24 novembre 2013

Il soggiorno regalo per chi abusa della mia pazienza

(Se qualcuno ti ha invitato a visitare questo articolo dicendoti che gliel'hai fatto venire in mente, salta pure il l'introduzione in verde corsivo)

Il blog OPIDOS mi vede ultimamente in azione seguendo con la più aderente coerenza lo spirito per cui è nato: scrivere una per una, e una volta per tutte, le mie varie OPinioni, IDee, OSservazioni in modo da non doverle ri-esporre in caso di discussioni telematiche (ma anche non) che le richiederebbero. Per chi si fosse sintonizzato solo ora: scrivo una sola volta, così in caso di bisogno invio il link e risparmio tempo ed energie. E gli stessi link sono a disposizione di chiunque la pensi come me e sia interessato a fare economia grazie a pochi clic e pik (sì, pik è il suono della tastiera... qualcuno prima o poi gli doveva dare un nome).

E che ho detto di nuovo? Per tutti i blog è così. Però aspetta: no, sì, ma io dicevo soprattutto argomenti a frequente battibeccamento. Anzi, argomenti che quasi sono di per sé battibeccanti (o anche senza quasi).

Magari ecco, per non vederti notificare una querela potresti avere la precauzione di non dire "quello che voglio dirti è scritto nell'articolo a pag...", ma piuttosto "mi hai fatto venire in mente quello che c'è scritto nell'articolo a pag...".

Vengo al sodo.

Praticamente ecco... tipo..  VAFFANCULO.

...Eh?!
Che è?

È Vaffanculo

Va beh, ma in che senso.

Nel senso che non è che sono cattivo e voglio il tuo male. È che voglio il mio bene. Infatti:

- ti dichiaro la mia volontà di scacciarti quanto prima dalla mia mente e dall'insieme di cose e persone di cui val la pena occuparsi, e confido nel fatto che collaborerai annullando o limitando al massimo la tua interazione con me

- lo so, la destinazione che ho scelto per il tuo soggiorno non è esattamente idilliaca, ma in realtà si può dire che per metà l'ho scelta io e per metà te la sei cercata e quindi meritata; capisci... ristabilire un equilibrio precedentemente turbato dando a una persona ciò che si merita mi fa sentire buono e coerente.

E perché?

Questo articolo è generico, ma può darsi che tu possa ritrovarti a capire una o più motivazioni della veemente suddetta comunicazione di servizio ripensando al tuo recente agire, aiutandoti magari con la traccia che ti offro di seguito.

Spiegazione schematica


Tuo comportamento molesto
+
Insufficiente o nessun mio vantaggio nell'avere a che fare con te
=
Buon viaggio. Alé. Vaffanculo.


Spiegazione più specifica

Il "vantaggio nell'avere a che fare con te" può essere fondamentalmente di due tipi:

- un beneficio materiale/concreto, o riconducibile a qualcosa di materiale/concreto, tipo ricevo da te una ricarica del cellulare, che fa molto babymignotta [tasto destro --> aggiungi al dizionario], o un tartufo ma solo se mi garantisci che il cane adoperato per cercarlo viene trattato bene, o l'autorizzazione a giocare a calcetto davanti a casa tua senza che tu faccia finta di nulla quando la palla arriva nella tua terrazza, o l'intermediazione per conoscere quel regista famoso che cerca proprio uno come me per il ruolo di spicco in una soap opera per casalinghe che quando mi incontreranno per la strada mi rimprovereranno per le bugie che il mio personaggio ha detto a sua moglie, o anche la continuazione dell'attività del mio negozio che i tuoi tribali picciotti non incendieranno per danzarci intorno e raccontarsi storie... Cose così.

- un beneficio immediatamente interiore, e cioè il mio piacere di fare a te un piacere (mi verrà rubato come futuro slogan del "servizio civile rilassante", progetto comunale rivolto alle ragazze cinesi per combattere la depressione maschile), come ad esempio il piacere di aiutarti in un tuo momento di difficoltà/urgenza/emergenza, oppure aiutarti a fare qualcosa che ti piacerebbe realizzare, visto che inizialmente mi hai ispirato una certa simpatia oppure pietà.

