Oggi pomeriggio sono andato al Patronato per informarmi sulla possibilità che sia ridotta la retta bimestrale della casa di riposo in cui è domiciliata Milena, mia lontana parente, di cui sono amministratore di sostegno e che ha la residenza a casa di mia nonna. Per avere questa informazione è necessario il calcolo ISE (indice di situazione economica).
La signora del Patronato mi spiega che fra l'altro per il calcolo ISE è necessario conoscere lo stato di famiglia: risulta sola o convivente con mia nonna? Non lo so. Non me lo ricordo. Vado a chiederlo all'anagrafe. Mi presento all'anagrafe, dove è affisso il presunto orario estivo, secondo cui giovedì il "Punto Amico" dovrebbe essere aperto dalle 14.30 alle 18.30. E invece è chiuso, pur essendo le 15.30 circa. Salgo le scale dove ci sono gli altri uffici e saluto Laura, mia vecchia conoscenza; che ci faceva lì ad aspettare? Mi spiega che ha parlato ieri al telefono con un funzionario che le aveva promesso che sarebbe stato lì alle 14.30, ma l'impiegata le aveva spiegato che in realtà tale funzionario sarebbe venuto alle 15.30. Mi rivolgo all'impiegata per informazioni sullo stato di famiglia, e mi risponde che posso anche sentire in quella stanza lì... Entro, chiedo l'informazione che mi serve e mi viene risposto che...
...non possono dirmelo a voce.
La risposta alla mia domanda possono solo stamparla, e con le nuove disposizioni non possono farlo in carta semplice. Ci vuole una marca da bollo da 16 euro.
Ma... guardare sullo schermo e darmi quell'informazione...?
No. Non si può. Il regolamento parla chiaro.
Nell'uscire saluto Laura dicendole "Spero di non ritrovarti quando torno".
Vado a comprare la marca da bollo da 16 euro, torno e Laura è ancora lì. Nel frattempo l'ufficio dove dovevo chiedere lo stato di famiglia di Milena si è occupato. Aspetto circa 20-25 minuti. Poi finalmente entro, poco dopo che anche Laura finalmente può essere udita da quel signore super-ritardatario.
Ecco la marca da bollo. Adesso me lo dite... vabbè, me lo scrivete se Milena ha uno stato di famiglia per conto suo? Ehi. Calma. Devo formulare per iscritto la domanda, e la devo pure motivare. Perché lo voglio sapere? L'anagrafe vuole sapere perché lo voglio sapere. La catena s'interrompe qui: io non voglio sapere perché l'anagrafe lo vuole sapere. Non me ne frega proprio nulla. Formulo la domanda scrivendo sul foglio fornitomi dall'impiegata e glielo consegno. Mi chiede un documento; glielo do. Lo fotocopia. Mi chiede 52 centesimi per diritti di segreteria. Avrà anche quelli.
Finalmente ecco la costosa risposta alla mia domanda: no, non è da sola nello stato di famiglia.
Torno al patronato e, uscita dall'ufficio una ragazza, prima che la porta venga chusa dall'ultimo di un gruppo di persone appena entrate faccio una domanda veloce all'impiegata: dato che Milena non è da sola secondo lo stato di famiglia, conviene far richiesta di scissione del nucleo familiare, giusto? Risposta: se ha un reddito inferiore sì. Quindi sì.
Allora torno all'ufficio del Comune. Per fortuna non c'è nessuno che fa la fila stavolta, e così entro e chiedo se è possibile fare la scissione del nucleo familiare. L'impiegata, già dubbiosa per il fatto che le due donne sono riportate come "affini" (ma che significa? Il marito di mia nonna era cugino di Milena) mi risponde che la cosa va motivata, e che i Vigili andranno a controllare se in quella casa ci sono due bagni, due cucine, due ingressi e due camere, perché la scissione del nucleo familiare dev'essere plausibilmente giustificata; ma se Milena non ci abita lì (ha solo la residenza, e sta in casa di riposo) che senso ha?
Ops. Ho chiesto che senso ha. Ma che cavolo di domande mi vengono in mente? In che nazione sognavo di essere?
Bah, per oggi mi riposo. Si continua domani.
Comunque sarà l'inesperienza o l'ingenuità, ma il rifiuto di darmi un'informazione a voce con offerta di darmela per iscritto a 16 euro pensavo fosse una cosa da caricatura. E invece è il nuovo, tassativo regolamento.
Non geniale parodia, ma demenziale realtà.
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