10 settembre 2016

Pubblicare e condividere bufale è come rubare (non scherzo)

Stamattina un mio FB-Friend pro-tempore ha condiviso l'ennesima notizia razzista inventata di un noto sito di notizie inventate.

Come molte volte è accaduto sotto i suoi post, ci sono stati commenti del tipo

- "È una bufala"
- "È l'ennesima bufala che condividi"
- "Possibile che un grande professionista come te pubblichi queste scemenze? Ma che figura ci fai?"
- [screenshot dei risultati di Google che mostra quanto notoriamente quel sito contenga notizie inventato]
- Ennesimo post, oltretutto ennesimo post falso, che inneggia al razzismo, all'odio. Che brutta cosa, mamma mia!

Alcune sue risposte sono state:

- Non è razzismo, è ingiustizia. Bufala o no, ormai queste sono storie frequenti. Pirati della strada, ladri, e tanto altro. Un negoziante ha chiuso nel suo negozio dei ladri e poi ha chiamato le forze dell'ordine... denunciato x sequestro di persona.
Io sono il razzista?

- Pubblico bufale perché almeno alcuni hanno cose da scrivere. Se non vi interessano le mie bufale, toglimi dagli amici.

Faccio qui due considerazioni che sfuggono purtroppo ad alcuni utenti utonti.

1)

"Bufala o no" un corno. Immagina questo: per 20 giorni, tutti i giorni, una persona è stata pesantemente insultata da una folla per aver posteggiato l'automobile in un parcheggio per disabili senza averne diritto; il 21° giorno questa persona non commette tale infrazione, ma c'è comunque un gruppo che urla il suo nome e lo chiama delinquente; si sbracciano cercando l'attenzione dei passanti, urlando che oggi per l'ennesima volta quello lì ha messo la macchina in un posto per disabili. Un passante fa loro notare che in realtà il posto per disabili è libero e non c'è nessuna automobile lì parcheggiata, e che è ingiusto accusare una persona per un'infrazione anche quando non l'ha commessa. Gli urlatori, invece di scusarsi, rispondono tipo "Non importa, tizio frequentemente manca di rispetto ai disabili. Per 20 giorni ha occupato un parcheggio a loro riservato, quindi non siamo noi gli ingiusti, è lui che non rispetta il codice della strada. E ora se non le dispiace riprendiamo a urlare le nostre ragioni. LA MACCHINA DI TIZIO È PARCHEGGIATA IN UN POSTO PER DISABILI!!! GUARDATE LA MACCHINA DI TIZIO DOV'È PARCHEGGIATA!!! STA OCCUPANDO IL POSTO DI PERSONE SVANTAGGIATE!!! È UNO SCHIFO!!! GUARDATE!!!". Alcuni altri passanti notano l'ilarità della cosa, dato il parcheggio vuoto, altri sentono le loro voci e basta, non danno un'occhiata per verificare, e ci credono. E non si rendono conto che questi urlatori sono quello che sono, e cioè... Come si potrebbero definire?... Degli imbecilli.

Spero di aver reso l'idea di quanto sia imbecille accusare una persona mentendo e sapendo di mentire, e di come una menzogna non sia giustificata dal fatto che in altri momenti siano accaduti e accadano episodi simili.

Si tratta di diffamazione. Diffamare una persona, cioè ad es. raccontare qualcosa di riprovevole che in realtà non ha fatto, significa apportarle un danno. Se hai apportato un danno a una persona, la devi risarcire. E non eseguire un risarcimento dovuto è come rubare. Questo indipendentemente dalla possibilità concreta che questa persona abbia nel dimostrarlo di fronte a un giudice.

Stessa cosa, ma con una aggravante, vale per i gruppi di persone (di una stessa nazionalità, etnia, religione...). L'aggravante consiste nel fatto che la generalizzazione è doppia: viene estesa ingiustamente la colpa non solo agli eventi mai accaduti, ma anche ad altre singole persone mai coinvolte. Tornando all'esempio precedente, è come se la folla inveisse non solo contro quel tizio, ma anche contro tutta la sua famiglia.

Nota per chi obietta "Va beh, è una notizia falsa, ma la condivido lo stesso perché rispecchia quello che succede spesso nel nostro paese": se mi hai presentato la notizia come vera non avendone la certezza o addirittura sapendo che è falsa, e poi mi confessi che e me l'hai detta lo stesso per educarmi alla tua visione politica, allora mi stai confessando che mi tratti da scemo. E quando me ne accorgo, se ce la faccio a trattenere la restituzione dell'insulto, ti dico con calma: deciditi. Vuoi descrivere il nostro mondo con delle favole? Raccontami delle favole, presentale come favole e dimmi che rispecchiano la realtà di oggi. Vuoi descrivere la realtà presentandomi dei fatti realmente accaduti? Proponimeli come tali dopo aver verificato che si tratta di fatti realmente accaduti.
Un incrocio fra le due scelte, cioè proporre una notizia falsa presentandola come vera, non è educativo ma, ripeto, offensivo. Non arricchisce la conoscenza della realtà, ma la stravolge.
 
