21 settembre 2017

Se è di seconda mano non significa che costa meno

Stamattina in un gruppo Facebook dedicato allo scambio e alla vendita dell'usato ho letto un annuncio che riguardava la vendita di un abbonamento a una palestra. L'inserzionista ha precisato di non guadagnarci nulla, e che i prezzi sono gli stessi applicati dalla palestra.

Una persona ha commentato dicendo che, se il prezzo è lo stesso, tanto vale acquistare l'abbonamento direttamente presso la palestra.

Sono allora intervenuto con una precisazione che mi sta a cuore, e che scrivo volentieri qui.

Non è vero che "tanto vale".
 
Se ciò che si compra di seconda mano non ha nessun svantaggio rispetto all'acquisto da nuovo (non è un oggetto deteriorato, non ha svantggi dal punto di vista della garanzia perché ad esempio è stato acquistato il giorno prima, etc), esiste comunque un valore in più che possiamo apprezzare:
  • il valore ecologico, se si tratta di un oggetto (l'acquisto di un oggetto nuovo e la contemporanea stagnazione di un oggetto identico in un garage significa produzione di un oggetto in più, e per produrre si inquina)
  • se si tratta di un abbonamento o simili, il valore di aver fatto un favore a una persona senza rimetterci nulla e senza approfittarsi avvoltoiosamente di un suo errore.
Io ad esempio ho molto apprezzato il fatto che in passato una persona dello stesso qusto gruppo FB abbia acquistato le mie marche da bollo che avevo acquistato erroneamente; in quell'occasione non ho dovuto diminuire il loro prezzo per convincerla a comprarle. Non aveva nessun motivo, se non quello "ricattatorio", di acquistale in tabaccheria anziché da me.

15 settembre 2017

La stupida distinzione "vita telematica - vita reale"

La stupida distinzione fra vita telematica e vita reale
In queste ultime ore un mio FB-friend ha linkato una vecchia bufala. Quella della signora di 86 anni che avrebbe umiliato il direttore di una banca e bla bla bla.

Ho commentato linkando semplicemente la ricerca su Google delle parole vecchietta 86 anni direttore bufala, per far capire che sarebbero bastati pochi secondi per apprendere la falsità della notizia, anche solamente osservando la pagina dei risultati di Google.

Il dialogo è andato avanti più o meno così (faccio alcune aggiustatine per una maggiore leggibilità e non includo commenti di altri utenti non rilevanti):

Si, sospettavo che fosse una bufala ma fa riflettere sul l'iter burocratico a cui siamo sottoposti e le contromisure che dovremmo mettere in atto! Grazie Marco per la segnalazione!

Però nell'intendimento comune alla maggior parte degli utenti FB se posti un link senza commentarlo significa che affermi la stessa cosa affermata dall'autore del relativo articolo.
Altra cosa: se voglio farti rifelttere su un argomento, non ti dico un
a bugia, cioè non ti propino una storia falsa spacciandola per vera. Posso anche inventarmi una storia, ma te la presento come una storia inventata utile a farti capire un concetto. Altrimenti nel momento in cui ti accorgi che ti ho preso in giro la mia credibilità va in fumo.
Altra cosa: in generale, se ti parlo col risultato di farti credere vera una notizia falsa, il mio comportamento è anti-etico quant'è vero che tu hai il desiderio di conoscere la verità. Se c'è gente disposta a spendere 1 euro per comprare un giornale e apprendere notizie vere, questo ti fa capire come propinarti notizie false sia grave quanto rubare.
Ne ho parlato in questo articolo: http://opidos.blogspot.it/2016/09/pubblicare-bufale-e-come-rubare.html


Dicono che un vecchio saggio africano radunasse attorno a se tutta la tribù per raccontare le sue storie... il vecchio cominciava ogni storia dicendo "Questa storia non è la verità; è piuttosto una bugia... ma in ogni storia puoi trovare del vero..."

Con questo hai confermato ciò che ho detto. Il vecchio saggio ha ammesso che racconta una bugia (che fa riflettere su cose vere). L'autore dell'articolo no. E questo fa del suo post (e, aggiungo, del suo intero blog) qualcosa da non diffondere.

Ho sistemato il post e l'ho commentato così dovrebbe andare...

Prima di quest'ultima risposta, il FB-friend ha linkato l'articolo di Lercio "Anzio sotto choc: giovane abbandona tutti i gruppi di WhatsApp e torna a vivere".

