03 giugno 2012

Celerini, manifestanti, violenza e ovvietà

Celerini violenti
Ogni tanto mi imbatto in documenti scritti, fotografici o video pubblicati da utenti che vogliono mostrare quanto è ingiusta e cattiva la polizia perché picchia persone disarmate.

Se il poliziotto ha malmenato delle persone che erano evidentemente innocenti e che non avevano disobbedito a nessuna particolare disposizione (vedi episodio accaduto nell'edificio antistante la scuola Diaz a Genova nel 2001 in occasione del G8), ovviamente egli è da condannare e fa grandemente schifo, avendo fatto esattamente l'opposto rispetto al compito affidatogli, cioè proteggere i cittadini (è non è una buona scusa il fatto che stesse eseguendo gli ordini, né che altrimenti rischierebbe sanzioni disciplinari o il posto di lavoro).

E se il poliziotto ha picchiato un manifestante perché ha disobbedito ad alcune disposizioni dettate per motivi di ordine pubblico, basta questo per dargli ragione? Assolutamente no.

Quando è giustificato il poliziotto che picchia persone disarmate?

Non posso rispondere a questa domanda analizzando tutti gli episodi di violenza accaduti uno per uno, ma posso fare un po' di chiarezza in generale.

Le direttive date ai poliziotti in occasione di una manifestazione popolare hanno ufficialmente questo spirito: siccome non si può mai essere sicuri che i manifestanti siano disarmati (es. qualcuno fra loro potrebbe avere un sasso in tasca da lanciare), e siccome anche quando si dicono e appaiono pacifici potrebbero essere in realtà violenti, allora per precauzione bisogna disporsi in fila lungo un confine di sicurezza, indicando così implicitamente che è proibito varcarlo, e se qualcuno ci prova bisogna respingerlo.

Ripeto: respingerlo, non necessariamente picchiarlo.

Nelle manifestazioni popolari la violenza da parte della polizia è eticamente e legalmente giustificata solo in queste occasioni:
- quando è usata contro chi immediatamente prima si è reso manifestamente violento o è armato
- quando il rischio di subire violenza è sinceramente sospettato
- quando si tratta di picchiare manifestanti che stanno tentando di varcare il confine di sicurezza e la quantità di manifestanti è tale da altrimenti mettere a rischio l'efficacia della barriera umana.

Inoltre in tutti questi casi la violenza non dev'essere eccessivamente crudele quanto a regione del corpo colpita, forza con cui vengono sferrati i colpi e dev'essere interrotta non appena la persona è stata messa in condizione di non poter più nuocere. In altre parole, la violenza è lecita solo quando è usata il minimo indispensabile.

..."Indispensabile" affinché venga rispettato il confine di sicurezza imposto.
Non "indispensabile" affinché il lavoro del poliziotto sia veloce e comodo.

Purtroppo ci sono occasioni in cui invece i poliziotti:
- sono in numero non significativamente inferiore rispetto ai manifestanti
- si rendono conto benissimo che queste persone sono disarmate e innocue e che per respingerle sarebbero sufficienti alcuni spintoni dati con gli scudi antisommossa
...e ciò nonostante ai loro tentativi di varcare il confine di sicurezza, reagiscono picchiando. Il motivo per cui scelgono di picchiare è intuitivo: per impedire a una persona di fare ciò che sta facendo o dissuaderla dal riprovarci è più facile e veloce procurarle dolore fisico. Ma l'intenzione di svolgere il proprio lavoro in modo più comodo e veloce non è qualcosa che giustifica la violenza né moralmente né legalmente.

Che i manifestanti stiano contravvenendo alla legge non c'entra. La violenza non è eticamente né legalmente lecita come strumento di punizione per un illecito o addirittura come mezzo di dissuasione dal commetterlo. Per quello esistono i tribunali e i giudici.

Purtroppo sono molte le persone che invece sostengono debba essere in certi casi direttamente il poliziotto, con le botte, a punire chi ha trasgredito la legge.
Inoltre quando si parla di manifestazioni, nei confronti della polizia è diffusa anche una grande tendenza all'indulgenza. Ad esempio, durante la manifestazione del 2 giugno contro la Fornero a Trento, a un certo momento i celerini addirittura hanno palesemente cercato lo scontro fisico avvicinandosi e spintonando i manifestanti e poi manganellandone alcuni per il solo fatto che avevano fatto un coro contro di loro; nella stessa occasione un poliziotto ha minacciato un ragazzo dicendogli qualcosa tipo "Ci vediamo dopo".


Se un qualsiasi lavoratore che svolge una mansione diversa da quella delle forze dell'ordine, per il fatto di essere canzonato da un cliente lo spintona, lo picchia oppure lo minaccia, la cosa più normale che può succedere è il licenziamento per giusta causa. Se invece lo fa un poliziotto o un gruppo di poliziotti, la cosa pur costituendo reato è considerata talmente normale che di solito non viene sporta querela neanche dal manifestante che ha subito il torto.

DETTO QUESTO, QUALCHE PAROLA PER IL MANIFESTANTE...

