Stamattina ho trovato su Facebook un commento che parla dell'odio di una persona vegana nei confronti di chi mangia i poveri animali; il ragionamento che ho sviluppato naturalmente è applicabile a qualunque situazione in cui l'odio (giusto o sbagliato) verso un'intera categoria di persone possa generare dei risultati sgraditi all'odiante stesso.
A seguito della perla onnivora "C'è ben poco di cui vantarsi ad esser vegani...voi siete esaltati a tal punto da far morire i vostri figli, gli negate le trasfusioni di sangue" ci sono stati vari commenti, fra cui il mio, dove affermavo di essere un donatore vegano.
La risposta di Maria Chiara è stata:
"Pensare che il mio sangue serva d'aiuto ad un mangiamorti che magari si trangugia qualke centinaia di creature l'anno o peggio ancora ad un cacciatore, un pedofilo....no no! Giuro che non ce la farei! Limite mio!"
"Pensare che il mio sangue serva d'aiuto ad un mangiamorti che magari si trangugia qualke centinaia di creature l'anno o peggio ancora ad un cacciatore, un pedofilo....no no! Giuro che non ce la farei! Limite mio!"
Questa risposta mi ha fatto venire in mente quando una mia parente mi disse "Quando stai facendo un compito in classe di latino e hai appena cercato una parola nel dizionario, lascialo aperto, perché la prossima parola che cerchi potrebbe essere vicina". Che c'entra? C'è la stessa probabilità di trovarla vicina quanto lontana. Fai un grafico del tuo buon umore nel corso della tua vita e puoi dire: "Visto? Ogni volta che ero in basso poi ce l'ho fatta sempre a risalire", oppure: "Visto? Ogni volta che ero in alto era sempre un preludio per una discesa". Tante grazie. Puoi rigirare le cose come vuoi, se sono presenti delle variabili: l'una è contrapposta all'altra.
Ma lo spostamento dell'attenzione su una di esse è utile quando viene fatto attivamente poiché quella visione fa comodo per un preciso scopo e non si può considerare una visione distorta della realtà.
Se doni sangue potresti salvare un onnivoro, ma anche un vegano. Oppure salvare un onnivoro che poi salva un vegano. Quindi se decidi di donare sangue oppure no, la domanda da farti dev'essere alla pari fra le due ipotesi: "Ci sono un vegano e un onnivoro che hanno bisogno di aiuto. Cosa decidi di fare se ti si prospetta la scelta di aiutarli entrambi oppure non aiutare nessuno dei due?".
Se la tua risposta è la seconda, mi pare che tu odi troppo gli onnivori; se non altro li odi troppo rispetto a quanto ami i tuoi amici vegani.
Inoltre una mentalità di questo genere non sarebbe sostenibile neanche a detta del vegano più oltranzista di questo mondo, altrimenti si potrebbe ragionare in modo analogo per tutte le altre decisioni: finché esistono gli onnivori (o una qualunque categoria di persone il cui comportamento disapprovo con rabbia) non si fa nulla che rischi di aiutarli: non si riempono le buche che ci sono sull'asfalto perché potrebbero aiutare un onnivoro a non rompere un ammortizzatore dell'automobile, non si compra una nuova ambulanza perché potrebbe salvare un onnivoro, non si ripara quel traliccio dell'alta tensione perché potrebbe fornire energia elettrica a un onnivoro, etc.. Il tutto a danno degli onnivori quanto a danno dei vegani, visto che le due tipologie di persone vivono in un ambiente comune.
Il limite di chi dice "Non dono sangue... lo riconosco, è un mio limite, ma non ce la faccio all'idea di salvare una persona che mangia animali" non consiste tanto nell'eccessivo odio verso una categoria di persone, quanto nell'indossare paraocchi che impediscono di vedere le vere conseguenze che ci sarebbero se la filosofia con cui questa persona prende decisioni si applicasse fino in fondo, con la coerenza che le è tanto cara.