29 dicembre 2019

Carte di pagamento senza costi di cambio

Informazioni aggiornate a dicembre 2019... Per info più precise e sicure consulta i siti dei relativi istituti di credito

Quando fai un acquisto con una carta di credito o ricaricabile, se il prodotto viene venduto in una valuta diversa da quella con cui paghi, solitamente c'è una spesa aggiuntiva che devi sostenere: la spesa di cambio.

Questo significa che nella conversione ad esempio da euro a dollaro USA spendi dei soldi richiesti dall'istituto di credito che effettua la conversione.

Avviene ad esempio con la carta Paypal Prepagata.

Ma esistono alcuni istituti di credito che permettono di pagare in una valuta diversa dalla propria senza che nessuno ci faccia la cresta, cioè senza l'aggiunta di commissioni, né fisse, né a percentuale

Ad esempio puoi fare una carta di credito con Banca Etica (che fa parte del Credito Cooperativo).
O una prepagata con Banca Etica, a cui è associato un IBAN, che quindi dà la possibilità di ricevere pagamenti con bonifico. Da notare che farsi una prepagata rende non necessario l'apertura di un conto presso la stessa banca.
Comunque se apri un conto corrente, quando conterrà un minimo di 1000 euro avrai la funzione di home banking gratuita, sia per consultare che per esegurie operazioni.

Altro esempio: una carta prepagata Revolut.
C'è una commissione del 2%, ma solo per transazioni di 500 sterline o più, e per prelievi mensili superiori a 200 euro.
Anche questa carta è provvista di un IBAN. Può essere ricaricata con bonifico oppure tramite altre carte.
Revolut ti permette di creare una carta usa e getta, da usare se non ti fidi granché del sito web in cui stai acquistando. Puoi così mantenere segreti i dati della tua carta principale, quella fisica.

Poi ci sarebbe Transferwise, che ha commissioni di cambio, ma bassissime.
Testimonianza di un mio amico: "Per convertire 20 euro in peso argentini Transferwise mi ha fatto pagare 9 peso di commissione ovvero 0,13 centesimi di euro".
T
i dà vari IBAN relativi a varie nazioni, cosicché in altrettanti luoghi del mondo si mantiene basso il costo dei bonifici da e verso la carta Trasnferwise.
Perché ho detto ci sarebbe? Perché non mi sento di consigliarlo. Infatti ho appena letto su Facebook le seguenti parole di un utente che ha commentato un post di un mio amico:
"Mi hanno chiuso due account rubandomi anche soldi [...] senza spiegazione. Il supporto non ti aiuta e ti mandano questa mail:
[traduco io in italiano]
Ciao [tuo nome]
Abbiamo deciso di chiudere il tuo account. Sfortunatamente non possiamo dirti specificamente il perché - è per via delle nostre regole. Ma possiamo scegliere di chiudere un account se pensiamo: che sia un duplicato di un altro (puoi avere un solo account TransferWise, a meno che non autorizziamo a fare diversamente), o che sia connesso con attività che potrebbero essere illegali, o che la sua sicurezza sia stata compromessa. Questi sono solo esempi, comunque. Puoi trovare altre motivazioni nel nostro documento su termini e condizioni d'uso. Ci spiace non poterti più offrire i nostri servizi. Grazie.
Il Team di TransferWise"

 
E la tassa sul conto corrente?

L'imposta di bollo si paga solo se la giacenza media è di 5.000 € o più.

Per quanto riguarda le carte estere, se la giacenza media raggiunge i 5.000 € si deve compilare il quadro RW del modello Unico o 730, affinché il fisco italiano possa tassarlo.

26 dicembre 2019

Come non pagare il canone RAI

Se, non possedendo un televisore, vuoi evitare che l’azienda fornitrice di energia elettrica ti addebiti in bolletta il canone TV, devi inviare all’Agenzia delle Entrate una specifica dichiarazione, che può essere fatta in modalità cartacea o telematica. Consiglio la modalità telematica, cosa che inizialmente potrà sembrarti macchiosa se ancora non hai effettuato una delle registrazioni menzionate sotto; ma tale registrazione dovrai fare una tantum, dunque gli anni successivi risparmierai tempo e non dovrai spendere per la raccomandata.
 
