26 dicembre 2014

"Ormai a questa età": i Mister RassegnazioneComodone

Questo articolo di primo acchito potrebbe sembrare adatto al mio sito sull'evoluzione personale www.psicoperformance.com. E invece no. Su Psicoperformance.com do consigli a chi ha voglia e intenzione di fare e cambiare qualcosa per innalzare la propria qualità di vita e magari dare ad essa una nuova direzione. Ecco perché scrivo ciò che sto per scrivere qui su OPIDOS. Perché OPIDOS è il blog in cui più che altro faccio delle osservazioni e dico mie opinioni, senza intento o speranza che il lettore cambi idea. Il tipico lettore di OPIDOS non cambia idea: se era d'accordo con me prima di leggere l'articolo semplicemente si compiace del fatto che io la pensi come lui, mentre se non era d'accordo con me difficilmente si fa convincere, visto che scrivendo io inveisco pesantemente contro di lui, ritenendolo un caso disperato, una piaga sociale, un delinquente da rinchiudere o tutte le precedenti.

...E ciò è ancor più vero
se si parla del pirla
fintamente sincero
che scodella la perla:

"Se fino all'età di X anni sono stato abituato a fare/essere così, dubito ci sia qualcosa che mi possa far cambiare"

Ho detto sopra "fintamente sincero", perché questo tipo di esternazione non la fa chi è impossibilitato a cambiare causa limiti di età (?!), ma chi di fronte alla stessa questione anni prima avrebbe sicuramente accampato un'altra scusa (ad esempio "Mah, magari ci penserò fra un po' di anni"). O semplicemente avrebbe scelto la strada della sincerità, ammettendo di non aver voglia di cambiare.

Ma anche ammettendo per assurdo che la suddetta perla corrisponda a verità, quella rassegnata decisione non ha ragione di essere.

Infatti per l'evoluzione personale non si può ragionare come un ragazzo delle scuole superiori che a maggio dice: "Tanto ormai non ce la faccio a recuperare le insufficienze, quindi posso anche smettere di studiare perché boccerò di sicuro".

Per l'evoluzione personale è diverso:

- Non c'è un "sei" da raggiungere a pena di bocciatura. C'è semplicemente da fare il più possibile

- L'avanzamento è "quantico", cioè non è che in pagella prendi cinque oppure sei senza possibilità di una via di mezzo. Ogni passo avanti ha un valore, ogni mezzo passo avanti ha un valore, ogni decimo di passo avanti ha un valore e ogni intenzione di fare un passo avanti avrebbe di per sé un valore anche se non producesse un risultato (ma in realtà lo produce comunque, pur minimo)

- Se non hai mai provato a cambiare non sai quanto è facile né quanto è difficile. Se ci hai provato comunque non puoi sapere quanti e quali altri approcci adatti allo scopo esistono e che non conosci ancora.

Quindi se affermi di non poter cambiare a causa della tua annosa abitudine ad essere ed agire in un certo modo, il tuo nome e cognome d'arte è Pigrobugiardo Rassegnazionecomodone.

25 dicembre 2014

Piano-bar per l'ultimo dell'anno: se il pubblico è eterogeneo

La notte di San Silvestro è la tipica situazione in cui un piano-barista, con la sua performance canora e con l'attività di DJ dopo mezzanotte, deve accontentare un pubblico composto da persone di età e gusti differenti. Magari questo articolo può essere di aiuto a chi sta per cantare e mettere musica per la prima volta al cenone dell'ultimo dell'anno in un ristorante...

Ma chi sono io per parlarne a ragion veduta?

Ad eccezione di due anni fa, negli ultimi 18 anni ho sempre passato San Silvestro in mezzo a microfoni e casse acustiche. A volte l'andamento della serata-nottata ha sfiorato la perfezione, altre volte ho incontrato difficoltà piccole e grandi, tutte comunque utili a capire cosa fare e non fare nelle successive occasioni, cosicché da un bel po' di tempo l'ansia del "chissà se andrà bene... speriamo di piacere" è fortunatamente per me solo un lontano ricordo.

COME ACCONTENTARE UN PUBBLICO ETEROGENEO?

Annoso problema del San Silvestro è capire come accontentare le persone di tutti i tipi contemporaneamente...

Io ho trovato un modo che ha sempre funzionato:

1) Cantare per la maggior parte canzoni che sono uscite in un arco di tempo che va dai 25 anni fa ai 5 anni fa...

