31 marzo 2012

Gelato: quale ti consiglio?

dal www.gelatigiuseppe.pl
Hai presente quando vieni a sapere che un luogo comune era falso? Se si tratta di un'informazione che influenza molto la tua vita, in quel momento ti dici "Meno male che adesso lo so!"
... e ti viene voglia di diffondere la buona novella (senza proselitismo e senza insistere con chi non
ha alcuna intenzione di capire, certamente).

Da questo punto di vista, grazie a Internet l'informazione circola certamente meglio rispetto a 20 anni fa, ma occorre non avere troppo entusiasmo per le false smentite né per le false notizie, diffuse più o meno in buona fede.

Per quanto mi riguarda, una delle notizie che fa ora parte delle mie conoscenze per mia grande fortuna e voglia di indagare (non mi sono certo fermato al primo blog o al primo post su Facebook per decidere sulla sua veridicità) riguarda qualcosa di molto importante, poiché si tratta di qualcosa che facciamo per tutta la vita tutti i giorni: l'alimentazione.

Come molte persone, adoro il gelato.

Quale gelato mangio e quale ti consiglio?

Lo dedurrai guardando la pagina di presentazione dell'eBook "L'inganno del latte":


NB: la pag non è mia, ma di Viviana e Leonardo e ti prego di non badare alla scritta "attenzione: questa pagina potrebbe essere oscurata da un momento all'altro"... questo giochino di far finta di essere eroi che rischiano la censura su Internet lo trovo veramente infantile. Quanto agli altri prodotti di Viviana e Leonardo non posso dire nulla, perché non li conosco.

AGGIORNAMENTO 2.9.2013:

...Bah, diciamo che il link sopra serve per spiegarti PERCHÉ ti consiglio un certo tipo di gelato. Di quale si tratta di sicuro l'hai già capito: il gelato vegano.

E allora colgo l'occasione per farti un ottimo esempio di gelato vegano a marchio Coop che ho scoperto recentemente: si chiama Bene sì. Non contiene latte e neanche soia, e quindi risulta più leggero.

NB: Non tutti i prodotti della linea "Bene Sì" sono privi di sostanze animali. Io garantisco per questi due gelati cacao - nocciola e banana - fragola.

15 marzo 2012

Battute blasfeme e senza senso sulla sofferenza degli animali

Di tanto in tanto ho visto che qualcuno invia su Facebook una battuta che prende in giro le persone che si impegnano a far valere i diritti degli animali. Oggi ad esempio c'era (anzi, ci ri-era) questa:

"Ogni giorno migliaia di piante innocenti vengono uccise e torturate dai vegetariani... Aiutaci anche tu a fermare questa violenza!!! Oggi mangia una bistecca!!!"

Uno pseudo-umorismo di nessun valore:

- La battuta è vecchia

- Anche se non fosse vecchia sarebbe comunque di cattivo gusto

- Anche se non fosse vecchia e di cattivo gusto sarebbe comunque di per sé decisamente banale

- Anche se non fosse vecchia, di cattivo gusto e banale mancherebbe di un elemento fondamentale per potersi candidare a battuta spiritosa: avere un senso. Infatti non ce l'ha, perché chi mangia la bistecca contribuisce all'uccisione di un essere che rispetto a una pianta ha una sensibilità molto più vicina a quella umana (cosa importante, visto che la pietà per gli altri esseri nasce dall'interpretazione del dolore degli altri come analogo al proprio), e contribuisce molto probabilmente anche al suo maltrattamento (il 95% circa degli allevamenti sono intensivi). Se una persona è talmente sensibile da non voler uccidere dei vegetali per alimentarsi, esiste una soluzione a portata di mano che non è uccidere animali, ma adottare un'alimentazione fruttariana (cosa che molti fanno, e godono di ottima salute).

Allora ecco quali sono i fattori che possono spingere a inviare o condividere battute del genere, alle spalle di esseri che soffrono e alle spalle delle persone sensibili a queste ingiustizie (e per esserlo è sufficiente evitare di tenere la testa sotto terra, a meno di essere malati di sadismo): lentezza, stupidità, ignoranza, superficialità.

Un Facebook-Friend, in risposta a un mio commento su un'immagine che conteneva la suddetta battuta ha risposto: "Non credo di aver riflettuto su tutte queste cose nel momento in cui ho deciso di condivedere questa foto, ma la trovo simpatica e di risposta ai tantissimi spot grafici in cui ti fanno sentire un essere tremendo perche mangi carne"

Io invece:

- Trovo opportuno riflettere prima di postare/condividere qualcosa, se riflettere è necessario a non essere blasfemi, cioè a non ridicolizzare la sofferenza di esseri la cui percezione del dolore è del tutto analoga alla nostra. Il modo in cui comunichiamo ha un effetto non solo sulla sensibilità degli altri, ma anche sull'inflazionamento e la desensibilizzazione generale a una problematica, e questo vale anche quando cazzeggiamo.

