14 settembre 2016

Un'alternativa all'amicizia su Facebook: "Segui"

Su Facebook c'è un limite al numero di amici che si può avere.

Questo, di primo acchito, a qualcuno potrebbe dispiacere. Ma se ci pensi bene... Esistono al mondo persone che davvero hanno più di... (...sforzo la mia immaginazione per dire un numero più alto possibile...) ...più di 80-90 amici?


Nota per gli sprovveduti che chiedono l'amicizia come strategia per trovare clienti o affiliati ai MultiLevel Marketing: se prima di decidere di accettare la tua amicizia una persona che non ti conosce dà un'occhiata al tuo profilo e capisce lo squallido motivo per cui l'hai contattata, dopo aver cliccato su "elimina richiesta" può cliccare sul tasto "spam" che compare subito dopo, e dopo un po' di volte che questo accade il tuo account verrà eliminato.
Le richieste di amicizia devono essere inviate alle persone che si conoscono bene: amici, parenti, colleghi, e devono essere persone con cui hai ottimi rapporti.

Molti pensano:

E va beh, lo sanno tutti che quella su Facebook non è esattamente amicizia... Chiedere e dare l'amicizia su Facebook è un modo per rimanere in contatto anche fra persone che semplicemente abbiamo in simpatia o che abbiamo appena conosciuto e intuiamo sarebbe buona cosa conoscere meglio! Non fare il pignolo con le parole... Se Facebook ha utilizzato la parola "amicizia" in maniera un po' impropria non vuol dire che tu non lo debba usare come lo usano tutti gli altri!

E però no, no, oh, no: non basta mettere in una frase l'espressione "buon senso" per aver ragione. ...Così come per essere nel giusto non basta fare come fanno molti altri (non tutti, per fortuna).

Io dico

Anvedi o

una squadra di programmatori crea un social network, te e un'altra marea di persone sbagliate a usarlo (non perché vi sfugge un aspetto tecnico, ma il significato di "amicizia"), e siccome voi fraintenditori siete in tanti allora la colpa è dei programmatori?? Ma cosa vi frulla nel cervello?

Comunque

ti do una notizia che può essere che non sai: se desideri ricevere aggiornamenti di una persona che trovi interessante, ma che non conosci personalmente, anziché chiedere l'amicizia la potresti seguire.

Seguire... E cioè?

Dopo aver cliccato "Segui" sulla sua pagina-profilo di un utente, i suoi post verranno mostrati nella tua bacheca, esattamente come i post dei tuoi amici...

...A patto che si tratti di post indicati da quella persona come "pubblici" anziché riservati agli amici o altra lista specifica.

Il tasto "segui" è eventualmente presente vicino al tasto "Aggiungi agli amici". Dopo averlo cliccato la sua scritta diventa "Segui già", e compare un menù a tendina in cui devi cliccare "mostra per primi" se ti interessa dare priorità ai post di questa persona che ritieni interessante.


Se poi ogni volta che questa persona mette su FB un post pubblico vuoi ricevere una notifica (uno di quei numerini con sfondo rosso che compaiono in alto a destra sull'icona del globo), allora devi cliccare sui tre puntini accanto a "Messaggio" e poi, sul menù a tendina che appare, su "Ricevi le notifiche:


Nota: ho detto che il tasto "segui" è eventualmente presente, perché a volte non c'è, per scelta dell'utente (vedi apposita pagina di impostazioni). In tal caso è impossibile ricevere in bacheca i suoi aggiornamenti di stato se non si è FB-friend, e per sapere le sue ultime novità (pubbliche) occorre visitare la sua pagina profilo.

I personaggi pubblici (giornalisti, politici, etc) solitamente predispongono la possibilità di farsi seguire e inviano post pubblici poiché interessa loro che vengano letti da più persone possibili; la stessa cosa, comunque, fanno molti altri utenti in genere quando postano aggiornamenti che ritengono non mettere a rischio la propria privacy.

...Esattamente come faccio io.

Per la chat, discorso simile. Puoi chattare con un utente Facebook anche se non fa parte dei tuoi amici, se (come me e la maggior parte di utenti) non ha modificato questa impostazione (e se non ti ha bloccato, ovviamente).
Lo so, spesso il primo messaggio di un non-amico non viene notificato con numerino e squillino, viene messo nella sezione "altri", che verrà controllata non si sa quando (io la controllo abbastanza spesso), ma è giusto così. Se proprio hai urgenza che il messaggio venga visto, allora puoi usare impropriamente la richiesta di amicizia per farlo notare. Ma siccome non è detto che il destinatario apra Facebook spesso, se davvero è un messaggio urgente dovresti tentare con altri mezzi.

