19 marzo 2024

La paura del rifiuto di una donna spiegato allo zio sempliciotto

Niente di granché speciale in questo articolo. Solo un riassuntone di alcuni concetti alla portata di chiunque, a patto che si sia disposti a una piccola riflessione. Un articolo per le persone a cui questa piccola riflessione non viene spontanea. Se fra queste c'è anche chi non ha voglia di leggere tutto quanto, il messaggio super-riassuntivo è il seguente: non tentare di incoraggiare i ragazzi che non se la sentono di approcciare una ragazza. Non sarai tu a convincerlo. Il tuo tentativo di persuasione = molestia.

Spesso un ragazzo non ha il coraggio di mostrare i propri sentimenti a una donna di cui è invaghito, anche quando non c'è motivo di escludere una reciprocità. Lo zio sempliciotto fa notare al ragazzo che proporsi significa avere per lo meno una qualche possibilità di successo, mentre non proporsi significa non averne alcuna. Questa banale e superficiale osservazione non tiene conto di due aspetti quantitativi della posta in gioco:

- quanto il ragazzo crede sia alta la probabilità di successo (spesso poco)
- quanto sarebbe grande il suo disagio in caso di rifiuto (spesso molto)

Il ragazzo sceglie di proporsi oppure no dopo aver messo sui due piatti della bilancia questi due elementi.

A questo proposito credo che il secondo elemento meriti una particolare riflessione. Perché il rifiuto arreca un così grande disagio da indurre un ragazzo a rinunciare da subito? Perché, rispetto al rimanere soli senza aver fatto nulla, rimanere soli dopo averci provato porta un disagio aggiuntivo così importante?

Per più motivi:

- Per non illuderlo che il rifiuto non sia definitivo, lei potrebbe da quel momento in poi adottare un comportamento distaccato
- Essere rifiutati è un'umiliazione. Questo si dice di solito. Ma essendo "umiliazione" un termine troppo astratto, preferisco dirla così: lui, per aver rivelato questi sentimenti poi non ricambiati, teme che lei possa sentirsi in qualche modo superiore e farglielo pesare in futuro
- Altre persone possono venire a sapere che quel ragazzo è stato rifiutato, e questo lo fa apparire meno attraente per il meccanismo di riprova sociale. Magari se accade una sola volta lo screditamento pubblico sussiste poco o nulla, ma già al terzo o quarto rifiuto acquisisce una importanza non indifferente.

I motivi menzionati fin qui riguardano un aspetto strategico: il ragazzo vuole evitare che accadano determinate cose nelle relazioni con gli altri.

C'è poi una motivazione che riguarda la propria natura e le proprie risorse: è spiacevole venire a sapere che come siamo fatti non va bene e che le nostre risorse sono poche, e se già lo sappiamo non vogliamo che venga ribadito, perché ogni volta che accade proviamo un grande dolore.
Il ragazzo che viene rifiutato si rende conto di non essere abbastanza bello, o abbastanza divertente, o abbastanza intelligente, o abbastanza ricco, o comunque abbastanza qualcosa. Raccontarsi che è soprattutto lei a perderci (il che magari è vero), e che se lui non piace a una donna potrà piacere ad un'altra (il che è possibilissimo), non smentisce un dato di fatto portato alla dolorosa evidenza: quel ragazzo non possiede i requisiti per piacere a lei, che è molto probabile siano gli stessi necessari a piacere a molte altre donne.

Un'altra motivazione riguarda il brusco ribaltamento dello scenario immaginato: un ragazzo che si propone a una ragazza ha in mente uno scenario in cui loro due sono insieme. È un'inevitabile film in testa che, per quanto maturo, il ragazzo più o meno volontariamente creerà. Può essere un film breve, sbiadito, un film che sa benissimo essere solo un film. Ma c'è, è bello e viene in una qualche misura vissuto. L'eventuale rifiuto distrugge questa gradevole esperienza in un istante, e questo dà una sensazione di tristezza, delusione e sfiducia nella propria capacità di interpretare le possibili future relazioni.

Se un ragazzo è reticente ad approcciarsi a una ragazza per tentare di sedurla, lo zio sempliciotto dovrebbe sapere che, nella testa del "timido" ha luogo uno o più dei meccanismi descritti sopra, e nessuno di essi può essere eliminato da frasi fatte e già sentite.
Brutto dirlo, ma se un ragazzo ha paura di essere rifiutato probabilmente ha ragione a non proporsi, perché una donna a cui un ragazzo piace di solito glielo fa capire inequivocabilmente.
Non ha bisogno di un incoraggiamento. Non ha bisogno che uno zio sempliciotto lo inciti a correre per schiantarsi contro un muro per poi pretendere che si rialzi e corra a testa bassa contro il prossimo, né che gli si spieghi che schiantarsi non fa male.
Il bisogno che ha davvero è quello di migliorare, per quanto possibile, sé stesso, nei gli aspetti in cui è più carente dal punto di vista dell'attrattività. Ad esempio (in ordine sparso) il suo aspetto fisico, il suo odore, la sua salute mentale, la sua comunicazione.


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