2) ...E ad esse sommare canzoni che, indipendentemente dal fatto che siano conosciute oppure no, non possono non piacere. Questo significa che l'ascoltatore se conosce il pezzo è contento; se non lo conosce, lo ascolta volentieri e mi applaude per la sua esecuzione (è l'effetto che praticamente si ha nel sentire una canzone che ci piace durante il Festival di San Remo).

3) Ad ogni modo è consigliabile avere un repertorio vasto, molto vasto.
Cioè: benissimo, anzi indispensabile avere una scaletta di canzoni previste (il cui ordine viene lì per lì variato a seconda di ciò che dice l'intuizione su cosa potrebbe piacere in quel momento a quegli spettatori)... MA è buona cosa e aggiunge un tocco di qualità poter fare canzoni a richiesta. La persona del pubblico è contentissima se chiede il suo pezzo e questo due minuti dopo viene eseguito. Ed è contenta magari anche la persona a cui l'ha dedicata ed inoltre tutti coloro che stanno ascoltando sono compiaciuti dell'atteggiamento del piano-barista, disponibile ad una interazione.

IL MOMENTO DEL CONTO ALL'ARROVESCIA

Io ho creato un file da far partire in un momento ben preciso (a circa 4 min da mezzanotte), in modo che quando manca 1 minuto a mezzanotte si crei l'atmosfera del conto all'arrovescia (rullo di tamburi) e che allo scoccare esatto della mezzanotte parta una musica "celebrativa", adatta ai baci-abbracci-auguri.
Questa musica dura circa 3-4 minuti, durante i quali nessuno è interessato a ballare né a sentire il piano-barista cantare: è appunto il momento degli auguri e subito dopo il momento della torta.
Il che non significa che si possa cantare una canzone a caso: deve preparare l'atmosfera al ballo. Quindi per 10 minuti le canzoni devono essere sprintanti ed ammiccanti al clima di festa.

IL BALLO DI DOPO-MEZZANOTTE

Stappato lo spumante, brindato, mangiato il dolce, spostate un po' di sedie se necessario, è il momento di ballare.
Anche qui, come accontentare tutti, così diversi fra loro?

I sistemi sono fondamentalmente due, e partono dal presupposto che le persone si dividono non tanto in giovani e meno giovani, quanto in

1) "persone per le quali è normale un po' ballare e un po' riposarsi"

Questa prima categoria ci permette di alternare: ad esempio se ti accorgi che c'è un gruppo che vuole ballare il liscio e un gruppo che ama la musica latino-americana-disco, la cosa migliore è mettere una delle due tipologie (a seconda di quante e quali persone in quel momento sono sedute e quante e quali sono in piedi), e passare all'altra quando si vede che il primo gruppo di ballerini è stanco:
si alzerà il secondo gruppo*.

Poi, secondo lo stesso criterio, si tornerà al primo.
Il bello di questo metodo è che nessuno dei due gruppi si lamenterà: quello di persone stanche dirà "Finalmente ho una scusa per riposarmi" e quello di persone che aspettavano la loro musica dirà "Finalmente posso ballare anch'io".

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* Attenzione: il fatto che si alzi il secondo gruppo non è una cosa scontata. Affinché accada devi mettere, fra tutte le canzoni di quel genere, una delle più coinvolgenti.
Le canzoni più coinvolgenti di un dato genere vanno tenute come "riserva" per i momenti più difficili:
- quando vuoi che si scollino dalla sedia e prenda loro la voglia di muovere il sedere
- quando vuoi dare un surplus di energia perché ti sei accorto che si stanno un po' ammosciando, probabilmente perché non contentissimi dell'ultima canzone che hai messo

2) Gli "irriducibili ballatori instancabili"

Ci sono poi persone per le quali il problema sussiste poco o non sussiste: gli irriducibili ballerini instancabili. Sono quelli che balleranno sempre qualsiasi cosa, indipendentemente dalla loro età. Anzi, il problema è l'opposto: sarà il gestore a dover dire al piano-barista "Ok, metti un'altra canzone e poi basta, perché questi ballerebbero fino a mezzogiorno".

E SE IL PUBBLICO NON HA VOGLIA DI BALLARE?