Quindi:

Se siamo già amici, chiedimi pure l'amicizia su Facebook, l'accetterò volentieri.
Se mi conosci appena, ti sembro una persona simpatica o interessante e pensi ci siano delle verosimili premesse per un'amicizia, vai sul mio profilo e clicca su "Segui". Compariranno nella tua home le mie notizie pubbliche che ti aiuteranno a capire se davvero queste premesse ci sono; in chat contattami pure: compatibilmente coi miei impegni, ti risponderò.
 
Se sei convintissimo/a che possiamo diventare amici, leggi l'articolo a questa pagina per sapere cosa intendo. Se dopo aver letto questo articolo la tua risposta è sì, chiedimi pure l'amicizia e l'accetrterò volentieri.

10 settembre 2016

Pubblicare e condividere bufale è come rubare (non scherzo)

Stamattina un mio FB-Friend pro-tempore ha condiviso l'ennesima notizia razzista inventata di un noto sito di notizie inventate.

Come molte volte è accaduto sotto i suoi post, ci sono stati commenti del tipo

- "È una bufala"
- "È l'ennesima bufala che condividi"
- "Possibile che un grande professionista come te pubblichi queste scemenze? Ma che figura ci fai?"
- [screenshot dei risultati di Google che mostra quanto notoriamente quel sito contenga notizie inventato]
- Ennesimo post, oltretutto ennesimo post falso, che inneggia al razzismo, all'odio. Che brutta cosa, mamma mia!

Alcune sue risposte sono state:

- Non è razzismo, è ingiustizia. Bufala o no, ormai queste sono storie frequenti. Pirati della strada, ladri, e tanto altro. Un negoziante ha chiuso nel suo negozio dei ladri e poi ha chiamato le forze dell'ordine... denunciato x sequestro di persona.
Io sono il razzista?

- Pubblico bufale perché almeno alcuni hanno cose da scrivere. Se non vi interessano le mie bufale, toglimi dagli amici.

Faccio qui due considerazioni che sfuggono purtroppo ad alcuni utenti utonti.

1)

"Bufala o no" un corno. Immagina questo: per 20 giorni, tutti i giorni, una persona è stata pesantemente insultata da una folla per aver posteggiato l'automobile in un parcheggio per disabili senza averne diritto; il 21° giorno questa persona non commette tale infrazione, ma c'è comunque un gruppo che urla il suo nome e lo chiama delinquente; si sbracciano cercando l'attenzione dei passanti, urlando che oggi per l'ennesima volta quello lì ha messo la macchina in un posto per disabili. Un passante fa loro notare che in realtà il posto per disabili è libero e non c'è nessuna automobile lì parcheggiata, e che è ingiusto accusare una persona per un'infrazione anche quando non l'ha commessa. Gli urlatori, invece di scusarsi, rispondono tipo "Non importa, tizio frequentemente manca di rispetto ai disabili. Per 20 giorni ha occupato un parcheggio a loro riservato, quindi non siamo noi gli ingiusti, è lui che non rispetta il codice della strada. E ora se non le dispiace riprendiamo a urlare le nostre ragioni. LA MACCHINA DI TIZIO È PARCHEGGIATA IN UN POSTO PER DISABILI!!! GUARDATE LA MACCHINA DI TIZIO DOV'È PARCHEGGIATA!!! STA OCCUPANDO IL POSTO DI PERSONE SVANTAGGIATE!!! È UNO SCHIFO!!! GUARDATE!!!". Alcuni altri passanti notano l'ilarità della cosa, dato il parcheggio vuoto, altri sentono le loro voci e basta, non danno un'occhiata per verificare, e ci credono. E non si rendono conto che questi urlatori sono quello che sono, e cioè... Come si potrebbero definire?... Degli imbecilli.

Spero di aver reso l'idea di quanto sia imbecille accusare una persona mentendo e sapendo di mentire, e di come una menzogna non sia giustificata dal fatto che in altri momenti siano accaduti e accadano episodi simili.

