09 aprile 2024

Italo-anglofono mutanti vittime dei false friend

No, l'argomento di questo articolo non sono le troppe parole inglesi usate dai parlanti e dagli scriventi dello stivale mediterraneo, come leggendo il titolo potrebbe pensare chi non ha presente i false friend (cioè parole straniere molto simili ad altre appartenenti alla propria lingua ma di significato diverso, che perciò si prestano a una traduzione errata).

Parlerò non di prestiti linguistici, non di itanglese, non di traduzioni, ma di discorsi in italiano, fatti da italiani, costruiti con parole italiane. Parole non desuete né di nicchia, bensì di uso comune e di significato noto a tutti, che ciò nonostante vengono usate malamente in seguito a un particolare tipo di contagio anglofono, a mio parere poco discusso e poco affrontato rispetto alla sua importanza, alla sua pericolosità e alla sua penosità (porterò alcuni esempi verso la fine dell'articolo). Un fenomeno che produce errori lessicali apparentemente frutto di perdonabili lacune di persone di lingua madre inglese che scrivono o parlano in italiano senza averlo imparato benissimo, mentre in realtà i loro autori sono bizzarri individui nati e cresciuti nel nostro paese: gli italo-anglofoni mutanti.

Trattasi di persone cresciute senza maturare una grande padronanza della propria lingua, e che poi hanno letto articoli o libri nel ganzissimo idioma dei cosmopoliti, specialmente materiale su marketing e vendita, e di questo povero e ibrido bagaglio di esperienze comunicative sono rimasti inconsapevoli vittime e al contempo inconsapevoli carnefici dell'italiano, quant'è vero che usandolo successivamente per parlare degli stessi argomenti, a tratti lo distorcono, lo scozzano, creando una strana entità gergale come colpita da una pesante dose di radiazioni ionizzanti, un italianoide in cui l'incomprensibile si fa tragicomico quanto più brillante sta gente sembra sentirsi nel produrre il tremendo eloquio.

Lo scenario più tipico si configura quando l'italo-anglofono mutante tiene un corso o pubblica un video online, piazzando di tanto in tanto un'espressione che pare essere lì a caso, come un bug di un software. Alcuni ascoltatori non subiscono alcun danno che vada oltre una temporanea sensazione di smarrimento o imbarazzo, mentre i più indifesi vengono contagiati, ingrossando le file degli italo-anglofono mutanti di seconda generazione, che non necessariamente conoscono l'inglese e dunque magari si ritrovano a masticare e ri-tramandare le malsanità acquisite senza avere idea del perché.

Tento io di spiegarlo di seguito il perché, riferendomi a ciò che è accaduto e sta ancora accadendo agli italo-anglofoni mutanti di prima generazione.

Quelle storture lessicali (che guarda caso non compaiono nell'eventuale libro se il ragazzo riesce a farselo pubblicare da un editore famoso, perché lì c'è il revisore di bozze) sono a volte causate dalla convinzione che importando e magari italianizzando parole inglesi il messaggio risulti più accattivante o persuasivo (convinzione errata, anzi risulta semmai più pacchiano); altre volte, nei casi più gravi, sono dovute al tentativo di colmare le lacune di un vocabolario della propria lingua madre attingendo ad un inglese ancora meno padroneggiato.

Quando l'italo-anglofono mutante in un discorso cerca di esprimere un concetto usando una parola che non c'entra nulla, se ne accorgono tutti gli italiani che lo ascoltano o leggono (tranne chi pende dalle sue labbra, i deboli su menzionati). Se ne accorgono giovani, anziani, ignoranti, colti. Ma lui no, e questo sembra incredibile. Un italiano normale che trova questo tipo di errore in un testo scritto può pensare, come dicevo, ad una traduzione sbagliata; se invece lo sente in un discorso pronunciato da una persona palesemente italiana, allora può solo immaginare un brutto accadimento (un evento ischemico, un importante trauma cranico, un accumulo di farmaci, una tossicodipendenza).

