16 aprile 2015

GoCambio: vitto e alloggio in cambio di lezioni di lingua

Oggi pomeriggio mi ha contattato Martina, Country manager per l'Italia di GoCambio, una community basata sull'insegnamento della propria lingua in cambio di un posto in cui soggiornare.

Dopo i complimenti per il mio blog, mi chiede di scrivere un articolo per promuovere questo portale. E visto che già me l'ha descritto lei via email, mi ha risparmiato la fatica: faccio un (più o meno) copia e incolla del nostro dialogo ed è fatta :-)

GoCambio è una startup formata da un simpatico team multiculturale, con sede nella pittoresca Youghal, Co. Cork in Irlanda.
È un nuovo modo di condividere. Mette in contatto persone che vogliono viaggiare (backpackers o persone con budget limitato e alla ricerca di esperienze di viaggio autentiche) con persone che hanno una stanza libera e vogliono imparare o migliorare una lingua straniera. 100% sharing economy.

Scambio e reciprocità:

- "Tu mi ospiti, io ti aiuto a imparare la mia lingua conversando con te per 2 ore al giorno".

- "Tu mi insegni la tua lingua, io ti ospito. Magari ti porto in giro per farti vedere le bellezze della mia città, il tutto conversando nella lingua che voglio imparare.

L'iscrizione al sito è gratuita.

GoCambio sta crescendo velocemente: a febbraio 2015, quando la piattaforma è stata lanciata, aveva 500 utenti, e ora, dopo 3 mesi, ne ha circa 2.500. Dopo aver spopolato in Irlanda e Regno Unito GoCambio, sta approdando in Italia, Francia, Spagna un po' in tutta Europa. A breve sbarcherà anche oltreoceano.

Ho chiesto a Martina cosa ci guadagna lo staff di quest'organizzazione e perché faccia tutto questo.

Dice:

"Per ora non abbiamo entrate economiche di nessun tipo. Il padre di GoCambio, Ian O'Sullivan, uno dei fondatori di LoveTEFL.com, ha diversi anni di esperienza nel settore dell'insegnamento dell'inglese in Asia ed Europa; e i suoi valori di condivisione, la sua fiducia nella sharing economy, il suo entusiasmo nel creare una community di "cambioers" (Guest + Hosts) che si incontrino da tutto il mondo facilitandosi vicendevolmente (ospitare - insegnare una lingua straniera), il carattere genuino di GoCambio è tutto ciò che lo motiva (un po' è anche la sua personalità irlandese!)

Per il futuro, abbiamo in programma di integrare sul sito un corso TEFL (Teaching English as a foreign language) per chi desidera diventare un insegnante di inglese certificato, e quello sarà a pagamento; abbiamo anche altri progetti, ma per ora è tutto completamente gratuito".

Visita il sito di GoCambio: http://gocambio.com/it/

15 aprile 2015

"No, non voglio vendertelo. Voglio fartelo conoscere..."

Credo ci siano poche cose più fastidiose di un venditore (sì, "venditore", non "commerciale") che ti dice delle frasi idiote che hai sentito già da 1000 altri venditori.

Non ho nulla contro la ripetizione di frasi intelligenti. Repetita iuvant, in certi casi. Anche questo articolo qualcosa ripete, visto che di un argomento simile già avevo parlato qui.

In altri casi invece repetita non iuvant affatto. Al contrario. Quando ti viene detta una frase:

- stupida
- fatta per gli stupidi
- ripetuta in maniera standard per la millesima volta dall'ennesimo venditore che si crede furbo o che ciecamente si è fidato del trucchetto persuasivo insegnato da un trainer di vendita supercoglione

Allora invece che desiderare la conclusione della telefonata del venditore vorresti averlo davanti a te per fargli credere di essere un orologio a pendolo a forza di sberle.

Perché non è questione di fastidio per il fatto che il venditore voglia appiopparti qualcosa, il che sarebbe anche lecito (a patto che ti contatti nel rispetto della legge sulla privacy).

Si tratta del fastidio per il fatto che ti offende. Ti dà di scemo. Perché ipotizza che tu sia talmente scemo da farsi persuadere da una cosa scema.

Se tu sei un professore e un allievo ti dice "ho lasciato il quaderno a casa", non ti dà tanto fastidio il fatto che non abbia fatto i compiti, quanto per il fatto che ti sta dando di scemo.
Se tu sei un ragazzo che si è sentito accettare un appuntamento galante da una ragazza che 10 minuti prima gli telefona e gli dice "non posso, perché devo studiare", non ti sta dando fastidio tanto per il fatto che non sia interessata a te, quanto per il fatto che ti stia dando di scemo.

