Il primo tipo è l’azione che comporta un piccolo danno, che diventa enorme se moltiplicato per il numero di persone che la compie (ad esempio ignorare norme ecologiche o premiare con gli acquisti aziende che si comportano in modo non etico). Un’azione di cui tutte le persone sono responsabili, tutte persone che se interrogate in merito dicono “tanto lo fanno tutti, se smetto solo io non cambia nulla” (praticamente si dano la colpa a vicenda, cioè ognuno sostiene che sono tutti responsabili tranne egli stesso... se non fosse una tragedia sarebbe davvero spassosa sta cosa).
Il secondo tipo è l’azione che, anche da sola, può comportare un grave danno, ma di cui l’imbecille non sente la responsabilità perché quel danno non è sicuro si manifesti, oppure perché si tratta di un’azione a cui concorre anche qualcun altro, ed è di questo tipo di azione di cui parlerò in questo post. C'è purtroppo un problema. Non solo l’imbecille non sente la responsabilità di questa azione. Può darsi che questa responsabilità non la veda neanche tu che stai leggendo: forse se ti dico subito a cosa mi riferisco la tua reazione sarà “Oh no, che noia! Che esagerato!”, perché la scena a cui penso solitamente viene considerata al massimo una birichinata, tranne che nel caso in cui quel torto venga fatto a tuo figlio, nel qual caso diventi una bestia feroce che più feroce non si può. In tutti gli altri casi, birichinata. Ecco perché non inizio dall'inizio: voglio iniziare dalla fine.
Da ora in avanti, per semplicità espositiva, ti offenderò, assumendo che la cosa su ipotizzata e preceduta da un "forse" corrisponda alla realtà. In effetti purtroppo accade tanto tanto spesso, e se non è il tuo caso meglio così.
Dicevo: voglio iniziare dalla fine. Una brutta fine.
Morte. Bruta morte, preceduta da settimane, mesi di sofferenza fisica, non autosufficienza, frustrazione, depressione, paura.
Immagino che se io ti chiedessi quanto è brutto da zero a dieci questo scenario mi risponderesti una cifra che si aggira intorno al 10, e su questo sono d’accordo con te. Sono d'accordo con te e vorrei dirti che mi sembri intelligente, ma non posso, perché non lo penso affatto. Infatti tu manchi di riconoscere il giusto punteggio da zero a 10 su un altro scenario altrettanto importante. Anche quello è 10 e tu, imbecille, non te ne rendi conto. Eppure non è difficile. È facilissimo. E tu niente, non ce la fai. Se fosse difficile, o anche difficilino, oppure non esattamente facilissimo, ti direi che non sei granché acuto. Ma è troppo facile. Ecco perché sei un imbecille, e lo sei nella misura in cui alzerai gli occhi al cielo quando ti dirò a cosa mi sto riferendo.
Mi riferisco all’impatto che ha avuto su quella persona morente l’assassino che gli ha offerto la prima sigaretta.
E siccome sei un imbecille, oltre ad alzare gli occhi al cielo adesso mi dirai che se non avessi offerto tu quella sigaretta prima o poi l'avrebbe
fatto qualcun altro. Madonna che imbecille. Che giustificazione da
scuola dell'infanzia. Già lì si insegna che non è una giustificazione,
ma quel giorno eri assente oppure fin da allora eri già troppo imbecille
per capirlo. Siccome sei imbecille, mi dirai che il tizio non è stato obbligato, che avrebbe potuto rifiutarla, che la responsabilità, che il libero arbitrio, che sto cazzo. Siccome sei un imbecille, parli come se io avessi negato la responsabilità del fumatore, cosa che non ho fatto, e fingi di ignorare che la responsabilità di un'azione può essere attribuita anche a più di una persona.
Siccome sei un imbecille, fai benaltrismo e giustifichi l’ingiustificabile, come quelli che dicono “a me non mi fa pena, gli sta bene” quando parlano di poveretti che sono caduti in una truffa che era evidentemente tale, come se una persona per essere ingenua meritasse una punizione.