- Trovo quella battuta antipatica e offensiva

- Credo che se per un istante riescono a farti sentire un essere tremendo per il fatto che mangi carne, questo non rappresenta per te un grande problema: basta che volti la testa e la ri-infili nella sabbia: potrai tranquillamente tornare a mangiare carne con la coscienza a posto.

11 marzo 2012

"Ma gli islamici in Italia possono fare... Ma se noi andiamo nei paesi islamici non possiamo fare..."

Quant'è stupido 'sto genere di discorsi, e quante volte si sente dire.

"Gli arabi, se vengono in Italia possono fare quello che vogliono [non è vero, perché andare a giro col viso coperto è vietato e il burka non fa eccezione]... non dovremmo permetterglielo, perché se noi andiamo in un paese islamico non ci è permesso neanche portare una collana con una croce..."

Insomma, secondo chi ragiona così il legislatore italiano dovrebbe fare delle leggi dettate dallo spirito di rivalsa di un bimbo di 4 anni.

È un po' avvilente che ci sia bisogno di spiegare una cosa del genere a degli adulti. ma visto che di tanto in tanto vedo che purtroppo ce n'è bisogno, ecco qua:

il legislatore italiano è chiamato a varare leggi che siano di per sé giuste, e non leggi-vendetta. Se in una nazione diversa dalla mia vige una legge che io ritengo stupida e incivile, questo non suggerisce l'opportunità che io, nella mia nazione, vari una legge "di risposta" altrettanto stupida e incivile.

Faccio anche chiarezza su quanto sia cialtrone parlare in questi casi in prima persona plurale e in terza persona plurale ("noi"... "loro"...):

le conseguenze svantaggiose di una ipotetica legge-vendetta (il cui varo sarebbe degno di una puntata di South Park) ricadrebbero non sui membri del governo autore della legge a cui si sta rispondendo, ma sui cittadini immigrati che non c'entrano nulla.

Facile, no?

(No eh? Sigh.)

09 marzo 2012

"Non giudicare" ? Impossibile.

Decine di volte ho sentito dire o letto che non bisogna giudicare le persone, non bisogna giudicare dalle apparenze, chi giudica è un presuntuoso, etc.

In verità, per una persona fisiologicamente in grado di emettere un giudizio (condizione indispensabile per potersi ritenere sani) è impossibile non giudicare.

Indipendentemente dalla nostra volontà, il nostro cervello emette velocemente una risposta a ogni informazione che raggiunge la coscienza. In particolare, quando ha ricevuto informazioni su un comportamento che secondo il nostro sistema di valori è suscettibile di giudizio etico, il cervello classifica tale comportamento come giusto o sbagliato, ovvero "giudichiamo".
Se ci risulta difficile classificare questo comportamento perché ci sembra che stia al confine fra l'eticamente accettabile e l'eticamente non accettabile, ci sentiamo impossibilitati a giudicare e per questo ci sentiamo un po' in crisi, un po' interdetti, quasi imbambolati, magari per qualche secondo. E abbiamo bisogno di rielaborare le informazioni confrontandole col proprio sistema di valori per decidere il nostro giudizio.

...Che è una normale e fisiologica attività della nostra neurologia, e che è assurdo ritenere sbagliata perché segno di presunzione.

Del resto un'affermazione del tipo "Non hai diritto di giudicare questa persona solo perché ha fatto X: è liberissima di farlo senza dover rendere conto a nessuno" è essa stessa un giudizio. Di "assoluzione", ma pur sempre un giudizio.

Il fatto che la propria opinione sulla legittimità di un comportamento (e non solo) possa essere esternata solo quando l'educazione lo richiede è un altro discorso, così come l'opportunità di informarsi bene prima di trarre deduzioni sicure.

Insomma, almeno nei casi in cui si sta parlando di etica, alla famosa domanda "Chi sei tu per giudicare?" la risposta più adeguata è "Una persona che ha un cervello funzionante e quindi capacità di emettere un giudizio".

08 marzo 2012

Come su Bastabugie.it è raffigurato il tipico gay

Oggi è l'8 marzo 2012, e alla pagina http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2187 vedo un articolo del sito indicato come del 9 marzo 2012.
Il sito si chiama "Basta bugie". Cominciamo bene. Scherzi a parte, l'autore dell'articolo dice il vero nello sbugiardare alcune affermazioni di Lucia Annunziata su omosessualità e diritto al funerale in Chiesa, e sui criteri che determinano questi diritti fa chiarezza. Tutt'altro che chiarezza fa invece l'immagine che correda l'articolo:
siccome si parla di gay, viene raffigurato un uomo truccato da donna. Sicuramente la sfumatura verde sulla zona degli occhi normalmente bianca, che fa un po' alieno, è un difetto della foto, ma a 'sto punto non può non aggiungere suggestione a questo personaggio chiamato a raffigurare il "tipico gay". Il tipico gay, invece, è un uomo con un look "normalissimo". La scelta di questa immagine serve a ridicolizzarlo, e di fatto invia al lettore un messaggio falso... Basta bugie.