Manifestante, probabilmente sapevi già tutto quello che ho scritto sopra. Se ho portato alla tua attenzione qualcosa che ti era sfuggita, mi fa piacere. Il succo, ai fini della tua decisione su cosa fare, è questo:

i celerini nella maggior parte dei casi hanno l'ordine, l'intenzione e l'impunità per comportarsi in maniera né etica, né legale, e cioè ai tuoi tentativi di varcare il limite di sicurezza reagire facendoti male, e nei casi peggiori continuare a picchiarti anche quando sarai a terra dolorante.

Non sto scrivendo questo articolo per ammonire tutti gli esseri umani che durante una manifestazione hanno tentato di varcare il limite di sicurezza, o che si sono comportati in maniera violenta; troverei blasfemo fingere di riuscire a immaginare come certe persone sono state ridotte e sbrigarmela con un facile "Manifestate civilmente". Non ho credenziali per impartire una lezione del genere dal mio pulpito di persona benestante.
Manifestante, capisco che potresti essere in una situazione di estrema esasperazione, capisco che magari senti l'urgenza di gridare un "Vaffanculo" in faccia alla persona che ha arrecato o sta arrecando un grande danno a te, alla tua famiglia, ai tuoi amici, ai tuoi concittadini.

Questo non deve togliere chiarezza a ciò che vuoi ottenere e a ciò che sei disposto a rischiare.
Se torni da una manifestazione dove ti sei fatto ferire o rompere qualche osso in seguito della tua disobbedienza, non ho nulla da criticarti, a patto che:

- la tua intenzione fosse creare un filmato come prova di quanto sono stronzi i poliziotti che picchiano anche quando non ce n'è bisogno
- la tua intenzione fosse quella di rendere la tua manifestazione più efficace, anche a rischio di essere malmenato
...in entrambi i casi accettando il rischio di essere picchiato.

Se invece ti stupisci e ti lagni di quello che è successo e vuoi far passare una "routinaria" carica della polizia come super-scoop, allora io mi stupisco della tua ingenuità.

Se io andassi a rompere le palle a una guardia dell'aeroporto, pochi secondi dopo facilmente mi ritroverei sotto una pioggia di cazzotti e pedate da parte sua e dei suoi colleghi, e chiunque lo troverebbe perfettamente normale, tanto è facile capirlo.
Altrettanto intuitivo dovrebbe essere lo stesso tipo di scenario traslato nel contesto di una manifestazione. Basta sostituire "aeroporto" con "piazza". Insomma, non mi pare un segreto che i celerini siano armati e ufficiosamente istruiti e intenzionati a picchiarti se oltrepassi il limite stabilito. I manganelli sono bene in mostra, e i fatti di violenza precedentemente accaduti sono noti a chiunque sia un minimo informato sulla cronaca nazionale.

Eppure esiste il manifestante che disobbedisce, subisce e si stupisce.

Si stupisce lui e si stupiscono una serie di persone che guardano il filmato della scena e che la commentano inveendo contro i poliziotti. Persone che invece dovrebbero più che altro chiedersi cos'altro pretendeva di ottenere l'ennesimo Don Chisciotte.

Insomma, si può essere d'accordo oppure no col limite di sicurezza che è stato imposto e di cui vietare il superamento ai manifestanti. Detto questo, se stai per affrontare la polizia, i casi sono due:
  • o fai parte di una squadra di persone armate, allenate e dotate di una precisa strategia che consenta di avere la meglio sulla polizia (e sui consistenti rinforzi che verranno chiamati, nel caso la rivolta duri più di qualche minuto)
  • oppure stai andando a farti macellare.
Insomma, capisco la rabbia e l'esasperazione, ma come messaggio da parte di chi vuole lottare, manifestare e diffondere qualcosa di sensato e intelligente, fare scoop sull'ovvio è darsi la zappa sui piedi, il che non rimedia certo alle contusioni.

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2 commenti:

Shadow ha detto...

Ciao, finalmente vedo un'articolo che al posto di insultare la polizia senza valide motivazioni mette in discussione in maniera totalmente "pacifica" alcuni gesti della polizia e inoltre parla anche dei manifestanti violenti.
Detto questo volevo chiederti di immedesimarti per un'attimo in un Celerino che solamente per il fatto di star svolgendo il suo lavoro viene insultato, deriso e schernito, come reagiresti? Con questo non voglio giustificare il pestaggio da parte della polizia ma solo farti capire che dopo anni che si viene insultati e derisi si può giungere alla conclusione che un solo spintone con lo scudo non può bastare.

Marco ha detto...

Pur forse tentato di fare diversamente, reagirei nel rispetto della legge, che non consente di picchiare qualcuno per il fatto di essere stato insultato. Se vengo insultato posso sempre querelare per ingiuria.
Dire che un solo spintone con lo scudo in risposta agli insulti non può bastare è fuorviante. Uno spintone con lo scudo, che comunque è un atto di violenza, è già troppo, se viene dato per il solo fatto che si è stati insultati.
Tu hai sottolineato che gli agenti sono stati insultati per anni. Col passare degli anni, e quindi con l'esperienza dovrebbe non diminuire, ma aumentare la propria bravura a fare il proprio mestiere. Nella fattispecie si dovrebbe diventare sempre più bravi a non cadere nella tentazione di rispondere agli insulti con azioni fisiche.

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