01 settembre 2016

Sarebbe così facile capire perché non dobbiamo fare più figli!

Ieri ho scritto su Facebook:

"Per gli imbufaliti a causa dell'annuncio di una manifestazione politico-sociale promossa da una matta ministra: più ne parlate, più le date visibilità. Ignoratela. Fate finta che non esista. Non vi preoccupate: non verrà apprezzata da nessuno che non la pensasse già come lei, e le prediche di lei e affini non faranno fare un figlio in più neanche ai più pecoroni.
Ignorate. Rimandate al dopo-manifestazione le vostre considerazioni, fra le quali magari ci saranno anche osservazioni sul poco seguito ottenuto."

Beh, ho cambiato idea.
Tanto comunque questo blog non lo seguono mica in tanti. E poi non faccio il nome della manifestazione, né quello della ministra matta. Anche perché parlerò, in generale, di una situazione che dura da ben prima della suddetta trovata e purtroppo continuerà a durare ancora per molti anni (trovi qui un mio articolo su Psicoperformance sullo stesso argomento).

Buona lettura.
I numeri sono numeri. In un dato territorio (es. continente, nazione, regione, prendi quello che vuoi, tanto tutto è in proporzione) c'è benessere nella misura in cui il numero di persone presenti si avvicina al numero di persone che possono sostentarsi in modo autonomo, e cioè persone che hanno un reddito sufficiente a mangiare, istruirsi, curarsi e abitare sotto un tetto e divertirsi.

Il problema sorge fondamentalmente in due casi:
  • le risorse che il territorio dà ci sono, ma non sono sfruttate abbastanza perché non ci sono abbastanza persone --> Si auspica la presenza di più persone, che consumerebbero meno risorse rispetto a quanto produrrebbero per sé e per la collettività
  • le risorse del territorio già vengono sfruttate al massimo, e le persone presenti avanzano, cioè c'è disoccupazione, cioè ci sono persone che non possono lavorare ma che devono comunque mangiare.
Oggi come da molti anni l'Italia ricade, con tutta evidenza, nel secondo caso.

E no, aumentare futuri disoccupati non aiuterà a pagare le pensioni. E no, un'amministrazione più intelligente, benché auspicabile, poco può fare se i numeri sono questi. Può aumentare la flessibilità (e allora chi vuole il post ofisso si lamenterà perché non ha un futuro sicuro), si può fare a turno che un mese lavoro io e un mese lavori tu, si può detassare quello però si deve recuperare tassando l'altro...
Si possono fare tutti i giri di parole e di statistica-contabilità che si vuole...Gira e rigira la coperta è corta.

Certo, c'è di mezzo ANCHE la corruzione, la lentezza della burocrazia, la concorrenza dei cinesi, e tutti quei fattori importantissimi e influenti ma comunque secondari di cui i politici possono riempirsi la bocca evidenziando l'uno o l'altro a seconda del tipo di elettorato a cui il loro partito punta... senza però poter parlare di quell'argomento assolutamente impopolare, ma centrale, e cioè il problema della sovrapopolazione. Sì, sovrapopolazione. Non sotto.
Ma dirlo è brutto e sconveniente. Perché tante persone da quell'orecchio non ci sentono, e se lo dici ti odieranno e non ti voteranno. Persone che prendono una decisione perché lo vogliono e basta, indipendentemente dalle sue conseguenze. Persone fissate con l'avere figli ma che sorvolano sulla loro esistenza (vedi immagine che ho scelto per questo articolo).

Eppure sarebbe facile capirlo, com'è facile capire che la matematica non è un'opinione: non si può prescindere dal rapporto fra quantità di risorse disponibili e quantità di persone presenti.
Solo una persona spinta da ragioni ideologiche può auspicare un aumento del numero di persone presenti in Italia... Cosa che comunque sta purtroppo già avvendndo grazie all'immigrazione di africani, molti dei quali tanto iper-creativi e ottimisti da continuare a gonfiare fidanzate e mogli al ritmo delle bombe prima del loro viaggetto di sola andata in qua.

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