...Sì, gli anni successivi. Nel senso che la dichiarazione di non possesso del televosore ha validità annuale e dev'essere ripetuta ogni anno (sigh): per essere esentato in un dato anno legale devi inviare la dichiarazione nel periodo compreso fra il 1° luglio dell'anno precedente e il 31 gennaio dell'anno stesso.
Ad esempio, per essere esenti per tutto il 2021 la dichiarazione va inviata fra il 1° luglio 2020 e il 31 gennaio 2021.

Nota: dopo aver attuato una delle procedure che ti indico qui sotto è bene avvertire l'azienda fornitrice di energia elettrica del fatto che sei esentato dal pagamento del canone TV. Se per errore ti verrà inserito in bolletta, non pagarlo comunque: paga solamente la parte che concerne la fornitura di energia elettrica. Se il pagamento è avvenuto in automatico perché avevi l'addebito automatico sul conto corrente, contatta l'azienda, chiedi un rimborso e fai presente che il canone TV non dovrà esserti più addebitato.



MODALITÀ CARTACEA


  • Sotto a “Servizi” clicca su “Tutti i servizi”
  • Clicca su “Agevolazioni”
  • Clicca su “Canone tv - Casi di esonero - Dichiarazione sostitutiva”
  • Sulla sinistra, sotto “Informazioni” clicca su “Dichiarazione sostitutiva”
  • Accederai a una pagina da cui potrai scaricare il modello PDF della dichiarazione; alla stessa pagina è indicato l’indirizzo a cui spedirlo.
  • Clicca su “modello pdf” per visualizzare il file PDF contenente il modulo
  • Stampa il modulo contenuto nel PDF, compilalo, firmalo e spediscilo con raccomandata senza busta, unitamente alla fotocopia di un tuo documento di identità valido

MODALITÀ TELEMATICA


Per questo è necessario avere una identità digitale SPID, oppure avere un account Fisconline, oppure avere una CNS (Carta Nazionale dei Servizi) (vedi https://www.card.infocamere.it/infocard/pub/cns-a-cosa-serve_5473). Ne parlo in quest’altro articolo.

Una volta in possesso di uno dei suddetti requisiti, segui queste istruzioni:

  • A destra clicca “Area riservata”
  • Clicca su “Accedi” sotto Entratel/Fisconline
  • Sulla destra clicca sotto uno dei bottoni sotto a “Accedi al servizio”
  • Inserisci le credenziali ed effettua l’accesso.
  • Sotto “Servizi” clicca su “Tutti i servizi”
  • Sulla sinistra clicca su “Servizi online”
  • Sotto “Agevolazioni” clicca su “Canone tv – Casi di esonero – Dichiarazione sostitutiva”
  • Clicca su “Accedi al servizio”
  • Clicca su “Invio dichiarazione”
  • Compila il questionario online. Se semplicemente non hai il televisore, all’inizio scegli il quadro A.
  • Conclusa la compilazione del questionario, premi il tasto “Invia”. Comparirà una scritta che ti notifica il buon fine dell’operazione.
  • Segui le istruzioni per scaricare in formato PDF la ricevuta della dichiarazione, istruzioni che riceverai col messaggio e-mail dell'Agenzia delle Entrate, lo stesso che ti notificherà l'archiviazione della tua dichiarazione. Se non ricevi l'email oppure hai fretta di scaricare la ricevuta subito, vai su https://telematici.agenziaentrate.gov.it/ e dopo aver effettuato l'accesso clicca su "Ricevute", poi su "Ricerca ricevute", lascia selezionato "Lista invii effettuati", e clicca su "Ricerca"; nella pagina "Lista ricevute" che apparirà, il file sarà scaricabile cliccando sull'icona gialla sotto la voce "Ricevuta".