Il tuo comportamento molesto può palesarsi quando ad esempio:

a) dopo che ti ho dato un dito, ti lamenti e/o insisti fino a nausearmi per il fatto che non voglio darti tutto il braccio (che in casi come questo mi serve per imitare l'oggetto in figura dalla grande utilità, utilità nella fattispecie recante per pura coincidenza calzantissimo carattere metaforico che io, dico io, ho scoperto in data odierna)

b) ti rivolgi in maniera scorbutica a me o a una persona a me cara

c) commetti una scorrettezza nei confronti miei o di una persona a me cara (furto, frode, diffamazione, omicidio preterintenzionale, occultamento di cadavere, etc)

d) ti comporti come descritto nei punti B e C con una qualunque persona o con un qualunque animale anche a me non cari, ma lo fai con tale intensità da risultarmi una persona tanto, troppo schifosa per averci a che fare, al che considero automaticamente molesta una tua qualunque interazione con lo scrivente

Torno di nuovo alla sintesi proponendo lo schemetto in un'altra versione (coi simboli "maggiore" e "minore"):


Mio vantaggio > indice di molestia da parte tua

--> continuo ad avere a che fare con te


Mio vantaggio < indice di molestia da parte tua

--> Vaffanculo di fretta.


Come si calcola l'indice di molestia? Come si calcola il vantaggio? Non si calcolano. Avviene tutto automaticamente nel mio cervello. Fra l'altro il tutto potrebbe avere delle piccole variazioni in base a come mi sento quel giorno. Quindi non ci sono formule. Just metti dentro un tuo comportamento, ed esce un risultato. Devi destreggiarti. Non essere testa a pinolo è una roba che si impara con l'esperienza, se non si ha la fortuna di avere un minimo di buon senso. Unica regola che mi sento di dirti in questo generico articolo è: se ci tieni ad avere a che fare con me (o con la prossima persona, nel caso che con me sia troppo tardi), non spendere con incuria, così, senza neppure investirli, i punti sopportazione che ti sono stati consegnati al momento del nostro primo incontro. Altrimenti non è una truffa: hai davvero vinto... vedi titolo, adesso che l'hai capito.

23 novembre 2013

Le vie legali e lo spauracchio dell'impelagarsi

Da un'eternità sento dire e leggo frasi del tipo "Ricorrere a un avvocato? Fare causa? Non mi va di IMPELAGARMI.. rischio di spendere più soldi del risarcimento che chiedo".

Pensieri del genere sono quasi un riflesso condizionato quando si parla a qualcuno di fare causa.

Ricordo un discorso di Marco Travaglio. Parlando di come gli italiani hanno chiara l'inefficienza del sistema giudiziario italiano, disse che una volta per fare paura a qualcuno si diceva "ti faccio causa"; adesso per far paura a qualcuno gli si dice "fammi causa".

Lo sappiamo che in Italia la giustizia è lenta e funziona male (almeno nel momento in cui sto scrivendo questo articolo.. la speranza è l'ultima a morire!). Lo so che vengono emesse delle sentenze talvolta assurde.

Questo non significa che la giustizia sia da buttare in toto. A volte funziona.

Ricordati inoltre che evitare di fare causa, "lasciar perdere" significa contribuire a mettere in giro la percezione che ognuno può fare che cazzo gli pare, tanto non ti fanno causa perché la giustizia è lenta. Ognuno può offendere, ognuno può diffamare, ognuno può usare la forza col più debole, ognuno può non pagare, non risarcire, fare il "furbo", leggasi "delinquente" (un vero peccato che nel nostro paese le due parole siano usate come sinonimo). Questo vale soprattutto per le grandi aziende fornitrici di servizi abituate a condotte illegali perché coscienti del fatto che ciò conviene, visto che la maggior parte degli utenti "lasciano perdere".

Per questo ho sempre ritenuto che fare causa quando si può e quando conviene sia anche e soprattutto un dovere sociale.

Certo, mica dico di fare il kamikaze.
Bisogna saper discernere in quali casi probabilmente vale la pena appellarsi alla legge e in quali casi no (ad esempio, se si chiede un risarcimento, cercare di sapere se la controparte è solvibile). Nessuno è veggente, ovvio. Neanche gli addetti ai lavori. Ma gli addetti ai lavori hanno un po' di occhio in più, quindi non vedo per quale motivo non rivolgersi a un avvocato in caso di problemi che forse potrebbe darci una mano a risolvere.

Magari davvero è "meglio lasciar perdere". Ma fallo dire a lui.

