14 agosto 2010

Chi scomoda maestri e professori?

Tanti sono i contesti in cui si può imparare.

La scuola e l'università sono alcuni. Certamente non gli unici.

Tante sono le persone che possono insegnarci qualcosa.

Maestri e professori sono alcune di queste persone. Certamente non le uniche.

Scuola o non scuola, chiunque è libero di non imparare nulla dall'esperienza o dalle parole altrui.

Capita che, in disaccordo o no con spiegazioni o consigli appena ricevuti, li si trovi fastidiosi. In tal caso si ha il diritto di farlo presente all'interlocutore, e si ha il dovere di farlo almeno con la stessa gentilezza con cui questi ha parlato.

Una risposta non gentile è giustificata nel caso in cui l'interlocutore sia recidivo (segno di buone maniere parimenti messe da parte) oppure in qualche modo sgarbato. Altrimenti non è giustificata.

In particolare, il disdegno (vero o simulato) espresso con appellativi ironico-dispregiativi tipo "maestrino" o "professorino" è tipico delle persone che a torto o a ragione credono (o fingono di credere) che l'interlocutore abbia fornito il consiglio o la spiegazione allo scopo di affermare la propria superiorità e/o l'inferiorità del destinatario.
Quindi praticamente è lecito chiamare qualcuno "maestrino" (o appellativo equivalente) solo in risposta a "analfabeta" (o appellativo equivalente).
Nella maggior parte dei casi, in realtà, nessuno ha dato di analfabeta a nessuno, ma qualcuno risponde così perché - per colpa non altrui - spiacevolmente analfabeta si è sentito.



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