 

RISPOSTE AD ALCUNE DOMANDE FREQUENTI

- Cosa accade se eseguo la procedura in un periodo diverso da quello indicato?
- Se hai eseguito la procedura in un periodo compreso fra il 1° febbraio e il 30 giugno, sei esente "a metà" dal pagamento del canone TV nel secondo semestre dello stesso anno, cioè sei esente per il periodo che va da luglio a dicembre, mentre per il periodo gennaio-giugno non sei esente.

- Ho due case e solo in una delle due c'è un televisore. Cosa faccio?
- Sei sono intestate a te più utenze di fornitura di energia elettrica, la ditta fornitrice inserirà la maggiorazione per il canone TV nella bolletta di una sola delle due utenze. La regola è un canone RAI per ogni nucleo familiare in possesso di una TV, non un canone per ogni utenza di energia elettrica.

- Come fanno a verificare se hai veramente la TV?
- Mandataria delle perquisizioni delle abitazioni allo scopo di trovare televisori è la Guardia di Finanza. Che però sarebbe strano si cimentasse in tale eroica impresa, perché ha altro da fare. E anche per un altro motivo: se vieni beccato in possesso di un televisore, puoi sempre dire che ce l'ha da ieri (nessuno ti obbliga a conservarne lo scontrino, e inoltre non esiste scontrino nel caso tu l'abbia acquistato usato da un privato). Il controllo sarebbe utile unicamente a certificare che un televisore è posseduto da te, che quindi dovrai pagare il canone TV da quel momento in poi per quel semestre. E anche per quelli successivi, sempre che tu non metta in atto la procedura con cui dichiari di non possedere più il televisore.

- Ho una Smart TV, con cui guardo solo Netflix. Quindi mi spetta l'esenzione dal canone RAI?
- No, così come non sei esente se guardi tutti i canali televisivi tranne la TV di stato. L'esenzione spetta solo a chi non ha dispositivi che ricevono il segnale TV; se ne hai uno è obbligatorio per legge scucire i quattrini per la RAI anche se non la guardi mai, anche se tieni spento il televisore tutto l'anno, anche se lo usi solo come schermo per il compiuter o per guardare Netflix o simili.
 
- Si deve pagare il canone RAI anche se si possiede un televisore vecchio, non compatibile con lo standard DVB-T2?
- Sì, perché se non è compatibile può sempre diventarlo, anche se è un televisore vecchio, anche se è un vecchissimo televisore a tubo catodico. Può diventarlo grazie ad apposito decoder. Fonte: https://tech.everyeye.it/notizie/cosa-succedera-vecchi-tv-switch-off-dvb-t2-522709.html
 
- In che modo devo avvertire il fornitore di energia elettrica che non deve inserirmi il canone TV in bolletta dal momento che non ho il televisore?
- Non esiste una regola, dato che dovrebbe saperlo già da sé. Probabilmente è sufficiente telefonare al centro assistenza e, eventualmente (cosa improbabile) seguire le istruzioni fornite dall'operatore.

- È un problema se non mi è arrivata l'email dall'Agenzia delle Entrate?
- No. Se hai la ricevuta scaricata da http://telematici.agenziaentrate.gov.it/ ti basta quella.

23 dicembre 2019

La crudeltà della produzione di latte



A causa dell'idea sulla produzione del latte che viene diffusa dalle pubblicità, nell'immaginario di molte persone le mucche pascolano serene sui prati, vengono munte a mano e trattate con rispetto.

Molto più triste e ingiusta, purtroppo, è il trattamento riservato alla stragrande maggioranza di mucche "da latte" (nota: questo è un tipico caso in cui la parola "da" indica che qualcuno ha arbitrariamente attribuito  una cosa, a un persona o a un animle un certo destino, come se non fosse colpa di nessuno).

La stragrande maggioranza delle mucche, infatti, sono costrette a trascorrere la loro vita negli allevamenti intensivi. Una vita di inferno da quando nascono a quando muoiono.

