27 febbraio 2016

E basta con le lamentele sugli stipendi dei calciatori!


Ogni tanto leggo su Facebook dichiarazioni di questo tipo:

"Finché ci saranno calciatori / presentatori / ... che guadagnano X volte di più di un ricercatore, non si potrà parlare di progresso."

Mica vero.
Che c'entra lo stipendio di un calciatore di serie A o altro professionista pagato parecchio col progresso o il non progresso? Nulla.

Un privato o un gruppo di privati possono dare quanti soldi vogliono ad altri privati, senza che ci sia ragione di lamentarsene. Anzi, ben venga, visto che sono soldi tassati e che portano quattrini alle casse dello Stato. E quindi anche ai ricercatori.

Avrebbe invece un qualche senso dire

I ricercatori andrebbero pagati di più

oppure

I tifosi dovrebbero devolvere più soldi alla ricerca che alle partite di calcio

...che è un altro paio di maniche.

Ma perché negare la possibilità di progresso se ci sono altre persone che vengono pagate molto di più?

Questo è forse voler far leva sulle emozioni del lettore disattento e sperare che si dimentichi che con "progresso" si possono intendere almeno due cose distinte: progresso scientifico e culturale.

Meno d'effetto, ma più appropriopriato sarebbe dire:

È un peccato che il progresso scientifico (che c'è) è relativamente lento rispetto a quanto potrebbe essere se ci fosse anche un progresso culturale (che non c'è), utile a spostare gli interessi e i soldi delle persone nelle cose davvero importanti.

Aggiungo però che se anche questo spostamento ci fosse, la conseguenza sarebbe l'aumento di risorse economiche destinate a far ottenere risultati da parte della ricerca scientifica, molto più che l'aumento degli stipendi dei ricercatori, che sono per fortuna tanti e non possono essere quindi accentratori di stipendi milionari. Certo, riuscirebbero ad avere uno stipendio dignitoso, ma mai superiore o uguale allo stipendio di persone che si occupano di cose meno importanti, ma lavorano in un contesto in cui il numero degli erogatori del servizio è molto, molto inferiore rispetto al numero di paganti. Puoi vendere anche cose apparentemente poco nobili come kazoo, videogiochi per cellulari, creme abbronzanti, romanzi (anche di basso valore artistico), registrazioni della tua voce in studio o scorrazzamenti dietro a un pallone... se lo fai bene e quindi vendi parcchio è normale che personalmente fai i milioni di euro, procurando anche uno stipendio dignitoso a tutto lo staff coinvolto nella produzione e distribuzione.
E' quindi sbagliato focalizzarsi sul "finché tizio GUADAGNERA' più di...", mentre avrebbe più senso dire "finché I SOLDI DESTINATI A... saranno meno dei soldi destinati a...".

12 febbraio 2016

Chiesa Cattolica, puoi fare la cosa giusta anche se non te lo ordina un giudice, eh

Una delle cose che trovo più irritanti è quando una persona, interrogata sull'opportunità di un risarcimento, risponde che per quello c'è la giustizia civile. Un sacco di personaggi sembrano convinti che questo tipo di risposta sia una sorta di jolly che attenua la figuraccia che stanno facendo, mentre in realtà la peggiorano.

Se danneggi una persona è innanzi tutto l'etica a dirti che devi risarcirla.

Se lasci che ci si metta di mezzo la giustizia, allora la figuraccia che hai fatto, che poteva essere una singola semplice figuraccia per aver sbagliato, diventa tripla:

- hai danneggiato una persona
- ti sei rifiutato di risarcirla, costringendola a ricorrere alla giustizia, e questa è evidentemente una tua scappatoia per ritardare più possibile il tuo doveroso pagamento dei danni
- ecco, avevi torto. Lo dice anche il Giudice. Contento?

Un esempio eclatante è stato raccontato in questo servizio delle Iene dell'anno scorso, che parla della storia di un ragazzo che ha appreso da sua madre una verità scioccante: ha scoperto di essere stato concepito con una violenza sessuale da parte di un prete di 45 anni su una ragazzina di 15 anni.

Questo prete, che adesso ha più di 70 anni, intervistato, ha detto che ha chiesto scusa a Dio e non deve chiedere scusa a nessun altro.

Gli altri membri della Chiesa, quando l'intervistatore parla di risarcimento del danno, si rifugiano in argomentazioni che fanno appello alla legge.

