17 giugno 2014

Impiegato di call center disonesto, ecco la mia comprensione

Articolo in 2 versioni: riassuntiva ed estesa.

VERSIONE ESTESA

Letto su un gruppo Facebook:

Venerdì mattina chiama in azienda una tizia che mi dice: "Sono la D.ssa xxxx, è urgente, mi passi subito il titolare" ed io: "Ma cosa è successo?". Risposta: "Guardi, è urgentissimo, me lo passi immediatamente". Alché io, spiazzato e soprattutto spaventato, le passo mio padre. Alla fine della telefonata mio padre mi dice che sta qua voleva fissare un incontro per vendergli un piano per la visibilità aziendale. Quando l'ho saputo, siccome sta qui aveva un numero visibile, l'ho richiamata 5 volte per dirle di non azzardarsi a presentarsi... Ma non ha mai risposto. Comunque non si è presentata. Mi ha fatto prendere un accidente. Meglio che non abbia risposto alle chiamate.

Stronza, la procacciatrice di appuntamenti, eh? Patetica e svergognata, giusto?
Giusto.
E se invece fosse stata trasparente fin da subito, il suo comportamento sarebbe stato etico?

Tutto ciò che segue lo dico riferendomi a tutte le chiamate pubblicitarie effettuate senza esplicita autorizzazione nel periodo precedente all'istituzione del Registro delle Opposizioni, e a tutte le chiamate pubblicitarie verso gli iscritti a tale registro in violazione della legge sulla privacy.

Allora, legalità a parte, è in fondo etico, o tollerabile, o rispettabile, o affratellabile, o commoventemente puccioso fare telefonate pubblicitarie?

La risposta è no.

Infatti, testina a pinolino impiegato del call center che importuni centinaia di persone al giorno, tu disturbi.

E che sarà mai? Basta dire "No, grazie, non m'interessa", sono pochi secondi.

No, non tirerò fuori l'argomento "Pochi secondi sì, ma chiamano in tanti, quindi il totale è ben maggiore". Non lo tiro fuori perché sarebbe la stessa cosa se l'importunatore fosse davvero solamente uno.
Se tu mi rubi pochi secondi senza il mio consenso commetti un furto, punto. E se pensi che dir ciò sia esagerato, pensa a questo: sei seduto al tavolo di un bar, hai appena appoggiato alcune tue monete sul tavolo, passa una persona e ti ruba 10 centesimi sotto il naso e pretende che tu non abbia nulla da ridire, perché cosa vuoi che siano 10 centesimi. Cosa ti viene voglia di fare a questa persona?
Ti viene da pensare che in fondo 10 centesimi sono pochi? Ti viene voglia di dargli altri 10 euro? Ti viene voglia di pensare al perché l'ha fatto? No. Ti viene voglia di incollare al muro il suo tratto cervicale con le restanti membra che seguono per inerzia. Non per i 10 centesimi, ma per il suo atteggiamento. Per quello che si è sentita in diritto di fare.
E adesso dimmi cosa ti fa pensare che non debba essere lo stesso quando qualcuno si sente in diritto di rubare il mio tempo, anche se si tratta di pochi secondi. Se lo pensi, finto allegretto esseruccio che riempi di vapor acqueo la tua cuffiettina, significa che secondo te il tempo non vale nulla. Se lo pensi significa che per te l'educazione non vale nulla. Quindi meriti di fare il giro del circondario a pedate nel sedere con Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani e Guardia di Finanza e che assistono senza intervenire.

Ma quanto sei cattivo? In fondo si tratta di persone che fanno il loro lavoro.

Il loro lavoro è rubare. Perché rubano il mio tempo. Se uno ruba a te non lo so. Se uno ruba a me è un ladro. Non è una metafora. La differenza con un furto così come comunemente inteso non ce la vedo proprio. Anzi sì, una ce la vedo: il tempo è una risorsa di sicuro irrecuperabile. Va fatto loro capire. Se no continuano.

Sii comprensivo. È gente che ha bisogno.

Non escludo che alcuni spappagallatori telefonici possano trovarsi in situazioni disperate, anche se sinceramente credo che nella maggior parte dei casi non sia così.
Comunque sì, sono comprensivo. Ho detto che si meritano di essere presi a pedate. Non ho detto che li prendo a pedate per davvero. Posso scrivere un articolo sul mio blog gratuito dove magari ci sta pure che mi scappi qualche scemenza oppure l'esclusiva sulla chiacchiera ce l'hanno i telefonatori abusivi che per dire scemenze vengono pure pagati?

Ma è gente che guadagna poco, spesso sono persone che non trovano altri lavori.

