28 settembre 2020

"Buona vita!"... No.

L'augurio "Buona vita" mi suona pazzescamente cacofonico, anche se tecnicamente non lo sarebbe (esiste una procedura standard per definire qualcosa cacofonico? Boh), e nonostante il suo significato letterale, ogni volta che qualcuno la scrive o la pronuncia nutro un forte dubbio che il suo scopo sia essere piacevole e gentile.

Non avendola sentita o letta fino a qualche anno fa, mi pare cacofonica un po' come chiunque troverebbe cacofonico "contento di conoscerti" al posto del convenzionale "piacere di conoscerti".

Possibile obiezione:

Che ci vuoi fare? La lingua si evolve e noi dobbiamo adattarci.

A questo tipo di obiezione io rispondo sempre: sì, adattiamoci alla lingua che si evolve mentre osserviamo la sua evoluzione e capendo perché si è evoluta in quel modo.

Se penso al motivo per il quale è stato coniata la frase "buona vita", mi viene in mente che lo scopo fosse non uma matta bramosia di vedere felice l'interlocutore, ma di fargli capire che con lui non si vuole avere mai più nulla a che fare, e che però siamo dei gran signori e non solo non proviamo rancore, ma addirittura auspichiamo tutto il bene possibile per lui. "Buona vita" l'ho visto e sentito usare quasi solamente in questo modo, che un po' mi ricorda il napoletano "Tanta fortuna!". L'ho visto e sentito usare per dire "voglio ottenere lo stesso effetto di un vaffanculo, ma al tempo stesso voglio risultare educato; ti vorrei cacciare via con un pedatone nel sedere perché ti detesto, ma al tempo stesso voglio risultare zen".

Qualcuno ha detto o ha sentito dire "Buona vita" con un'accezione diversa? Io solo in rarissimi casi.

L'augurio "buona vita" mi risulta cacofonico in quanto artificioso e ipocrita; inoltre ha il sapore di quel passivo-aggressivo che fa apparire chi lo pronuncia o scrive non come un signore, ma come un povero coglione.

Ma allora cosa si dovrebbe dire? Semplicemente "Ciao", o "Buona giornata". O "Addio". Frasi o parole che esistevano di già e non sono state coniate allo scopo di avere un effetto che in realtà non si concretizza.

Immagino che qualcuno fra i miei lettori più assidui e dotati di maggior memoria stiano pensando:

Allora hai cambiato idea! Nell'articolo "Un linguaggio portatore di portamento di evoluzione" avevi scritto che bisogna dare alle parole il significato che hanno e non il significato che viene dato loro da certi imbecilli, altrimenti si dà a loro il potere di stabilirne il significato!

No, non ho cambiato idea. Confermo ciò che ho scritto in quell'articolo, che analizza uno scenario diverso. C'è una differenza importante fra i due casi: la parola "negro", ad esempio, esisteva già. Solo successivamente le è stato conferito un significato dispregiativo. Lo hanno deciso i razzisti, e i non razzisti (cioè la maggioranza della popolazione) si sono fatti scippare quel termine. Si sono piegati accettando che quel significato fosse dispregiativo, e ricorrendo dunque a espressioni altre per indicare lo stesso concetto. Ciò è secondo me scemo e sbagliato.

"Buona vita" invece non esisteva già (o almeno non era usata su larga scala). È un'espressione che è nata (per lo meno a me sembra) dalla bocca e dalla tastiera di persone che fin dall'inizio hanno dato a queste parole l'antipatico significato che ho spiegato.

Nota: fin ora ho parlato di ciò che ho notato nella stragrande maggioranza dei casi, non nella totalità dei casi. Di sicuro c'è chi ha usato l'espressione "buona vita" con la sua accezione letterale, dunque con la buona intenzione di augurare una buona prosecuzione dell'esistenza del proprio interlocutore. A chi lo fa semplicemente consiglio di smettere, perché per i motivi che ho scritto sopra sono pronto a scommettere che si tratti di un augurio che almeno a un certo livello della mente venga percepito come non esattamente piacevole.

Ad esempio io ho scritto questo articolo in occasione della mia cancellazione da una newsletter. Ho ricevuto un messaggio automatico che era stato preimpostato per le disiscrizioni, che includeva proprio "buona vita". Se avete una newsletter no, non scrivetelo neanche lì.