Naturalmente parto dal presupposto che l'avvocato scelto sia competente ed onesto (a questo riguardo puoi cercare con Google tipo "come scegliere un buon avvocato" e troverai più di un articolo utile).

Prima di dire "Non mi va di impelagarmi", ricordati che il tuo legale serve proprio a far valere i tuoi diritti senza "impelagarti", e cioè ci pensa lui ad assolvere a tutti i compiti che per te sarebbero complicati e succhia-tempo.

Un buon e onesto avvocato ad esempio può fare una previsione più attendibile della tua riguardo a:

- quanto tempo ci vorrà per risolvere la questione

- qual è la probabilità che tu possa vincere una eventuale causa

- quanto denaro devi anticipargli per le spese vive

- quanto denaro devi anticipargli per il suo onorario (ricorda di avere chiara la differenza fra onorario e spese vive)

E spesso un primo colloquio per esporre il problema ed fare valutazioni del genere è gratuito.

Inoltre l'avvocato può anche fare da intermediario per un accordo e riuscire a risolvere il problema trovando un accordo con la controparte senza andare in giudizio (è la cosiddetta via "bonaria" o "stragiudiziale").

Quindi spendere un paio d'ore (da quando parti da casa a quando torni) per parlare col tuo legale non è tempo perso, ma ben speso. Anche perché ti fai un'idea di come agire se in futuro si presentasse lo stesso tipo di problema. Se poi, come me, dialoghi inizialmente col tuo avvocato via email, ancora meglio.

19 novembre 2013

Leggi bene, ragiona meglio.. per il bene tuo e di tutti

Si sa, Internet è una mastodontica fonte di informazioni, e con l'esperienza e la prudenza si spera che un giovane uomo o una giovane donna impari man mano a distinguere le informazioni attendibili che trova in rete da quelle non attendibili...

...MA NON SOLO.

Anche quando una fonte è attendibile, occorre saperla leggere e non travisarla.

propone ogni 3 anni un programma di valutazione degli studenti 15enni, detto PISA (Program for International Student Assessment), che consiste in prove di scienze, matematica e comprensione di un testo.
Riguardo la comprensione del testo, il punteggio conseguito dagli italiani nel 2009 era sotto la media europea e mondiale; su 23 nazioni europee partecipanti l'Italia era sedicesima, e su tutte e 34 le nazioni del mondo era 22esima.

Dato allarmante? Dato che in fondo chissenefrega non siamo poi messi così male e che sarà mai? Non lo so. Ma la mia opinione è che i ragazzi, fin dall'età di 11-13 anni dovrebbero essere educati, edotti ed allenati in logica della comunicazione (ho appena inventato il nome di una nuova materia. Problemi?) Non per cazzeggiare a vuoto. Una logica mirata, applicata. Che consente, ad esempio, di:

- sgamare un testo che, pur non contenendo bugie, è scritto con un linguaggio tendenzioso

- distinguere un'affermazione ingiuriosa da una che non lo è (ad es. "Hai detto una cosa stupida" non è lo stesso che "Sei uno stupido")

- evitare errori logici (ad es. dire "la maggior parte delle persone che hanno fatto uso di eroina hanno cominciato con uno spinello" non dice nulla su quanto l'uso dello spinello influisca sul passaggio all'eroina, quant'è vero che la maggior parte di eroinomani hanno precedentemente bevuto acqua gassata almeno una volta nella vita)

- trovare in anticipo la stupidaggine o l'ingenuità in ciò che stavi per dire o scrivere ed evitare di farlo

- altri problemi dovuti alla mancanza di comprensione? Ti vengono in mente? Scrivilo commentando questo articolo (vanno bene anche gli aneddoti, soprattutto se simpa/trash)

Credo 'sta cosa sia davvero sottovalutata. L'allenamento al ragionare correttamente nei ragazzi di tenera età, invece, inciderebbe in maniera assolutamente determinante nelle scelte su chi votare, cosa comprare, come organizzare la propria esistenza sotto vari aspetti, quale dio eventualmente adorare, come relazionarsi alle persone che non si vogliono perdere (o che si vogliono perdere al più presto), e su moltissime altre componenti che messe insieme fanno la qualità della vita individuale oltre che la vivibilità di una nazione.

Ehilà! Mi sono appena accorto che neanche un'ora prima che io pubblicassi il presente articolo è andato online questo qua sul blog taglidotme.wordpress.com [link aggiornati anni dopo la pubblicazione del presente articolo], che parla di un argomento simile. Molto interessante: La philosophy for children nelle scuole italiane.

