02 marzo 2020

No, il corona virus non è poco più di una banale influenza

È avvilente la superficialità che induce tate persone giovani e sane a pensare solo a sé stesse, superficialità che balza all'occhio quando si cita la percentuale di pazienti con COVID-19 asintomatici o con sintomi blandi.
 
Il problema non sta nei piccoli sintomi della maggior parte dei contagiati, ma negli importanti e potenzialmente mortali effetti che hanno le persone più vulnerabili.
 
Aggiornamento: anche una forma asintomatica non è da sottovalutare, in quanto da vari studi emergono danni polmonari e cardiovascolari non trascurabili in pazienti asintomatici; ne parla questo articolo di Open.

Purtroppo ad alimentare questa superficialità ci si mettono anche alcuni virologi e alcuni giornalisti che danno loro voce.

Nell'articolo di TPI a questa pagina c'è un'intervista a un virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco. L'articolo ha un titolo fuorviante in stile clic bait: Il virologo Pregliasco a TPI: “Burioni fa allarmismo per mettere pressione al governo, ma il Coronavirus è poco più di una febbre”.

Notare la spruzzatina di astio in salsa politica che inquinerebbe la scienza, così srizziamo l'occhio ai complottari, perché no? Ma che brutta caduta di stile, Pregliasco.
...Che nell'articolo dice cose che si sapevano già (bisogna lavarsi le mani, bisogna individuare i soggetti contagiati, gli ospedali sono un luogo di facile contagio, etc).
...E in più dice: "Al momento l’influenza provoca ancora più morti del Coronavirus".

Chiunque sappia cosa sono le proporzioni si rende conto che per valutare l'entità del problema occorre considerare non il numero assoluto di morti, ma il numero di morti diviso il numero di persone contagiate.

A proposito dell'affermazione contenuta nel titolo "il Coronavirus è poco più di una febbre", mi ricorda quest'altro articolo, pubblicato su Milano Today, con un'intervista a Maria Rita Gismondo, capo della microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano“, intitolato "Si è scambiata un'infezione appena più seria di un'influenza per una pandemia letale"

No, non è un'infezione appena più seria di un'influenza.

I morti che fa l'influenza ogni anno sono nell'ordine dell'unità per centomila contagiati, mentre i morti che ha fatto il corona virus sono nell'ordine dell'unità per mille contagiati. E bisogna considerare che per ogni morto ci sono decine di persone che comunque non se la passano bene e necessitano di terapia intensiva.

Certo, verosimilmente i contagiati sono più di quelli che sono stati contati, perché molti probabilmente sono asintomatici o pochissimo sintomatici e vanno in giro senza sapere di avere il coronavirus. Non sappiamo quanti sono. Inoltre nel considerare il numero di morti di coronavirus registrato fin ora bisogna ricordare che ne fanno parte persone delle province rurali della Cina, dove l'assistenza medica è scarsa.
Ma anche tenuto conto di tutto ciò, dire che il rapporto fra contagiati e malati gravi configuri un'infezione "appena più seria di una banale influenza" è fare un'affermazione basata sul nulla.

Se poi vogliamo parlare di allarmismo o non allarmismo, immagino che il risultato dipenda anche e soprattutto da chi ascolta o legge i vari messaggi dei mass media, che in questo periodo, come la maggior parte dei politici più in vista, mi sembrano più sobri di sempre.
C'è ragione infatti di considerare il SARS-CoV-2 un grosso problema. E di temere che le misure messe in atto fino a ora serviranno solo a rallentarne la diffusione. Certo è che se si diffonderà nella misura in cui si diffondono le banali influenze, anche i meno paurosi si renderanno conto dei danni che farà alle persone più deboli.

Perché?

Per due motivi che stranamente da molti non vengono presi in considerazione: il SARS-CoV-2 si trasmette molto facilmente, e un vaccino non c'è e non sarà disponibile ancora molto tempo. Come per altre patologie (es. il morbillo, per fare un esempio di patologia sottovalutata a causa dei lievi sintomi sulla maggior parte dei pazienti senza pensare a quelli che hanno gravi complicanze o muoiono) la soluzione definitiva sarà probabilmente il vaccino. Uno per ogni ceppo di corona virus, che, non dimentichiamolo, purtroppo muta più velocemente dell'influenza.

Se prima che un vaccino sia trovato e distribuito su larga scala ci sarà una diffusione del corona virus a velocità analoghe a quelle dell'influenza, il SSN avrà grossi problemi per strutture piene e per enormi spese.

E mi pare incredibile che ci siano persone del mestiere a cui questa cosa sfugge.

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