23 novembre 2013

Le vie legali e lo spauracchio dell'impelagarsi

Da un'eternità sento dire e leggo frasi del tipo "Ricorrere a un avvocato? Fare causa? Non mi va di IMPELAGARMI.. rischio di spendere più soldi del risarcimento che chiedo".

Pensieri del genere sono quasi un riflesso condizionato quando si parla a qualcuno di fare causa.

Ricordo un discorso di Marco Travaglio. Parlando di come gli italiani hanno chiara l'inefficienza del sistema giudiziario italiano, disse che una volta per fare paura a qualcuno si diceva "ti faccio causa"; adesso per far paura a qualcuno gli si dice "fammi causa".

Lo sappiamo che in Italia la giustizia è lenta e funziona male (almeno nel momento in cui sto scrivendo questo articolo.. la speranza è l'ultima a morire!). Lo so che vengono emesse delle sentenze talvolta assurde.

Questo non significa che la giustizia sia da buttare in toto. A volte funziona.

Ricordati inoltre che evitare di fare causa, "lasciar perdere" significa contribuire a mettere in giro la percezione che ognuno può fare che cazzo gli pare, tanto non ti fanno causa perché la giustizia è lenta. Ognuno può offendere, ognuno può diffamare, ognuno può usare la forza col più debole, ognuno può non pagare, non risarcire, fare il "furbo", leggasi "delinquente" (un vero peccato che nel nostro paese le due parole siano usate come sinonimo). Questo vale soprattutto per le grandi aziende fornitrici di servizi abituate a condotte illegali perché coscienti del fatto che ciò conviene, visto che la maggior parte degli utenti "lasciano perdere".

Per questo ho sempre ritenuto che fare causa quando si può e quando conviene sia anche e soprattutto un dovere sociale.

Certo, mica dico di fare il kamikaze.
Bisogna saper discernere in quali casi probabilmente vale la pena appellarsi alla legge e in quali casi no (ad esempio, se si chiede un risarcimento, cercare di sapere se la controparte è solvibile). Nessuno è veggente, ovvio. Neanche gli addetti ai lavori. Ma gli addetti ai lavori hanno un po' di occhio in più, quindi non vedo per quale motivo non rivolgersi a un avvocato in caso di problemi che forse potrebbe darci una mano a risolvere.

Magari davvero è "meglio lasciar perdere". Ma fallo dire a lui.

Naturalmente parto dal presupposto che l'avvocato scelto sia competente ed onesto (a questo riguardo puoi cercare con Google tipo "come scegliere un buon avvocato" e troverai più di un articolo utile).

Prima di dire "Non mi va di impelagarmi", ricordati che il tuo legale serve proprio a far valere i tuoi diritti senza "impelagarti", e cioè ci pensa lui ad assolvere a tutti i compiti che per te sarebbero complicati e succhia-tempo.

Un buon e onesto avvocato ad esempio può fare una previsione più attendibile della tua riguardo a:

- quanto tempo ci vorrà per risolvere la questione

- qual è la probabilità che tu possa vincere una eventuale causa

- quanto denaro devi anticipargli per le spese vive

- quanto denaro devi anticipargli per il suo onorario (ricorda di avere chiara la differenza fra onorario e spese vive)

E spesso un primo colloquio per esporre il problema ed fare valutazioni del genere è gratuito.

Inoltre l'avvocato può anche fare da intermediario per un accordo e riuscire a risolvere il problema trovando un accordo con la controparte senza andare in giudizio (è la cosiddetta via "bonaria" o "stragiudiziale").

Quindi spendere un paio d'ore (da quando parti da casa a quando torni) per parlare col tuo legale non è tempo perso, ma ben speso. Anche perché ti fai un'idea di come agire se in futuro si presentasse lo stesso tipo di problema. Se poi, come me, dialoghi inizialmente col tuo avvocato via email, ancora meglio.

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