08 marzo 2012

Veganesimo non significa antispecismo

La mia scelta di stile di vita vegano è dovuta a motivi salutistici ed etici. Riguardo ai motivi etici, ritengo importante una puntualizzazione che mi distingue dagli anti-specisti:

Essere vegano NON significa essere antispecista.

Almeno secondo la definizione di Wikipedia di antispecismo, l'approccio antispecista, attribuendo anche agli animali le le capacità di sentire, interagire e manifestare una volontà, di intrattenere rapporti sociali, sostiene l'opportunità di equiparare lo status etico degli animali a quello degli umani (per brevità ho evitato ed evito di solito un linguaggio che fa uso di termini del tipo "animali non umani").

Credere che tutti gli animali meritino rispetto né più, né meno che l'uomo? Quindi anche equiparare una formica a una persona?
Io per dire quanto grande o piccolo è il rispetto che si merita un essere vivente devo interrogare di volta in volta la mia sensibilità, che si basa sulla complessità dell'essere vivente, sulla simpatia che provo per lui e sul suo comportamento.

In generale si può dire che ritengo quasi sempre un essere umano come superiore a tutti gli animali (ho detto "quasi", perché purtroppo esistono molti esseri umani il cui comportamento li classifica ai miei occhi ben al di sotto di tanti simpaticissimi ed affettuosi animali).

Non sostengo ipocritamente (o pazzamente) che "siamo tutti uguali". Sostengo che

credere di essere superiore ad un'altra creatura non mi fa sentire necessariamente autorizzato a ucciderla o a maltrattarla.

Per questo ritengo che, quando non c'è bisogno di uccidere e maltrattare gli animali, sia doveroso non farlo. Ad esempio, siccome non c'è bisogno di alimentarsi con prodotti animali, né di comprare o usare abiti o altri oggetti per fabbricare i quali è stato ucciso o maltrattato un animale, credo sia doveroso non farlo.

Sono volutamente rimasto vago dicendo "non c'è bisogno" senza specificare "bisogno di cosa", perché ognuno ha diritto di classificare qualcosa come "bisogno-diritto" o come "capriccio" a seconda della propria sensibilità.
Ad esempio, io ritengo di aver diritto a dormire sonni tranquilli, e questo mi fa sentire autorizzato ad ammazzare una zanzara, se mi ronza intorno mentre sono a letto; ritengo di aver diritto di uscire di casa anche solo per il gusto di fare una passeggiata, e questo mi fa sentire autorizzato a rischiare di pestare e quindi uccidere involontariamente qualche insetto.

L'antispecismo mi pare proprio contro natura, tant'è vero che mi rimane difficile pensare che esistano persone che oltre a dichiarare di essere antispeciste lo siano veramente.

Ogni animale ha la tendenza a difendere prima di tutto sé stesso e la propria stirpe, poi la propria specie, e poi, se gli ci rientra, le altre. Se deve scegliere chi difendere fra due animali di altra specie, sceglie quello che gli sembra somigliare di più alla propria (per motivi fisici, caratteriali o fiscali). Una persona che si professa antispecista sostiene che

"Non esistono animali di serie A e animali di serie B".

Non è difficile capire perché questa è una sciocchezza alla quale, se una persona è sana, non può credere veramente. Su Facebook ho letto un messaggio di un ragazzo che si professava antispecista. Raccontava che quando toglie le zecche dal proprio cane, cerca di farlo senza ucciderle, e che quando le uccide gli dispiace. Questa è tutt'altro che una testimonianza di antispecismo così come viene di solito definito, visto che (per fortuna) sussiste la preferenza di rischiare di uccidere le (numerose) zecche piuttosto che lasciarle addosso al proprio (singolo) cane. Seguendo l'etica antispecista, dovrebbe adoperarsi per toglierle con la maggiore probabilità possibile di salvarle, e cioè togliere  al cane ogni volta un lembo di cute!

Non solo per seguire l'etica antispecista si dovrebbe evitare di uscire di casa per non rischiare di pestare una formica (osservazione che a volte gli onnivori rivolgono agli "animalisti" confondendo l'animalismo con l'antispecismo): una volta entrati nella logica secondo cui si è formato il pensiero antispecista, non si vede perché non bisognerebbe essere "anti-regnista" sostenendo che non c'è motivo per cui i regni animale, vegetale, dei funghi, cromalveolati, protisti, batteri, archei siano popolati da esseri con pari dignità e diritto di vivere. Infatti, secondo la stessa logica con cui si è arrivati a dire "Se un essere vivente è piccolo e diverso non significa che valga di meno" si potrebbe dire "Se un essere vivente è costituito da cellule di tipo diverso da quelle nostre (o da una sola cellula diversa dalle nostre) non significa meriti meno rispetto". Altro passo, perfettamente in linea con la stessa logica è l'estensione del rispetto ai virus: "Se un essere vivente non è in grado di riprodursi autonomamente non significa che non debba essere considerato vivente... è solo un vivente che ha bisogno di aiuto".

