16 settembre 2019

Spot pubblicitari sulle malattie: no alle scene tragiche

Pochi giorni fa ho visto su Youtube uno spot pubblicitario in cui viene chiesta un'offerta in denaro da parte di un'associazione che si occupa (anche) di assistenza e cura dei malati di tumore a domicilio.

Concordo con un commentatore, Antonio, che ha scritto di non aver gradito la pubblicità, perché secondo lui non è questo il modo di parlare di pazienti oncologici.

Spiego.

Nella prima parte dello spot in questione si vedono scene tragiche, con un attore che recita un malore e altre persone che si disperano per lui. Segno che lo sceneggiatore non si rende conto di una cosa importante: nella testa delle persone normalmente la percezione di una pubblicità per aiutare dei malati è diversa dalla quella di una pubblicità che promuove un prodotto o un servizio.

Se uno spot pubblicizza un detersivo il pubblico è abituato ad accettare che un'attrice, magari anche inesperta e goffa, reciti la parte della massaia innervosita dallo sporco e poi felice per il maglione sorprendentemente pulito; se lo spot è di un dentifricio, accetta che il tizio presentato come dentista in realtà non è un dentista, ma un attore pagato per dire quello che dice. Non si grida all'inganno, perché queste finzioni sono palesi e vengono considerate un legittimo modo per presentare il prodotto, così come lo sono le foto dei cibi che in realtà non sono cibi, ma oggetti di plastica più colorati e non propensi ad afflosciarsi. Al massimo lo spettatore si fa una risata su come sono improbabili quelle scene o fa un'osservazione su quanto è antipatico quello o quell'altro personaggio dello spot. Fatti salvi i casi di pubblicità ingannevole, lo spettatore non vede in quelle scenette nulla di offensivo per la sua intelligenza.

Quando invece lo spot parla di persone in gravi difficoltà chiedendo denaro, il discorso cambia.

Perché se vuoi i miei soldi per una buona causa devi parlare chiaro agli spettatori. Superchiaro. Non devono avere in nessun momento la minima sensazione che tu li stia prendendo in giro distorcendo la realtà.
Ottieni il tuo scopo se spingi le persone ad essere empatiche coi malati veri.
Ma vedendo una pubblicità come quella della suddetta associazione il primo pensiero che viene in mente non ha nulla a che fare con l'empatia. Viene da pensare:

Che roba. Hanno messo degli attori a fare il verso ai malati! Me lo immagino lì, il regista che spiega all'attore come fare le smorfie di dolore per manipolarmi... Non so come possano non vergognarsi di una cosa così patetica e offensiva nei confronti dei malati stessi.

Diversa è stata la scelta di un'altra associazione, di cui ho visto spesso spot in televisione, in cui si vedevano i veri diretti interessati, in quel caso bambini affetti da varie patologie, e i loro veri genitori.

Vanno bene anche persone che lavorano al progetto e testimonial famosi che spiegano gli intenti dell'associazione e invitano a fare un'offerta.

Recitare le malattie no. Questo è fastidioso per me e, credo, per la maggior parte delle persone.

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