E il venditore? Cosa ti dice di tanto stupido da essere offensivo?

Ad esempio una frase tipo quella che hai letto nel titolo.

"Ma no, la nostra intenzione non è venderle questo prodotto/servizio: noi vogliamo farglielo conoscere. Se poi vede che è adatto per lei, allora sarà lei a decidere di acquistarlo"

Qui in realtà parlare di furbata è eccessivo. Perché non c'è neanche un trucchetto facile da scoprire. C'è solo da sapere una cosa che tutti sanno, e cioè che prima di uscire di casa mi devo vestire, non devo uscire in pigiama; che prima di fare un viaggio in macchina devo entrarci, nella macchina, e accendere pure il motore, se no al massimo posso fare "brum brum" su una sedia come i bimbi piccolissimi; che prima di inghiottire un cibo di solito lo metto in bocca e ne sentire il sapore, e che se per caso il sapore fa schifo invece di inghiottirlo lo sputo. C'è solo da sapere che se sono un rappresentante di racchette da tennis e nel mio giro di porta a porta vedo che mi hai aperto il cancello di casa tua con i piedi perché sei nato senza entrambi gli arti superiori, la racchetta da tennis mi sa che non te la devo proporre e devo salutarti scusandomi del disturbo. Ma che acuzie. Ma grazie, grazie tante della puntualizzazione. Mi abbarbico commosso alla tua caviglia sinista e piango 10 minuti. Tu non vuoi vendermi un prodotto. Vuoi farmelo conoscere. E io non voglio andare a Londra. Voglio solo montare in aereo. Solo se l'aereo funziona bene e riesce a partire, allora volerò per Londra io e tutti i passeggeri che ci stanno dentro, compresa la milf che però non oso avvicinare per via del figliolo pestifero che deve tenere a bada. Grazie, guarda. GRAZIE. Io, insomma, non sono obbligato ad acquistare il tuo prodotto o servizio e tu non mi punti un fucile a canne mozze in mezzo agli occhi. Sei troppo buono. Potevi dirlo prima però, m'hai fatto stare male. Non si fa.

Brutta testa di un pinolo marcito che non voglio assolutamente buttare nella pattumiera, no, voglio solo portarlo sopra di essa e poi, solo se nessuna scossa di terremoto la smuoverà dalla verticale, lo lascerò cadere cestinandolo.

Ma insomma, che mestiere devo pensare che tu faccia? Per quale motivo devo pensare che tu guadagni (o tenti di guadagnare) il denaro con cui devi sfamare te stesso e spero nessun figliolo, accidenti alla fertilità indiscriminata?

VENDENDO. Ecco con quale misteriosa e segretissima logica il tuo incauto superiore ti ha sprovvedutamente ingaggiato e promesso qualche eurino. Voglio dire: se alla fine del mese hai fatto mille presentazioni di quel prodotto o servizio senza venderne neanche uno, non è che tu possa dire "Ho ottenuto quello che volevo". Perché sai, a sentirti parlare, e facendo finta che credi davvero alle boiate che telefon-dici, la tua intenzione non è quella di vendere, ma di far conoscere. Allora per farti felice basta ascoltarti.

Ma ta-dah, il segretissimo inconfessabile vero intento che sta nascosto nei meandri del tuo minuscolo cervellone eccolo qui: VENDERE.

Sì, tu quel prodotto o servizio me lo vuoi vendere. Negalo e mi stai dando di scemo. E siccome come vedi sono così poco scemo da averti sgamato, tu sperando di vendermi il tuo penoso teatrino ti sei dato di scemo da solo. E uno che si dà di scemo da solo non mi fa venire voglia di comprare, né conoscere, assaggiare, ascoltare, valutare o qualsiasi altro piagnucoloso verbo alla vasellina ti abbiano suggerito di emettere da qualsiasi foro.

Ma dai, vuoi la spiegazione formale del fosco equivoco? Eccotela: farmi conoscere il tuo prodotto o servizio è l'obiettivo intermedio, mentre vendermelo è l'auspicato obiettivo finale. E con questa mini-ovvia-spiegazione che non ti aspettavi prova a negare che vuoi vendere adesso. No, non puoi, perché il tuo furby-trainer della vendita per questa si è dimenticato di vaccinarti. Per fortuna, altrimenti chissà che pappettina di sillabe incollate con lo sputo ti avrebbe preparato per ribattere.