Ma anche senza spingersi così oltre e rimanendo sul rispetto degli animali, che secondo l'antispecismo avrebbero pari diritto di essere rispettati indipendentemente dalla loro specie, e ai quali dovrebbe essere riconosciuto un diritto alla vita pari a quello delle persone, l'antispecista "vero" dovrebbe sostenere che siccome è impossibile per l'intera razza umana scongiurare il rischio di uccidere accidentalmente alcuni piccoli insetti durante il cammino all'aperto (se non lo fai tu decidendo di rimanere in casa a vita deve farlo qualcun altro al posto tuo per portarti il cibo), e siccome statisticamente è chiaro che il numero di questi incidenti nel corso di una vita umana è maggiore di 1 anche se una persona sta molto attenta, allora sarebbe doveroso per l'antispecista uccidere quanti più grandi animali possibile, umani inclusi, per salvare i piccoli insetti, e rimanere in vita soltanto per poter perpetrare quest'eroico sterminio grazie al quale, a conti fatti, vengono salvate più vite di quante ne vengono eliminate.
L'utopia sarebbe riuscire a provocare la morte di tutti i grandi animali esistenti sulla terra e tutte le persone, e poi suicidarsi... Ma prima chiedendo scusa. Agli insetti che non è riuscito a salvare, intendo.

AGGIORNAMENTO del 29.01.2017
 
Ho appena constatato la permalosità di chi amministra la pagina FB sedicente antispecista "Veganzo" discutendo sulla sperimentazione animale. A meno che non sia stata cancellata, il link alla discussione è questo.
Comunque sia la riporto qui sotto (clicca sull'immagine per ingrandirla):



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10 commenti:

Rita ha detto...

Ciao Marco,
ma l'antispecismo non è affatto quello che descrivi tu. A parte che esistono vari tipi di antispecismo (ad esempio l'antispecismo metafisico di Singer e Regan che parte interamente da considerazioni morali è diverso da quello politico), ma poi non bisogna confondere l'azione con il gesto involontario.
C'è una bella differenza tra il pestare un insetto volontariamente e il farlo involontariamente. Tra l'uccidere una formica per l'effetto del mio andare in macchina e l'allevare maiale per farci le salsicce. Lo capisci da solo, no? L'antispecismo non si oppone all'effetto accidentale delle azioni, ma all'azione diretta di sfruttare le altre specie.
L'attenzione ossessiva affinché con i propri gesti non si uccida nessuna forma di vita appartiene ad esempio ai giainismo, che con l'antispecismo non c'entra davvero nulla. O al limite rientra nel rango delle scelte valoriali del singolo che può decidere di vivere prestando un'attenzione massima a qualsiasi forma di vita.
Il pensiero antispecista semplicemente si concretizza nel lottare per la liberazione dell'animale (tanto dell'animale umano, quanto di quello non umano) e per porre fine allo sfuttamento indiscriminato del vivente da parte dell'uomo. Tutto qui.
Che poi sia impossibile vivere ad impatto zero, ossia non provocare nessuna morte accidentale con il proprio semplice muoversi nel mondo, mi pare ovvio, ma questo non vuol dire che sia impossibile dichiararsi ed essere antispecisti.
Invece che tra veganismo ed antispecismo ci sia differenza sono d'accordo con te: si può essere vegani per motivi salutistici, per motivi finanche religiosi, ma disinteressarsi completamente della liberazione animale.
Ripeto in sintesi: l'antispecismo è la lotta per la liberazione del vivente (compreso l'uomo) dallo sfruttamento. Tutto il resto non c'entra nulla.
Un saluto.

Marco ha detto...

Quindi in nessuna accezione di "antispecismo" questa parola è da intendersi come "equiparazione dei diritti di tutti gli animali, uomo compreso" ?

Rita ha detto...

