28 maggio 2020

Poliziotti bugiardi sull'omicidio di Floyd a Minneapolis... Sai che novità!

George Floyd, cittadino di statunitense ucciso a Minneapolis da alcuni poliziotti, rappresenta una delle tante vittime della malapolizia nel mondo, piaga purtroppo soggetta a sottovalutazione, una sottovalutazione per la maggior parte delle volte involontaria, e altre volte biecamente dolosa e strumentale.

Riporto alcune considerazioni in forma di dialogo, avvenuto poco fa su Facebook con l'amico Dario.

Post di Dario:

C’è una sottile differenza.
C’è una sottile differenza quando muore per violenza una divisa, uccisa da un civile, e quando muore un civile, ucciso da una divisa.
Nel primo caso, infatti, la sofferenza è immensa, come in ogni morte violenta.
Sofferenza per chi resta. Per chi ha salutato con un abbraccio papà che “va al lavoro” e, semplicemente, non torna.
Atroce.
E no, spesso non ci sono manifestazioni di piazza ad abbracciare un eroico gesto. È vero.
Forse perché inconsciamente sappiamo che è un (terribile) rischio del mestiere.
Quando accade il contrario, ahimè, entra in gioco quella sottile differenza.
Quando un civile viene ucciso da un poliziotto, specie se non in una situazione di per sé “violenta” (p. es. una sparatoria tra forze dell’ordine e criminali, e, aggiungo, se ti stanno sparando addosso è abbastanza conclamato il fatto che siano criminali), si accende il lume della tragedia.
Tragedia che si dipana proprio in quella sottile differenza, che accade DOPO che il delitto è accaduto.
Atroce, terribile tanto quanto il primo.
La sottile differenza è il chiudersi intorno al poliziotto da parte del corpo. La rincorsa nel trovare l’escamotage per ridurre il più possibile la pena di un omicidio, anche quando questo è palese.
Il mettere un paio di carati di troppo sulla bilancia della giustizia.
E questa sottile differenza ha due effetti terribili:
1. La diminuzione della fiducia nel corpo, nell’autorità e nel potere dello stesso, che da tratto sociale di sicurezza si trasforma in elemento di ansia e di paura. (Ti aumentano i battiti quando ti fermano al posto di blocco)
2. La divisione portata dalla divisa (che preferisco chiamare uniforme) tra “civili” e “militari” si accentua ancora di più. E questo è male. Perché prima di civili e militari siamo cittadini, e prima ancora di cittadini siamo esseri umani.
E attenzione, non è un pensiero pro o contro chicchessia. È un’analisi brutta e sporca degli effetti ex post.
La cosa più forte che i corpi armati dovrebbero fare è dissociarsi apertamente, non celare, non proteggere, non trasferire un omicida, o anche solo un fuorilegge con la divisa.
Solo cosí comportandosi potrebbero riallacciare la fiducia delle persone, passando da “guardie” a “protettori dell’ordine”.
Invece di fare quadrato, sarebbe bello vedere e isolare questi soggetti pericolosi per gli altri, ma sopratutto per il corpo.
Ammettere debolezze è la migliore dimostrazione di forza, cercare di vincerle la migliore dimostrazione di rettitudine.

Mio commento, risposte e controrisposte:

- Ogni persona che fa parte di un determinato gruppo tifa per quel gruppo. È una sorta di tacito patto. Un po' come si fa all'interno di una famiglia. Io difendo te se hai fatto una cazzata, perché fai parte del gruppo di cui faccio parte io, e so che quando e se farò una cazzata io tu ovviamente difenderai me.
Del resto tu te la sentiresti di testimoniare contro un tuo familiare con cui sei in rapporti buoni, o anche neutri?
Paragonare la relazione fra gli agenti di polizia alla relazione che c'è fra parenti non è esagerato, perché li tiene insieme un enorme collante: loro sono e si sentono molto diversi da tutti gli altri. Sono diversi perché per loro valgono regole diverse. Loro sono i controllori, gli altri sono i controllati. Loro danno gli ordini, gli altri li eseguono. Loro possono parcheggiare dove vogliono, nessuno li multerà. Loro possono rispondere male a un cittadino comune; se accade il viceversa trovano una scusa per multarlo e la loro parola conta più di quella del cittadino comune. Sono una sorta di massoneria alla luce del Sole, accettata da tutti, e fra l'altro si sentono anche forti del consenso gratuito dei politici e degli elettori di destra.
Perché remare contro i propri simili, e quindi remare contro sé stessi?
Il tuo ragionamento è di quelli che si possono fare in televisione. Le considerazioni che ho appena fatto io no. Ma in compenso rispecchiano la realtà.


- Ottimo spunto. Eppure credo testimonierei contro un mio familiare, se ha nuociuto a terzi senza motivo o, peggio, con dolo. E aggiungo: in un gruppo familiare non c'è una scelta professionale sottoposta a giuramento, in un corpo militare sì, e IN TEORIA il fulcro del lavoro è proprio la difesa e la protezione dei civili. Il tuo discorso è sì descrittivo della realtà, ma c'è questo errore di fondo che non tiene in considerazione la scelta personale che avviene PRIMA di entrare nell'arma.

- Se si tratta della realtà allora l'errore non l'ho commesso io nel descriverla, ma quelle persone quando stavano giurando a cuor leggero, probabilmente inconsapevoli dello schifoso mondo da cui sarebbero stati assorbiti per uscirne solo al momento della pensione.
Forse perché frequentare la scuola di polizia è diverso che essere in polizia. O forse no, forse si immaginano tutto fin dall'inizio, e semplicemente si avvalgono del fatto che al momento del giuramento nessuno può leggere loro nel pensiero per verificarne la sincerità.
Bisognerebbe interrogare qualche poliziotto per sapere come funziona davvero. Anzi, molti poliziotti, per ottenere un quadro esaustivo.


- Concordo con te.

- Bene. Considero dunque conclusa la conversazione e maturi i tempi per trasformarla in un post per OPIDOS, se sei d'accordo 

- Onorato, as usual. 

Sullo stesso argomento "Le forze dell'ordine sono tutte così? Tutte no, ma quasi"

Aggiornamento 1.06.2020: ho visto una foto i vari poliziotti statunitensi inginocchiati in segno di solidarietà nei confronti delle persone che manifestavano contro la violenza da parte delle forze dell'ordine, in seguito alla morte di Floyd. Non so se è stato un gesto sincero o strategico, finalizzato a interrompere i disordini delle proteste. Ma so che invece di metterci una toppa dopo il danno sarebbe tanto facile, a volte, pensarci prima.
Il poliziotto che ha ammazzato Floyd aveva alle spalle 17 richiami per condotta violenta e 2 episodi di utilizzo non giustificato dell'arma.
Un qualunque lavoratore che si rende colpevole di UN episodio i violenza viene licenziato con giusta causa IMMEDIATAMENTE. I poliziotti no. Questa è un'anomalia a cui si potrebbe rimediare, ma... vedi mie risposte a Dario.

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