2)

Se scegli di usare un social network devi rispettarne il regolamento, perché questo si aspettano gli altri utenti che insieme a te lo usano.
Il regolamento di Facebook:
- vieta di pubblicare post che incitano all'odio
- vieta di pubblicare notizie false
Lo si vede anche dalla finestra che compare quando si segnala un post.

In più, anche al di là del regolamento di Facebook, rifletti: se dare una notizia vera fornisce al lettore un beneficio (è come regalargli qualcosa, e infatti tante persone pagano per comprare un giornale), dare una notizia falsa equivale ad arrecargli un danno, cosa che non hai il diritto di fare neanche gratis.
Immagina che uno straniero ti chieda informazioni su quale erogatore usare per mettere benzina nel serbatoio della sua automobile. Se, in buona fede oppure no, assicuri la persona che quella è benzina quando invece è gasolio, l'auto subirà un danno. Il fatto che tu abbia fornito questa informazione gratis e il fatto che quella persona ha scelto liberamente di fidarsi di te non tolgono il fatto che tu abbia provocato un danno. Per smarcarti da questa responsabilità avresti dovuto dire tipo "credo che...", oppure suggerire di chiedere informazioni a qualcun altro. Se invece dai semplicemente un'informazione (che in assenza di specificazioni si considera come spacciata per vera) tu sei responsabile delle conseguenze di quell'informazione.
Se hai provocato un danno, devi risarcirlo. Se non lo risarcisci, è come rubare.

Allo stesso modo, dare una notizia falsa provoca un danno, anche se non (direttamente) materiale. Puoi farti un'idea del'entità di questo danno mettendo un "meno" davanti al beneficio di avere una buona informazione. Al di là della possibilità o no di dimostrarlo in tribunale, al di là della possibilità di quantificarlo con esattezza, sappi semplicemente che fornendo una falsa informazione a una persona tu rubi il suo tempo, vai contro la sua voglia di conoscere la verità, ostacoli la sua evoluzione personale.
Fai fare a questa persona un passo indietro rispetto a benefici che costano tempo e soldi: pensa al canone RAI, alla connessione Internet, al prezzo dei giornali cartacei ed alcuni giornali online, e pensa anche al prezioso tempo, che nessuno può restituire a chi l'ha perso.

Ecco perché dare una notizia falsa, soprattutto quando si mente sapendo di mentire, è come rubare.

Dalla bufala che hai diffuso non trai nessun beneficio economico o di altro tipo? Non importa: il fatto che il borsello scippato fosse vuoto e da buttare via non giustifica lo scippatore.
Non l'hai fatto apposta? Non ti giustifica. Se tamponi l'automobile davanti a te sei comunque nel torto, avendo arrecato un danno. Danno che, se non risarcisci, sei come un ladro.
E non ti giustifica il fatto che si possa scegliere di non leggere i tuoi post. Infatti:
- per rendersi conto che hai scritto post falsi e smettere di leggerli c'è bisogno appunto di leggerli, e quindi di lasciare che tu almeno in quelle prime occasioni effettui almeno un "furto"
- ci saranno persone che continuano purtroppo a crederti; se sono poco accorte non significa che tu abbia il diritto di rubare a loro; anzi, approfittarne è ancora più grave.

AGGIORNAMENTO:

Consiglio vivamente la lettura dell'articolo di Bufale.net "GUIDA UTILE - Nel dubbio astenersi (da condivisioni e allarmismi)", che spiega come diffondere bufale rischia di rendere inefficaci messaggi veri diffusi col passa-parola (hai presente la storia "al lupo, al lupo" ?)

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Marco. Ahimè conosco gente invece che fa peggio: ispirati da convinzioni politiche personali pubblica queste bufale proprio con lo scopo di fomentare l'odio contro i soggetti degli a articoli falsi. Il germe dell'intolleranza sta prendendo ormai campo. La nostra formazione di pensiero liberale (libertà di stampa, di culto, etc) nei periodi di crisi genera mostri che solo la conoscenza e la cultura possono sconfiggere; ah, peccato! Negli ultimi 30 anni la cultura è stata data in pasto alle esigenze di una classe politica ingorda e per creare un gregge di pecore ben controllabile. Il problema del pensiero liberale è che non sa combattere l'intolleranza. Io personalmente (non sto incitando all'odio) combattere i l'intolleranza con l'intolleranza: indignarsi contro chi diffama, opprime, impone regole proprie agli altri senza se è senza ma.

Marco ha detto...

Ciao (ma è così poco evidente la scritta "IMPORTANTE" subito sotto "Posta un commento" ? Cosa devo fare per convincere i miei commentatori a non scrivere come anonimi?)... La gente che hai detto di conoscere pubblica le bufale nel senso che pubblica su blog notizie false, o nel senso che condivide sui social articoli già scritti?
Nel primo caso ti invito a segnalarmi queste persone e i loro blog (fin ora conoscevo il fenomeno del clickbaiting bufalaro finalizzato a ottenere visite e quindi denaro dalla pubblicità, ma non il clickbaiting bufalaro finalizzato a fomentare l'odio).

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