Può anche verificarsi un'altra eventualità, non poi così rara a dire il vero. E cioè il caso in cui la maggior parte dei convenuti amino non tanto ballare quanto cantare. Bisogna essere preparati anche a questo, perché non c'è personaggio più triste di un DJ che vuole per forza far ballare chi ha voglia di fare altro.
In tal caso è bene dare la possibilità di consultare la lista di canzoni per un bel karaoke alternato con canzoni cantate dal piano-barista.
Ripeto: alternato a canzoni cantate dal piano-barista. È un particolare importante, perché non si deve fare l'errore di far divertire 4 persone che vogliono cantare e farne rattristare altre 70 costringendole ad ascoltare voci stonatucole.
Naturalmente è fondamentale saper a tenere ordine per evitare che qualche brillo possa fare danni agli strumenti, e riuscire a farlo allo stesso tempo con gentilezza e fermezza.

Spero che questi consigli ti siano stati utili se sei un piano-barista alle prime armi.
Se invece sei un ristoratore e vuoi contattarmi per una serata, allora puoi scrivermi a codisilver@gmail.com.

Buon anno e buona musica!!

18 dicembre 2014

Credi alle bufale e le diffondi? Ecco cosa meriteresti

Scrivo questo articolo per dare, per quello che posso, un po' più di meritata visibilità alle parole di un utente che sono sì pubblicate su una pagina di un famoso blogger, ma risultano d'altra parte imboscate fra tanti commenti.

Il 20 febbraio 2013 usciva sul blog di Paolo Attivissimo uno dei tanti articoli che facevano chiarezza sul fatto che la storia di Facebook che fra poco diventa a pagamento era una bufala.
Fra i tanti commenti ci fu quello di Alberto, che diceva di non saper rispondere a una sua amica, curiosa di sapere "perché partono ste bufale". E la risposta di Replicante Cattivo, che mi è piaciuta assai:
Rispondile così: dille che per un singolo cretino che si inventa (o ripropone) una bufala, ce ne sono diverse migliaia che ne alimentano la diffusione. Questo vuol dire che il problema non sono quelli che creano le bufale, ma quelli che abboccano e le diffondono: la sproporzione è evidente.
Se nel mondo ci fossero solo gli ideatori di bufale, senza boccaloni che condividono impulsivamente, queste non durerebbero a lungo.

I boccaloni che, per lavarsi le mani, se la prendono con il presunto ideatore (immaginandolo come un genio del male) sono paragonabili a quelli che prima raccontano a tutti un pettegolezzo o una diceria, poi se la prendono col barbiere che l'ha raccontata. Ma se nessuno raccontasse le cazzate dette dal barbiere, queste rimarrebbero confinate nel suo locale.

[citando l'utente Unorthodox Behaviour] Ogni volta che vedo un simile post sulla mia bacheca divento sempre piu' convinto che a chi diffonde questo ciarpame dovrebbe essere impedito l'accesso non solo a internet ma anche a qualsiasi strumento di comunicazione piu' evoluto del piccione viaggiatore

Nonchè al diritto di voto.

Ricordiamoci che questa è la stessa gente che anni fa cliccava su qualsiasi cosa prometteva loro di scoprire chi visitava il loro profilo, chi salvava le loro foto, account "oro, incenso e mirra", chat VIP e altre menate simili...e di cui evidentemente si è dimenticata. E la memoria corta non fa bene a un popolo che ogni TOT anni va a votare.
Perfetto così. Non aggiungo altro.

...Se non il fatto che... oggi, cioè quasi 2 anni dopo, vedo nella mia bacheca di FB il nuovo allarme sotto forma di link ad un articolo che riciclava la stessa spazzatura. "Facebook a pagamento: da gennaio costerà 3 euro al mese". E dopo aver commentato linkando uno dei tanti articoli che spiegano che si tratta di una bufala (anche quest'anno), vedo che la FB-friend risponde "Io ci credo". E io pensando alle prossime elezioni provo parecchia angoscia.

AGGIORNAMENTO:

Il noto giornalista LeFou ha poche ore fa postato su Facebook una buona notizia:
Ora potete segnalare le notizie false su Facebook!Yuhu!(funziona solo per le condivisioni, non per i post originali, ma così avrete un'arma per combattere i vostri "amici" che diffondono stupidaggini e proteggerete anche gli altri)

Nessuna notizia invece della FB-friend che ha diffuso la notizia falsa. Eppure dovrebbe aver visto il mio secondo commento, dove linko quest'altro articolo, che dà info e spiegazioni ancora più chiare... Beh, non mi resta che approfittare della nuova funzionalità di FB.
...
Ecco fatto. Subito dopo la segnalazione Facebook mi dice che posso, fra l'altro, scrivere un messaggio alla persona che ha pubblicato una notizia falsa. L'ho appena fatto, scrivendo:
"Ciao. Questa bufala è la replica di altre identiche che giravano anche negli anni passati. Penso che quando ci si accorge di aver dato una notizia è falsa si dovrebbe rettificare o per lo meno rimuovere il post."
Vediamo che succede.