Il brutto accadimento è stato fortunatamente meno grave e c'entra poco coi suddetti ipotizzabili, uno dei quali però per analogia può aiutare a capire ciò che voglio esprimere: in un momento di solitudine e debolezza potresti essere tentato di affrontare una tua carenza affettiva con una polverina bianca da aspirare col tuo naso, offerta da persone che fingono di volerti bene. È qui importante ricordare che può riempire un vuoto d'affetto solamente l'affetto, non i falsi amici. Così possono riempire un vuoto di vocaboli italiani solamente i vocaboli italiani, non i false friend. Abbi cura del tuo naso, e anche della tua lingua.

Per quanto conosco l'essere umano è difficile essere ottimisti su quello che sta accadendo all'italiano, il cui declino (dirlo mi fa molto male) mi pare lento ma inesorabile, perché pochi se ne occupano. È vero però che quando viene educatamente fatto notare quel tipo di errore di mutazione anglofonoide, di solito chi l'ha commesso si dimostra capace e disposto a correggerlo e a non ripeterlo in futuro. Questo mi dà un piccolo incoraggiamento a fare la mia parte per frenare il disastro, non solo descrivendo il problema, ma anche portando alcuni esempi su cosa dicono e scrivono gli italo-anglofoni mutanti. Così, se sei uno di questi, puoi prenderne coscienza e venirne fuori subito, evitando a partire da oggi una o più aberrazioni che fin ora hai creduto normali. Se invece non lo sei e ti viene in mente qualche altro esempio, scrivilo nello spazio commenti ed io eventualmente aggiornerò il blogpost.

L'italo-angolofono mutante legge in inglese
"Taking a chance" e poi parlando italiano dice
"Prendere una scelta".
No. Le scelte si fanno, non si prendono. Le decisioni si prendono.

L'italo-angolofono mutante legge in inglese
"It's a challenging venture" e poi parlando in italiano dice
"È un'impresa sfidante".
No. Puoi dire che un'impresa è stimolante. Ma non si usa il participio passato di "sfidare" per parlare di un'impresa, un progetto, un obiettivo o simili. Puoi dire "rappresenta una sfida" se proprio vuoi vedercela, ma allora sei tu che sfidi il progetto, non è certo lui a essere sfidante, dato che fino a un minuto fa se ne stava per i fatti suoi (vedi anche "No, quell'obiettivo non è "sfidante". Chi t'ha detto nulla?").

L'italo-angolofono mutante legge in inglese
"Save the date" e poi parlando in italiano dice
"Salva la data".
No. Si salvano i documenti elettronici. Si salvano le principesse dai draghi. Si salvano i compagni di classe andando volontari. Le date non si salvano. Si segnano.

L'italo-angolofono mutante legge in inglese
"Every day I take an omega 3 supplement" e poi parlando in italiano dice
"Ogni giorno prendo un supplemento di omega 3".
No. Col termine "supplemento" si intende qualcosa che si aggiunge a qualcos'altro che appare incompleto parlando tipicamente di un'opera di stampa o del prezzo di un bene o servizio. Il prodotto alimentare costituito da una fonte concentrata di sostanze nutritive e mirato a integrare la comune dieta ha un nome ben preciso e anche ben conosciuto: integratore. Usare al suo posto "supplemento" è come, al posto di "iniezione di insulina", dire "introduzione di insulina", o al posto di "Io vado, ciao" dire "Io mi allontano, ciao", cioè orribilmente inadeguato.

L'italo-angolofono mutante legge in inglese
"In my work I want to have consistent outcomes" e poi parlando in italiano dice
"Nel mio lavoro voglio avere risultati consistenti".
No. I risultati li vuoi duraturi, non duri alla palpazione. Ma quando mai "consistenti" ha avuto quel significato?

L'italo-anglofono mutante legge in inglese il titolo
"The secret of gardening explained" e poi scrive in italiano un articolo che intitola
"I segreti del giardinaggio spiegati".
Ma come fa a suonarti bene sta roba? In italiano "spiegato" alla fine di un titolo fa pietà, anche perché è sottinteso che un titolo costituisca la promessa di una trattazione di quell'argomento; è plausibile solo se seguita da una necessaria specificazione, ad es. "spiegato a un bambino". Se invece il titolo si riferisce a un'opera letteraria e c'è bisogno di indicare che è spiegata, e cioè commentata da un saggista, allora si dice "commentato".