...Non rendendosi forse conto che, come dicevo, in questo modo ci fanno una figura ancora più meschina. Se avessi potere decisionale all'interno di un'organizzazione così grande e piena di soldi, e venissi a sapere di un fatto del genere, la mia reazione sarebbe credo la stessa di tutte le persone di buon senso, e cioè:

"Non sto neanche a guardare cosa dice la legge: cerco di immaginare l'umiliazione tua e di tua mamma e le difficoltà con cui avete vissuto tutti questi anni [sì, perché contestualmente alla denuncia il ragazzo e i suoi numerosi parenti, per nulla benestanti e che vivevano in una casa appartenente alla Chiesa, furono sfrattati], vi chiedo scusa pubblicamente e vi risarcisco di una quantità di denaro doppia rispetto a quella che chiederei io se fossi nei vostri panni"

Invece l'atteggiamento è stato tutto l'opposto: subito dopo la violenza sessuale, il prete miacciò pesantemente la ragazzina per non farle spifferare niente; le uniche comunicazioni da parte dei funzionari ecclesiastici venuti a sapere della vicenda si potevano riassumere così: "Se non denunci, non verrete sfrattati".

Sono particolarmente grato a questo ragazzo e a sua madre per il coraggio che hanno avuto di dire la verità, e per averci messo al corrente su a che punto può arrivare il comportamento indegno non di una singola mela marcia, ma di TANTE, TROPPE mele marce tutte insieme. Troppe, per rappresentare una coincidenza. Troppe in quegli anni, a ridosso della violenza sessuale, e troppe al giorno d'oggi, come si vede in queste interviste.

...Grazie inoltre alle Iene, grazie alle quali il grande pubblico ha potuto rendersi conto di questa vicenda, e anche dell'atteggiamento dell'oggi amatissimo Papa Francesco, intervistato anni fa su un argomento simile, che si rifiutò di dare risposte.

04 febbraio 2016

Cosa fare con i commentatori spazzatura

Stamattina ho ricevuto la newsletter di un blogger che ritengo un ottimo divulgatore online della sua disciplina, che non ho conosciuto personalmente ma di cui si capisce bene la competenza da quello che scrive e dai suoi video disponibili su YouTube.

In questa newsletter chiede a me e agli altri iscritti di scrivere qualche testimonianza sulla bontà del proprio lavoro online e delle newsletter, per smentire chi gli scrive privatamente o nei commenti sotto gli articoli le cose più assurde senza saperne nulla: accuse di inviare spam, accuse di essere intenzionato a fregare in qualche modo gli iscritti, e insinuazioni abbastanza aleatorie ma non per questo meno offensive. Il tutto per il solo fatto di offrire un prodotto gratuito in cambio dell'iscrizione alla newsletter, altrettanto gratuita, dalla quale ci si può cancellare velocemente con un clic sull'apposito link che si trova in fondo a ogni messaggio ricevuto.

Copio e incollo alcune parti della mia risposta (con piccole modifiche) perché ho piacere di divulgare ciò che penso a riguardo, e perché credo che, diffuso com'è il triste fenomeno dei naviganti stupidi, potrebbe servire anche a qualcun altro.

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Sicuro che fra queste persone stra-rozze ci siano tuoi potenziali iscritti che portano un qualche beneficio alla tua attività?
Io ci vedo solo persone che ti scrivono (senza che tu ti sia presentato alla loro porta in qualsiasi modo) allo scopo di farsi convincere che sei onesto oppure allo scopo di sfogarsi e esorcizzare una qualche frustrazione. Metti pure che sia possibile convincerli che sei una persona onesta. Comunque sia, loro sono e rimangono delle persone infantili, e tu non sei un maestro di asilo col compito di trasformare un lattante con sembianze di un adulto in persona matura.

Quindi secondo me il fatto di avere una newsletter (con ampio blog in cui dimostri di non essere un fuffaro) è già un OTTIMO filtro le cui maglie NON DEVI allargare come saresti tentato di fare. Se vuoi più iscritti promuovi di più il tuo sito in altro modo, non cercare di far sì che si iscrivano anche le persone che usano Internet senza conoscerlo e che non sono in grado di vedere una differenza abbastanza chiara fra il tuo sito e un sito con articoli che iniziano con "ecco cosa succede se ti metti un pinolo nell'orecchio tutte le mattine".