A differenza di quello che gli allevatori vogliono farci credere, queste mucche non hanno mai la possibilità di pascolare su un prato, non sperimentano la libertà neanche per un secondo della loro vita. Vivono in piccolissimi spazi chiusi

In 10 mesi a una singola mucca vengono fatti produrre fino a 60 litri di latte al giorno; produrrebbe invece solo 4 litri al giorno se fosse lasciata libera di vivere secondo natura.
Per una produzione costante di latte, le mucche vengono ingravidate appena possibile.
Il loro organismo viene sfruttato in modo abnorme, tanto che la loro vita media, secondo natura 25 anni, si riduce a 5 anni.

La produzione intensiva e l'incessante mungitura spesso provocano alle mucche una dolorosa mastite, cioè l'infiammazione delle mammelle.
Le mucche sono piene di ferite, infezioni e danni alle zampe. Molto spesso le pratiche preventive e le cure vengono effettute dagli allevatori, in violazione della legge, che attribuisce questi compiti l veterinario.

Ogni vitello subito dopo il parto, viene strappato alla madre, che non rivedrà mai più (e una mucca può manifestare anche per tre mesi la propria sofferenza per il distacco dal suo piccolo). Il cucciolo viene tenuto isolato in un piccolo box, spesso in condizioni igieniche terribili; per prevenire la comparsa delle corna, sulla sua testa viene applicata la pasta caustica, che provoca un forte dolore. Il destino del vitello è essere macellato da adulto oppure dopo poco tempo; diverso può essere il destino di una femmina. Se è fortunata sarà macellata subito, altrimenti le spetterà la stessa vita di inferno di sua mamma.

Quando in TV si parla delle sofferenze negli allevamenti intensivi (ad es. grazie a Animal Equality), gli allevatori o i politici alla ricerca del loro voto dicono che si tratta di casi isolati. Ovviamente mentono sapendo di mentire.

Non è l'eccezione, è la regola.

Le mucche che pascolano all'aperto, quelli sì, sono casi rarissimi rispetto alla totalità. Per il resto, l'allevamento intensivo è la triste vita quotidiana che questi animali sono costretti a vivere per la produzione di latte. Un'esistenza scandita da automatismi, dalla separazione dai propri cuccioli e soprattutto dal disagio e dal dolore.

Fai la tua parte per eliminare questa ingiustizia, subita da creature in grado di percepire dolore come noi umani, che possono soffrire psicologicamente e dare affetto esattamente come un cane. Elimina dalla tua alimentazione e dalla tua spesa i prodotti degli allevamenti intensivi. Il latte è uno di questi. Ricordalo quando compri cibi, bevande, prodotti per l'igiene personale e cosmetici.

21 dicembre 2019

Animal Equality

Le scelte delle persone sono molto condizionate dalle abitudini, che spesso hanno la precedenza sia sulla razionalità, sia sui valori che la persona dice di sostenere.
 
Ad esempio tipicamente un italiano non mangerebbe mai carne di cane e si indigna quando viene a sapere che un cane è stato maltrattato, in quanto lo considera un amico (addirittura si sente dire che "i cani sono migliori delle persone")... però mangia carne di bove, un animale della stessa intelligenza e capace di dare lo stesso affetto; se questo proviene da un allevamento intensivo, dove un pesante maltrattamento è all'ordine del giorno, al massimo dice di essere contrario, senza però impensierirsi più di tanto, senza la minima intenzione di cambiare le proprie abitudini e limitandosi a non pensarci o a auto-giustificarsi con arrampicate sugli specchi.
 
Ho detto "tipicamente", che per fortuna non significa "sempre".
 
Infatti ci sono persone che hanno deciso di boicottare la carne se non sono sicure che non provenga da allevamenti intensivi (più del 90% proviene da questi lager). Cioè hanno capito e ammesso che se possiamo considerare criminale un allevatore torturatore di animali, il mandante del crimine è chi lo paga per farlo, e cioè chi compra il prodotto. E hanno scelto la strada di non dare la colpa solo agli altri, la strada di non aspettare una legge (o l'applicazione di una legge) che obblighi a fare la cosa giusta, la strada della responsabilità, la strada del non partecipare alle torture indirettamente, perché non c'è nessun motivo di considerarlo meno grave che farlo direttamente.
 