Ti è piaciuto questo articolo? Amerai quelli di Psicoperformance!
Clicca qui e visita Psicoperformance.com

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche a me buona vita ha sempre dato l'impressione di un addio un po' "feroce" ma non perché detesti quella persona che stai salutando ma perché sei consapevole che difficilmente la potrai rivedere. E allora le fai un augurio che vale per sempre.

Marco ha detto...

Invece che "che difficilmente la potrai rivedere" immagino tu volessi dire "che difficilmente potrete comunicare in qualsiasi modo". Questo perché non si dà un addio a una persona con cui potremo comunicare, anche se non dal vivo.
In un mondo in cui esiste Internet, è difficile che sia difficile comunicare di nuovo.
Per questo se una persona dice "buona vita", nella stragrande maggioranza dei casi sta dando un addio volontario, e cioè sta sottintendendo che non vuole né rivedere l'interlocutore, né parlarci più.
Come ad esempio io con te. Non voglio rivederti né voglio più parlare con te, perché ti sei firmato come "Anonimo" nonostante ci fosse una mia richiesta di non farlo in bella evidenza.

Anonimo ha detto...

Buona vita viene dalla bocca di una persona egoista ed egocentrica, scavando a fondo nel senso il tutto sarà realmente antipatico nei confronti di chi lo riceve, a me sinceramente sta molto sui maroni chi usa questa parola. Comunque l'autore di questo articolo ne ha colpito in pieno il vero senso

Anonimo ha detto...

Io dico buone cose, mi sembra più bello, anche a me gli altri modi di dire simili non mi piacciono e mi sa che uno se lo dice buona fortuna o buona vita è perché non vogliono più avere un po' nulla a che fare con me, sarebbe meglio allora, forse, dire addio!

Marco ha detto...

E però non dovresti commentare come anonimo.

Anonimo ha detto...

Mi hanno appena augurato: "Buona vita" e neppure a me è piaciuto, per quello sono qui a leggere i vostri commenti.Sono lieto di sapere che non sono l'unico!

Alessandro Maggitti ha detto...

Bellissimo articolo che solo ora ho trovato.
Rispecchia in tutto il mio pensiero e quello di ogni linguista assennato.
Ho vissuto molti anni anni in America Latina e ogni volta che ho spiegato che la parola "negro" non era più accettata in Europa nel linguaggio comune (nonostante fosse sempre presente in ogni dizionario antropologico) perché sinonimo di razzismo, ho suscitato sempre una certa ilarità.
Un volta un negrito (così si definiva lui stesso) mi ha chiesto: " e allora come si definisce un negro?"
Gli risposi: " Nero, ma qualcuno dice anche " di colore" che é invece accettato comunemente"
E ha replicato: " Di che colore ? Immagino sia uno solo con le sue sfumature. Questo "di colore" sì che sa di razzismo."
Un saluto e spero di risentirti e di rileggerti!

Marco ha detto...

Hei. Grazie dell'apprezzamento. Son lieto che tu speri di leggere altri articoli, e con l'occasione ti confido una cosa: questo post, vedo, è fra i più letti del mio blog, che per gran parte degli articoli sembra avere grossi problemi di indicizzazione e quindi ha pochissime visite. Addirittura oggi (come altre volte) ho provato a inserire una stringa di un articolo nel motore di ricerca di Google, accorgendomi che non portava a nessun risultato. Il motivo per il quale Google mi penalizza mi è ignoto... pare che nessun esperto di SEO sia in grado di aiutare chi scrive su piattaforma Blogger.
Tornando a noi, se vuoi leggere i miei nuovi articoli almeno per adesso che non ho una newsletter ti toccherà far visita ogni tanto al blog; in questo periodo ho pochissimo tempo... nel 2023 vedo che ne ho pubblicati solo 17 (ehi, pensavo meno).

Posta un commento

--- IMPORTANTE --- Per evitare spam ed eccesso di spazzatura stupidiota, i commenti sono soggetti a moderazione, quindi non compaiono immediatamente il loro invio. Se non vuoi inserire il tuo nome anagrafico, usa un nick; se non sai come fare clicca in alto su "COME COMMENTARE". Mi riservo di non approvare commenti di utenti che compaiono come "Anonimo", perché questo potrebbe generare confusione in caso di più utenti anonimi.