Si tratta di diffamazione. Diffamare una persona, cioè ad es. raccontare qualcosa di riprovevole che in realtà non ha fatto, significa apportarle un danno. Se hai apportato un danno a una persona, la devi risarcire. E non eseguire un risarcimento dovuto è come rubare. Questo indipendentemente dalla possibilità concreta che questa persona abbia nel dimostrarlo di fronte a un giudice.

Stessa cosa, ma con una aggravante, vale per i gruppi di persone (di una stessa nazionalità, etnia, religione...). L'aggravante consiste nel fatto che la generalizzazione è doppia: viene estesa ingiustamente la colpa non solo agli eventi mai accaduti, ma anche ad altre singole persone mai coinvolte. Tornando all'esempio precedente, è come se la folla inveisse non solo contro quel tizio, ma anche contro tutta la sua famiglia.

Nota per chi obietta "Va beh, è una notizia falsa, ma la condivido lo stesso perché rispecchia quello che succede spesso nel nostro paese": se mi hai presentato la notizia come vera non avendone la certezza o addirittura sapendo che è falsa, e poi mi confessi che e me l'hai detta lo stesso per educarmi alla tua visione politica, allora mi stai confessando che mi tratti da scemo. E quando me ne accorgo, se ce la faccio a trattenere la restituzione dell'insulto, ti dico con calma: deciditi. Vuoi descrivere il nostro mondo con delle favole? Raccontami delle favole, presentale come favole e dimmi che rispecchiano la realtà di oggi. Vuoi descrivere la realtà presentandomi dei fatti realmente accaduti? Proponimeli come tali dopo aver verificato che si tratta di fatti realmente accaduti.
Un incrocio fra le due scelte, cioè proporre una notizia falsa presentandola come vera, non è educativo ma, ripeto, offensivo. Non arricchisce la conoscenza della realtà, ma la stravolge.
 
2)

Se scegli di usare un social network devi rispettarne il regolamento, perché questo si aspettano gli altri utenti che insieme a te lo usano.
Il regolamento di Facebook:
- vieta di pubblicare post che incitano all'odio
- vieta di pubblicare notizie false
Lo si vede anche dalla finestra che compare quando si segnala un post.

In più, anche al di là del regolamento di Facebook, rifletti: se dare una notizia vera fornisce al lettore un beneficio (è come regalargli qualcosa, e infatti tante persone pagano per comprare un giornale), dare una notizia falsa equivale ad arrecargli un danno, cosa che non hai il diritto di fare neanche gratis.
Immagina che uno straniero ti chieda informazioni su quale erogatore usare per mettere benzina nel serbatoio della sua automobile. Se, in buona fede oppure no, assicuri la persona che quella è benzina quando invece è gasolio, l'auto subirà un danno. Il fatto che tu abbia fornito questa informazione gratis e il fatto che quella persona ha scelto liberamente di fidarsi di te non tolgono il fatto che tu abbia provocato un danno. Per smarcarti da questa responsabilità avresti dovuto dire tipo "credo che...", oppure suggerire di chiedere informazioni a qualcun altro. Se invece dai semplicemente un'informazione (che in assenza di specificazioni si considera come spacciata per vera) tu sei responsabile delle conseguenze di quell'informazione.
Se hai provocato un danno, devi risarcirlo. Se non lo risarcisci, è come rubare.

Allo stesso modo, dare una notizia falsa provoca un danno, anche se non (direttamente) materiale. Puoi farti un'idea del'entità di questo danno mettendo un "meno" davanti al beneficio di avere una buona informazione. Al di là della possibilità o no di dimostrarlo in tribunale, al di là della possibilità di quantificarlo con esattezza, sappi semplicemente che fornendo una falsa informazione a una persona tu rubi il suo tempo, vai contro la sua voglia di conoscere la verità, ostacoli la sua evoluzione personale.
Fai fare a questa persona un passo indietro rispetto a benefici che costano tempo e soldi: pensa al canone RAI, alla connessione Internet, al prezzo dei giornali cartacei ed alcuni giornali online, e pensa anche al prezioso tempo, che nessuno può restituire a chi l'ha perso.

Ecco perché dare una notizia falsa, soprattutto quando si mente sapendo di mentire, è come rubare.