Per fortuna esistono persone che hanno il coraggio di guardare in faccia alla realtà e, dopo un esame di coscienza, fare la scelta giusta anche se inizialmente può significare scollarsi, scrostarsi da una abitudine comoda quanto malata.
 
Per fortuna c'è chi non ignora la sofferenza di esseri che sono in grado di provare il nostro stesso disagio fisico: bovini, maiali, uccelli, e animali acquatici meno evoluti ma che soffrono terribilmente quando pescati in qunto muoiono soffocati.
Queste persone consapevoli e responsabili e civili sono ancora relativamente rare, ma stanno aumentando di numero sempre di più grazie alle campagne di sensibilizzazione promosse da volontari.

Sappiamo però che non basta sensibilizzare le persone.
Occorre anche combattere direttamente contro le aziende e dialogare coi legislatori.
 
Animal Equality fa tutto questo con grande impegno ed ha conseguito fin ora importanti successi. Ecco due video di fine 2019 che Carolina Bertolaso, responsabile della comunicazione, e due investigatori anonimi hanno pubblicato in queste ore:





Animal Equality è un'organizzazione internazionale fondata nel 2006 da Sharon Nunez, Javier Moreno e Jose Valle, costituita da volontari e attivisti che si adoperano per eliminare i soprusi nei confronti degli animali, operando su quattro versanti:
 
1) Informazione e sensibilizzazione, soprttutto grazie alle investigazioni sotto copertura: gli operatori documentano con filmati il modo in cui vengono trattati gli animali negli allevamenti e nei macelli; i filmati vengono pubblicati online e grazie alle condivisioni raggiungono un grande numero di utenti (ad esempio il video sugli incubatoi di pollo è stato visto da più di 75 milioni di persone).
I volontari organizzano proiezioni dei video in città di tutto il mondo e distribuiscono materiale informativo, che fin ora ha raggiunto più di 250.000 persone.
Sono stato creati gli iAnimal, filmati a 360° da guardare con visori adatti a immergere le persone nel mondo in cui vengono allevati la maggior parte di maiali, polli, bovini. Questi sono stati visti da decine di migliaia di persone in varie università (es. università di Oxford, Cambridge, Harvard, UCLA).
Inoltre i filmati vengono talvolta trasmessi in TV dalle reti nazionali.
Tutto questo contribuisce a incoraggiare i consumatori a una spesa responsabile.

2) Campagne di boicottaggio, che grazie alle decine di migliaia di adesioni hanno convinto fin ora 107 aziende a prendere impegni concreti per diminuire la crudeltà verso gli animali; si tratta in particolare della cessazione dell'uso di uova di galline allevate in gabbia.

3) Azioni legali contro aziende che violano le normative su allevamenti e macelli (nonostante queste siano purtroppo molto concessive), commettendo reato di maltrattamento di animali; inoltre dal 2020 Animal Equality promuove la segnalazione di pubblicità ingannevoli: puoi andare su questa pagina e seguire la procedura guidata per la segnalazione; dopo che lo staff l'avrà ricevuta, verificata l'ingannevolezza della pubblicità, organizzerà una campagna affinché le persone eseguano in massa la segnalazione all'autorità governativa preposta.

4) Pressioni sui governi, a cui contribuiscono i filmati quando trasmessi in TV, e soprattutto il dialogo diretto con i politici e le petizioni popolari.
 
Esiste una sezione italiana di Animal Equality, il cui sito è
 
 
Visita il sito se vuoi approfondire l'operato degli attivisti, offrire un po' del tuo tempo per dare una mano, fare una donazione per il necessario supporto logistico e iscriverti alla newsletter per ricevere aggiornamenti sugli appelli da firmare e sulle manifestazioni a cui partecipare e conoscere i successi ottenuti.

Sono molto grato a Animal Equality per il prezioso impegno, e sarò grato a chiunque darà un piccolo o grande aiuto a questa grandiosa organizzazione contro la crudeltà.

18 dicembre 2019

Bella pubblicità!

