24 agosto 2014

Il significato delle parole non è questione di opinioni

È facile che una discussione sortisca ben poco di interessante e utile, e anzi generi dei fraintesi, se non ci mettiamo d'accordo sul significato delle parole che si stanno usando.

...Cosa abbastanza semplice: un bel po' di fatica ce la risparmiano i dizionari. Certo, in un dizionario una parola può avere più di un significato. Basta mettersi d'accordo su quale scegliere.
Un altro dizionario può dare una definizione leggermente diversa. E se la diversità è cruciale ai fini della discussione... anche qui basta mettersi d'accordo: a quale delle definizioni vogliamo fare riferimento? Si decide, ci si intende, ci si accerta insomma che la nostra discussione non avrà fraintesi per motivi linguistici, allorché potrà anche iniziare con la speranza che il confronto abbia un qualche senso.

Facile, no?

Sigh. No. Sigh, no. Non sempre.

C'è chi sostiene che una parola significhi X, quando non è così, secondo nessun dizionario. E continua a sostenerlo.

Why?

Se trovo nel dizionario e ti riporto che "cattolico" può dirsi una persona che crede nella dottrina religiosa della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, tu non mi puoi rispondere "Ma io per Cattolico intendo credere in Gesù e in Dio".
Come io non posso dire che sono musulmano perché secondo me Maometto ha detto alcune cose giuste. Non è questo essere musulmani.
Se mangi i pesci e le vongole non sei vegetariano. Non perché lo dico io. È la definizione di vegetariano che ti dà torto. E se dici "Ma io quando dico vegetariano intendo rinunciare alla carne", tu sbagli. Non è così.
Se dici "piuttosto che" intendendo "oppure", stai sbagliando. "Piuttosto che" equivale a "Invece che", di significato assai diverso. Per dire "oppure", fammi un favore: dì semplicemente "oppure", "o", metti semplicemente una virgola, ma non dire "piuttosto che". Non c'entra nulla. Per pietà, fine della storia. Cosa ti costa?
Se per indicare una violazione del Codice Civile o del Codice della Strada dico "reato" e una persona mi corregge facendomi notare che "reato" è una violazione del Codice Penale, io non posso rispondere "Ma io per reato intendo la violazione di una qualsiasi legge in generale". Perché ho detto semplicemente una cosa SBAGLIATA. FALSA. DEVO CHIEDERE SCUSA. E CORREGGERMI. E RINGRAZIARE CHI MI HA FATTO NOTARE L'ERRORE.

Ma.
Ma?
Ma qualche testone sieeee. Mica coglie l'occasione per migliorare il suo linguaggio. Rimane ostinatamente lì dov'è come un plettro caduto in una chitarra. Capra è e capra vuole rimanere. Continua per la sua strada, e muove tre principali obiezioni:

"Queste correzioni sono polemiche"

No. No. No. No. Si fatica troppo a credere. Dio ti salvi, Dio ti salvi per carità. Anziane contadine napoletane, aiutatemi a invocare iddio con un odioso pianto cantilenante. Ma chissenefrega di dimostrare che sei peggio di me. Ci guadagnerei solamente, se tu fossi meglio e potessi insegnarmi qualche cosa. No, non voglio far polemica, la odio, la detesto, ed è il motivo per il quale sto scrivendo questo articolo: ogni tanto incontro qualcuno che non conosce la differenza fra opinione e convenzione linguistica. E sono stufo di rispiegarla ogni volta (col rischio di perdere tempo, perché se uno decide di non capire, non capisce), e quindi semplicemente linko questo articolo, che devo scrivere una volta sola.
E, sempre a proposito di polemiche e voglia di chiacchierare tanto per chiacchierare, un chiarimento linguistico serve spesso ad accorciare la conversazione, visto che scongiura gli equivoci.

Il dizionario aiuta fino a un certo punto; bisogna essere elastici.

No. Furfante. Menti e lo sai. Fai finta di aver scartabellato per mesi il dizionario in cerca di una parola adatta, di non averla trovata e, con animo rassegnato, aver deciso a malincuore che il male minore è scegliere il termine che si avvicinava di più a ciò che volevi dire, pur trattandosi di un termine inesatto. La verità è che il dizionario non l'hai toccato, non l'hai pensato, non conosci neanche il colore della sua copertina, né ti è mai saltato in mente di visitarne la versione online. I dizionari ti fanno schifo e paura, ti inacidiscono la mente e l'apparato digerente, e quindi dici che bisogna essere elastici.
NON SI DEVE ESSERE ELASTICI.
Il dizionario a te ti aiuta molto, moltissimo. Fatti coraggio. Mangialo. Non lo leggere solamente.
Se vuoi dire X devi usare una parola che significa X. E se quella parola non c'è o non la trovi (molto improbabile), cerca di comunicare ciò che intendi in qualche modo, magari chiedi aiuto... c'è sempre chi può aiutarti da qualche parte. Oppure, se proprio non riesci, usa un termine inesatto, puntualizzando che stai usando un termine inesatto. Avverti. Prepara il tuo ascoltatore al tuo strafalcione, così farà meno male.
Se non lo fai, non aspettarti elasticità. A meno che per "elasticità" non tu intenda "sopportazione" e/o "rischio di equivoco".
L'elasticità serve a imparare un concetto prima sconosciuto, ad atteggiarsi in un modo nuovo di fronte a una situazione, serve a pensare in modo diverso... quando tutto questo è utile. NON SERVE AD ASSECONDARE TE CHE SBAGLI TERMINE E CHE MI DICI CHE VUOI CONTINUARE A SBAGLIARE. Non ce n'è proprio motivo.
Vedi... le parole sono dei punti di riferimento nati per mettere d'accordo milioni di persone affinché si intendano col linguaggio invece di dover solamente gesticolare e strangolare. Quindi da una parte ci siamo io, gli autori del vocabolario e altri settanta milioni di italiani che intendono quella parola con quel significato, e dall'altra tu da solo che con la stessa parola ne intendi un altro. E in nome dell'elasticità dovresti tu restare nella tua posizione e noi altri settanta milioni a fletterci al tuo neo-significato storpiato?
Ci può anche stare, se hai inventato un neologismo. Mentre è inconcepibile se si sta parlando di una parola già esistente che semplicemente hai usato impropriamente. Ti dà noia ammetterlo? Ti sei appiccicato a quell'uso di quella parola e vuoi tenertelo così, fino al punto di non scrostarti neanche quando ti dimostro che hai sbagliato? Allora non venire a parlarmi di elasticità. Tu sei un grumo di colla cianoacrilica su un coriandolo.

"Bah, insomma io non la intendo così; la intendo in un altro modo..."

E c'è una cosa che non intendi proprio. Non intendi che intendendo quello che intendi, tu intendi il falso. Non sei creativo. Non sei elastico. Sei semplicemente in errore. E no, non è la mia opinione contro la tua. Il linguaggio non è questione di opinioni. È un po' il contrario: una questione di convenzioni. Di definizioni.
Per definizione di "linguaggio".

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