È accaduto di nuovo. Una FB-friend condivide su Facebook un link di un articolo sensazionalistico, altri utenti commentano facendole notare che si tratta di una bufala, e... nessuna cancellazione del post.
Chiedo cosa aspetta a cancellarlo.
Mi risponde che nel suo diario scrive quello che le pare. Poi dice che uno è libero di credere a quello che vuole. Due utenti la difendono.
Sì, uno è libero di credere quello che vuole, anche nelle falsità più evidenti, ma non dovrebbe sentirsi libero di fare disinformazione (neanche sul proprio diario), che costituisce un danno per chi legge.
Dopo lo scambio di qualche altra battuta, in una delle quali spiego che il link in questione appartiene a un tipico sito di clickbaiting, mi chiede:
"come faccio a riconoscere che si tratta, con certezza, del tipico sito clickbaiting come dici tu??"
Ero convinto che si trovasse un qualche articolo sul web cercando "Come riconoscere un sito clickbaiting", ma pare di no.
Quindi, nel solito spirito di questo blog, così come delle discussioni su FB a cui partecipo e che superano una certa lunghezza (destinate a essere riciclate come materiale per i miei articoli), rispondo qui, affinché possa essere utile anche ad altri lettori.
(Aggiornamento: anche le Iene possono aiutarti a farti un'idea del fenomeno e darti dei consigli in merito: guarda questo servizio con Andrea Viviani che ha fatto fare un esperimento bufalaro su sé stesso)
(Aggiornamento: anche le Iene possono aiutarti a farti un'idea del fenomeno e darti dei consigli in merito: guarda questo servizio con Andrea Viviani che ha fatto fare un esperimento bufalaro su sé stesso)
Un sito di clickbaiting (non solo come dico io... semplicemente si chiama così un sito nato con lo scopo di attirare click con l'inganno per guadagnare con la pubblicità) è sempre un sito bufalaro, e cioè un sito che pubblica notizie false (dette anche all'inglese "fake news") oppure raccontate in maniera pesantemente tendenziosa, omettendo alcuni aspetti ed esasperandone altri, con l'evidente scopo di far cadere il lettore non attentissimo nel tranello di una interpretazione decisamente aberrata della verità e spingerlo alla diffusione per il clamore suscitato. Vale anche il viceversa? No, un sito bufalaro non è sempre un sito di clickbaiting (quindi non sempre c'è pubblicità), ma bisogna in ogni caso evitare di diffonderne i contenuti, se non per sbugiardarli. Quindi meglio spiegare non tanto come riconoscere i siti di clickbaiting, quanto in generale come riconoscere i siti di fake news.
Chi ha un po' di esperienza di navigazione riconosce subito a naso un sito che fa disinformazione. Se non hai abbastanza esperienza, puoi comunque riuscirci basandoti su vari indizi che emergono analizzando l'articolo, ma spesso è sufficiente anche leggere il titolo. Ecco i tipici indizi:
- dopo una ricerca sul web con alcune delle parole principali inerenti all'argomento trattato insieme con la parola "bufala", noti che ci sono uno o più siti antibufala che sbugiardano l'articolo in questione
- la notizia non è menzionata da alcuna testata giornalistica (né vicina al governo, né vicina all'opposizione, né indipendente), se non per essere smentita
- i titoli degli articoli sono sensazionalistici mentre gli articoli, quando le notizie, se non completamente inventate, hanno un'importanza nettamente più blanda rispetto a quanto il titolo faceva presagire
- la notizia descritta non ha riferimenti che possano far risalire ai dettagli del fatto (ad es. non indica data né luogo)
- il sito è pieno di notizie già in passato smascherate come bufale (anche se in un sussulto di psichedelica fantasia volessimo supporre che gli autori erano in buona fede nel pubblicarle, si può notare come a tutt'oggi non siano state cancellate, quindi la malafede è acclarata in quanto è impossibile che non siano venuti a saperlo... e anche se così fosse... beh, si tratterebbe di bufalari involontari, ma pur sempre persone inaffidabili)
- è lo stesso autore del sito a dichiarare, generalmente nel piè di pagina, che il sito "potrebbe" avere notizie inventate, con un avvertimento del tipo "questo è un sito satirico e quindi alcuni articoli contenuti in esso non corrispondono alla veridicità dei fatti"
- il sito è elencato nella blacklist di bufale.net (vedi http://www.bufale.net/home/the-black-list-la-lista-nera-del-web/) o nella blacklist di BUTAC (vedi http://www.butac.it/the-black-list/)
Riguardo quest'ultimo punto, ogni tanto un utente se ne esce con la solita insinuazione superficiale, del tipo "E quei siti antibufala? Come fai a sapere che non sono anche quelli bufalari?"
Risposta: che noia. Per accorgersene basta leggere i loro articoli, che non contengono semplicemente affermazioni del tipo "questa notizia è falsa". Sono ragionati e, a differenza di chi fa disinformazione, citano le fonti e spiegano chiaramente perché una notizia è falsa o raccontata in maniera scorretta, e quindi da non condividere. In rari casi le argomentazioni riguardando lo sbufalamento di un singolo articolo potrebbero non trovarti d'accordo, ma almeno hai la possibilià, appunto, di farti una tua idea soppesando i dati a disposizione.
Aggiornamento (sì, c'è un aggiornamento ancora prima della pubblicazione dell'articolo, perché si tratta di una cosa accaduta dopo l'inizio e prima della fine della sua stesura): la FB-friend ha cancellato il post. Questo fatto mi ricorda un'altra lieta notizia che documentai alla fine di quest'altro articolo.
Aggiornamento (sì, c'è un aggiornamento ancora prima della pubblicazione dell'articolo, perché si tratta di una cosa accaduta dopo l'inizio e prima della fine della sua stesura): la FB-friend ha cancellato il post. Questo fatto mi ricorda un'altra lieta notizia che documentai alla fine di quest'altro articolo.
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