Mi pare abbastanza evidente che i vaccini siano fra le migliori invenzioni del ventesimo secolo, che hanno salvato e continuano a salvare milioni di persone dalla morte e dalla disabilità di varie malattie virali.
La disinformazione, che in generale trovo odiosa, è da condannare soprattutto in argomenti di vitale importanza come quello della salute. Purtroppo esistono fazioni di anti-vax, cioè antivaccinisti, e di free-vax, cioè sostenitori della libertà di vaccinare oppure no i propri figli anche per malattie potenzialmente pericolosissime.
Purtroppo esistono pseudo-scienziati e pseudo-studiosi come quelli di cui ho parlato in questo articolo e in quest’altro, che con il loro carisma e la loro abilità di dare un tono scientifico a ciò che dicono influenzano migliaia di persone instillando loro il dubbio sul fatto che vaccinarsi sia buona cosa, e soprattutto dubbi irrazionali sulla bontà delle informazioni e raccomandazioni provenienti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai canali istituzionali della propria nazione.
Ma come sostengo da tempo, la colpa della scarsa fiducia di alcune persone nei confronti delle fonti istituzionali non è sempre e solo dei ciarlatani, delle medicine non scientifiche e di tutto ciò che si presenta come alternativo o avverso nei confronti della "medicina ufficiale", così chiamata con accezione dispregiativa.
A volte è colpa della malasanità, intesa come errore medico. Ma si sa, l’imperizia di un operatore non può invalidare la scienza medica, se non nella testa del protagonista della vicenda e dei suoi cari, impossibilitati ad essere razionali a causa della comprensibile emotività.
Altre volte invece - ed è qui che mi voglio soffermare - è colpa della malasanità intesa ,però, in un altro senso, e cioè la cattiva o inesistente comunicazione fra gli erogatori del servizio e i pazienti, o la cattiva o inesistente comunicazione fra gli enti pubblici deputati alla tutela della salute. Cattiva comunicazione che spesso rimane tale nonostante i solleciti, che dovrebbero essere sufficienti a risolvere una eventuale svista. Ecco che non dobbiamo stupirci se in occasione di certi episodi qualcuno inizia a nutrire dubbi sulla buona fede degli operatori e dubbi sulla bontà di una pratica medica.
Ne è un esempio il caso che sto per riportare, in cui la sicurezza di un vaccino è stata probabilmente messa in dubbio da migliaia di lettori di una giornalista che non ha fatto disinformazione, ma ha raccontato un fatto. Dubbio che forse si sarebbe potuto evitare se gli enti preposti si fossero comportati in modo corretto.
Ecco la storia.
In questo articolo su Il Giornale del 2012 Giulia Locati raccontò di una dodicenne ricoverata in rianimazione neurochirurgica all'ospedale Niguarda, che quattro giorni prima aveva fatto il vaccino anti HVP.
Tornò a parlarne nel 2017 nello spazio dei commenti di quest'altro suo articolo (purtroppo si trattava di un’intervistava Montanari, ma su questo sorvoliamo), in cui scriveva:
Dove sono i dati di farmacovigilanza che Aifa dovrebbe raccogliere? Perchè la 12enne di cui mi occupai 4 anni fa, che finí sulla sedia a rotelle dopo la prima iniezione di anti papilloma, è considerata un fantasma?
[…] Aifa per legge dovrebbe raccogliere tutte le segnalazioni […]
Come spiegato dall'autrice nel primo articolo, Gaetano Elli, direttore medico di presidio dell’ospedale di Niguardia, aveva detto che il fatto era stato immediatamente segnalato alle autorità competenti, che sono Asl, Aifa e ministero della salute, e invece…
Ho interpellato Aifa, ministero, ISS e Regione, per anni, quel caso non è stato mai annoverato non dico fra gli eventi avversi certi, ma fra le segnalazioni post vaccinazione. E se un caso è capitato, quanti altri?
Ho tampinato gli uffici ogni sei mesi per vedere come [la presunta segnalazione] venisse catalogata. Niente di niente. Fra gli eventi avversi post vaccinazione anti papilloma compaiono solo "pomfi rossi" e "prurito nella sede di iniezione". Bisognerebbe dirlo a chi spende tanto denaro (pubblico) nella comunicazione pro vaccini: sono queste omissioni che fanno allontantanare le famiglie. Basterebbe dire la verità e spiegarla.
Credo che Giulia Locati in questo caso abbia ragione: la mancanza di trasparenza, chiunque ne sia il responsabile, è sempre da condannare, specialmente quando questa mancanza consiste nel non osservare una normativa di farmacovigilanza.
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