Questo mi ha spinto a deviare l'intero dialogo qui su OPIDOS. Infatti la ritengo un'occasione per eliminare un equivoco che alberga abusivamente nella testa di molte persone, quant'è vero che di tanto in tanto si sente mettere in contrapposizione la vita reale con la vita cosiddetta virtuale. E cioè le parole dette a voce (ma solo dal vivo o anche con una telefonata? E che dire se è un messaggio vocale via Whatsapp?) con le parole dette su Facebook o commentando un articolo, o un video YouTube, etc.
Quando sento o leggo cose del genere mi viene da chiedere al filosofo della comunicazione di turno se gli va bene che io gli scaraventi una sedia sul groppone, tanto è una cosa virtuale, mica reale. Perché mica l'ho colpito direttamente con le mie mani; ho usato una oggetto intermediario.

No, non è che parlare di fronte all'interlocutore sia vita importante e vera e parlare in TV o su Facebook o con una telefonata o con una chat, etc, sia vita meno importante e virtuale. I mezzi di comunicazione telematica sono fisici e reali. Le parole vengono lette / ascoltate... mi verrebbe da dire "né più né meno che dal vivo", ma in realtà è più corretto dire "ancora più che dal vivo", dato che le cose pubblicate online possono essere lette e rilette. E condivise, moltiplicando il messaggio. Intendere Internet come qualcosa di virtuale e poco importante fa molto danno. Vedi disinformazione, diffamazioni e una serie di altre azioni compiute online con leggerezza, i cui autori ci penserebbero due volte prima di fare la stessa cosa dal vivo.
A dirti cosa è vero e cosa è importante è il contenuto della comunicazione, non il mezzo usato per comunicare.
E se proprio vogliamo dire qual è la differenza più importante fra parlare dal vivo e parlare su un social network come Facebook, mettiamo in primo piano il fatto che in quest'ultimo caso i destinatari sono di solito in numero molto maggore, e vengono amplificati gli effetti di quello che diciamo, compresa la figura del pollo nel caso in cui siamo cascati in una bufala.

La distinzione da fare, e che probabilmente intendono tante persone che non colgono il punto quando esprimono certe considerazioni, è un'altra.

La distinzione da fare quando scegliamo il modo di impiegare il nostro tempo non è fra "internet o non internet", ma fra persone con cui è produttivo parlare e persone con cui parlare è inutile perché non riescono o non vogliono capire. Che queste ultime si individuino spesso sul web è vero, ma è un altro discorso.

Certo è che se parlo con te e a un certo punto mi linki un articolo come quello suddetto di Lercio, è come se mi dicessi "Stai approfondendo l'argomento con dei particolari poco importanti". Ok, quindi secondo te sono troppo bacchettone e pignolo. Il mio punto di vista ovviamente sarà un altro: la mia interpretazione (che dal vivo sarebbe identica), sarebbe "Lascia perdere internet, che è virtuale e quindi poco importante" "Lascia perdere questo interlocutore, con cui parlare è solo una perdita di tempo".

Sullo stesso argomento (circa) ti invito a leggere Il tempo libero altrui come argomento sbeffeggiante.

14 settembre 2017

Majestic SD 238... 5 inutili restituzioni in garanzia, e il negozio "Prezzo Bomba" mi nega il rimborso

Autoradio Majestic SD 238
Ho aspettato un bel po' prima di scrivere la negativissima recensione su Amazon per un prodotto che mi ha fatto tribolare in modo sproporzionato rispetto al suo costo, ma a cui ho continuato a dedicarmi per la curiosità di vedere come sarebbe andata a finire, in vista anche della pubblicazione di un articolo su questo blog. Già. È giusto che la gente sappia e io, da mini-bloggatore occasionale, faccio quello che secondo me dovrebbero fare un po' tutti, e cioè faccio la mia piccola parte di divulgatore di vicende che mi hanno coinvolto, simili a quelle che potrebbero coinvolgere qualcun altro.

Sono stato molto paziente prima di decidere di pubblicare questa recensione. E la mia pazienza non mi ha premiato. Anzi, fra l'altro mi ha fatto perdere la possibilità di scrivere un feedback per il venditore, che sarebbe stata la cosa più rilevante. Questo per motivi informatici, legati ai tempi stabiliti dal sito di Amazon. Ho voluto dare al venditore il tempo di capire. Più volte gli ho spiegato e rispiegato le cose. Niente da fare. E il feedback per il venditore andava rilasciato entro 90 giorni dall'ordine, a differenza del feedback per il prodotto, per il quale mi pare di aver capito che non esistano limiti di tempo. Quindi il feedback per il venditore lo scrivo qui, unitamente alle considerazioni sul prodotto che ho riportato anche nella recensione su Amazon.