Sì invece. L'equiparazione dei diritti di tutte le specie animali, uomo compreso, è esattamente ciò per cui l'antispecista lotta, ma non vedo il nesso con il fatto che accidentalmente si continui comunque a provocare la morte di esseri viventi.
Mi spiego meglio: tutti gli esseri umani hanno (o almeno dovrebbero avere) il medesimo diritto alla vita. Se poi andando in macchina faccio un incidente e provoco la morte ACCIDENTALE di un essere umano (o di un animale) questo non significa che io abbia leso i suoi diritti o che lo abbia in qualche modo discriminato e sfruttato. Semplicemente si è tratto di un incidente, di un effetto di una mia azione - l'andare in macchina - non voluto.
Insomma, io resterei nel semplice concetto che antispecismo significhi voler porre fine allo sfruttamento del vivente, animale o uomo che sia. Tutto il resto son sofismi. Intanto pensiamo alla liberazione animale ed umana, alla fine degli allevamenti, stabulari per la vivisezione, zoo, circhi ed ogni altra forma di assoggettamento di esseri senzienti da parte dell'uomo, poi al limite mi preoccuperai anche della responsabilità del singolo di cercare di arrecare meno dolore e sofferenza possibili anche come effetto delle proprie azioni che non sono direttamente connesse alla volontà di sfruttare.
Per "equiparazione dei diritti di tutti gli animali, uomo compreso" si intende il diritto alla vita, a vivere in pace, liberi, senza sfruttamento e prigionia. Non significa però che se incontro un orso in una foresta che mi sta aggredendo io non abbia il diritto di difendermi per la mia stessa sopravvivenza. Esattamente come farei del resto qualora fosse un altro essere umano ad aggredirmi.
E antispecismo non significa nemmeno non riconoscere le diversità tra le specie: esse ci sono e sono evidenti. Un uomo non è un cane, un cane non è una formica. Ma tutti abbiamo il medesimo valore inerente della vita che andrebbe rispettato ed il diritto di vivere questa vita secondo quelle caratteristiche di specie che ci sono proprie. Rispettare la vita non significa arrivare all'estremismo della religione giainista per cui non ci si lava per non distruggere i batteri, ma semplicemente non usare la vita, non strumentalizzarla, non imprigionarla, non allevarla, non piegarla ad uso e consumo di una specie - nella fattispecie nostra - che si arroga il diritto di poter disporre di altri esseri viventi.
Non mi sembra un concetto inapplicabile nella realtà. Tu stesso, da vegano quale sei, lo stai applicando. Ho letto che non mangi animali, né derivati, né ti vesti con abiti derivati dallo sfruttamento animale. Sei un antispecista senza saperlo. :-D
Che poi sia impossibile vivere ad impatto zero questo non rende la nostra battaglia meno significativa o meno legittima.
Mi sembra che tu nel tuo articolo abbia inteso l'antispecismo come la volontà di salvare tutti gli animali sulla terra. Non è così. L'antispecismo vuole liberare gli animali dallo sfruttamento da parte dell'uomo. Dargli il diritto alla vita che finora abbiamo ritenuto legittimo solo per la nostra specie.
La morte, il dolore, le malattie, la sofferenza sono ineliminabili, continueranno ad esistere.
Guarda io ti consiglio tre testi fondamentali per comprendere meglio l'antispecismo: Liberazione animale di Peter Singer, I diritti animali di Tom Regan, Al di là della natura. Gli animali, il capitale e la libertà di Marco Maurizi.
Grazie, un saluto.

Marco ha detto...

L'equiparazione dei diritti degli uomini con i diritti di qualsiasi animale influisce, mi pare logico, su come eventualmente ci premuniamo per impedire che si verifichino episodi anche accidentali in cui muoiono degli animali: se so già che in media una persona uscendo di casa ucciderà in un anno migliaia di formiche, essendo antispecista dovrei adoperarmi con tutti i mezzi per far sì che quella persona non esca di casa. E se non ci riesco, dovrei sentirmi legittimato ad ucciderla, perché è preferibile la morte di un essere vivente piuttosto che migliaia di esseri viventi, se la loro vita ha lo stesso valore.
Altro esempio: se ho un mano un'arma da fuoco e vedo da lontano un bimbo sta per pestare (volontariamente oppure no) due cavallette innocenti, dovrei sparare al bambino se questo fosse l'unico modo per salvarle.
Insomma, se tutti gli animali, dai moscerini all'uomo, hanno lo stesso valore, allora nelle situazioni (accidentali oppure no) in cui c'è purtroppo da scegliere chi deve vivere e chi deve morire, l'unico metro decisionale è la quantità.

Rita ha detto...