Dalla bufala che hai diffuso non trai nessun beneficio economico o di altro tipo? Non importa: il fatto che il borsello scippato fosse vuoto e da buttare via non giustifica lo scippatore.
Non l'hai fatto apposta? Non ti giustifica. Se tamponi l'automobile davanti a te sei comunque nel torto, avendo arrecato un danno. Danno che, se non risarcisci, sei come un ladro.
E non ti giustifica il fatto che si possa scegliere di non leggere i tuoi post. Infatti:
- per rendersi conto che hai scritto post falsi e smettere di leggerli c'è bisogno appunto di leggerli, e quindi di lasciare che tu almeno in quelle prime occasioni effettui almeno un "furto"
- ci saranno persone che continuano purtroppo a crederti; se sono poco accorte non significa che tu abbia il diritto di rubare a loro; anzi, approfittarne è ancora più grave.

AGGIORNAMENTO:

Consiglio vivamente la lettura dell'articolo di Bufale.net "GUIDA UTILE - Nel dubbio astenersi (da condivisioni e allarmismi)", che spiega come diffondere bufale rischia di rendere inefficaci messaggi veri diffusi col passa-parola (hai presente la storia "al lupo, al lupo" ?)

05 settembre 2016

Servizio che immortala pagine online: utile, ma... Legale? Etico?

Pochi giorni fa ha avuto luogo un battibecco a distanza fra due giornalisti che scrivono su blog molto conosciuti. Il tema era un contenuto copia-incollato e quindi ritenuto un plagio.
 
Non voglio entrare nel merito della questione, ma spendere qualche parola sul sito di cui uno dei due litiganti si è servito per immortalare sul web la prima versione dell'articolo-quasi-fotocopia.

Si tratta di un sito che non voglio nominare né linkare, in quanto offre un servizio su cui mi è sorto un dubbio quanto a liceità e eticità. Alludo proprio al tema del diritto d'autore.
Il blog di questo sito è dedicato alle domande degli utenti, a cui viene data una risposta con discreta prontezza... quando viene data. Osservando le date dei vari articoli deduco che le domande sul diritto d'autore, da me inviate più di una settimana fa, siano state bypassate.

Dunque non mi rimane che esprimere i miei dubbi qui, su OPIDOS.

Come si legge in home page, si può usare questo servizio online per conservare il contenuto di una pagina web, che viene salvata internamente in una pagina replicata, ospitata dai server di questo sito. Viene generato un link che porta a questa pagina replicata, link a cui potenzialmente chiunque può avere accesso, indipendentemente dalla volontà dell'autore della pagina originale.

Quindi il sito in questione, mi pare, viola il diritto d'autore ogni volta che (su azione di un utente che non fa parte dello staff, ma questo è irrilevante) incolla su una propria pagina un mio testo che ho pubblicato su una mia pagina web nonostante io non ne abbia dato il consenso (a proposito: se sul mio sito non scrivo nulla in proposito, per legge è sottinteso che non sto dando alcun consenso)!
E potenzialmente viola anche la privacy: il motivo della cancellazione o modifica di una pagina può avere a che fare con la privacy dell'autore (che magari ha cambiato idea su qualcosa) o con la privacy di qualcuno di cui ha parlato, che ha chiesto e otenuto che rimuovesse un contenuto.

Immagino che questo servizio online - completamente automatizzato - sia stato creato con buoni intenti, e cioè fornire delle prove su cosa conteneva un sito in una tale data in occasione di un contraddittorio, oppure linkare un contenuto dall'affidabile e duratura stabilità per paura che una pagina web in questione chiuda i battenti domani o fra 15 anni per motivi diversi dalla privacy dell'autore o dal copyright. Ma la buona fede è irrilevante, sia da un punto di vista giuridico che dal punto di vista di un ingiusto danno che un utente potrebbe avere.

Quindi non sto facendo pura speculazione in punta di diritto. Il problema di cui parlo ha un risvolto anche pratico.

Ammettiamo che io abbia scritto qualcosa che non lede gli interessi di nessuno, nella più completa legalità, e che a un certo punto cambi idea e decida di toglierlo dalla rete per questioni di immagine (ad es. ero uno spogliarellista e adesso, pentito, voglio farmi prete e voglio cancellare la mia pagina web in cui pubblicizzavo tale attività). È giusto che un altro sito possa senza il mio consenso conservare e mostrare le foto di me che faccio i versi su un palco in mutande, nonché i testi contenenti il mio numero di cellulare per prenotare degli spettacoli? Questo accade nel caso in cui un utente, magari senza alcuna volontà di danneggiarmi, abbia un anno fa salvato-duplicato la mia pagina web su un servizio online come questo prima della mia conversione e decisione di cambiare vita.