E insomma ecco cos'è successo di preciso: ho fatto vari e vani tentativi di avere un'autoradio funzionante facendo valere la garanzia legale e successivamente vari e vani tentativi di ottenere un rimborso, come in questi casi la legge italiana prevede.

L'articolo in questione è l'autoradio Majestic SD 238

(ah, vedo adesso che ADESSO, DOPO UN ANNO E MEZZO, IL PREZZO DI QUEST'AUTORADIO È AUMENTATO !!! UAH UAH UAH !!! Diamine, che coraggio. Invece di ritirarla dal mercato...).

Il venditore Amazon in questione, che si è guadagnato la mia totale disistima, è "Prezzo Bomba", negozio di Casalnuovo di Napoli, sul cui sito web si legge lo slogan "Solo per chi desidera il meglio". Ah sì, eh? Beh, buona lettura.

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L'acquisto dell'autoradio Majestic SD 238 fu da me effettuato il 25 febbraio 2016. Il venditore Amazon "Prezzo Bomba" era sito fisicamente a centinaia di km da casa mia, ma mi tranquillizzava il fatto di avere a pochi chilometri da casa mia un centro assitenza Majestic, dove avrei potuto portare l'autoradio in caso di malfunzionamento. Pensai infatti che in un'autoradio non appartenente a una sottomarca i difetti sarebbero stati più improbabili, ma nel caso più noiosi e dispendiosi da risolvere, dato che non ho vicino a me un centro assistenza Kenwood, Sony, etc. Inoltre avevo avuto problemi simili con un'autoradio Majestic molti anni fa e speravo che questa casa produttrice avesse fatto passi in avanti.

Dopo due mesi circa dal ricevimento dell'autoradio la montai nella mia macchina. Già, non proprio immediatamente... avevo altre cose da fare, e rinunciai così alla possibilità di restituzione entro 30 giorni offerta da Amazon, ma del resto rimaneva sempre la garanzia legale.
Dopo pochi giorni l'autoradio iniziò a presentare malfunzionamenti. La portai a riparare al vicino centro assistenza, che me la restituì dopo circa un mese.
La installai nella mia automobile, e dopo pochi giorni presentava nuovamente altri malfunzionamenti.
La portai di nuovo al centro assistenza. Mi venne restituita. Ancora difetti.
Tutto questo si ripeté nei mesi, fino a pochi giorni fa. In totale ho portato l'autoradio al centro assistenza 5 volte. Ogni volta dovevo aspettare circa 3-4 settimane prima di poterla ritirare, tranne l'ultima volta: un mese e mezzo. Le ultime due volte l'impiegata del centro assistenza mi ha detto di averla spedita alla sede di Rimini di Majestic, che ha preferito effettuare una sostituzione con un esemplare nuovo dello stesso modello. E alla fine? Niente da fare. Tutt'ora mi trovo con un'autoradio difettosa.

Nel penultimo caso non solo l'autoradio nuova presentava malfunzionamenti: dopo tre giorni addirittura era impossibile accenderla.
Così siamo arrivati a più di un anno e mezzo da quando ho effettuato l'acquisto. Un anno e mezzo durante il quale non solo non ho goduto del bene acquistato, ma ho perso molto tempo per cercare di risolvere il problema.