Bono. Fanno danno a tanti procurandosi un karma di merda in cambio di pochi spiccioli. Dei geni coi fiocchi. Almeno i ladri di soldi fanno danno per ottenere centinaia o migliai di euro in pochi giorni. Tu ti fai un culo tanto, fai arrabbiare il mondo, e per cosa? 3-400 euro al mese. Ti devo dire "bravo" perché oltre che disonesto sei pure coglione? Mi sfugge il nesso.

Ma in pratica cosa fanno di tanto male? Tu parli per inutili questioni di principio...

Sempre senza considerare il fatto che i call center sono tanti e quindi escludendo il non irrilevante disturbo complessivo...
Ok.
Due aspetti pratici. Molto pratici.
Primo: fare lead generation in maniera legale (e cioè procurarsi il consenso delle persone a chiamarle al telefono) costa. Quindi se spammi fai concorrenza sleale a chi rispetando la legge, a differenza tua, spende soldi e/o tempo.
Secondo: fra le persone a cui il callcenterista fa squillare il telefono potrebbe esserci uno che sta dormendo. Sta dormendo perché ha fatto un turno lavorativo notturno. Sta dormendo, ma tiene il cellulare acceso e non stacca il telefono fisso perché sa che potrebbe arrivare una chiamata importante, per la quale è disposto a essere svegliato. Questo non significa che sia disposto a essere svegliato dalla pubblicità.
Quindi tu, esserino ipoeducato che fai tante tante chiamate al dì, renditi conto che per la legge dei grandi numeri probabilmente svegli un sacco di persone che stavano dormendo. Svegli un sacco di persone malate che avevano faticato a prendere sonno a causa di un dolore fisico. Metti ansia a un sacco di persone per le quali lo squillo del telefono potrebbe rappresentare una notiza dall'ospedale dov'è ricoverato un parente, o una notizia su una sentenza di un processo. Etc.
A tante persone tu rubi il tempo, rubi il riposo, rubi la serenità. In cambio soldi per te. Quindi sei disonesto. Metti pure che sei un poveretto che ha bisogno di soldi: se io ho un budget mensile per gli aiuti umanitari, secondo te a chi lo devolvo? Lo devolvo a uno che tenta di compiere un furto a mio danno o lo devolvo a un barbone che se ne sta all'angolo di una strada senza importunare nessuno? Forse lo devolvo a un'associazione che costruisce i pozzi nei deserti africani. O a un'associazione che s'impegna per far liberare i prigionieri di opinione. Per effetto di quale funghetto magico e colorato proveniente dal cuore del Mexico, con tutte le persone bisognose che ci sono del mondo, con l'imbarazzante imbarazzo della scelta che ho, proprio proprio proprio te o uno dei tuoi colleghi fotocopia di te che mi lessate le pallone dovrei finanziare? Spiega con parole tue.

Ma metti che il prodotto o servizio ti interessi veramente... Lo trovi così impossibile?

Ma no. Anzi. Alcune di per sé sarebbero delle buone offerte. Ma non è questo il punto. Infatti anche se trovo interessante ciò che tu, quacquaracquino dalla voce truffo-sorridente, tenti di appiopparmi, io non lo compro ugualmente. Infatti tu, non sapendo che potrei essere interessato, eri disposto a rubare il mio tempo in caso contrario, e sicuramente lo rubi a molti altri non interessati, e quindi hai un comportamento disonesto che non devo premiare acquistando tramite te. Non devo finanziare te che sei disonesto e il tuo datore di lavoro che è disonesto.

Capito telefonaio di sto gran paio d'opportunità che mi racconti? Non sei semplicemente antipatico, noioso, birichino. Tu sei disonesto. Rubi il tempo a me per avere un guadagno tu. Almeno dammi una percentuale. Scherzo, non la voglio. Voglio solo che sparisci. E se non lo fai, non sperare di passare da vittima. Il fatto che tu stia eseguendo gli ordini di un datore di lavoro (disonesto) non ti giustifica. Il fatto che tu sia disperato (se lo sei) non ti aiuta. I vaffanculo che prendi sono tutti meritati, perché a maleducazione risponde maleducazione. Non è importunando gli altri che si ottiene la loro comprensione e il loro aiuto.

Vale più o meno lo stesso per i venditori porta a porta e un po' anche per i preti che suonano per benedire gli appartamenti.

