Traduco parte della newsletter del formatore statunitense Joseph Riggio sul presidente USA Barak Obama e il disastro ecologico nel Golfo del Messico
causato dalla società londinese British Petrolium.
Obama ha voluto sacrificare la libertà di stampa per salvaguardare i suoi buoni rapporti con la BP.
Già
è noto il modo in cui si può fermare il petrolio che sgorga alla
velocità di circa 80.000 barili al giorno: i russi sanno come tappare un
pozzo che crea questo tipo di problemi, infatti operazioni del genere
sono state fatte più di una volta.
Ma farlo provocherebbe una grande difficoltà o l'impossibilità di usufruire del petrolio rimanente.
Questo
disastro avrà, fra l'altro, ripercussioni sulla catena alimentare per
chissà quanti decenni, ma a Barak Obama questo non importa più di tanto.
Ma
non è tutto. Obama ha proibito a giornalisti, fotografi, blogger,
essenzialmente chiunque sia connesso coi media, di portarsi a una
distanza minore di 20 metri da:
- zampilli di petrolio
- barche
- operazioni di pulitura
Trasgredire questo obbligo è messo alla stregua di un crimine, e viene punito con l'arresto e una multa fino a 40.000 dollari.
Così è calpestato il Primo Emendamento e la Costituzione degli USA.
Insomma...
per salvaguardare la reputazione della BP e dell'amministrazione Obama,
non possono essere fatte foto o girati filmati di animali coperti di
petrolio, zampilli di petrolio sulle acque del Golfo, o operazioni di
pulitura delle spiagge di Louisiana, Alabama, Mississipi, Florida.
Questo per frenare un'opinione pubblica che pretenderebbe più impegno nel risolvere il problema.
Ma...
ehi, questo potrebbe impedire il profitto, o far spostare l'attenzione
dal disastro che Obama ci dice essere un grande passo in avanti con il
Piano di Cura della Salute che non c'è stato... Essenzialmente non
rafforzare il ruolo delle compagnie di assicurazione sulla salute e
penalizzare chiunque non possa permettersela o non vuol farla.
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