A questo punto avevo diritto alla restituzione del denaro speso.
Non mi riferisco al regolamento di Amazon, secondo cui si può restituire l'articolo entro 30 giorni. Mi riferisco alla legge italiana (più precisamente all'articolo 130 del Codice del Consumo, commi 1, 2, 5, 7a, 7b, 7c, 8, 9a, vedi www.codicedelconsumo.it), che parla di garanzia di 24 mesi, e inoltre parla di ciò che succede quando la riparazione si dimostra impossibile.
C'è stato fra me e "Prezzo Bomba" un botta e risposta andato avanti per più di 10 messaggi. Hanno risposto che devo farmi rimborsare l'autoradio dalla casa produttrice. Inutile rispondere loro citando e linkando il Codice del Consumo, che dice chiaramente che il bene dev'essere rimborsato dal venditore e non dalla casa produttrice, su cui il venditore può successivamenet rivalersi. Hanno fatto orecchie da mercante, continunando a ripetere (senza citare alcun passo di alcuna legge a supporto della propria tesi, dato che non esiste) che dovevo chiedere il rimborso dalla casa produttrice Majestic. Parlando al telefono con la casa produttrice Majestic ovviamente ho avuto la conferma che il rimborso devo cheiderlo al venditore. E me lo hanno confermato vari siti web dedicati ai consumatori.
Ma questo a "Prezzo Bomba" non frega nulla. In violazione della legge, si rifiutano di rimborsarmi un prodotto malfunzionante.
In agguinta, ecco una splendida barzelletta: lo staff del centro assistenza mi dice che secondo lo staff della casa madre i malfunzionamenti sono dovuti alla mia automobile. Cioè l'alternatore della mia automobile, forse conforme agli standard giapponesi e non europei, non si interfaccerebbe bene all'autoradio, quest'ultima, invece, senza difetti. Ma ho parlato col titolare dell'elettrauto che lo stesso centro assistenza mi ha indicato, che quando gli ho riportato le suddette parole ha fatto una faccia stranita, ha escluso con sicurezza che il problema fosse dell'alternatore, e con sicurezza ancora maggiore dopo aver eseguito un test.
E adesso i difetti, alcuni presenti in una delle 6 puntate di questa telenovela ( = versione iniziale dell'autoradio + le 5 volte che mi è stata restituita, "riprata" o sostituita)... Spero di ricordarmeli tutti...
  • Tenendo premuto il tasto fast forward non si verifica lo scorrimento veloce in avanti, né tenendo premuto il tasto rewind si verifica lo scorrimento veloce indietro
  • Accensione dell'autoradio impossibile
  • Accensione dell'autoradio possibile solo se si toglie e si rimette il frontalino
  • Accensione dell'autoradio con riproduzione dell'Mp3 che inizia non da dove l'avevo lasciato, ma dall'inizio dell'elenco tracce
  • Alcuni file.mp3 non vengono riprodotti (ed ho verificato che si tratta di file non corrotti)
  • Riproduzione di ogni traccia con anomala dissolvenza in ingresso nel primo mezzo secodno circa, cioè ad esempio se una canzone inizia in modo netto con una nota di pianoforte, non si sente eseguire la nota di netto, ma sfumata, come se all'inizio il volume fosse a zero e venisse alzato solo dopo il primo mezzo secondo.
Quest'ultimo difetto sembra proprio un tremendo fiore all'occhiello di questo modello, dato che sia nella penultma puntata che nell'ultima (ripeto, entrambi i casi autoradio sostituita con una nuova), il difetto era presente.
A te la scelta se acquistare un modello di autoradio del genere.
Inoltre, a te la scelta se acquistare da un negoziante (tutt'ora attivo su Amazon, dove al momento vende non autoradio, ma altri prodotti: videogiochi, cialde di caffè, accendini, ciabatte rosa, wafer) che si è rifiutato di rispettare la legge a scapito di un cliente a cui ha venduto un prodotto difettoso.

09 settembre 2017

iN’s Mercato mente ai consumatori sulle uova di galline allevate in gabbia

iN's Mercato (gruppo Pam)
Un logo più appropriato per
iN's Mercato (gruppo Pam)
Vorrei tanto non dover parlare mai di maltrattamenti animali. E cioè vorrei non essitessero. Purtroppo invece ci sono, e ci sono per uno sporco e semplice motivo: c'è chi ne ricava un profitto.

Non mi riferisco solo a chi organizza combattimenti di cani. Quelli sono delinquenti che già la gente riconose come tali, e sono responsabili forse di qualche decina di morti di cani all'anno.

Mi riferisco soprattutto a chi sottopone sistematicamente, quotidianamente, migliaia di animali - esseri senzianti come noi - a sofferenze che iniziano il gorno della loro nascita e si concludono nel giorno della loro morte, senza un giorno di pace nell'intera vita.

Ne ho parlato in Eurospin non dichiara pubblicamente "Basta uova di galline in gabbia", articolo in cui ho spiegato i motivi per i quali tanti consumatori, me compreso, partecipa al boicottagio di Eurospin dopo le ripetute ma inascoltate richieste sulla cessazione della vendita di uova provenienti da galline allevate in gabbia.

