22 maggio 2015

Prostituzione: un non-lavoro degradante? E i disabili?

Ieri una mia FB-friend ha scritto questo post:

LA PROSTITUZIONE NON È UN LAVORO
"il lavoro, nella accezione più profonda è ciò che nobilita l'umano, che contribuisce a rendere questo mondo migliore".

Ho commentato in questo modo:

"Vallo a raccontare a un disabile che senza prostitute non scoperà mai"

È così iniziata una discussione su prostituzione e disabilità che mi dà occasione, copiando e incollando le mie risposte con qualche modifica, di affrontare diversi aspetti scoperchiati dalle varie obiezioni (anch'esse modificate nella forma per adattarle meglio all'articolo). Buona lettura, se ti va.

Ci sono molti i disabili che sanno fare l'amore con la loro donna in modo divino.

Ma infatti io non alludevo a quelli. Come si può capire dal mio breve commento, mi riferivo a un disabile che senza prostitute non scoperà mai.
Infatti è un dato di fatto l'esistenza di molte persone per le quali, a causa di una disabilità fisica o psichica o entrambe, inutile negarlo, l'unico modo di fare sesso è ingaggiare una prostituta.

Quindi ritengo che sia un gran bene, che sia giustissima e che sia bellissima la disponibilità delle prostitute che si dedicano ai disabili. Non mancano di rispetto al proprio corpo, ma al contrario agiscono con esso per una nobile causa. Quindi sì che è un lavoro, anche nell'accezione più profonda su citata.

In natura tutto funziona senza bisogno di soldi.

Beh, difficile stabilire il confine fra naturale e non naturale. Nella preistoria era assolutamente naturale fare sesso con una femmina della propria specie indipendentemente dal fatto che fosse consenziente. E il nostro DNA non è cambiato granché da allora. Questo non significa che in nome della natura io possa violentare una donna. In natura non esistono i soldi... ma questo non significa che non dobbiamo usarli. Così come un pacemaker, una carrozzina o Facebook.

Come fai ad essere certo che nella preistoria si faceva sesso senza consenso reciproco?

Quasi nessuna affermazione (adesso uso il quasi, così sono cauto) su ciò che non si esperisce direttamente descrive l'assoluta certezza, anche se espressa all'indicativo e senza l'impazzimento di tante parole attenuatrici. Ad esempio posso dire "Ho bevuto un bicchier d'acqua Sant'Anna" invece che dire "Ho bevuto un biccher d'acqua sant'Anna, a meno che qualcuno abbia a mia insaputa travasato su questa bottiglia con etichetta sant'Anna un'altra acqua che ha un sapore simile".
Se poi, senza parlare di certezza, mi chiedi cosa mi faccia pensare che in preistoria non si stesse tanto attenti al benestare della donna per decidere di fare sesso con lei, questa la mia risposta: lo deduco dal fatto che il cervello dell'ominide era meno capace di astrarre rispetto a quello dell'Homo Sapiens Sapiens e di conseguenza, se si va abbastanza indietro con l'evoluzione, si trova di sicuro un periodo in cui l'ominide non si rendeva conto che gli altri esseri potessero avere dei sentimenti da rispettare, o più semplicemente che gli altri esseri avessero dei sentimenti.


Perché ti occupi di questo? Come fai a conoscere le esigenze dei disabili ed entrare in risonanza con loro, visto che non sei un disabile?

Nel mio quotidiano adesso non sto entrando in risonanza coi disabili, perché non ne incontro spesso. Ma se acccade entro in risonanza con loro per lo stesso motivo per il quale con loro entra in risonanza chiunque. Per lo stesso motivo per il quale vedere una persona che soffre fa soffrire. Si tratta dell'empatia di cui è dotata ogni persona in una qualche misura, dovuta probabilmente ai neuroni specchio.
Fra l'altro non sto dicendo ai disabili come devono agire. Non ho mai detto "tutti i disabili devono servirsi di una prostituta", né "tutti i disabili devono scopare". Dico semplicemente che quelli che vogliono farlo devono averne la possibilità.
So per certo che esiste in molti disabili la frustrazione di non poter salire su un treno qualsiasi, così come quella di non poter andare in televisione a fare il mestiere del presentatore o del giornalista, etc etc, e il tutto a causa dell'arretratezza della nostra società. E fra quell'etc etc ci sta anche il non poter fare sesso. In questo caso, se vedo una donna che decide di fare il mestiere della prostituta eliminando per quanto possibile lo svantaggio che ha quel disabile, la mia reazione non è dire non è dire "la prostituzione non è un mestiere", ma anzi dire "grazie per quello che fai, la tua attività migliora questo mondo".
Credo di poterlo dire anche senza bisogno di un grande lavoro di immedesimazione, così come posso capire che è una bella cosa dare da mangiare a un affamato senza che necessariamente io debba fare tre giorni di digiuno. Ma dovendo proprio immedesimarmi, credo che se avessi una disabilità tale da mettermi in condizioni di abbassare drasticamente la mia possibilità di sedurre una donna sì, come sarei disposto a spendere soldi es. per una buona carrozzina, per un buon autoveicolo per disabili, sarei disposto a spenderli per una bella, buona e santa ragazza che mette il proprio corpo a mia disposizione per una funzione biologica prevista nel DNA di ognuno di noi.


