Revisiono questo articolo del 2008 a dieci anni di distanza. Sì, siamo nel 2018 e ancora c'è chi inoltra catene di Sant'Antonio senza verificarne la veridicità. In questi anni ho scritto vari articoli sul tema; il mio preferito (e che è stato ritenuto offensivo da una persona che dopo averlo letto mi ha cancellato dai suoi amici di Facebook... forte, no?) è "Pubblicare e condividere bufale è come rubare (non scherzo)".
Quello che vedi in questa pagina diciamo che potrebbe far parte della pagina 1 del manuale su come usare l'internètte. E insomma...
Ancor prima di parlare di come accorgersi della veridicità di un appello, è importante premettere che nel dubbio non bisogna inoltrarlo.
• Diffondere appelli falsi “diluisce” l’efficacia di quelli veri. Se la gente capisce che una grande percentuale di catene di S. Antonio è una bufala (ed è così), tenderà col tempo a non dare più peso agli appelli in generale, che siano falsi o veri.
• Riguardo alla diffusione di appelli su persone malate da aiutare falsi o "scaduti", che cioè proseguono il passaparola anche dopo che la persona è morta fa sì che i familiari continuino per anni a essere contattati, con grande loro disagio (come vi sentireste se ogni mattina vi chiamassero in tanti al telefono per chiedervi come sta vostra figlia morta di leucemia?), o fa sì che il telefono di una struttura ospedaliera venga intasato di telefonate inutili.
• Diffondere una bufala vi fa fare la figura degli ingenui che abboccano a qualsiasi storia senza prendersi la briga di verificarla e senza neppure chiedersi se sia plausibile.
• Le bufale riguardanti sostanze tossiche presenti nei prodotti più disparati danneggiano le aziende che li producono, e con esse i loro lavoratori.
• Le bufale spedite dal posto di lavoro vi possono costare il lavoro! Spesso i programmi di posta aggiungono automaticamente in coda a ogni messaggio il nome del mittente e quello dell'azienda o dell'istituto presso il quale lavora il mittente. Il risultato è che una catena spedita dal posto di lavoro sembra "autenticata" dall'azienda/istituto, che difficilmente gradisce che il proprio nome venga abusato da un dipendente e associato a una bufala.
• La diffusione di false notizie può portarvi in tribunale. Paolo Attivissimo ha detto di essere a conoscenza di almeno un caso in Italia in cui l'incauta diffusione di un appello ha avuto conseguenze legali per chi l'ha fatto circolare.
se ti sei accorto di aver ricevuto una bufala e di averla inoltrata a vari destinatari, la cosa da fare per rimediare l’errore è, nel caso dell'invio via email, mandare loro un messaggio di rettifica nel quale ti scusi e suggerisci a chi avesse eventualmente inoltrato l'appello di fermarne la diffusione allo stesso modo; nel caso dell'invio via Facebook, eliminare il post e scriverne un altro di rettifica. Vedi, sull'argomento, l'articolo "Hai postato qualcosa di errato su FB? LO DEVI MODIFICARE O CANCELLARE. Ecco come fare."
riguardo a come accorgersi della plausibilità di una catena di S. Antonio, vengono in nostro aiuto vari blogger cacciatori di bufale. Per questo nella maggioranza dei casi ti è sufficiente andare su Google e cercare un pezzo di testo dell’appello in questione, magari aggiungendo alla stringa di ricerca la parola “bufala”. Se si tratta di una bufala probabilmente otterrai, fra i risultati di ricerca, almeno un articolo che dà spiegazioni in merito.
Sulla bacheca di Facebook o altri social network sei totalmente libero di scriverlo, ricordando che ogni tuo amico, dopo un certo numero di tuoi post non graditi potrebbe annullare la ricezione dei tuoi aggiornamenti.
E via email / altri mezzi di messaggistica privata? Se invii una email, o un messaggio con Whatsapp, SMS, o chat di Facebook non è come aggiornare la tua bacheca di un social network, che è tua e solo tua. Qui si tratta un po' di "entrare in casa di qualcun altro", ed è ancora più opportuno ricordare che nel dubbio non devi inoltrare la catena.
Non solo: siccome molte persone non gradiscono catene di S. Antonio (vere o false che siano) e non vogliono riceverne, è giusto rispettare questa loro posizione e la loro privacy, specialmente se non si tratta di tuoi amici, cosa fra l'altro imposta dalla legge. Una catena di S. Antonio, come ogni altro messaggio, si inoltra solo a persone che abbiamo motivo di ritenere interessate.
Occorre farlo rispettando la privacy dei destinatari, ovvero non mettendo ognuno dei destinatari a conoscenza dell’indirizzo e-mail di tutti gli altri. Per far ciò occorre cancellare dal testo del messasggio eventuali indirizzi e-mail di destinatari precedenti, ed in oltre inviare il messaggio usando la funzione “carta carbone nascosta”, cosa facile sia usando le varie webmail sia usando i client di posta.