Purtroppo Eurospin non è la sola a macchiarsi di una condotta così poco etica nei confronti degli animali. C'è anche iN's Mercato, appartenente al gruppo Pam, che ha dato motivo a Animal Equality di lanciare questa petizione, che ti invito a firmare.

iN's Mercato non sta seguendo l'esempio di altre aziende che recentemente hanno reso pubblico il loro impegno a non approvvigionarsi più di uova ottenute con metodi crudeli, come ad esempio Coop, Lidl, Esselunga, Carrefour ed Auchan. Altri esempi sono Pam Panorama, Pam Local e Pam Franchising, mentre iN's mercato è rimasta l'unica catena del gruppo Pam che continua ad appoggiare una pratica di cui i consumatori devono assolutamente prendere coscienza per poter scegliere se acquistare quelle uova oppure evitare di rendersi complici di una logica tanto oscena, che riduce la vita delle galline a una prigione costante, una prigione così piccola da non consentire neanche l'apertura delle ali.

iN's Mercato ha fatto un'altra cosa molto grave: ha mentito ai propri consumatori.

Ha dichiarato il falso in un comunicato sulla propria politica relativa alle uova da allevamento in gabbia.

Infatti dopo una campagna che Animal Equality, aveva lanciato nel giugno scorso, nella quale informava i consumatori sul rifiuto di iN's Mercato di cessare la vendita di uova provenienti da galline allevate in gabbia, il 22 giugno l'azienda ha pubblicato sul suo sito un "impegno nei confronti degli animali", in cui affermava

“Le uova presenti nei punti vendita In’s Mercato, provengono già per lo più da allevamenti a terra o biologici, in cui le galline razzolano e si muovono liberamente. Le uova vengono controllate durante tutta la filiera di produzione in modo da garantire al consumatore requisiti igienici e di sicurezza alimentare elevati. Alcune referenze che non rispondono a questo standard sono in fase di smaltimento e non saranno più riassortite” manifestando quindi chiaramente l’intenzione di non approvvigionarsi più di uova di galline allevate in gabbia una volta esaurite le scorte"

Nel comunicato non si leggeva alcuna data precisa entro la quale la cessazione di quel tipo di uova sarebbe avvenuta.

Oggi possiamo dire che i forti sospetti sull'inattendibilità di quel comunicato sono confermati, a meno di non voler pensare alla vendita di uova non conforme al Regolamento (CE) N. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004.

Quest'ultimo infatti stabilisce che

"Le uova devono essere consegnate al consumatore entro un termine di ventun giorni dalla data di deposizione".

Sono passati più di due mesi dal comunicato suddetto di iN's Mercato. Ma l'azienda continua a vendere uova provenienti da galline allevate in gabbia. Quindi, delle due l'una: menzogna o illegalità.

L'inaffidabilità che l'azienda ha dimostrato ha provocato l'indignazione di migliaia di persone che hanno contattato l'azienda per chiedere spiegazioni e per chiedere una condotta trasparente ed etica. Ma non è servito a nulla. iN's Mercato continua a vendere galline provenienti da animali maltrattati, e mantenendo sul proprio sito un comunicato in cui dichiara il falso.

A te la scelta se acquistare da un'azienda che mente ai propri consumatori oltre a farsi complici di un maltrattamento di animali che potrebbe essere evitato.

Aggiornamento: su suggerimento di Carolina Bertolaso, di Animal Equality, ho spedito una lettera a Arturo Bastianello, amministratore delegato del gruppo Pam. Ecco cosa gli ho scritto:

Bastianello, ho cercato di contattare lei ed altri suoi colleghi della direzione di Gruppo Pam ed in particolar modo di iN's Mercato, ma è chiaro che non avete intenzione di comunicare con i vostri clienti, per cui ho deciso di scriverle una lettera. Le ricordo ancora una volta che mentire ai consumatori in modo palese è gravissimo.
Il 22 giugno 2017 iN's Mercato ha pubblicato un annuncio sul proprio sito intitolato "L'impegno di iN's Mercato nei confronti degli animali: eliminare le uova provenienti da allevamenti di galline in gabbia" in cui si leggeva
"le uova presenti nei punti vendita In's Mercato, provengono già per lo più da allevamenti a terra o biologici, in cui le galline razzolano e si muovono liberamente. Le uova vengono controllate durante tutta la filiera di produzione in modo da garantire al consumatore requisiti igienici e di sicurezza alimentare elevati. Alcune referenze che non rispondono a questo standard sono in fase di smaltimento e non saranno più riassortite."
Secondo il regolamento (CE) N. 853/2004 del Parlamento europeo e del consiglio del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale, "Le uova devono essere consegnate al consumatore entro un termine di ventun giorni dalla data di deposizione".
Se iN's Mercato avesse detto la verità, le uova di galline allevate in gabbia non sarebbero state più disponibili a partire dal 13 di luglio. Non solo questo non è accaduto e sugli scaffali di iN's Mercato continuano ad essere disponibili uova provenienti da allevamenti in gabbia... ma addirittura iN's Mercato continua a rifiutarsi di pubblicare una data per la cessazione della vendita di queste uova.
Potreste benissimo stabilire per esempio che entro il 2018 iN's Mercato non venderà più uova di galline in gabbia.
Esselunga, Auchan, Lidl, Coop, Carrefour e Pam Panorama hanno comunicato una data, e potete farlo anche voi. Il fatto che non lo facciate può significare una cosa sola: state semplicemente mentendo senza pudore.
DOVETE PUBBLICARE UNA DATA.

Mi darà retta?
Speriamo.

Tu intanto, se non l'hai già fatto, firma la petizione e diffondila.




Aggiornamento 18.9.2017:

Come da suggerimento letto nella newsletter di Animal Equality, ho telefonato all'ufficio centrale di Gruppo Pam (041 549 5111).
Ho chiesto informazioni sulla storia delle uova. Mi è stato risposto che per questo devo chiamare il centralino (041 - 86.90.111), e così ho fatto. La conversazione è andata più o meno così:

- Pronto?
- Salve, vorrei informazioni riguardo alle uova bla bla bla
- Per questo deve inviare un'email all'indirizzo info@insmercato.it.
- Ok, grazie, arrivederci.

Giorni dopo, dato che in realtà come altre persone avevo già contattato iN's Mercato via email, ho chiamato di nuovo. La conversazione è andata più o meno così:

- Pronto?
- Salve, vorrei informazioni riguardo alle uova bla bla bla
- Per questo deve inviare un'email al seguente indirizzo: ...
- Forse lo so già: è info@insmercato.it, giusto?
- Sì, esatto.
- Scusi, ma di solito entro quanto tempo rispondono?
- Non glielo so dire
- Glielo chiedo, perché ho già inviato un'email, e so che l'hanno fatto molte altre persone, ma senza risposta, dopo molti giorni.
- Probabilmente è dovuto al fatto che tante persone hanno scritto per chiedere la stessa cosa, e ci vuole tempo per rispondere
- In realtà se tante persone hanno chiesto la stessa cosa basterebbe scrivere la risposta sul sito Internet aziendale e dire a tutti velocemente "La risposta è questa qua".

- Non posso darle risposte in merito; io posso solo invitarla a inviare una nuova email, o ad appuntarmi e riferire quello che mi dice.
- Allora non mi rimane altro che chiederle di appuntare e riferire che queste non-risposte fanno fareall'azienda la figura di chi ha torto e sa di avere torto.
- Bene, riferirò
- Grazie, arrivederci
- Grazie a lei, arrivederci

Aggiornamento 19.9.2017:

Ho conversato via email con Flavia Cruciani di Animal Equality. Le ho confidato il mio timore per il fatto che un rappresentante di iN's Mercato potesse contrattaccare con un messaggio del tipo:

"Per l'ennesima volta gli animalisti mostrano la loro puntuale incoerenza, dimostrandosi né più né meno che dei buffoni esaltati con un sacco di tempo libero, e che vanno sbraitando delle tesi che si
demoliscono un un nanosecondo.
Ma come vi lavora il cervello? Cercate di convincerci a imitare altre catene di supermercati tessendo le loro lodi per il fatto che secondo voi non venderebbero uova di galline allevate in gabbia, mentre ovviamente le vendono eccome, all'interno di tantissimi biscotti e altri prodotti (e qui sì che quelle uova, vengono vendute a migliaia ogni giorno in ogni negozio, altro che decine o centinaia).
Non rompete le scatole a noi di iN's Mercato. Il nostro comportamento non è peggiore di quello degli altri. Gli altri dichiarano di aver cessato la vendita di uova e invece continuano a venderle tutti i
giorni, e se la ridono alla faccia vostra per avervi dato il contentino simbolico.
Meno male che voi siete quelli che fanno vedere al mondo quello che nessuno vede. Basta nascondere le uova all'interno di biscotti e il gioco di prestigio è fatto, e siete già contenti.
Questa vostra campagna animalista, più che far passare noi per cattivi, fa passare voi per persone che non vedono più lontano di un palmo dal loro naso, quindi persone da ignorare, cosa che non a caso abbiamo fatto fin ora e che continueremo a fare".


