Riporto una parte del dialogo fra me e lo staff di un'azienda italiana che offre un servizio di newsletter, e che mi ha chiesto:
> Posso chiederle, se lo sa, quali sono le caratteristiche
> che ha l'autoresponder di Aweber e che invece non ha
> ad esempio MailChimp e per il quale Aweber è così tanto
> utilizzato dagli italiani come autorisponditore?
Mia risposta:
I soli due motivi per i quali gli italiani usano Aweber più di
Mailchimp:
- Aweber è più famoso. In particolare in Italia è stato promosso dalla sua versione italiana "www.autoresponder.it" del loro affiliato Italo Cillo, che dal 2007 gliele dà secche con il web marketing in Italia; la stragrande maggioranza dei web-marketer italiani sono allievi suoi o allievi dei suoi allievi (o allievi degli allievi dei suoi allievi, etc).
- Aweber furbamente non consente l'importazione di contatti, mentre altri autoresponder sì* (compreso Mailchimp, giusto?). Quindi se stai già usando Aweber puoi passare ad un altro autoresponder ma non viceversa. Quindi chi già usa Aweber (e lo usa da quando aveva iniziato il suo allora piccolo business, quando non conosceva nessun altro autoresponder) ha fifa nel passare ad un altro sistema perché sa di non poter tornare indietro.
Fine.
* AGGIORNAMENTO: Con Aweber si può caricare un file Excel con degli indirizzi email da importare, ma
prima bisogna chiedere allo staff tecnico, che vuole sincerarsi che siano stati reperiti legalmente.
> Noi abbiamo scelto di competere con questi servizi sul fronte della
> semplicità e del prezzo (oltre che sulla lingua), togliendo quindi
> tutte quelle funzionalità che non reputiamo indispensabili e abbiamo
> valutato che gli autorisponditori fossero una "nicchia" nel mercato
> italiano che è ancora un po' arretrato su queste cose
Non lo considererei arretrato. Né la nicchia è da considerarsi piccola. Ormai le squeeze page sono da tutte le parti.
In Italia, più che in minoranza l'uso degli autoresponder rispetto a Internet è in minoranza Internet rispetto all'offline.
Chi usa Internet e vuole rendersi conto che non si tratta di un "di più" o di un fiore all'occhiello dell'azienda, ma di uno strumento che fa aumentare il fatturato, prima o poi bisogna che si metta a studiarlo (e no, non basta delegarlo ad altri e fregarsene, perché per sapere se il webmaster e il web-marketer sono competenti o no bisogna saperne di web-design e web-marketing; il fatto che lo si deleghi può essere motivata dal fatto che non si ha tempo per curare questo aspetto, e non dal fatto che non si hanno le competenze per poter valutare il lavoro). È vero, il marketing nel web in Italia è ancora relativamente giovane, nel senso che pochi lo fanno bene in confronto alle aziende che ne avrebbero bisogno. Ma questi "pochi" sono migliaia, e certamente si moltiplicheranno nei prossimi anni. E anche se non si moltiplicassero, queste "poche migliaia" sono già da adesso AFFAMATE di un servizio che faccia sia broadcasting che autoresponder.
Perché?
Perché si tratta di piccolissimi imprenditori che vendono i cosiddetti "infoprodotti". Come saprete, gli infoprodotti sono eBook, audio o video che insegnano al cliente a fare qualcosa. In pratica, dei manuali in forma non necessariamente scritta. Che l'autore vende dopo aver fatto capire il proprio valore al visitatore del sito, che tipicamente direbbe "Interessante, forse. Forse tornerò sul sito per acquistarlo; lo farò domai", mentre invece deve ricevere un'email ogni 2-3 giorni con degli assaggi sull'argomento in questione, che gli facciano capire la competenza ed esperienza dell'autore e gli ricordino che c'è un prodotto da acquistare. Quindi nessun autoresponder --> nessun acquisto (o quasi) di un prodotto da parte di un navigante che viene sul tuo sito e non sa chi cavolo sei e perché dovrebbe darti dei soldi.
La storia è questa: il neolaureato, non trovando lavoro, cazzeggia per il web. Trova per caso il sito che gli spiega che può lavorare con le sue passioni e scopre che può creare e vendere un infoprodotto. E si fa insegnare come fare.
Sorvolando sul fatto che questo fenomeno è degenerato e ha portato alla creazione di infoprodotti di pessima qualità (per scrivere un libro non è sufficiente scopiazzare dai blog o tradurre dai siti americani 4 idee messe in croce), e sorvolando sul fatto che non sapendo a quale argomento dedicarsi il giovane neo-marketer decide spesso di vendere a sua volta insegnamenti su come fare soldi online, quello che voglio dirvi è che, meritatamente o no, il ragazzetto spesso non riesce nel suo intento di guadagnare cifre decenti e si deprime. Non dico che lasci perdere, ma si deprime e continua a spendere più di quanto guadagni.
Infatti c'è una cifra iniziale pagata per l'autoresponder (tipo 30 euro), sommata ai soldi spesi per farsi fare il sito (300 euro in media), sommata al costo per il dominio (8 euro) e per lo spazio web (30 euro in media), per un totale di un investimento iniziale di circa 400 euro, con in più 30 euro mensili e circa 50 euro annuali che se ne vanno.
Poi il ragazzo deve scegliere se farsi il culo posizionandosi col SEO grazie a un blog su cui deve scrivere un articolo ben fatto ogni 3-6 giorni, oppure spendere ancora per AdWords.
Poi, effettuata questa spesa in tempo e/o denaro, verifica se le persone si iscrivono alla sua mailing list (spesso la risposta è no) e discute col webmaster cosa c'è da migliorare (altri soldi e tempo spesi).
Poi verifica se gli iscritti alla mailing list comprano il suo prodotto, e gli auguro tutto il meglio, specialmente se non ha nessuna nozione di scrittura persuasiva, il cosiddetto copywriting.
Insomma, è normale che all'inizio il neo-infomarketer disoccupato a cui il venditore del corso tipo "Come fare soldi online" aveva promesso una strada in discesa si senta afflitto dall'aver buttato tempo e soldi.
Ma c'è un però.
Fortunatamente il lavoro in cui ha fallito è qualcosa che gli piace. L'argomento che si è scelto per il suo infoprodotto l'ha scelto fra 10mila, ed è un argomento che lo appassiona. E quindi nel frattempo, se non ha fatto soldi, almeno si è divertito. Quindi spesso non chiude baracca, ma continua a scrivere articoli sul suo blog e ci riprova.
...Fermo restando che questa sua attività, per la maggior parte degli infomarketer rimane più una passione che una fonte di guadagno. Di conseguenza, visto che siamo al limite del no-profit, ovvero quasi a rimessa (o anche senza "quasi"), se si accorgerà che esiste un buon servizio di autoresponder che riduce a un terzo le sue spese mensili ci si tuffa a capofitto, lo consiglierà ai vari amici infomarketer. Molti dei quali vendono, come ripeto, infoprodotti su come fare infoprodotti e di conseguenza danno alla loro clientela (ma anche gratuitamente sul loro blog) vari consigli, compresi i migliori autoresponder.
Non so sinceramente per quale motivo in Italia si tardi a creare un buon concorrente di Aweber e Mailchimp.
Ma come ho detto quando arriverà, se farà le cose fatte per benino (e soprattutto come dico io) saranno cazzi amari.
Buona serata.
Marco Malatesta