VERSIONE RIASSUNTIVA

(e cioè un contro-script che puoi tenere a portata di mano per rispondere ai venditori telefonici molesti)

Ho fatto il turno di notte. Dopo il quale accetto di farmi svegliare da mia sorella che può darmi notizie di mamma che è ricoverata in ospedale, oppure da un mio collega che per una sua urgenza mi chiede un cambio orario. Non da te che mi vuoi vendere i tuoi servizi, che anche se fossero splendidi e convenienti non meriterebbero neanche un cliente, perché voi li pubblicizzate con telefonate immorali e illegali, visto che sono iscritto al Registro delle Opposizioni. Nell'azienda sei l'ultima ruota del carro? Sei comunque responsabile di quello che fai. Se per guadagnare soldi per te infastidisci me, allora non meriti la mia solidarietà. Meriti di rimanere al verde finché non ti trovi un mestiere onesto.

10 giugno 2014

"Piuttosto che" non significa "o". Significa "anziché" !!!

Esiste "piuttosto". Esiste "invece". Esistono "o" e "oppure". Parole comuni, conosciute da tutti gli italiani. E tutti gli italiani sanno bene quale fra queste espressioni usare a seconda di ciò che vogliono esprimere.
Lo stesso valeva, fino un po' di anni fa, per la parola "piuttosto", eventualmente preceduta da "che" come nei casi di cui parlo in questo articolo, il cui significato equivale a "invece".

Ma adesso, per motivi non chiari, l'espressione "piuttosto che" viene usata impropriamente. E cioè come se fosse un sinonimo di "o".

Evitiamo di dire che questo uso sia "non proprio esatto". È un grosso strafalcione.

Non c'è NESSUN motivo per attribuire a "piuttosto che" quella nuova accezione. Ogni volta che lo sento fare ho voglia di mangiare il mio ultimo frullato dei miei frutti preferiti con l'aggiunta di troppi sonniferi.

Si tratta di evoluzione della lingua? NO.
Non rappresenta una "evoluzione", ma un danno alla nostra lingua accettare come corretta tale accezione piuttosto che squalificarla. Infatti:

- non è giustificato da nessuna velocizzazione dell'eloquio, ma motivato solo dall'imitazione di qualche matto che ha preso questa malsana abitudine

- il contesto non è sempre sufficiente a scegliere fra l'accezione corretta e quella "moderna", e può dar adito ad equivoci in precedenza inesistenti, come spiegato alla fine di questo articolo del sito dell'Accademia della Crusca e come si può facilmente capire leggendo la frase che ho scritto sopra in verde. In quella frase prova a intendere "piuttosto che" come "oppure" e ti renderai conto di come viene stravolto il suo significato.

L'abitudine di dire "piuttosto che" intendendo "oppure" è iniziata nel nord Italia si è poi diffusa al centro e al sud, lasciando fortunatamente per lo più immune la Toscana. Una così rapida diffusione, specialmente in direzione sud, difficilmente si sarebbe verificata per "contagio linguistico". Il motivo della diffusione è invece la volontà di imitare il linguaggio degli altri credendolo più colto... peccato sia tutto il contrario. Non sei più elegante. Sei un somaro travestito da capra. Come quelli che reggendo il calice con champagne tengono il mignolo in fuori.

Queste precisazioni andrebbero condivise su FB, altro che le perlucce di saggezzuccia spicciola che lasciano il tempo che trovano.

Consiglio anche la lettura dell'articolo del sito ilpost.it La battaglia contro il “piuttosto che”,
dove viene presentato il libro di Andrea  Benedetti "La situazione è grammatica".


02 giugno 2014

Cellu Nokia: "Impossibile avviare il Telefono. Contattare il rivenditore" ? Aspetta! Prova così...

Ho trovato in rete delle istruzioni attribuite al sig. P@sco per sbloccare un telefono Nokia che presenta un problema che anch'io ho avuto dopo un ripristino di un archivio probabilmente danneggiato: all'accensione, il messaggio

"Impossibile avviare il Telefono. Contattare il rivenditore".

E, apparentemente, nessuna possibilità di fare nient'altro che portare il cellulare al centro assistenza.

Riporto di seguito le istruzioni che sul web ho letto risultare funzionanti per un Nokia E 65, ma che hanno risolto anche lo stesso problema che ho avuto io col mio N 95. E può essere benissimo che vada bene anche per altri Nokia (graditi commenti a questo articolo per notifiche in merito)...

- Estrai la SIM dal cellulare

- Accendi il cellulare e premi ripetutamente il tasto rosso (quello che serve a chiudere una chiamata) per far sì che il telefono si avvii senza che compaia il messaggio di errore

- Velocemente, e non appena possibile, digita *#7370#

- Alla domanda se confermare il reset, rispondi SI

- Inserisci il codice di protezione di fabbrica; se non è stato cambiato dovrebbe essere 12345

Prima di conoscere questa pratica, dopo la prima volta che si era verificato il suddetto problema, avevo portato il cellulare al centro assistenza, che mi chiese 21 euro... giusto per eseguire quest'operazione di pochi secondi, mi sa!