Flavia mi ha risposto in modo abbastanza esauriente. Cito dalle sue due email che mi ha inviato:

Il panorama del settore alimentare è vasto e variegato, per questo noi come dipartimento di sensibilizzazione aziendale dobbiamo avere un approccio multiplo, per avere il maggior impatto possibile.  
Quando parliamo di "utilizzare" uova da allevamento in gabbia, ci riferiamo ai produttori come Rana e Galbusera, che si sono impegnati a cambiare la tipologia di uova utilizzati nei loro prodotti. Quando invece parliamo di "vendita" delle uova, ci riferiamo ai supermercati e in questo caso la cessazione si riferisce alla vendita di uova fresche in guscio. Questo perché non è possibile, al momento, chiedere di più ai supermercati. Per eliminare l'utilizzo di uova da allevamento in gabbia all'interno di prodotti come i biscotti, a cui tu fai riferimento, ci rivolgiamo direttamente ai marchi di produzione (e quindi come dicevo ad aziende come Galbusera, Ferrero e tante altre). In questo modo possiamo ottenere entrambi i risultati, ma rivolgendoci a chi ne ha la responsabilità: i supermercati per quanto riguarda le uova in guscio e i produttori per quanto riguarda le uova utilizzate.


Capisco perfettamente la tua preoccupazione, ma fortunatamente un comunicato del genere non risulterebbe affatto vincente, per due motivi principali:

1) Le catene di supermercati che si sono impegnate a non vendere più uova da allevamento in gabbia stanno facendo molto più di quello che fanno iN's mercato o Eurospin per migliorare le condizioni di vita delle galline ovaiole, che invece non stanno facendo nulla in merito. È esattamente come se una persona che segue una dieta onnivora se la prendesse con un vegetariano perché continua a mangiare alimenti di origine animale: certo può farlo, ma che credibilità avrebbe? Non si potrebbe semplicemente ribattere che quel vegetariano sta facendo già molto per gli animali eliminando la carne e di certo più dell'onnivoro? Ti faccio questo esempio perché succede spesso, e una replica logica e coerente c'è eccome! Le critiche non ci spaventano assolutamente, soprattutto quando non hanno una base solida su cui poggiare.

2) Forse non lo sai, ma la vendita di uova in guscio dei supermercati rappresenta uno dei settori di maggiore acquisti e vendita di questo prodotto nel mercato. Ti faccio un esempio: un supermercato come Esselunga o Carrefour Italia in un anno commercializza dai 150 ai 250 MILIONI di uova in guscio (solo quelle vendute come uova, non parliamo di quelle contenute nei prodotti pronti), dunque la loro politica di abbandono degli allevamenti in gabbia per quanto riguarda la vendita ha avuto un impatto su centinaia di migliaia di galline (parliamo di una cifra che, combinando solamente l'impatto di queste due insegne, raggiunge e supera il milione di galline, ovvero oltre il 3% del totale allevato in Italia). Non ti sembra molto più di un "contentino simbolico" già di per sé? E soprattutto, se paragonato a quello che stanno facendo iN's o Eurospin, ovvero niente, non ti sembra ancora più d'impatto come cifra?

In ogni caso ti ringrazio molto della domanda, dobbiamo sempre tenere in mente le potenziali critiche ed essere pronti a controbatterle, quindi mi stai dando la possibilità di fare un esercizio utilissimo :) Fortunatamente in questo caso la possibile obiezione non ci spaventa affatto, visto che non sta in piedi agli occhi di chiunque ragioni in modo logico. Poi i contestatori ci saranno sempre, quelli che non vogliono ascoltare né capire, ma figurati: ci siamo decisamente abituati!

Aggiornamento felice 28.09.2017:

iN's Mercato, nella sua pagina Facebook, annuncia:

In's Mercato comunica ufficialmente che, a partire DAL 1° NOVEMBRE 2017, le uova provenienti da allevamenti in gabbia non saranno più presenti nei punti vendita. Qui il comunicato ufficiale: http://bit.ly/2xHNAVz

Era ora.