E neanche ti suggerisco di concentrare i tuoi sforzi per venire incontro a persone che potrebbero aver ragione a dubitare di te in quanto sono state fregate in passato.

Se una persona è stata fregata può comportarsi in due modi, a seconda del proprio carattere e non a seconda delle giustificazioni o delle testimonianze che tu scrivi sul tuo sito:

- non ha imparato la lezione e continuerà a farsi truffare (esempio estremo: la ludopatia, che non c'entra esattissimamente con la truffa, ma rende l'idea), quindi problema opposto alla fattispecie di cui stiamo parlando

- fa di tutta l'erba un fascio, e difficilmente lo convincerai che tu sei onesto se il tuo sito e i tuoi video già ben fatti non sono serviti, ed è il tuo caso

Certo, le testimonianze di persone soddisfatte possono essere un incipit in più nei confronti delle persone che hanno un piccolo dubbio se iscriversi alla newsletter o no; se questo tipo di persona legge sotto ai tuoi articoli solo commenti infamanti (per quanto stupidi) e nessun commento di apprezzamento, è facile che il sui dubbio si rafforzi e decida alla fine di non iscriversi. Inoltre c'è anche un fattore estetico: è brutto che ci sia un ottimo articolo, "sporcato" in fondo da messaggi di persone stupide e presuntuose e che cercano rissa conoscendo poco o nulla l'argomento e l'autore (per questo a volte preferisco segare certe frecciatine o sproloqui sensa senso, a meno che non siano talmente stupidi da apparire particolarmente divertenti; in tal caso io li metto insieme ai deliri che trovo online e offline nel mio blog apposito, NeuroGulp).

Quindi non è che secondo me le testimonianze positive siano totalmente inutili. Dico solo che non servono (per fortuna) a convertire in iscritti o tantomeno in clienti i commentatori spazzatura.

01 febbraio 2016

Non ti paga e vuoi scriverlo su Facebook? Fai MOLTA ATTENZIONE

In un articolo del 9 novembre 2015 L'avvocato Stefano Comellini ha pubblicato su Linkedin un post intitolato "Non mi paghi le fatture? E io lo scrivo su Facebook!". Il post parla di una sentenza del Tribunale di Roma che aveva dato torto a un debitore inadempiente in seguito alla sua richiesta di rimozione da Facebook di un presunto post diffamatorio... che diffamatorio non è stato ritenuto, visto che riportava la verità, e cioè il debitore era effettivamente inadempiente.

L'entusiasmo dei creditori che leggono post del genere non dev'essere però troppo affrettato, come si legge in vari commenti nella stessa pagina, i cui concetti fondamentali riassumo di seguito:

- Il contenuto pubblicato deve riportare fatti che siano non solo veri, ma anche dimostrabili. Non è quindi sufficiente agire secondo il concetto "Male non fare paura non avere".

- Il creditore deve aver ragione in maniera inequivocabile. L'autore deve quindi chiedersi se esistono elementi che potrebbero mettere in dubbio il fatto di essere dalla parte della ragione. Come ha osservato un commentatore, se le sentenze vengono più volte ribaltate, figuriamoci quanta cautela dovrebbero avere i privati cittadini nel decidere chi ha ragione e chi ha torto.

- Il contenuto pubblicato deve contenere fatti di interesse pubblico. Se un debitore non ti paga il fatto è di interesse pubblico? In questo caso il tribunale ha deciso che è così (probabilmente ha ritenuto che lo sia, nel senso che altri potenziali creditori saranno utilmente messi in guardia da quel debitore inadempiente), ma non è detto che sia così sempre.

- Il contenuto dev'essere esposto in maniera corretta, cioè non ci devono essere accostamenti suggestivi o espressioni offensive

- In Italia, come ho spiegato nell'articolo No, una sentenza della Cassazione NON ti mette al sicuro, le sentenze non hanno valore legislativo. Quindi un processo del tutto analogo in futuro potrebbe avere una sentenza diversa, emessa da un Giudice che la pensa in maniera diversa.
 
Per questi motivi lo stesso Stefano Comellini in un commento ha scritto

Consiglio di evitare il ricorso ai social network o ai blog per fare "pressione" sui debitori o per "vendicarsi" per mancati pagamenti.