...aggiornamentino:   ha cancellato il post e mi ha ringraziato.

15 dicembre 2014

A Lamentopoli, dove la colpa è sempre di qualcun altro

Ce l'hai presente, no?
Ce l'hai presente che, com'è ladro anche chi regge il sacco, è delinquente anche chi paga una persona per commetterlo. Ma certo che ce l'hai presente se hai più di 6 anni.

Ma... non è che, pur avendocelo presente, tu faccia finta di scordartene quando ti fa comodo, vero?

Perché se no sei un cittadino di Lamentopoli, provincia di Tirosasso Nascondo Lamanopoli. Uno di quelli che la colpa è sempre di qualcun altro.
In tal caso hai un grave problema: sei disposto a cambiare, ma solo dopo che saranno cambiati quegli irresponsabili di Tizio, Caio e Sempronio, che quindi secondo il tuo stesso pensiero potrebbero benissimo dire la stessa cosa di te.
Il tuo problema sei tu, che fingi che il problema siano gli altri.
Il tuo problema è che non sei disposto a muovere un dito per cambiare, perché il poco di energia, soldi e tempo che dici di avere li devolvi interamente a dar fiato alla bocca su quanto sia tutto da rifare.

E invece non è che tutto sia da rifare.
Va bene anche non tutto, ma semplicemente qualcosina. Cominciando dal capire CHI lo deve fare. Ti do subito la soluzione: TU.

Una volta mosso il suddetto primo passo, e cioè capire, potresti muovere il secondo. E cioè? Qualcosa che devi fare? Oh, no. Non ancora. Non avendo mai mosso un dito, è bene essere cauti. Andiamoci piano. Ci vuole un esercizio propedeutico: ti propongo semplicemente di pensare. Se lo fai davvero, c'è caso che domani l'ispirazione su cosa devi fare arrivi di conseguenza.

Pensa a tutte le volte che ti lamenti del governo, ma si tratta del governo che tu hai votato, perché ti piaceva un altro partito che però "si sa già che prenderà pochi voti e allora è inutile votarlo". Hai scelto di far parte del problema.

Pensa a tutte le volte che hai detto "Eh, bisognerebbe che questa regola la mettessero come legge, perché se la seguo solo io è inutile". Hai scelto di peggiorare un po' il tuo mondo anziché migliorarlo un po'.

Ricordati la tua voglia di cambiare argomento dopo aver notato che lo sguardo di maiali o vitelli trasportati su un camion era lo stesso sguardo umano del tuo cane, sapendo che questa realtà l'hai decisa tu acquistando e mangiango ragù e prosciutto. Tu sei il mandante.

Ricordati la tua voglia di cambiare argomento quando compri un prodotto di una multinazionale che selvaggiamente in altre parti del mondo distrugge foreste e fa assassinare sindacalisti. Tu approvi tutto questo. Mentre dai i soldi alla cassiera stai dicendo loro "Ok, continuate così". E non è una metafora. È esattissimamente quello che stai facendo.

Pensa a quanto poco hai indagato sul motivo per il quale è stata licenziata la persona che stai sostituendo nel tuo nuovo posto di lavoro. Se è accaduto per una causa ingiusta, tieni presente che se l'hanno licenziata è perché possono prendere una persona come te che subito la sostituisce. Hanno commesso questa ingiustizia grazie a te.

Pensa a tutte le volte che hai detto "Ma tanto se non lo faccio io lo farà qualcun altro". Il tuo comportamento (quando portato avanti dagli altri) è quello di cui ti lamenti.

In tutto questo, se non altro, c'è una cosa assolutamente giustissima e bellissima: per ogni questione,

in ogni momento puoi scegliere di essere parte della soluzione o parte del problema, indipendentemente da quanto tu sei influente.