La confessione cancella i peccati dall'anima. E per cancellarli da un sito copia-incollatore come si fa? Come dicevo, lo staff non risponde alle mie domande. Forse quella buona fede che supponevo all'inizio tanto buona non è. Beh, spero che anche loro ritrovino la fede e riparino le loro colpe.

03 settembre 2016

Social Fixer: utile per ripulire il tuo Facebook, ma...

In questo articolo di Navigareweb è descritto "SocialFixer", plugin per Firefox e Chrome che consente di modificare il modo in cui l'interfaccia di Facebook si presenta all'utente.

Il prodotto è molto carino e molte persone, conoscendolo, saranno grate al suo autore pensando a quanto slalom in meno dovranno fare fra i vari post non interessanti. Già, anche a questo serve.

E proprio questa caratteristica fa soffermare il mio pensiero su un altro aspetto, certo meno immediato rispetto alla comodità di snellire la bacheca, ma più importante dal punto di vista... personale.

Facebook è un social che mi permette non solo di stare in contatto con le persone che preferisco.

Mi permette anche di osservare il comportamento di individui e individue che non conosco bene, e che sono miei "Facebook friend" anche se non considero esattamente amici, sempre che non abbiamo seguito entrambi quanto ho detto in "Vuoi essere mio amico? Ne sei sicuro?" (mentre sto scrivendo questo articolo non ho ancora applicato, per i già Fb-friend, il metodo di selezione lì descritto).

...Così come mi permette anche di osservare il comportamento di persone che per adesso reputo amici (o a cui ho deciso di dare fiducia in tal senso), e che però si potrebbero smentire da un momento all'altro, suggerendo quindi un depennamento su Facebook e non solo.

Quindi se sei super-entusiasta di SocialFixer e credi che sia uno strumento perfetto per gestire il tuo universo social personale (dove per "social" non mi riferisco solo al mondo telematico), ti invito a una riflessione. Per quanto riguarda le modifiche all'interfaccia, niente da dire. Per quanto riguarda la selezione dei post, invece...

È più utile usare uno strumento che nasconde i post stupidi dei tuoi amici, oppure prendere coscienza di quali sono i tuoi amici stupidi e poter decidere di cancellarli o smettere di seguirli?

Non sto dicendo di bloccarli; potrai sempre chattare con loro, se ce ne sarà bisogno. E loro potranno, se interessati ai tuoi post pubblici, seguirti.
Se invece saranno interessati ai tuoi post privati... sicuro di volerli mostrare a persone che ritieni poco acute?

Ho avuto su questo una breve discussione con un FB-friend, che ha mosso la seguente obiezione:

"eliminando le amicizie si rischia solo di creare ancora più segregazione memetica. Meglio che le idee abbiamo la possibilità di percolare e mescolarsi".

Secondo questo modo di pensare io dovrei tenermi come FB-friend i peggio bufalari e complottari, perché in questo modo ogni tanto leggerebbero i miei preziosi post e i miei preziosi commenti di smentita alle loro fesserie. No. Esperienza già fatta. Pochissimi di loro, troppo pochi, anche quando capiscono lì per lì, qualche giorno o qualche ora dopo inviano l'ennesimo post del cancro che si cura col bicarbonato o del terremoto coi dati taroccati così il governo non paga le spese di ricostruzione. Quindi basta. Stop. Il lavoro di tenere a bada questa gente lo lascio fare a chi ancora non si è stufato. Io fra un pochino credo procederò con l'epurazione.

02 settembre 2016

Black Humor di cattivissimo gusto - Ecco come reagire

Un giornale satirico è uscito con qualche vignetta su una tragedia accaduta recentemente e che ha fatto molti morti e feriti, il terremoto del centro Italia del 24 agosto scorso, che ha destato una diffusa indignazione fra gli italiani.

