Nota per gli attori e gli sceneggiatori: lo so che l'insegnante vi ha spiegato che non esistono personaggi cattivi, perché ogni personaggio crede di aver ragione in base ai suoi valori, ma questo articolo non parlo agli attori, parlo al loro pubblico.
Le persone nascono cattive o diventano cattive? Se ne discute abbastanza spesso, ma in realtà già sappiamo tutti la risposta: il comportamento di qualsiasi animale, essere umano compreso, dipende sia dalla genetica che dalle influenze ambientali. Fine della questione. Semplice semplice.
Altra questione è come reagiamo ai comportamenti deplorevoli degli altri. Solitamente reagiamo con un senso di repulsione e condanna, sperando in una punizione. Rimane a volte anche dello spazio per sperare in una rieducazione, se la nostra mente non è interamente occupata dall'odio verso i malvagi individui.
Può poi venire in mente il confronto fra noi e loro: ok, il malvivente è nato e ha vissuto in quell'ambiente losco, ma era davvero impossibile uscirne e cambiare vita? Io al suo posto, cos'avrei fatto?
E a questo punto si cerca di convincere sé stessi che noi, al suo posto, avremmo fatto di tutto, magari fin dall'età di 8 anni, per spostarsi dalla parte del bene, avendo naturalmente chiaro e innato il concetto universale di "bene".
Ma mi pare di aver trovato un indizio che fa pensare al contrario. Un indizio piccolo, intendiamoci, tutt'altro che una prova. Ma credo sia abbastanza suggestivo.
Pensiamo ai romanzi, ai film e alle serie. Classicamente hanno protagonisti positivi, per i quali è normale che il lettore o spettatore parteggi.
Ci sono però storie che hanno come protagonisti dei malviventi. Personaggi che in alcune situazioni dimostrano di nutrire buoni sentimenti (ad esempio l'amore nei confronti di un proprio familiare o di un amico, o di un cane, etc), ma che sempre malviventi sono. Personaggi che nessuna persona onesta sarebbe contenta di veder materializzati nel mondo reale.
Cosa accade nella testa dello spettatore in questi casi?
Anche quando il protagonista è un personaggio negativo, solitamente lo spettatore tifa per lui.
E la gente accetta questo fenomeno come normale ed accettabile.
Penso anch'io che sia "normale", nel senso che il nostro cervello, purtroppo, funziona così: tende ad affezionarsi a una persona o a un personaggio e mettendo in secondo piano l'eticità dei suoi comportamenti.
Ma non penso sia accettabile. Cioè ritengo che questo sia un brutto segno che incontriamo se intraprendiamo una ricerca finalizzata a capire quanto libera sia una persona di stare dalla parte del bene o del male.
Tu sostieni che da bambino saresti scappato di casa se avessero provato a educarti al crimine, però adesso, da adulto, dopo aver vissuto in un ambiente sano ti bastano pochi minuti davanti a uno schermo per affezionarti a un essere supermalvagio e tifare per lui?
Mi pare un po' contraddittorio.
Una possibile obiezione potrebbe essere:
"Una cosa è la vita reale, e un'altra è un film"
Lo so. Infatti non sto dicendo che dopo aver guardato il film che ha come protagonista un essere spregevole tu nella vita reale diventi come lui. Tutto è in proporzione. In questo caso si tratta di un'esperienza "miniaturizzata", che avviene solo davanti allo schermo, con te adulto e con un certo background, e per un numero molto limitato di minuti rispetto al numero di ore in cui lo schermo è spento e stai facendo altro. Ciò nonostante, nei momenti in cui segui la storia, in quella "mini-esperienza", tu diventi un "mini-malvivente", perché speri che il cattivo non muoia, non venga arrestato, riesca nei suoi intenti, etc. Da dove viene quella speranza? Perché non è lo stesso quando in TV raccontano la storia di un criminale latitante, che speri venga arrestato? La differenza sta nel fatto che guardando un film tu ti cali in quella storia. E non è questione di realtà o fantasia. Non c'entra questo aspetto. Nel momento in cui lo spettatore è coinvolto e decide per chi tifare, il cervello si dimentica completamente del fatto che si tratti di fantasia. Si comporta come se quella fosse la realtà. Dunque perché hai accettato di affezionarti a quel tremendo personaggio anziché sperare che abbia quello che si merita? Perché il tuo cervello tende ad affezionarsi di più al personaggio che al bene. Così come normalmente nella vita reale, quando sei giovanissimo, più che affezionarsi all'etica preferisce affezionarsi ai tuoi genitori che ti spiegano come spacciare cocaina e diventare in futuro il capo spacciatore della zona. E ti insegnano un altro concetto di "bene", decisamente più relativista e autoreferenziale.
Il consiglio che ti do, e che potrebbe anche esserti utile allo scopo di non cadere nella tentazione di affezionarti nella vita reale a una persona di grande fascino, ma dal comportamento eticamente inaccettabile, è il seguente:
Quando guardi un film o una serie o leggi un romanzo, fa' che suoni un campanello d'allarme nella tua testa se ti accorgi che stai parteggiando per il cattivo. Anche seguendo una storia di fantasia, parteggia sempre per quello che secondo te nella vita reale rappresenta il bene.
Prendila come una palestra mentale, che ti serve a mantenerti eticamente integro e incorruttibile.
Se non vuoi farlo perché altrimenti in quel paio d'ore non ti godi il film, allora non biasimare i criminali che sono stati educati a spacciare e sparare per i primi lunghi anni della propria vita.
Ho riflettutto su tutto questo guardando la serie Suburra. Mi sono accorto che mi stavo affezionando ai protagonisti, personaggi che non hanno il diritto di stare al mondo. Attualmente sono all'inizio della terza serie, e pur a fatica ho deciso: spero vengano arrestati o ammazzati tutti.