Se scegli la seconda opzione, allora ogni volta che ti lamenti di un qualsiasi problema senza aver mosso un dito per fare anche il minimo passo verso il miglioramento, questa è la risposta che mi sento di darti: il mostro che dici di voler morto è lo stesso a cui ogni giorno dai da mangiare.

Non lamentarti di ciò che viene fatto. Sei tu il mandante. Ti hanno solo obbedito. Hai quello che ti meriti. E le colpe che attribuisci ad altri sono tue.
Passo e chiudo.

Ah, salutami Lamentopoli, stupenda città dove splende il Sole, con tanti bei monumenti e tanta bella gente e dove si mangia benissimo... chi può, finché può.

La bufala della depressione che non è segno di debolezza

Ho visto poco fa una delle tante catenine di Sant'Antonio feisbucchiane. Un JPG con sfondo viola, un logo poco visibile e le seguenti scritte:

Depressione, ansia e attacchi di panico non sono segno di debolezza. Sono il risultato del tentativo di aver cercato di essere forte per troppo tempo. Vuoi lasciarlo sulla tua bacheca per almeno un'ora? La maggior parte della gente non lo farà, ma è la settimana della salute mentale! Uno su tre di noi altri ne soffrirà in qualche momento della sua vita per aver cercato di essere forte per troppo tempo. Su richiesta ho provveduto al copia e incolla perché ritengo che la depressione sia un problema da non sottovalutare.

Ho commentato facendo presente che uno dei segni che ti fanno identificare istantaneamente una bufala è leggere che "è la settimana" di qualcosa senza specificare quando, cosicché la notizia gira per X anni di seguito.

Ecco cosa ha risposto il condivisore mio FB-friend:

Se è una bufala o no non mi importa. È il senso che conta.

Niente affatto. NIENTE AFFATTO, diamine.
Come fa a decidere sulla bontà di un messaggio una persona non esperta in materia? Per prima cosa guarda chi lo ha scritto e come si sta comportando. Anche se ti trovi in terra straniera, puoi renderti conto del fatto che la persona più adatta a cui chiedere dove si trova la scuola di tiro con l'arco non è certo un signore con occhiali scuri che cammina agitando un bastone bianco.

Posso avere il ragionevole sospetto che "il senso che conta" possa contare dieci o contare zero a seconda del modo in cui viene presentato. Questo non significa necessariamente che il messaggio contenga il 100% di informazioni false e consigli controproducenti, ma significa che non è affidabile, ovvero potrebbe essere così come non esserlo. Cinquanta per cento. Stessa affidabilità che dire "fra 5 anni a quest'ora pioverà". Può esser vero o falso; leggere quel messaggio o non leggerlo è la stessa cosa, ovviamente tranne la perdita di tempo per averlo letto e un po' di tristezza per il credulone che pensava di far buona cosa a diffonderlo.

Ho detto 50%, ma sono stato troppo buono. In realtà da chi scrive messaggi in un certo modo non si ha motivo di aspettarsi la sagacia di reperire informazioni da fonti affidabili anziché inventarli di sana pianta o riportarli per sentito dire da chi se li è inventati mentre si aspirava una canna col naso.
E se pronunci delle tesi che ti sono venute in mente mentre aspiri una canna col naso, quante probabilità su 100 ci sono che tale tesi corrisponda al vero? Molto meno di 50, ho timore.

Andando nel merito del suddetto messaggio (ma anche di tanti di altre catenine di Sant'Antò), notiamo, senza bisogno di essere esperti in materia, dei guai comunicativi che mettono in gran dubbio l'affidabilità dell'autore:

"Sono il risultato del tentativo di aver cercato di essere forte per troppo tempo"

Chissà cosa significa "essere forte". 100% retorica (spicciola), 0% consigli chiari su cosa fare e non fare.

"è la settimana della salute mentale! Uno su tre di noi altri ne soffrirà in qualche momento della sua vita"

Uno di "noi altri" soffrirà di salute mentale? Bellissimo.

Inoltre l'autore snocciola la solita sfiduccia pateticuccia codadipaglierina

"la maggior parte della gente non lo farà".

Oh ma quanto mi fai sentire in colpa! Più efficace di un cagnolino pelosone di quelli che hanno gli occhi tristi anche quando stanno normale. Mi tocca condividerla, adesso. Sì, ciao.

E dai, questa roba secondo me mica aiuta contro la depressione. La fa venire. Per via di chi l'ha scritta e per via di chi la condivide.