Non credi che gli handicap siano dovuti al malessere umano tramandato di generazione in generazione, e agli stili di vita dissociati dall'armonia universale?

Può essere. E non è in contraddizione con ciò che ho detto

Cosa ti fa pensare che ai disabili giovi il sesso a pagamento?

Non penso questo in particolare. Penso più semplicemente che ai disabili, come a chiunque altro, giovi il sesso, perché è una delle nostre funzioni fisiologiche, la cui presenza o l'assenza del quale fa per questo motivo una grande differenza nel benessere di tutte le persone, disabili e non. Quindi il fatto che un disabile che non può fare sesso gratuitamente come noi (e ripeto, ce ne sono, inutile negarlo) possa avere la possibilità di accedere a questa funzione pagando, e il fatto che una donna svolga un mestiere che consiste nell'aiutarlo, facciamolo decidere a questo disabile e a questa donna.
 

Come puoi sentirti titolato a dire tutto questo? Tu non sei una donna!

Non è questione di essere uomo o donna. Il discorso è valido anche a sessi invertiti.


Ma esistono drammi ben più brutti di non poter fare sesso!

Chiaramente. E ciò non contraddice nulla di ciò che ho detto. Il benaltrismo sta a zero.
Il fatto che esistano cose peggiori non significa che quello di cui stiamo parlando non sia un problema. Mi viene da ribadire con altre parole il concetto che ho espresso all'inizio: si sopporta sempre bene il disagio, quando è degli altri.

E perché sei così sicuro che la sessualità sia un bisogno fondamentale di tutti?

Ecco i motivi che mi inducono a pensare che l'esercizio della sessualità sia un bisogno fondamentale dell'essere umano, nel senso che è parte integrante della sua salute psicofisica, così come di quello dei nostri cugini e antenati animali:

- abbiamo degli organi deputati a fare sesso

- abbiamo un sistema ormonale che ci fa venier la voglia di fare sesso

- abbiamo un cervello che, in particoloare grazie al senso della vista, ci fa sentire attratti da determinati individui e ci fa venire voglia di fare sesso con loro

- il sesso è una delle cose che emoziona di più

- un individuo che non fa sesso di solito non vi rinuncia per scelta, ma perché vi è impossibilitato

- un individuo impossibilitato a fare sesso si sente solitamente frustrato

Ma a differenza degli altri animali noi possiamo pensare, ragionare, scegliere! E i nostri pensieri e le nostre azioni hanno conseguenze nella nostra vita emotiva!

Verissimo. E non vedo conseguenze negative nella possibilità che ho auspicato. Vedo anzi conseguenze negative nel caso questa possibilità non ci sia, e cioè una società che non tiene conto di un bisogno.

Ma l'umanità ha bisogno di amore autentico!

Certo. La cosa migliore è l'amore autentico. Molto meglio fare sesso all'interno di un rapporto di coppia in cui c'è amore.
Ed è anche molto meglio fare un sacco di cose con amore: lavare i panni con amore, lavorare con amore, mangiare con amore... Senz'altro fare queste cose senza amore è peggio. Ma è sempre meglio che non farle (tutto questo sottintendendo che una prostituta faccia sesso in maniera totalmente asettica, escludendo che possa farlo con piacere ed amore, il che non è affatto scontato).
Fai più del bene a un senza tetto se lo inviti a pranzo facendogli sentire il calore umano, conversando con lui e trattandolo come uno di famiglia o se gli dai un panino mentre è per strada dicendogli "tieni" per poi andartene subito? Sicuramente per lui è più bello essere invitati a pranzo e sentire il calore umano. Ma questo non significa che sia brutto dargli un panino per strada. Se gli dai un panino, intanto il suo stomaco è più pieno; intanto ha avuto il piacere di incontrare una persona che, pur frettolosa, ha deciso di aiutarlo; intanto è più contento che se non ti avesse incontrato.
Analogamente io non ho il potere di fare in modo che tutti i disabili impossibilitati a sedurre una donna godano di quella splendida cosa che è l'amore autentico. Sarebbe bellissimo, ma è impossibile. Forse in futuro la nostra società sarà così evoluta che tutti i disabili avranno un life coach o maestro spirituale che insegna loro a relazionarsi con gli altri, a far innamorare qualcuno/a e a ottenere l'amore vero, o a dimostrare loro come anche senza sesso esista la possiblità di sentirsi completi e felici. Ma al momento non è così, e di sicuro non sarà così per molti altri decenni di sicuro.
Lo so che di base è potenzialmente diseducativo per l'evoluzione personale di una persona fare sesso a pagamento, perché può distogliere dalla ricerca dell'amore autentico. Così com'è diseducativo indurre un adolescente a fumare e ubriacarsi, perché c'è pericolo che si abitui a farlo e in futuro non resca a divertirsi senza bere alcolici e fumare. Ma questo non vale sempre. Tutto dipende dal contesto. Se un novantenne enfisematoso con la terza elementare, e una iniziale demenza che non sa nulla di evoluzione personale e anzi non sa neanche cosa sia mi spiega che fumare una sigaretta al giorno è una delle poche soddisfazioni che gli sono rimaste, io quella sigaretta gliela do.