Veganesimo non significa antispecismo

La mia scelta di stile di vita vegano è dovuta a motivi salutistici ed etici. Riguardo ai motivi etici, ritengo importante una puntualizzazione che mi distingue dagli anti-specisti:

Essere vegano NON significa essere antispecista.

Almeno secondo la definizione di Wikipedia di antispecismo, l'approccio antispecista, attribuendo anche agli animali le le capacità di sentire, interagire e manifestare una volontà, di intrattenere rapporti sociali, sostiene l'opportunità di equiparare lo status etico degli animali a quello degli umani (per brevità ho evitato ed evito di solito un linguaggio che fa uso di termini del tipo "animali non umani").

Credere che tutti gli animali meritino rispetto né più, né meno che l'uomo? Quindi anche equiparare una formica a una persona?
Io per dire quanto grande o piccolo è il rispetto che si merita un essere vivente devo interrogare di volta in volta la mia sensibilità, che si basa sulla complessità dell'essere vivente, sulla simpatia che provo per lui e sul suo comportamento.

In generale si può dire che ritengo quasi sempre un essere umano come superiore a tutti gli animali (ho detto "quasi", perché purtroppo esistono molti esseri umani il cui comportamento li classifica ai miei occhi ben al di sotto di tanti simpaticissimi ed affettuosi animali).

Non sostengo ipocritamente (o pazzamente) che "siamo tutti uguali". Sostengo che

credere di essere superiore ad un'altra creatura non mi fa sentire necessariamente autorizzato a ucciderla o a maltrattarla.

Per questo ritengo che, quando non c'è bisogno di uccidere e maltrattare gli animali, sia doveroso non farlo. Ad esempio, siccome non c'è bisogno di alimentarsi con prodotti animali, né di comprare o usare abiti o altri oggetti per fabbricare i quali è stato ucciso o maltrattato un animale, credo sia doveroso non farlo.

Sono volutamente rimasto vago dicendo "non c'è bisogno" senza specificare "bisogno di cosa", perché ognuno ha diritto di classificare qualcosa come "bisogno-diritto" o come "capriccio" a seconda della propria sensibilità.
Ad esempio, io ritengo di aver diritto a dormire sonni tranquilli, e questo mi fa sentire autorizzato ad ammazzare una zanzara, se mi ronza intorno mentre sono a letto; ritengo di aver diritto di uscire di casa anche solo per il gusto di fare una passeggiata, e questo mi fa sentire autorizzato a rischiare di pestare e quindi uccidere involontariamente qualche insetto.

L'antispecismo mi pare proprio contro natura, tant'è vero che mi rimane difficile pensare che esistano persone che oltre a dichiarare di essere antispeciste lo siano veramente.

Ogni animale ha la tendenza a difendere prima di tutto sé stesso e la propria stirpe, poi la propria specie, e poi, se gli ci rientra, le altre. Se deve scegliere chi difendere fra due animali di altra specie, sceglie quello che gli sembra somigliare di più alla propria (per motivi fisici, caratteriali o fiscali). Una persona che si professa antispecista sostiene che

"Non esistono animali di serie A e animali di serie B".

Non è difficile capire perché questa è una sciocchezza alla quale, se una persona è sana, non può credere veramente. Su Facebook ho letto un messaggio di un ragazzo che si professava antispecista. Raccontava che quando toglie le zecche dal proprio cane, cerca di farlo senza ucciderle, e che quando le uccide gli dispiace. Questa è tutt'altro che una testimonianza di antispecismo così come viene di solito definito, visto che (per fortuna) sussiste la preferenza di rischiare di uccidere le (numerose) zecche piuttosto che lasciarle addosso al proprio (singolo) cane. Seguendo l'etica antispecista, dovrebbe adoperarsi per toglierle con la maggiore probabilità possibile di salvarle, e cioè togliere  al cane ogni volta un lembo di cute!