A difesa dell'autore si sono schierati un autore del sito "Gli Stati Generali" con questo articolo, Giulio Cavalli con questo articolo e Sabrina Guzzanti con questo post su Facebook. Tutti e tre hanno spiegato, in sintesi,che
- l'autore della vignetta è a ben vedere solidale con le vittime del terremoto, perché prende in giro non loro, ma il sistema Italia; sarebbe dunque opportuno non indignarsi per una vignetta che spiega i motivi di una tragedia, ma indignarsi verso chi la tragedia l'ha causata (vedi corruzione e menefreghimo sulle norme antisismiche);
- non si deve confondere la comicità, il cui scopo è far ridere, con la satira, il cui scopo è far riflettere.

Su quest'ultimo punto non c'è univocità di pareri.
Consultando la definizione di Satira del Treccani (vocabolario online) si nota che nella satira è solitamente incluso l'aspetto comico, ma non se ne deduce che tale componente debba essere obbligatoria.

Secondo la definizione di Wikipedia la satira "attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni".

Secondo la sentenza n. 9246/2006 emessa dalla Prima sezione penale della Corte di Cassazione, che definisce la satira come manifestazione che nei tempi si è addossata il compito di "castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene".

Federico Maria Sardelli, mitico vignettista del Vernacoliere in questo post afferma invece che di fronte alla morte si dovrebbe tacere oppure esprimere qualcosa di profondo o intelligente, mentre quella vignetta era brutta e di intelligente non aveva nulla.

Parlando invece dell'aspeto etico, delle reazioni che ci sono state e di quelle che dovrebbero aver luogo in questi casi...

...Io della vignetta sono venuto a sapere leggendo un aggiornamento di stato di un mio FB-friend, che ha scritto:

Che palle 'sta gente che si "indigna" [...]
Non ti piace una vignetta? non ti fa ridere?
NON LA GUARDARE.
Ti offende? ti fa arrabbiare?
Non la guardare e pigliati una CAMOMILLA e porta avanti la tua vita. A me offendono tante cose, soprattutto l'imbecillità. Ma la sopporto. Non è che propongo la terminazione degli imbecilli.
 
Questo post mi trova d'accordo sul fatto che quando qualcosa ci indigna (non ho capito perché è stato messo fra virgolette, ma pazienza), non si dovrebbe scrivere su Facebook post imbufaliti o linkare articoli sul web dello stesso tipo. Ma per motivi diversi dal "che palle".

Proseguo ipotizzando che sia stato sbagliato pubblicare quella vignetta. Ipotizzando, sì, perché le versioni sono fondamentalmente due:

a) Se la maggior parte della gente parte sparata nel giudicare e arrabbiarsi per una vignetta senza soffermarsi a capire il suo vero significato, peggio per loro... del resto si sa che la maggior parte della gente è poco intelligente, e all'autore della vignetta non interessa essere stimato da persone poco intelligenti.
b) Se il messaggio che l'autore voleva dare è giusto, ma la maggior parte della gente non l'ha capito, significa che non l'ha scritto bene, perché un autore di vignette pubblicate su un giornale scrive per il pubblico e dal pubblico deve essere capito, quindi ha anche una responsabilità dal punto di vista comunicativo.
 
Proseguo, dicevo, prendendo per buona l'ipotesi b.
 
Cosa fare dunque quando vieni infastidito dalla pubblicazione di una vignetta che ti ha fatto indignare (o da una battuta di un comico che ritieni offensiva, o simili)?
Il motivo per il quale anch'io, come il suddetto FB-friend, suggerisco di non cedere alla tentazione di parlare di queste cose è lo stesso per il quale la regia di una partita di calcio che per qualche minuto ho guardato mesi fa non ha mandato in onda le immagini dell'invasione di campo da parte di un tifoso. Ha mandato in onda altre inquadrature. Il telecronista ha appena accennato la cosa e il suo collega ha detto velocemente tipo "è uno stupido che vuole visibilità, giustamente non viene inquadrato, non parliamone..." e subito ha ricominciato a discutere di come stava andando la partita in attesa che l'invasore venisse allontanato.

In particolare credo la collettività si dovrebbe abituare al fatto che, quando un autore crea una vignetta o altro prodotto editoriale di pessimo gusto, questo accade:

- I giornalisti non ne parlano
- Un politico intervistato sull'argomento da un giornalista gli dice "Non le rispondo e la invito a non pubblicare articoli su questo fatto, che non merita visibilità"
- Le persone che si sono sentite offese, stessa cosa
- La redazione del giornale punisce l'autore con una multa o col licenziamento a seconda della gravità
- Nessuno ne parla su social network, blog, forum

E per le persone offese da quell'infelice uscita, che fare?