16 novembre 2013

Scienza, non scienza e scemenza

Non credo che la scienza sia tutto. Neanche in medicina. Credo che usare solo metodi di cui è appurato il funzionamento su base scientifica (e cioè con pubblicazione su rivista scientifica, quindi con revisione peer to peer, magari in una rivista con alto impact factor) significherebbe rinunciare a una grande quantità di metodi utili e che ritengo funzionanti. Alzi la mano chi non continuerebbe a usare qualcosa di cui vede personalmente i tanti e ottimi risultati (così eclatanti da non poter essere spiegati con l'effetto placebo), anche non in presenza di una validazione scientifica.

Però non mi metto a dare spiegazioni fuffa. Se una cosa non la capisco fino in fondo magari formulo un'ipotesi su come funziona. Senza scomodare leggi della natura che riguardano altri fenomeni, non certo traslabili al fenomeno in questione con giochi di parole, e soprattutto senza usare termini di cui non conosco il significato.

Si tratta di accorgimenti che, se non usati, rendono una persona tanto più inascoltabile quanto maggiore è la convinzione con cui difendono le proprie tesi, come ho spiegato nell'articolo di Psicoperformance "Caro divulgatore un po' affrettato".

Non so quanto ti sarà utile inviare il link di questo articolo a una persona che ti ha riempito di balle pseudoscientifiche.
Se non ti seguiva, probabilmente non seguirà neanche me. Crede o si sforza di credere che siamo io e te a non capire.
A non capire ragionamenti dello stesso pregio di quello che faceva una mia compagna di scuola elementare: "io vado a casa" o "io vado ha casa"? L'acca si mette quando è "avere". Ma io la casa ce l'ho, quindi l'acca ci va.
Nel mondo dell'infanzia ciò suscita tenerezza, l'errore viene corretto e l'infante impara, perché è disposto a imparare. Suscita invece tristezza quando il soggetto è un adulto convinto della sua fesseria (sostituisci l'avere e l'acca con la natura corpuscolare/ondulatoria dell'elettrone da cui si deduce che quando esco da casa mia il mio divano cessa di esistere). Infatti molti ex-ragazzi a loro tempo allergici ai libri di scuola hanno pensato che il modo migliore di rimettersi in pari è dare una sbirciata a qualche blog o video di YouTube new-age style. Soddisfatti delle stupidaggini apprese o delle verità fraintese, sono pronti per la loro missione divulgativa.

Ho sempre pensato che il miglior modo di tentare di recuperare queste persone e convincerle a far uso della propria intelligenza e onestà intellettuale (perché in fondo lo sanno che chiacchierano del niente) sia non contraddirli sulle loro tesi, ma far loro domande su cosa intendono esattamente con quelle frasi e parole.

È possibile, nei casi più gravi, che si arrabbi subito, solo perché gli hai rivolto delle domande: potrebbe darti del bacchettone, nonostante tu, al contrario, ti sia messo in posizione di ignorante che appunto fa semplicemente domande senza contraddirlo. In questo caso, alzerei le mani.

Se invece non si arrabbia e viene incontro alla tua richiesta di una maggior chiarezza, a un certo punto emergerà la fallacia di quanto afferma, e potrà emergere in vari modi: potrà trovarsi ad affermare cose palesemente false, potrà inciampare in una sua stessa parola, che fin ora ha usato senza conoscerne il vero significato, potrà dimostrare di conoscere ai limiti dello zero il metodo scientifico, etc.
Potrebbe aprirsi una strada che ti permetterà di fargli capire alcuni concetti che riassumo di seguito.

1)

La SCIENZA non va confusa con:

- l'aneddotica
- i risultati potenzialmente alterati da effetto placebo
- l'affrettata interpretazione del risultato di esperimenti, scoperte, notizie

2)

Per DIMOSTRARE qualcosa non è sufficiente ad esempio:

- affermare che "lo sanno tutti"
- dire che è scritto su quella rivista, o libro, o sito Internet o che è stato detto in televisione
- dire che non è mai stato dimostrato il contrario
- andare "a naso"
- seguire un "ragionamento logico" (a meno che l'argomento sia matematica o statistica o logica)
- far notare poetiche analogie, metafore, similitudini

3)