L'AVIS mi ha regalato un calendario. Visto che non mi serve e mi dispiace buttarlo via, ho pensato di ri-regalarlo a chi lo potrebbe usare. In un mercatino su Facebook un membro ha commentato dicendo "Bella pubblicità", pensando che io avessi voluto promuovere la mia attività commerciale perché avevo scritto "Regalo calendario a chi viene a prenderlo a casa mia o al mio ambulatorio".

Nella testa di taluni individui, che ricordano un po' i complottari del tipo "ki ti paka", si formano pensieri davvero avvilenti sulle presunte intenzioni altrui.

Secondo te io ho pensato: "Scrivo in un mercatino dell'usato che ho un ambulatorio, così i lettori saranno curiosissimi di sapere che tipo di operatore sanitario sono, dunque visiteranno il mio profilo, vedranno che professione svolgo, e quando ne avranno bisogno verranno da me".

Se ti è venuta in mente una cosa del genere, può darsi che secondo te valga un minimo la pena usare questa strategia. Questo farebbe di te non dico un totale ignorante nel campo del marketing (che non è neanche necessario scomodare) ma proprio una persona totalmente incapace di immedesimarsi in un lettore. Certo, non capire nulla di marketing e non sapersi immedesimare è lecito. La cosa brutta brutta è che secondo te questa stupidità (che tu la creda tale o no) appartenga non a te che supponi una cosa del genere, ma a me, che però sarei stato beccato da te.

Diamine. Ragiona. Ti basta poco per cestinare sta spazzatura mentale. Facciamo un altro esempio. Se uno scrive che un oggetto può essere ritirato in un negozio (dal momento che lavora lì e quindi è spesso proprio lì), prova a pensare che, diciamo, non necessariamente l'ha scritto immaginando che il lettore pensi "Ehi, allora vende delle cose! Non so neanche cosa, però mi incuriosisce... andiamo sul suo profilo a vedere, mi è davvero venuta voglia di comprare una cosa a caso". E se al posto del negozio c'è un ambulatorio? Uguale.

Ma poniamo anche il caso in cui lo stupido sia io, e tu sei il graaaande che mi hai beccato. Cosa decidi di fare? Clicchi sullo spazio dei commenti e scrivi "Bella pubblicità!". Di cosa sa questo commento? Forse sbaglio, ma voglio essere più rispetosamente ottimista sul mio interlocutore: non mi ci azzardo neanche a pensare che nella tua testa quella battuta dovrebbe far ridere. Quindi l'intento qual è? L'unica ipotesi che mi pare possibile è che tu mi stia rimproverando perché secondo te starei facendo spam. Ma allora dovresti segnalare il mio post all'amministratore del gruppo. Ah no. il gruppo è moderato. Quindi l'amministratore l'ha già approvato. Quindi l'invasione di campo è tua che vuoi fare il moderatore senza esserlo, non il mio presunto spam, già decretato non tale dal vero moderatore.

Quindi io che faccio? Ti spiego queste cose? Certo che no. Modifico il post togliendo il riferimento all'ambulatorio, perché lo ammetto, ho mentito. No, non ho mentito sui miei secondi fini, ho mentito dicendomi ottimista su di te: sono pessimista, tantissimo. Sì, adesso è il mio turno a pensar male: se ti spiegassi tutto quello che ho scritto qui sopra non avresti nessuna voglia di metterti in discussione, nessuna voglia di chiedere scusa per una battuta brutta e scema detta a chi non conosci nemmeno, nessuna voglia di capire che se parli in modo inopportuno sul web fai esattamente la stessa figura che faresti se la dicessi dal vivo (quant'è difficile sta cosa da capire... mah). Quindi mi limito a sfogarmi sul mio diario Facebook, e a riutilizzare questo post per farci un articolo sul mio blog OPIDOS, ché è tanto che non ne scrivevo uno.