Mi sembra che questo tuo ragionamento però sposti il problema dalla vera emergenza della società attuale che è lo sfruttamento sistematico degli animali a quello della tutela. Dare i diritti agli animali significa lottare affinché la vita di tanti esseri senzienti sia considerata vita e non risorsa rinnovabile, non oggetto, non cosa.
Il discorso sulla tutela è un altro. Non possiamo riuscire a tutelare ogni insetto, sarebbe impossibile. Però possiamo smettere di allevarli per studiarli nei laboratori, per mangiarli. L'antispecismo al momento si preoccupa di questo.
L'antispecismo, come tutte le teorie, non è una teoria perfetta, ma perfettibile. Bisogna tendere a qualcosa, ad un fine pure se poi risulterà inapplicabile in ogni sua diramazione.
Di problematiche noi antispecisti ce ne poniamo tante: ad esempio immaginando e lottando per un futuro in cui non si alleveranno più animali per essere mangiati, ci domandiamo cosa daremo da mangiare ai gatti e cani, due specie che ormai si sono addomesticate. Sono consapevole del fatto che la rivoluzione sociale che proponiamo abbia tanti "se" e "ma" irrisolti, ma, ripeto, il fatto che non sia attuabile tutelare la vita di ogni minuscolo insetto non rende il concetto dell'antispecismo meno valido.
Ripeto, io mi atterrei al discorso che continuare a sfruttare esseri senzienti così come stiamo facendo è orribile e che bisognerà porvi rimedio.
Al bambino del futuro gli si insegnerà a non pestare volontariamente gli insetti (ma poi perché del futuro, io non ho figli, ma se li avessi di certo gli insegnerei il rispetto per ogni creatura). L'azione accidentale invece non conta. Non è colpa nostra se esistono specie così vulnerabili come gli insetti. Un conto è ucciderli volontariamente, un altro involontariamente. Per diritti animali si intende il diritto a vivere liberi, in pace, a non venire catturati, imprigionati, allevati dall'uomo. Lasciare che vivano la loro vita. Non mi sembra un concetto tanto astruso.
I diritti che ha la specie umana sono tanti e di certo non sarà necessario estenderli proprio tutti agli animali perché alcuni diritti dell'uomo sono importanti solo per lui. Noi, per dire, abbiamo il diritto al voto, agli animali di questo non importerà. Per diritti animali si intende il semplice diritto a vivere in pace la loro esistenza secondo quelle caratteristiche di specie che le sono proprie.

Vorrei ti fosse chiaro che io non ti scrivendo per criticare o giudicare le tue perplessità che, anzi, donotano certamente una significativa sensibilità e volontà di riflettere sulla questione e che non reputo affatto stupide, tutt'altro.
Solo che l'antispecismo si preoccupa di determinate problematiche che al momento almeno non sono quelle da te prese in considerazione.
Ripeto, abbiamo tanta strada davanti a noi da percorrere, ora pensiamo a destrutturare questa società in cui è considerato "normale" allevare, sfruttare e uccidere migliaia di esseri senzienti al giorno. Ridiamo agli animali il loro status di vivente e non di cosa, risorsa rinnovabile. Restituiamogli la dignità che merita. Ma di certo non possiamo impedire ad un uomo di uscire di casa affinché non pesti per sbaglio le formiche, altrimenti noi stessi ci imprigioneremmo in una ragnatela che abbiamo costruito.
Del resto mica possiamo impedire che gli elefanti camminino perché schiacciano le formiche? Non possiamo farci niente se le dimensioni di alcune specie, tra cui la nostra, al solo passaggio sulla terra possono uccidere altre vite. Possiamo invece fare molto per evitare lo sfruttamento sistematico (e sistemico).

Marco ha detto...

Biancaneve, so che esistono al mondo temi più importanti del linguaggio (e infatti io non mi occupo solo di linguaggio), ma questo mio articolo parlava di linguaggio. E se dici "Io sono antispecista", io ti chiedo cosa significa e tu mi rispondi "Antispecismo = la vita di un animale ha lo stesso valore della vita dell'uomo", io capisco che uccidere una formica (volontariamente o involontariamente) è una tragedia che ha lo stesso valore dell'uccidere una persona (volontariamente o involontariamente). Tutto qui.
Quello che hai descritto tu mi pare sia "animalismo", non "antispecismo", per i motivi che ho spiegato.

Rita ha detto...

Esistono però tragedie ineliminabili ed altre di cui potremmo e dovremmo farci carico.
L'antispecismo ha una base teorica più estesa dell'animalismo perché si pone come liberazione anche dell'animale uomo.
Molti animalisti ad esempio sono razzisti o omofobi, sessisti.

Rita ha detto...

P.S.:
comunque è molto interessante questo tuo blog, ho letto altri articoli e mi piace molto la tua maniera di ragionare. Posso condividere o meno alcuni tuoi ragionamenti, ma almeno sono ragionamenti, merce rara di questi tempi. ;-)

Marco ha detto...

Grazie per il tuo apprezzamento! Come avrai visto ho 2 newsletter (mooolto aperiodiche): una per gli aggiornamenti di questo blog e una per gli aggiornamenti di Psicoperformance.com... (vedi i 2 form sulla destra).. se non l'hai già fatto iscriviti!

Rita ha detto...

OK, fatto. :-)

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