Imbecille. Le decisioni dannose sono il risultato di due fattori: la vulnerabilità della persona e il presentarsi dell’occasione. Se una persona è vulnerabile (ingenua, stupida, incapace di una valutazione a lungo termine, o simili) e l’occasione non si presenta, la decisione dannosa non viene presa.
Se istighi una persona a suicidarsi, non la stai obbligando, ma se poi si suicida davvero tu sei responsabile del suo suicidio. No, imbecille. Non ho detto interamente responsabile. Ho detto responsabile. Imbecille.
Imbecille. Lo so, non lo sapevi che si sarebbe suicidato davvero. Ma nel dubbio è bene non istigarlo.
Se vendi a una persona la prima dose di eroina non la stai obbligando, ma stai trasformando la sua vulnerabilità in un’azione autolesiva che potrà portarlo a una morte precoce. E scommetto che persino un imbecille come te darebbe di imbecille a chi obiettasse che si può smettere anche con l’eroina. E faresti bene, perché come è noto solo una piccola parte degli eroinomani riesce a smettere definitivamente di farsi di eroina.
Gli daresti di imbecille senza renderti conto che fra te e lui non c’è differenza, perché c’è una forza misteriosa nell’abisso della tua mente disabile che non ti fa vedere quanto ciò sia esattamente speculare all’offrire una sigaretta a una persona che non ha mai fumato oppure che ha smesso di fumare.
Lo so, a te sembra diverso, perché il ragazzo a cui hai offerto una sigaretta non è una persona depressa in cerca di una sostanza che la risollevi. Lo so, lui ti sembrava intelligente, responsbile, padrone delle sue scelte bla bla bla. Oppure era un adulto di 40 anni che aveva smesso di fumare e secondo te aveva chiaro il meccanismo con cui si inizia a fumare. Ecco dove sta la tua imbecillità. Sta nell'agire in base unicamente a quello che ti sembra lì per lì. Sta nel comportarti in base a ciò che hai davanti agli occhi, e cioè un ragazzo in buona salute che non verrà certo danneggiato da una sigaretta e del resto se vuole può sempre smettere, e non in base ai dati che sono sotto gli occhi di tutti, e cioè una catasta di morti male e di moribondi in pena che qualche decina di anni fa sembravano intelligenti, responsabili, padroni delle loro scelte e bla bla bla. Imbecille. Imbecille come sono imbecilli le risatine e le battutine che fai quando ti vanti di esser stato più forte di lui perché prima non voleva fumare e tu l’hai convinto. Imbecille quanto è grande la tua soddisfazione o quanto è buia la tua disattenzione nel vedergli assumere una sostanza che potrà ridurlo ad uno schifo, qualcosa che dovrebbe disprezzare e invece grazie a te da ora in poi considererà piacevole e irrinunciabile. Imbecille perché leggendo la frase precedente hai appena pensato “appunto, potrà, mica è detto”, e “grazie a me, ok, ma anche per scelta sua”, come se a questo io non ti avessi già risposto sopra, perché proprio non vuole entrarti in testa che anche contribuire in parte a una decisione costituisce responsabilità; proprio la tua mente di imbecille è impermiabile al fatto che anche se il danno è potenziale si dovrebbe non correre il rischio, data la sua portata. Imbecille.
Ah, sei imbecille, e devi andare affanculo, anche se la sigaretta gliel’hai data perché te l’ha chiesta l'aspirante neo-fumatore o l'ex-fumatore aspirante recidivo. Perché esiste anche il dissuadere, e in questo caso è un dovere. No, non si tratta necessariamente di spendersi in un mega-bacchettamento su quanto sia sbagliato fumare. Basta dire tipo “Non voglio essere scortese, ma il tabagismo è una malattia e io non voglio contribuire in nessun modo a contagiarti”. Se è legittimo dirlo a un bambino, lo è anche dirlo a un ragazzetto o a un adulto, dato che evidentemente se stanno per fumare non hanno chiaro il fatto che diventeranno dipendenti e potenzialmente malati di patologie che gliene faranno pentire. E no, probabilmente la sua reazione non sarebbe andare a comprarsi un pacchetto di sigarette. E comunque tu comportati da persona responsabile. Non ammazzare la gente. Imbecille.
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