Una OPINIONE merita rispetto se si differenzia dal DELIRIO, quest'ultimo riconoscibile quando la persona ad esempio:

- non ha chiara l'opinione stessa, dato che nell'esporla fa una gran supercazzola, e dato che alla richiesta di specificazioni su cosa intende esattamente si scopre che non conosce neanche il significato dei termini che stava usando
- gioca con una parola fingendo che abbia lo stesso significato in campi diversi quando così non è

4)

Si può fare diagnosi di IGNORANZA quando una persona ad esempio:

- dalla scoperta di un fatto in un dato campo deduce che senza dubbio valga lo stesso per altri campi o per tutt'altre grandezze
- fonda la propria tesi su un documento che ha letto e di cui non ha capito il significato
- nega una appurata evidenza, non riconoscendola come tale perché non ha studiato l'argomento né ha intenzione di farlo
- afferma che la statistica non è una scienza esatta
- afferma che la realtà è un'illusione

5)

La PAZIENZA CON L'IGNORANTE da parte di una persona esperta (o che si sia informata presso una persona esperta o presso una fonte scientifica) ha una qualche possibilità di potersi considerare ben spesa se l'ignorante non ne abusa, e cioè se evita di comportarsi nei seguenti modi:

- mettersi non un gradino sotto, ma un gradino sopra, trascurando l'importanza di avere delle basi culturali in quella materia per sostenere una tesi
- difendere la propria opinionie-delirio e tentare di insegnare anziché tacere ed ascoltare, aprofittando dell'occasione per imparare qualcosa
- dire che è questione di opinioni, e che ognuno la vede a modo suo
- recitare uno o più mantra complottari del tipo "tu credi a tutto quello che ti dicono" o "sei al soldo delle multinazionali" o "sei chiuso"

Comunque io sono chiuso, sì. Nei confronti di chi è allergico alla scienza.

Prima un po' di tempo ce lo perdevo. E però...
E tutto è energia.
E tutto è frequenza.
Cercavo di insinuare spunti di ragionamento che potessero indurre un dubbio sul metodo di indagare la realtà.
E la realtà cambia a seconda di come la osserviamo.
E gli oggetti sono onde.

E allora ho investito una volta per tutte su articolo per inviarne il link, vada come vada.

Perché prima pazientavo. Poi...
E le vibrazioni.

E allora sai, certe volte accade che ci sia bisogno di andar via, e lasciare tutto al fato...

04 novembre 2013

Minore? MINORENNE !

Parli di una persona che ha meno di 18 anni, e dici "minore".

"Minore".

Esiste la parola Minorenne, e tu dici "minore".

Pazzesca Domandona: perché? Aiutami, dimmi perché. Soffro tantissimo.

Cioè.
È gratis usare le parole giuste. Non ho capito che medaglia a forma di lampadina ci guadagni a dire "minore" invece di "minorenne". Minore di che? Non ho capito chi è che ti regala i punti del supermercato per vincere la presina a forma della Peppa in cambio di una stupidità linguistica del genere. Non ho capito perché lo fai. Disperata ragazza mia. Disperato giornalista mio. Disperata segretaria che spiega che per i MINORI il modulo lo deve firmare il genitore.

Disperato blogger o commentatore su FB, o chiacchieratore al bar che ha disimparato dal telegiornale sbrodolato da una giornalista cognata del direttore anal-fabeta. La versione beta del posto dove si devono infilzare le loro stravaganze nuove sul neo-itagliano.

Sto cazzeggiando?

STO CAZZEGGIANDO?

Un po' sì. Ma anche no. INFATTI, vuoi sapere, disperato lettore mio o lettrice mia che forse sei finito/a qui perché qualcuno ti ci ha mandato in risposta al vostro improprio e con formula immediatamente esecutiva da espropriare uso della parola "minore"... vuoi sapere nel concreto cosa è successo, ad esempio?

È successo che è finito in tribunale, il cazzo di minore (e non ho usato a caso la scurrile parola), e ci si è pure discusso sopra.

Vedi che prima o poi fai danno se non parli per bene (ad esempio se sei un legislatore)? Vedi che non costa nulla, ma ti costerà prima o poi, e te lo auguro di tutto cuore se non la smetti di giocare al giochino delle mezze parole sottintese?

Buona lettura della sentenza.


Dammi retta, se vuoi indicare una persona che ha meno di 18 anni usa minorenne, non minore. Non fare il minorato.