Giustificare i mezzi per il fine sostiene le atrocità.

Solo se i mezzi sono atroci. Non mi pare che questo sia il caso, e non mi parrà questo il caso finché qualcuno non mi dimostrerà il contrario.

Nei paesi in cui la prostituzione è legalizzata c'è comunque malessere, e le statistiche dicono che c'è comunque una elevata dipendenza da farmaci, elevato uso di alcool e droga, violenza ecc

Quest'affermazione è troppo generica per avere una rilevanza statistica. E anche se ce l'avesse, il fatto che legalizzare la prostituzione non diminuisce la dipendenza da farmaci, alcool, droga, non faccia diminuire la violenza o non curi il diabete non significa che sia sbagliato, visto che lo scopo della legalizzazione della prostituzione è un altro, e cioè eliminare un divieto non giustificato.
Qualche altra parola sull'ordinamento giuridico: anche al di là delle argomentazioni sopra citate (compresa la solidarietà verso i disabili), le leggi servono a ottenere dei risultati, non per affermare la propria ideologia o perché siamo convinti delle proprie teorie educative. Sono favorevole alla legalizzazione della prostituzione come alla legalizzazione della marijuana perché di fatto i prodotti e i servizi con molta richiesta altrimenti vanno a ingrassare la criminalità organizzata, che li distribuisce in forma incontrollata e quindi ancora più nociva. Si può parlare e discutere quanto si vuole; la ragione non è dalla parte mia o tua, ma dalla parte dei fatti. Ed è giusto che il metro di misura che guida il legislatore siano i fatti. Cosa che ahimè troppo spesso non accade.

La prostituzione va sempre a braccetto coi mercati dell'abuso, della violenza, della prepotenza.

No. Non sempre. Tutto questo non c'entra con la fattispecie che stiamo discutendo. Gli abusi sono un'altra cosa. Dietro al mondo della prostituzione certo che ci sono prostitute abusate (così come ci sono lavoratori abusati fra quelli che raccolgono i pomodori, senza che nessuno affermi che "raccogliere pomodori non è un lavoro"). Ma ci sono anche prostitute che fanno questo lavoro per scelta e a loro va benissimo così. E ai loro clienti anche. Intervenire col braccio armato della legge per impedire a delle persone adulte di mettere in atto questa scelta, questo sì che è abuso.

Ma anche la ragazza che dice "ho scelto io di farlo" vai tu a sapere cosa davvero l'ha portata a prostituirsi...

Dipende da qual è la cultura in cui si trova immersa una ragazza. Se so che una prostituta di oggi era inizialmente una suora di clausura, sono portato a pensare "chissà che stravolgimenti ci sono stati nella sua testa per fare questo cambiamento... chissà che pseudo-ribellione avrà pensato di attuare, chissà com'è in subbuglio la sua anima... chissà se si rende davvero conto di ciò che sta facendo".
Se invece una ragazza che si prostituisce per scelta viene ad es. da un paese africano, nel quale ogni donna ha in media 2 rapporti sessuali al giorno con uomini diversi (cosa raccontatami da un missionario che è stato in Africa) non ho problemi a immaginare che per lei non sia un problema.
Ci sono storiacce nel passato di metalmeccanici, fornai, insegnanti di cultura fisica, psicologi, e ci sono metalmeccanici, fornai, insegnanti di cultura fisica, psicologi felici.
Sì, lo so che nel caso di una prostituta es. italiana è molto facile che la sua storia psico-sociale sia una storiaccia. Ma non è detto. Inoltre non bisogna confondere la causa per la conseguenza. Se si scopre che la maggior parte di persone che si veste di verde lo fa perché inconsciamente sta cercando di far pace con lo zio paterno con cui ha litigato, non è che i problemi sociali legati ai litigi con lo zio paterno si risolvono consigliando alla gente di non vestirsi di verde, visto che di per sé vestirsi di verde non è il problema.
La prostituzione è qualcosa di cui tutti vorrebbero non ci fosse bisogno. Ma per adesso non è così. Quindi per adesso evviva le prostitute.

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