Insomma, l'autore del messaggio potrebbe essere un intelligentissimo essere umano di 4 anni che, essendo un bambino prodigio, ragiona come un undicenne che ha voglia di sembrare un un piccolo Budda Buddino de noiartri. Apprezzabile, ma direi non abbastanza per garantire che non abbia sparato che sciocchezze.

Dunque ora condividi questo articolo commentando il post de quo se malauguratamente ti è capitato di vederlo. E se non ti è ancora capitato, condividilo su FB e G+ come misura preventiva.

...Perché se voglio sapere cosa sono depressione, ansia e attacchi di panico, e se voglio avere consigli davvero utili per risolvere problemi del genere, mi sa che chiederlo a una persona con un nome e un cognome e un motivo per ritenerlo esperto in materia è sempre meglio che affidarsi a un anonimo bimbominchia che ha scritto un JPG su Facebook con buffa sintassi che però l'importante è il senso... e che purtroppo ha ottenuto discreto successo fra i condivisori facili; con uno di questi ho discusso brevemente cercando di spiegargli quanto sopra ma non ho ottenuto gran successo, dato che ha deciso di cancellare i miei commenti.

Allora lo dico in questo blog, mia libra valvola di sfogo: questo salire sul carro dei vincitori del boccalone d'oro condividendo catenine che l'importante è il senso, lo dico perché per me è importante, mi fa senso.

11 dicembre 2014

Facebook censura i nudi anche quando è arte. E che dovrebbe fare?

Nota: questo articolo è stato originariamente scritto prima di una importante modifica delle condizioni di utilizzo di Facebook. Vedi aggiornamento in fondo.

La pittrice americana Aleah Chapin ha dipinto nudi a scopi non certo libidinosi. Si tratta infatti di corpi di persone in età alquanto avanzata. Li aveva pubblicati, fra l'altro, nella sua pagina Facebook, il cui staff però l'ha chiusa in quanto i nudi su Facebook sono proibiti. 

Non voglio dire che gli impiegati di FB fanno sempre bene il loro lavoro: a volte le loro decisioni mi sono parse davvero sconcertanti. Ma non in questo caso.

Ci sono dipinti fatti da bravissimi artisti che rappresentano dei rapporti sessuali. Quella è arte. Però è proibita su FB, perché su FB non si possono mettere immagini che rappresentino rapporti sessuali. Ricordiamoci che anche il cinema è arte, e non ho dubbi che qualcuno potrebbe dire "Ma questo è porno d'autore, guarda che inquadrature, guarda che espressività, guarda lo sguardo di lei mentre lecca, cosa trasmette..."

Mio fratello chirurgo plastico ha una pagina Facebook dove mostrava dei seni di alcune sue pazienti prima e dopo l'operazione (naturalmente senza mostrare i volti e quindi garantendo loro la privacy). Lo staff di Facebook gli ha intimato di togliere quelle foto perché i nudi non erano permessi. Eppure si trattava di foto utili a chi voleva farsi un'idea della riuscita di un certo tipo di chirurgia, che venivano visualizzate solamente da persone iscritte alla sua pagina fan.
Ma forse Facebook non ha potuto o voluto dedicare un budget abbastanza grande per pagare un numero di ore lavorative necessarie a che i suoi impiegati ponessero attenzione alla liceità di quel nudo e alla non liceità di quell'altro.

Del resto è gratis per gli utenti privati, e anche per aziende e per gli artisti farsi creare su Facebook sia un profilo privato, sia una pagina fan, sia un gruppo. Quindi nessuno può lamentarsi: una regola può piacere oppure no, ma se viene messa e di tale regola l'utente viene avvertito quando si iscrive a un social network o a un forum, etc, è normale che venga applicata.

A parte il già citato problema degli impiegati che, con i migliaia di post da analizzare e non possono stare lì a interpretare per motivi di budget (o forse di scelta di impiegati che costano poco), rimane il fatto che il risultato della loro interpretazione troverebbe alcune persone d'accordo e alcune persone contrarie. Quindi tanto vale far rispettare la regola per com'è scritta.

Che non è "I nudi sono proibiti, tranne i casi in cui possono essere interpretati come arte", o "i nudi sono proibiti tranne i casi in cui sono dipinti e non fotografati".
La regola è "I nudi sono proibiti".
Anche perché esiste l'iperrealismo, genere nel quale la pittura è realizzata così bene da sembrare una fotografia, mentre le fotografie possono essere elaborate con vari software per farle sembrare pitture...

