Pochi giorni fa ho visto su Youtube uno spot pubblicitario in cui
viene chiesta un'offerta in denaro da parte di un'associazione che si
occupa (anche) di assistenza e cura dei malati di tumore a domicilio.
Concordo
con un commentatore, Antonio, che ha scritto di non aver gradito la
pubblicità, perché secondo lui non è questo il modo di parlare di
pazienti oncologici.
Spiego.
Nella prima
parte dello spot in questione si vedono scene tragiche, con un attore
che recita un malore e altre persone che si disperano per lui. Segno che
lo sceneggiatore non si rende conto di una cosa importante: nella testa
delle persone normalmente la percezione di una pubblicità per aiutare
dei malati è diversa dalla quella di una pubblicità che promuove un
prodotto o un servizio.
Se uno spot pubblicizza un
detersivo il pubblico è abituato ad accettare che un'attrice, magari
anche inesperta e goffa, reciti la parte della massaia innervosita dallo
sporco e poi felice per il maglione sorprendentemente pulito; se lo
spot è di un dentifricio, accetta che il tizio presentato come dentista
in realtà non è un dentista, ma un attore pagato per dire quello che
dice. Non si grida all'inganno, perché queste finzioni sono palesi e
vengono considerate un legittimo modo per presentare il prodotto, così
come lo sono le foto dei cibi che in realtà non sono cibi, ma oggetti di
plastica più colorati e non propensi ad afflosciarsi. Al massimo lo
spettatore si fa una risata su come sono improbabili quelle scene o fa
un'osservazione su quanto è antipatico quello o quell'altro personaggio
dello spot. Fatti salvi i casi di pubblicità ingannevole, lo spettatore
non vede in quelle scenette nulla di offensivo per la sua intelligenza.
Quando invece lo spot parla di persone in gravi difficoltà chiedendo denaro, il discorso cambia.
Perché
se vuoi i miei soldi per una buona causa devi parlare chiaro agli
spettatori. Superchiaro. Non devono avere in nessun momento la minima
sensazione che tu li stia prendendo in giro distorcendo la realtà.
Ottieni il tuo scopo se spingi le persone ad essere empatiche coi malati veri.
Ma
vedendo una pubblicità come quella della suddetta associazione il primo
pensiero che viene in mente non ha nulla a che fare con l'empatia.
Viene da pensare:
Che roba. Hanno messo degli attori a
fare il verso ai malati! Me lo immagino lì, il regista che spiega
all'attore come fare le smorfie di dolore per manipolarmi... Non so come
possano non vergognarsi di una cosa così patetica e offensiva nei
confronti dei malati stessi.
Diversa è stata la
scelta di un'altra associazione, di cui ho visto spesso spot in
televisione, in cui si vedevano i veri diretti interessati, in quel caso
bambini affetti da varie patologie, e i loro veri genitori.
Vanno
bene anche persone che lavorano al progetto e testimonial famosi che
spiegano gli intenti dell'associazione e invitano a fare un'offerta.
Recitare le malattie no. Questo è fastidioso per me e, credo, per la maggior parte delle persone.
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