Ho escogitato mesi fa un modo per venire incontro ai vegani che non sanno cosa fare con gli oggetti non vegani di memoria storica.
Intanto prendere coscienza del fatto che sono stati ottenuti con con la sofferenza, e pensare che forse l'anima del povero animale aspetta una degna sepoltura.
Poi seppellire il giacchetto di pelle, o la statuetta di avorio, etc dando l'addio a quell'oggetto e ringraziando l'animale che fino ad allora ha messo a tua disposizione dei frammenti del suo corpo.
È giusto così. Facendolo si manifesta uno stato di consapevolezza superiore al precedente.
Del resto se sopravviviamo all'addio di persone care che muoiono possiamo salutare un oggetto caro.
Eseguita la sepoltura, l'equivoco è sciolto: al contrario di ciò che si era abituati a pensare prima, quell'oggetto non si sarebbe dovuto mai fabbricare, né associare ai tuoi buoni sentimenti e ricordi... che ritrovano ora una sana collocazione, e si collegano direttamente all'esperienza o alla persona ricordata.
Un caso particolare può essere rappresentato da una statuetta di avorio. In quel caso puoi conservarne l'immagine effettuando un calco e una riproduzione in gesso prima di effettuare la sepoltura dell'originale.
Sconsiglio invece di fare foto all'oggetto ottenuto con frammenti di animale e rimpiazzare con la foto l'oggetto. Infatti in questo caso, guardando l'immagine, visualizzi comunque i frammenti di animale morto, e ciò è in contraddizione con l'idea secondo la quale non si sarebbe dovuto mai fabbricare.
Il parallelo con l'esempio del calco della statuetta, nel caso di un vestito di pelle, sarebbe chiedere a un sarto di fabbricare un vestito identico, ma con materiale non animale.
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