04 dicembre 2019

Proofy: soluzione facile e economica per difendere il diritto d'autore

Se sei l'autore di una canzone, una poesia, un romanzo, un progetto, o di qualsiasi prodotto artistico o di ingegno, è probabile che tu voglia avere la possibilità di dimostrare, all'occorrenza, che si tratta di roba tua, visto che una violazione della proprietà intellettuale fa male al morale e in molti casi anche al portafoglio.

In Italia quando si parla di diritto d'autore siamo abituati a pensare alla SIAE, la società che da decenni archivia i documenti che gli iscritti inviano per poter riscuotere le loro parcelle relative a, ad esempio, ai diritti di esecuzione per le canzoni o per le opere teatrali o ai diritti di visione per i film.

Come è noto, da molti anni esistono varie alternative alla SIAE, di cui possono usufruire le persone a cui la SIAE non sta simpatica (per i suoi costi, per il modo in cui calcola i compensi o per qualsiasi altro motivo di cui non parlo in questo articolo).

Fra queste alternative ce ne sono di artigianali, come quella di auto-spedirsi una busta sigillata in ceralacca in modo che la data del timbro postale faccia fede e dimostri che l'opera racchiusa nella busta è stata creata prima di tale data.

...E ci sono le alternative costituite da altre aziende, italiane e non, che offrono un servizio più o meno simile. Fra queste quella che fin ora mi è rimasta più simpatica è Proofy, startup italiana gestita da Tiziano Fortin, Valentina Panizza e Paola Pellini, attiva dai primi anni 2010.

Ti invito a visitare il sito per conoscere la storia di Proofy e il servizio offerto, di cui do qui solo un accenno.

Non devi addentrarti in fastidiosi e lunghi grovigli burocratici, né pagare grandi somme, né essere costretto a pagare periodicamente per continuare a proteggere le stesse opere.

Ad esempio per 15 euro (almeno nel momento in cui sto scrivendo questo articolo) si ottiene l'iscrizione "Basic", che comprende:

- La protezione di 10 file, ciascuno di dimensioni massime di 20 Mb
- La possibilità di scaricare i file protetti
- L'archiviazione dei file protetti per un anno nei server di Proofy, per un'occupazione di uno spazio massimo di 500 Mb

La protezione dei file (che possono essere Mp3 con una canzone, file di testo, piccoli filmati, etc) consiste nell'apposizione di una marca temporale, cioè uno strumento digitale riconosciuto dallo Stato associabile univocamente a uno specifico file, che ha un valore probatorio per 20 anni a partire dalla sua applicazione. Si tratta di un documento contenente un certificato, salvabile in un hard disk come qualsiasi altro file.
Proofy crea un archivio ZIP che contiene il file che hai depositato e un PDF contenente i tuoi dati anagrafici, attestante che tu hai depositato quel file in quella data.
Poi appone allo ZIP la marca temporale.
Poiché la marca temporale è riferita appunto allo ZIP e non semplicemente al file contenente la tua opera, anche se qualcuno riuscirà ad entrare nel tuo computer e a copiare per sé quello ZIP, il tuo diritto d'autore non sarà in pericolo, perché il delinquentello avrebbe in mano semplicemente la prova che quel documento è tuo.

Se dopo lo scadere dell'anno deciderai di non servirti più di Proofy, non avrai più a disposizione il servizio di stoccaggio online, ma potrai comunque continuare a proteggere le tue opere conservando i file ZIP in un luogo sicuro (su uno o decisamente meglio più di un hard disk e/o con un altro servizio di stoccaggio file online).

E quando, fra 20 anni, la marca temporale non avrà più valore probatorio, che succederà?
La protezione è rinnovabile, ma dato il verosimile avanzamento della tecnologia dopo un periodo così lungo è inutile preoccuparsene; probabilmente in un futuro non lontano il problema sarà risolvibile con semplicità ancora maggiore.

Una cosa che Proofy non offre, a differenza di altre società per la protezione del diritto d'autore (SIAE ma non solo) è l'intermediazione fra l'autore e la persona che usa la sua opera (ad esempio Proofy non ha voce in capitolo quando si tratta di stabilire un compenso che il gestore di un locale deve elargirti per aver fatto uso di una tua canzone).