Manifestare solidarietà scrivendo loro privatamente. Non pubblicamente.

Non preoccuparti di divulgare il grado di imbecillità di chi ha fatto black humor di cattivissimo gusto. Chi è in grado di capirlo lo capisce benissimo da sé.

01 settembre 2016

Sarebbe così facile capire perché non dobbiamo fare più figli!

Ieri ho scritto su Facebook:

"Per gli imbufaliti a causa dell'annuncio di una manifestazione politico-sociale promossa da una matta ministra: più ne parlate, più le date visibilità. Ignoratela. Fate finta che non esista. Non vi preoccupate: non verrà apprezzata da nessuno che non la pensasse già come lei, e le prediche di lei e affini non faranno fare un figlio in più neanche ai più pecoroni.
Ignorate. Rimandate al dopo-manifestazione le vostre considerazioni, fra le quali magari ci saranno anche osservazioni sul poco seguito ottenuto."

Beh, ho cambiato idea.
Tanto comunque questo blog non lo seguono mica in tanti. E poi non faccio il nome della manifestazione, né quello della ministra matta. Anche perché parlerò, in generale, di una situazione che dura da ben prima della suddetta trovata e purtroppo continuerà a durare ancora per molti anni (trovi qui un mio articolo su Psicoperformance sullo stesso argomento).

Buona lettura.
I numeri sono numeri. In un dato territorio (es. continente, nazione, regione, prendi quello che vuoi, tanto tutto è in proporzione) c'è benessere nella misura in cui il numero di persone presenti si avvicina al numero di persone che possono sostentarsi in modo autonomo, e cioè persone che hanno un reddito sufficiente a mangiare, istruirsi, curarsi e abitare sotto un tetto e divertirsi.

Il problema sorge fondamentalmente in due casi:
  • le risorse che il territorio dà ci sono, ma non sono sfruttate abbastanza perché non ci sono abbastanza persone --> Si auspica la presenza di più persone, che consumerebbero meno risorse rispetto a quanto produrrebbero per sé e per la collettività
  • le risorse del territorio già vengono sfruttate al massimo, e le persone presenti avanzano, cioè c'è disoccupazione, cioè ci sono persone che non possono lavorare ma che devono comunque mangiare.
Oggi come da molti anni l'Italia ricade, con tutta evidenza, nel secondo caso.

E no, aumentare futuri disoccupati non aiuterà a pagare le pensioni. E no, un'amministrazione più intelligente, benché auspicabile, poco può fare se i numeri sono questi. Può aumentare la flessibilità (e allora chi vuole il post ofisso si lamenterà perché non ha un futuro sicuro), si può fare a turno che un mese lavoro io e un mese lavori tu, si può detassare quello però si deve recuperare tassando l'altro...
Si possono fare tutti i giri di parole e di statistica-contabilità che si vuole...Gira e rigira la coperta è corta.

Certo, c'è di mezzo ANCHE la corruzione, la lentezza della burocrazia, la concorrenza dei cinesi, e tutti quei fattori importantissimi e influenti ma comunque secondari di cui i politici possono riempirsi la bocca evidenziando l'uno o l'altro a seconda del tipo di elettorato a cui il loro partito punta... senza però poter parlare di quell'argomento assolutamente impopolare, ma centrale, e cioè il problema della sovrapopolazione. Sì, sovrapopolazione. Non sotto.
Ma dirlo è brutto e sconveniente. Perché tante persone da quell'orecchio non ci sentono, e se lo dici ti odieranno e non ti voteranno. Persone che prendono una decisione perché lo vogliono e basta, indipendentemente dalle sue conseguenze. Persone fissate con l'avere figli ma che sorvolano sulla loro esistenza (vedi immagine che ho scelto per questo articolo).

Eppure sarebbe facile capirlo, com'è facile capire che la matematica non è un'opinione: non si può prescindere dal rapporto fra quantità di risorse disponibili e quantità di persone presenti.
Solo una persona spinta da ragioni ideologiche può auspicare un aumento del numero di persone presenti in Italia... Cosa che comunque sta purtroppo già avvendndo grazie all'immigrazione di africani, molti dei quali tanto iper-creativi e ottimisti da continuare a gonfiare fidanzate e mogli al ritmo delle bombe prima del loro viaggetto di sola andata in qua.