Non avendola sentita o letta fino a qualche anno fa, mi pare cacofonica un po' come chiunque troverebbe cacofonico "contento di conoscerti" al posto del convenzionale "piacere di conoscerti".
Possibile obiezione:
Che ci vuoi fare? La lingua si evolve e noi dobbiamo adattarci.
A questo tipo di obiezione io rispondo sempre: sì, prendiamo atto dell'evoluzione della lingua senza dimenticare di osservare ogni volta perché si è evoluta in quel modo.
Se provo a indovinare il motivo per il quale è stato coniata la frase "buona vita", mi sento di scartare da subito l'ipotesi che si trattasse davvero del bisogno di esprimere una matta bramosia di vedere felice l'interlocutore, e do molto più credito allo scenario secondo cui lo scopo fosse comunicargli che con lui non si vuole avere mai più a che fare, e che però siamo dei gran signori e non solo non proviamo rancore, ma addirittura auspichiamo tutto il bene possibile per lui. "Buona vita" l'ho visto e sentito usare quasi solamente in questo modo, che un po' mi ricorda il napoletano "Tanta fortuna!". L'ho visto e sentito usare per dire "voglio ottenere lo stesso effetto di un vaffanculo, ma al tempo stesso voglio risultare educato; ti vorrei cacciare via con un pedatone nel sedere perché ti detesto, ma al tempo stesso voglio risultare zen".
Qualcuno ha detto o ha sentito dire "Buona vita" con un'accezione diversa? Io solo in rarissimi casi.
L'augurio "buona vita" mi risulta cacofonico in quanto artificioso e ipocrita; inoltre ha quel sapore di passivo-aggressivo che fa apparire chi lo pronuncia o scrive non come un signore, ma come uno sputo mal riuscito e posatosi sul mento.
Ma allora cosa si dovrebbe dire? Semplicemente "Ciao", o "Buona giornata". O "Addio". Frasi o parole che esistevano di già e non sono state coniate allo scopo di avere un effetto che in realtà non si concretizza.
Immagino che qualcuno fra i miei lettori più assidui e dotati di maggior memoria stiano pensando:
Allora hai cambiato idea! Nell'articolo "Un linguaggio portatore di portamento di evoluzione" avevi scritto che bisogna dare alle parole il significato che hanno e non il significato che viene dato loro da certi imbecilli, altrimenti si dà a loro il potere di stabilirne il significato!
No, non ho cambiato idea. Confermo ciò che ho scritto in quell'articolo, che analizza uno scenario diverso. C'è una differenza importante fra i due casi: la parola "negro", ad esempio, esisteva già. Solo successivamente le è stato conferito un significato dispregiativo. Lo hanno deciso i razzisti, e i non razzisti (cioè la maggioranza della popolazione) si sono fatti scippare quel termine. Si sono piegati accettando che quel significato fosse dispregiativo, e ricorrendo dunque a espressioni altre per indicare lo stesso concetto. Ciò è secondo me scemo e sbagliato.
L'espressione "Buona vita" invece non esisteva già (o almeno non era usata su larga scala). È nata (per lo meno a me sembra) dalla bocca e dalla tastiera di persone che fin dall'inizio hanno dato a queste parole il tossico significato che ho spiegato.
Nota: fin ora ho parlato di ciò che ho notato nella stragrande maggioranza dei casi, non nella totalità dei casi. Di sicuro c'è chi ha usato l'espressione "buona vita" con la sua accezione letterale, dunque con la buona intenzione di augurare una buona prosecuzione dell'esistenza del proprio interlocutore. A chi lo fa semplicemente consiglio di smettere perché, per i motivi su descritti, si tratta di un augurio che almeno a un certo livello della mente rischia di essere percepito come non proprio piacevole.
Ad esempio io ho scritto questo articolo in occasione della mia cancellazione da una newsletter. Ho ricevuto un messaggio automatico che era stato preimpostato per le disiscrizioni, che includeva proprio "buona vita". Se avete una newsletter no, non scrivetelo neanche lì.