Quello che vedi in questa pagina diciamo che potrebbe far parte della pagina 1 del manuale su come usare l'internètte. E insomma...
Come devi comportarti se ricevi una catena di S. Antonio?
Ancor prima di parlare di come accorgersi della veridicità di un appello, è importante premettere che nel dubbio non bisogna inoltrarlo.
Perché?
Anche se la catena di S. Antonio fosse falsa, sarebbe poi quel gran male diffonderla?
SÌ.
Infatti:
• Diffondere appelli falsi “diluisce” l’efficacia di quelli veri. Se la gente capisce che una grande percentuale di catene di S. Antonio è una bufala (ed è così), tenderà col tempo a non dare più peso agli appelli in generale, che siano falsi o veri.
• Riguardo alla diffusione di appelli su persone malate da aiutare falsi o "scaduti", che cioè proseguono il passaparola anche dopo che la persona è morta fa sì che i familiari continuino per anni a essere contattati, con grande loro disagio (come vi sentireste se ogni mattina vi chiamassero in tanti al telefono per chiedervi come sta vostra figlia morta di leucemia?), o fa sì che il telefono di una struttura ospedaliera venga intasato di telefonate inutili.
• Diffondere una bufala vi fa fare la figura degli ingenui che abboccano a qualsiasi storia senza prendersi la briga di verificarla e senza neppure chiedersi se sia plausibile.
• Le bufale riguardanti sostanze tossiche presenti nei prodotti più disparati danneggiano le aziende che li producono, e con esse i loro lavoratori.
• Le bufale spedite dal posto di lavoro vi possono costare il lavoro! Spesso i programmi di posta aggiungono automaticamente in coda a ogni messaggio il nome del mittente e quello dell'azienda o dell'istituto presso il quale lavora il mittente. Il risultato è che una catena spedita dal posto di lavoro sembra "autenticata" dall'azienda/istituto, che difficilmente gradisce che il proprio nome venga abusato da un dipendente e associato a una bufala.
• La diffusione di false notizie può portarvi in tribunale. Paolo Attivissimo ha detto di essere a conoscenza di almeno un caso in Italia in cui l'incauta diffusione di un appello ha avuto conseguenze legali per chi l'ha fatto circolare.
Quindi
se ti sei accorto di aver ricevuto una bufala e di averla inoltrata a vari destinatari, la cosa da fare per rimediare l’errore è, nel caso dell'invio via email, mandare loro un messaggio di rettifica nel quale ti scusi e suggerisci a chi avesse eventualmente inoltrato l'appello di fermarne la diffusione allo stesso modo; nel caso dell'invio via Facebook, eliminare il post e scriverne un altro di rettifica. Vedi, sull'argomento, l'articolo "Hai postato qualcosa di errato su FB? LO DEVI MODIFICARE O CANCELLARE. Ecco come fare."
Per il futuro:
riguardo a come accorgersi della plausibilità di una catena di S. Antonio, vengono in nostro aiuto vari blogger cacciatori di bufale. Per questo nella maggioranza dei casi ti è sufficiente andare su Google e cercare un pezzo di testo dell’appello in questione, magari aggiungendo alla stringa di ricerca la parola “bufala”. Se si tratta di una bufala probabilmente otterrai, fra i risultati di ricerca, almeno un articolo che dà spiegazioni in merito.
Se hai verificato che l'appello è plausibile,
A CHI LO PUOI INVIARE?
Sulla bacheca di Facebook o altri social network sei totalmente libero di scriverlo, ricordando che ogni tuo amico, dopo un certo numero di tuoi post non graditi potrebbe annullare la ricezione dei tuoi aggiornamenti.
E via email / altri mezzi di messaggistica privata? Se invii una email, o un messaggio con Whatsapp, SMS, o chat di Facebook non è come aggiornare la tua bacheca di un social network, che è tua e solo tua. Qui si tratta un po' di "entrare in casa di qualcun altro", ed è ancora più opportuno ricordare che nel dubbio non devi inoltrare la catena.
Non solo: siccome molte persone non gradiscono catene di S. Antonio (vere o false che siano) e non vogliono riceverne, è giusto rispettare questa loro posizione e la loro privacy, specialmente se non si tratta di tuoi amici, cosa fra l'altro imposta dalla legge. Una catena di S. Antonio, come ogni altro messaggio, si inoltra solo a persone che abbiamo motivo di ritenere interessate.
Una volta selezionati dei destinatari plausibilmente interessati,
COME EFFETTUARE L’INVIO VIA E-MAIL?
Occorre farlo rispettando la privacy dei destinatari, ovvero non mettendo ognuno dei destinatari a conoscenza dell’indirizzo e-mail di tutti gli altri. Per far ciò occorre cancellare dal testo del messasggio eventuali indirizzi e-mail di destinatari precedenti, ed in oltre inviare il messaggio usando la funzione “carta carbone nascosta”, cosa facile sia usando le varie webmail sia usando i client di posta.