L'italo-anglofono mutante legge in inglese
"Look at this microphone I bought online. It came with a nice case"
e traduce con
"Guarda questo microfono che ho comprato online. Veniva con una bella custodia".
Secondo lui gli accessori vengono. NO. Gli accessori corredano un oggetto. La confezione comprendeva anche quell'oggetto. Certo, è vero che gli accessori "vengono con", nel senso che viaggiano nello stesso pacco, ma l'idea che si vuole esprimere riguarda l'essere inclusi nel prezzo, non il viaggio (altrimenti si userebbero altre parole ancora, ad es. "viene incluso nella stessa spedizione").

L'italo-anglofono mutante legge in inglese
"Having a negative attitude can prevent you from achieving your goals."
e parlando in italiano dice
"Avere un'attitudine negativa può ostacolarti nel raggiungere i tuoi obiettivi".
Ma in italiano "attitudine" significa "talento", "capacità". Cosa che tu non hai, se non sai che "attitude" si traduce con "atteggiamento".

L'italo-anglofono mutante legge in inglese
"decade" [pronunciato "dékeid"], che significa "decennio".
e parlando italiano dice "decade" [pronunciato "dècade"] credendo che sia sinonimo di decennio, e invece significa "periodo di 10 giorni".

L'italo-anglofono mutante legge in inglese
"anyway"
e quando parla in italiano dice "in tutti i casi" o "in qualsiasi caso".
Sbaglia, perché se si vuole esprimere quel concetto, come tutti sanno, si dice "in ogni caso" o "comunque".

Purtroppo esiste una parte, per fortuna minoritaria, di italo-anglofono mutanti che quando pur educatamente gli fai notare un abominio di questo tipo ti dà del grammar nazi.

No: grammar nazi è chi ti fa le pulci sulle piccolezze. Ma queste insensate, folli, improponibili varianti dell'italiano non possono essere piccolezze, se inducono a dubitare che l'autore sia di madre lingua italiana. E sminuire inaudite devianze sintattiche introvabili nei quaderni di qualsiasi bambino di 6 anni ne innalza la gravità.

Se pensi che io sia esagerato potresti cambiare idea considerando ciò che anni fa sentii uscire dalla bocca di una ragazza italiana: invece che "agisci" o "passi all'azione", pensando in inglese "take action" questa ragazza disse "prendi azione".

Devo rimanere indifferente? Sono un grammar nazi se denuncio un problema che sta fruttando figuracce a persone convinte vada tutto bene, come avessero sulla schiena l'etichetta "scemo" appiccicata di nascosto da un burlone, persone che semplicemente cerco di aiutare e proteggere da ciò che sta loro succedendo e che potrebbe succedere a chi sta loro intorno? No a entrambe le domande.

Ripeto, si tratta di parole di uso comune, e quindi non c'entra l'essere più o meno colti, giovani o anziani. Non c'entra neanche l'essere gente confinata in un paesino o giramondo. Né è una questione di registro linguistico. Nessun registro linguistico include questo vergognoso e inensato schifo di cui sono mio malgrado testimone.

Se violenti l'italiano e non te ne accorgi, mi sento in dovere di fartelo notare per bene tuo, mio e di chiunque altro. Se poi sei così pigro da voler errare in libertà e anzi sostieni che si tratta della normale trasformazione della lingua, bada che la trasformazione è la tua, la stessa che punì un pigro burattino, con la differenza che lui se ne accorse e lo considerò un problema.


Ti è piaciuto questo articolo? Amerai quelli di Psicoperformance!
Clicca qui e visita Psicoperformance.com

Nessun commento:

Posta un commento

--- IMPORTANTE --- Per evitare spam ed eccesso di spazzatura stupidiota, i commenti sono soggetti a moderazione, quindi non compaiono immediatamente il loro invio. Se non vuoi inserire il tuo nome anagrafico, usa un nick; se non sai come fare clicca in alto su "COME COMMENTARE". Mi riservo di non approvare commenti di utenti che compaiono come "Anonimo", perché questo potrebbe generare confusione in caso di più utenti anonimi.