AGGIORNAMENTO del 27.3.2015

Come ho appreso da questo articolo di Paolo attivissimo, le regoledi FB sul nudo sono attualmente così descritte:

Rimuoviamo le foto dei genitali delle persone o che ritraggono fondoschiena completamente in vista. Rimuoviamo anche le immagini di seni femminili dove è visibile il capezzolo, ma permettiamo sempre la pubblicazione di foto di donne che allattano o che mostrano il seno con cicatrici causate da una mastectomia. È permessa anche la pubblicazione di fotografie di dipinti, sculture o altre forme d'arte che ritraggono figure nude. Le restrizioni relative alla visualizzazione di nudità e alle attività sessuali si applicano ai contenuti creati digitalmente a meno che non vengano pubblicati a fini educativi, umoristici o satirici. Sono vietate le immagini esplicite di rapporti sessuali. Anche le descrizioni di atti sessuali che entrano troppo nel dettaglio potrebbero essere rimosse.

Uhm... Distinguo fra dipinti e foto? E che dire dell'utente che prende una foto e la pubblica dopo averla leggermente modificata in modo da farla sembrare un dipinto grazie a un effetto di un software di editing grafico? E che dire dell'iperrealismo?

04 dicembre 2014

Tu NON sei un commerciale.

È possibile che ci sia gente che non conosce il nome della propria professione?
Tu dici "Sono un commerciale".

Uuuuuh. Lui è un commerciale.
Davvero sei un commerciale?
Ma sì, dai. Può darsi.

Così come può darsi che quel signore vestito di verde che ho visto in sala operatoria sia un chirurgico.
E che quella signora che dà lo straccio per le scale del mio palazzo sia un'igienica.
E che un signore che si fa pagare per disegnare sia un illustrativo.
E che un gruppo di ragazzi che per mestiere suonano uno strumento siano dei musicali.

Parlo strambo, vero?
Anche tu. Solo che io lo faccio apposta.

Tu parli strambo e non lo sai. Non lo sai che "commerciale" non è un sostantivo. Non lo sai che tu sei un venditore. Oppure lo sai ma lo voi dire, perché te ne vergogni. Perché dicendo il vero nome del tuo mestiere temi di far scappare i tuoi potenziali clienti (renditi conto).
Ma senti me: lo sai davvero quand'è che i tuoi potenziali clienti scappano per aver scoperto che vendi qualcosa? Quando hai scelto un target sbagliato. Tipico errore dei multilevellari, che qualche volta convincono qualche pollo disorientato a intraprendere lo stesso mestiere (educandolo a farlo anche lui sotto le solite mentite spoglie, s'intende), che per un ristretto periodo (prima di abbandonare) gli porterà guadagni alquanto smilzi a conti fatti. Anzi, conti non fatti, perché il multilevellaro ha paura a fare certi calcoli, altrimenti si accorgerebbe che stando al tempo che ha impiegato per convincere il pollo disorientato e poi per motivarlo ha guadagnato circa 3-5 euro l'ora.

Ecco a chi devi nascondere che sei un venditore. Agli inutili polli disorientati.

Ma dai che ciai ragione te.
Perché tu mica vendi. Tu informi. Mica devi convincere nessuno. Devi far conoscere le straordinarie qualità di quel prodotto, che poi si vende da solo.
No, non si vede da solo un prodotto, testa di testone. Perché il prodotto si venda ci dev'essere un venditore che lo vende. Certo, a questo scopo lo deve far conoscere. Il che fa parte della vendita. VENDITA.
Se tu mi dici che non vuoi vendermi nulla significa che vieni da me a presentarmi il tuo fantastico prodotto per il solo fatto che ti sto simpatico e mi vuoi bene, e che se io lo comprerò tu non ci guadagnerai nulla.

È il tuo caso?
NO.
Quindi cosa sei?
Bravissimo. Un venditore.

Che? Ancora insisti che si può dire anche "commerciale" ?

Guarda:



Non c'è traccia di accezione come sostantivo.
È, può essere e sarà esclusivamente un aggettivo. Capisci?
Io non sono un fisioterapico. Sono un fisioterapista.
Mia mamma non ha fatto la didattica. Ha fatto la maestra.

E tu non sei un commerciale. Sei un venditore. Senza offesa.