11 agosto 2018

I lamentatori del "razzismo all'incontrario"

Oggi un mio FB-friend ha postato questa immagine, ragffigurante una pagina del giornale "Il Tempo" dei giovedì scorso.


Nonostante la cattiva qualità dell'immagine sono riuscito a leggere quasi tutto l'articolo di Grazia Maria Coletti, di cui non mi pare sia reperibile una versione testo online.

Già, quasi. Non riesco a leggere l'intero paragrafo iniziale.
"Dov'era quella che oggi se la prende con... la brava addetta di Tremont" ?? Boh. Comunque:

"Dov'era quella che oggi se la prende con [...] quando io venivo massacrata di botte da un gruppo di zingarelle alla fermata metro di Piazza di Spagna?" È una domanda che contiene già la risposta [...]".

Ah, una domanda retorica intendevi, eh, Grazia Maria? Brava, sì. Ho capito quello che volevi dire.
Ma è solo una domanda retorica, sai. È anche e soprattutto una domanda stupida nel momento in cui viene scritta su un giornale.

Cioè è comprensibile finché viene posta dalla vigilessa Claudia Macrì, che ha subito una violenza e che non ha avuto alcun risarcimento e vede continuare a delinquere le colpevoli, impunemente, purtroppo.

Ma è offensivo per l'intelligenza del lettore vedere queste emozioni riportate su un giornale e usate per strizzare l'occhio al razzismo e alimentare uno dei fantasiosi cavalli di battaglia degli xenofobi: il razzismo all'incontrario.

Vogliamo proprio dare sfogo a quella voglia matta di far confronti infantili del tipo "E allora te? E allora io?" che sembrano consentirci dire chi è il vero razzista e nei confronti di chi? Ma sì, dai, facciamo i confronti.

Dovrei davvero capire quali erano esattamente le parole che non riesco a leggeere all'inizio dell'articolo, perché così riuscirei a capire a chi faceva riferimento la vigilessa. Ma finché qualcuno non mi avrà fornito i dati mancanti, mi soffermo sul titolo dell'articolo, che parla genericamente degli "indignati di oggi".

La giornalista chiede dov'erano queste generiche persone, gli indignati di oggi. Ma che gliene importa? Saranno stati a lavorare, a leggere, a allenarsi in palestra. Cosa avrebbero dovuto fare? Indignarsi? Sicuramente molti di loro l'hanno fatto. Molti di loro si saranno arrabbiati per l'aggressione impunita ai danni della vigilessa e avranno condiviso sui social network uno o più articoli di giornali online che ne parlavano.

O davvero pensa che esista un numero rilevante di persone che rimane indifferente a notizie del genere? Io non ne conosco neanche una, né di destra né di sinistra, né di quelli che si dicono né di destra né di sinistra.

Per quanto riguarda i mass media, comunque, gli episodi di cronaca di violenza che di solito vengono evidenziati di più sono quelli che sortiscono gravi lesioni (e questa vigilessa non ne ha avute) e che sono di matrice razzista. E no, in Italia fra le motivazioni che spingono un non-caucasico a picchiare un caucasico non c'è il razzismo, a differenza che in certi ghetti degli USA).

Ecco, dunque, perché fanno più notizia eventi in cui si è usata violenza contro persone di razza diversa: per il fatto che in quel caso  c'è una (per lo meno possibile) matrice razzista. Negli episodi in cui la violenza è in direzione opposta, no.

Certo, secondo me notizie come quelle riguardanti delinquenti impuniti (di qualsiasi razza) dovrebbero essere oggetto di maggior trattazione, per far capire quanto male la giustizia italiana funzioni nei confronti di chi (indipendentemente dalla razza) è ufficialmente nullatenente o non punibile per la giovane età.

Ma la disparità fra la portata mediatica dei due tipi di notizia non c'entra nulla con presunto razzismo all'incontrario. Che fra l'altro non avrebbe alcuna ragione di essere: a che pro delle persone di una certe etnia potrebbero voler remare contro la propria razza a favore di un'altra?

Perché così si beccano i voti dei negri, perché sono comunisti, perché bla bla bla. Tutte stupidaggini. Anche la persona più cosmopolita e comunista di questo mondo odia vicende come quella accaduta alla Macrì.

Dunque il razzismo all'incontrario sortisce sempre da un confronto inadeguato, una forzatura. Che si sbugiarda in pochi secondi, in questo modo: la domanda "dov'eravate?" è rivolta solo a chi si è indignato degli episodi ai danni di stranieri. Perché proprio a loro e non, ad esempio, a quelli che si sono indignati per un pestaggio ai danni di un professore? La lamentela avrebbe potuto essere del tipo: "Tutti amano i professori e le vigilesse vengono messe in secondo piano!"
E invece no. Ogni volta che viene pestato un caucasico, dagli a quegli stupidi degli antirazzisti, perché i veri razzisti sono loro, contro gli italiani.

E invece no. È questo modo farlocco e disonesto di denunciare e di lamentarsi, che è razzista. E questo articolo di giornale, che addirittura sopra al titolo scrive fuori argomento "Emergenza nomadi" è proprio un capolavoro di schifezza.

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