05 aprile 2008

Una legge è un messaggio?

Alla pragmaticità del ragionamento che porta a un'opinione sull'opportunità di varare una certa legge o no in base ai risultati calcolati razionalmente, ho notato contrapporsi il concetto secondo il
quale fare una legge significa anche "lanciare un messaggio", ovvero rischiare di far interpretare in maniera errata lo spirito della legge.
Ad esempio, se legalizzare la droga significa togliere (o quasi) un importante business dalle mani della mafia e un maggiore controllo della tossicodipendenza, d'altra parte tale legalizzazione costituirebbe un "messaggio alla popolazione, che sarebbe più portata a pensare che la
droga non fa male".

Può darsi che in una qualche misura questo sia vero.

Ma dovremmo chiederci:

1) In quale misura? Qual è veramente l'entità del danno alla società derivante unicamente da questo equivoco?

2) Dopo quanto tempo gli effetti di questo equivoco rimane importante come lo era nell'immediato indomani dell'approvazione della legge, quando il suo varo ha avuto un grande impatto mediatico?

3) Non esiste il modo di lanciare contemporaneamente altri "contro-messaggi" mirati a scongiurare tale equivoco?

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