle basi culturali in quella materia per sostenere una tesi
- difendere la propria opinionie-delirio e tentare di insegnare anziché tacere ed ascoltare, aprofittando dell'occasione per imparare qualcosa
- dire che è questione di opinioni, e che ognuno la vede a modo suo
- recitare uno o più mantra complottari del tipo "tu credi a tutto quello che ti dicono" o "sei al soldo delle multinazionali" o "sei chiuso"

Comunque io sono chiuso, sì. Nei confronti di chi è allergico alla scienza.

Prima un po' di tempo ce lo perdevo. E però...
E tutto è energia.
E tutto è frequenza.
Cercavo di insinuare spunti di ragionamento che potessero indurre un dubbio sul metodo di indagare la realtà.
E la realtà cambia a seconda di come la osserviamo.
E gli oggetti sono onde.

E allora ho investito una volta per tutte su articolo per inviarne il link, vada come vada.

Perché prima pazientavo. Poi...
E le vibrazioni.

E allora sai, certe volte accade che ci sia bisogno di andar via, e lasciare tutto al fato...

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