25 febbraio 2014

"Brand" è maschile. MASCHILE!

Da anni è scontato e tutti abbiamo presente come certi immorali spot arrapanti ci mettono in testa che Saratoga sia non il brand di un silicone, ma un brand del sesso.
Molto meno scontato ma non per questo ben presente a tutti è, rispetto al brand del sesso, l'argomento invertito: il sesso del brand. Sì, invertito in entrambi i sensi. Infatti qualche volta ho visto usare "brand" come se fosse femminile.

E INVECE È MASCHILE.

Chi lo decide? Viene dall'inglese, e gli anglofoni se ne lavano le mani. Per loro i nomi o indicano persone, oppure non hanno un sesso preciso (ma almeno per loro chi non ha un sesso preciso è comunque una persona).

Dicevo... Chi lo decide?
Lo decide il mio orecchio (nel senso di istinto musicale/linguistico).
E lo confermano le indagini.

Fra ieri sera e stamattina ho avuto una conversazione con un mio FB-friend riguardo al sesso del brand.

Dice lui:

Brand sta per marchio o "marca" e quindi ne possiamo discutere

Gli rispondo io:

Vedi, ho cercato con Google "il brand" e "un brand" escludendo le pagg dove ci sono "il brand positioning", "il brand management" e "il brand name" (ovviamente maschili perché il genere dipende dalla parola successiva) e ho ottenuto rispettivamente circa 417.000 e 319.000 risultati.
Ho cercato "la brand" e "una brand" escludendo le pagg dove ci sono "la brand identity", "la brand image" etc (ovviamente femminili), ed i risultati sommati insieme erano circa 72.900.
La giustificazione del tuo brand omosessuale, che rischia di distruggere la famiglia tradizionale dei brand, sta in piedi peggio di un ubriaco zuppo di brandy, che è una bevandA, ma non per questo è "la brandy". Ci si inzuppa il biscotto (NB: i cantuccini di Prato esistono anche in versione vegana), ma non per questo è femmina. Maschio è nato, e maschio rimane.

In verità mi sono pentito di aver usato come argomentazione i grandi numeri. Non vuol dire nulla. Potrebbero sbagliarsi tante persone e aver ragione poche. Lo ammetto, non avrei dovuto, perché a volte la lingua ha una presunta "evoluzione" (ma nella maggior parte di casi direi evoluzione un corno, io e parlerei piuttosto di "involuzione" o "corruzione") per il semplice fatto che un grande numero di pirla fa e ripete un certo errore. Non parlo di troncamenti di parole o di dialettismi che poi vengono accettati. Parlo di errori. Come usare "piuttosto che" per dire "oppure". E come dire "sesso" invece che "genere", errore che ho commesso poco più sopra, lo so, ma io scherzavo. Ma sto divagando.

Veniamo alle argomentazioni che reggono.

Sia Wikipedia che Garzantilinguistica dicono che "brand" è maschile.
Per forza: il genere della parola tradotta in italiano non c'entra.

Siccome "setting" significa impostazione (f), quando lo nomini in italiano dici "la setting" ? No di certo. Dici "il setting".
Siccome "frame" significa "cornice" (f), quando lo usi in italiano dici "la frame" ? No. Dici "il frame".
Siccome "briefing" significa "riunioncina" (f), quando lo usi in italiano dici "una briefing" ? No. Dici "un briefing".

Credo che quando si parla in italiano e si usa un termine derivato dall'inglese, valga questa regola: se la parola somiglia moltissimo a quella italiana (tipicamente perché ha la stessa etimologia), allora la si considera dello stesso genere; vedi "standing ovation", dove "ovation" significa "ovazione", femminile, quindi diciamo "una standing ovation".
Quando invece la parola inglese è molto differente dalla sua traduzione in italiano (tipicamente perché con una etimologia diversa), allora quando usata in italiano è maschile.

Se non si fosse capito, questo articolo è cazzeggiometro.
Ciò non toglie che brand sia maschile. Vai tranquillo.
Se sei maschio, chiaramente. Se sei femmina vai tranquilla.

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1 commento:

la salamandra ha detto...

Bravissimo! L'ondata di inglese maccheronico in Italia sembra inarrestabile, dal presidente del consiglio (nessuno ha detto a lui rispetto la convenienza di usare l'espressione "job acts" e non "jobs act" o di evitare discorsi improvvisati in un lingua che non conosce a sufficienza). Oggi stesso su Radio 24 ("Essere e avere", condotto da Maria Luisa Pezzali) un "economista" recitava la parte dell'esperto con il discorso farcito di parole in inglese. Poi...spara "la brand"!

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