Non solo per seguire l'etica antispecista si dovrebbe evitare di uscire di casa per non rischiare di pestare una formica (osservazione che a volte gli onnivori rivolgono agli "animalisti" confondendo l'animalismo con l'antispecismo): una volta entrati nella logica secondo cui si è formato il pensiero antispecista, non si vede perché non bisognerebbe essere "anti-regnista" sostenendo che non c'è motivo per cui i regni animale, vegetale, dei funghi, cromalveolati, protisti, batteri, archei siano popolati da esseri con pari dignità e diritto di vivere. Infatti, secondo la stessa logica con cui si è arrivati a dire "Se un essere vivente è piccolo e diverso non significa che valga di meno" si potrebbe dire "Se un essere vivente è costituito da cellule di tipo diverso da quelle nostre (o da una sola cellula diversa dalle nostre) non significa meriti meno rispetto". Altro passo, perfettamente in linea con la stessa logica è l'estensione del rispetto ai virus: "Se un essere vivente non è in grado di riprodursi autonomamente non significa che non debba essere considerato vivente... è solo un vivente che ha bisogno di aiuto".

Ma anche senza spingersi così oltre e rimanendo sul rispetto degli animali, che secondo l'antispecismo avrebbero pari diritto di essere rispettati indipendentemente dalla loro specie, e ai quali dovrebbe essere riconosciuto un diritto alla vita pari a quello delle persone, l'antispecista "vero" dovrebbe sostenere che siccome è impossibile per l'intera razza umana scongiurare il rischio di uccidere accidentalmente alcuni piccoli insetti durante il cammino all'aperto (se non lo fai tu decidendo di rimanere in casa a vita deve farlo qualcun altro al posto tuo per portarti il cibo), e siccome statisticamente è chiaro che il numero di questi incidenti nel corso di una vita umana è maggiore di 1 anche se una persona sta molto attenta, allora sarebbe doveroso per l'antispecista uccidere quanti più grandi animali possibile, umani inclusi, per salvare i piccoli insetti, e rimanere in vita soltanto per poter perpetrare quest'eroico sterminio grazie al quale, a conti fatti, vengono salvate più vite di quante ne vengono eliminate.
L'utopia sarebbe riuscire a provocare la morte di tutti i grandi animali esistenti sulla terra e tutte le persone, e poi suicidarsi... Ma prima chiedendo scusa. Agli insetti che non è riuscito a salvare, intendo.

AGGIORNAMENTO del 29.01.2017
 
Ho appena constatato la permalosità di chi amministra la pagina FB sedicente antispecista "Veganzo" discutendo sulla sperimentazione animale. A meno che non sia stata cancellata, il link alla discussione è questo.
Comunque sia la riporto qui sotto (clicca sull'immagine per ingrandirla):


04 marzo 2012

Anche le persone famose sono persone

Lucio Dalla
Il cantante Lucio Dalla, morto il 1° marzo 2012
È purtroppo diffusa l'abitudine di percepire un personaggio pubblico come una persona necessariamente privilegiata in tutti gli aspetti della vita, una persona che non soffre, oppure che soffre, ma dopo pochi minuti o secondi tutto sarà passato, giusto il tempo di non sentirne più parlare dai mass media; una persona che, nei pochi momenti in cui sta male, forse fa finta; una persona di cui comunque non vale la pena preoccuparsi, perché siccome guadagna (o ha guadagnato) molto, oppure è stato in televisione, allora la sua sofferenza è niente in confronto a quella di molti altri.
Quando poi muore, il fatto che ci siano programmi televisivi dedicati a questo personaggio significa che gli si sta dando troppa importanza, e che ben altre sono le persone di cui si dovrebbe parlare; i suoi parenti e gli amici stretti, siccome sono parenti e amici di una persona celebre, si possono trattare esattamente alla stessa stregua: in qualche modo avranno avuto, di riflesso, così tanto benessere che senza timore di sembrare blasfemi ci si può permettere, il giorno stesso del funerale, di fare battute spiritose o pronunciarsi con un commento superficiale, sciatto e basato sul nulla, tipo "Adesso dico anche la mia: mi stava antipatico, era ridicolo, ipocrita, etc". Poco importa se queste parole finiranno sotto gli occhi dei suoi cari: l'offesa che a loro porteranno sarà niente rispetto a tutti i privilegi di cui hanno potuto godere grazie all'aver avuto a che fare con quell'individuo. Ancora meno importa se il commento andrà sotto gli occhi di chi, pur non avendo conosciuto direttamente questa persona, ci si sentiva legato e nutriva nei suoi confronti un grande senso di gratitutine.

E invece no.

Siccome anche i personaggi pubblici sono persone, siccome anch'essi soffrono, così come soffrono i parenti, gli amici, e anche i fan alla notizia della sua morte, buona educazione sarebbe avere, almeno in quel momento e nei giorni successivi, comportarsi come se se ne fosse andata una persona comune.

Del resto la morte accomuna tutti. Quindi non vedo perché mai, a meno di non aver compiuto imperdonabili crimini, non dovrebbe accomunarci il diritto al rispetto.
Buon compleanno, Lucio.

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