11 maggio 2013

RAPEX, il tampone dentellato anti-stupro

Il RAPEX è una sorta di tampone provvisto di spunzoni, ideato dalla dottoressa Sonette Ehlers con l'intento di ovviare al problema dei frequentissimi stupri in Sud Africa, commercializzato dal 2005. Quando, dopo aver penetrato la donna, lo stupratore si ritrae, il dispositivo rimane attaccato al suo banano grazie alla sua dentellatura, che gli provoca un grande dolore. La donna ha così l'opportunità di scappare. Per rimuovere il Rapex lo stupratore deve recarsi al pronto soccorso e questo può costituire in tribunale una prova nel processo per stupro.

Molte persone (soprattutto donne!) hanno trovato geniale questa invenzione. Ma non bisogna lasciarsi andare a facili entusiasmi: ci sono i pro e ci sono i contro.

Pro: il Rapex difende le donne dagli stupratori (ma considerando la probabilità di essere stuprata vale la pena per una donna la noia di indossare questo aggeggio ogni volta che esce di casa? Beh, in Sud Africa può darsi di sì...).

Contro: oltre che per difesa potrebbe essere usato come strumento di offesa. Ad esempio un uomo potrebbe  venire invitato a fare sesso da una donna (es. ex-fidanzata o ex-moglie, o anche fidanzata o moglie o amante in procinto di concludere la relazione)... che gli tende una trappola infernale per vendicarsi di di una presunta scorrettezza.
Stesso genere di trappola potrebbe esser teso inoltre da una super-bastard-mignotta di ultima generazione che si fa penetrare per denunciare ed essere risarcita. Detta così può sembrare fantasia esagerata, ma io non me ne stupirei: esistono donne delinquenti, esistono le puttane, e non si può escludere che il gene della delinquenza e quello della puttanità possano coesistere in una stessa persona. Anzi, è assolutamente assodato, se si pensa a tutte le finte innamorate che hanno sposato un italiano col solo scopo di farsi mettere incinta e divorziare beccandosi gli alimenti dal povero sprovveduto (tipicamente donne dell'est Europa). Niente quindi mi distoglie dal pensare che se a donne di questo genere si mette a disposizione un'arma in più (stavolta fisica), un certo numero di loro possa approfittarne procurando al maschio un sommo e ingiusto svantaggio stavolta non solo finanziario, ma anche penale (inteso in entrambi i sensi).

Ecco alcuni commenti che ho letto su Facebook...

Marco: Alla prima donna che lo usera', portero' i fiori sulla tomba. Ha pensato la geniale inventrice che se la bestia che ti sta stuprando si ritrova l'uccello in trappola, prima di andare al pronto soccorso ti manda al camposanto di mazzate? Tra l'altro se tra bestie si passano parola che possono esserci tagliole a giro, prima di infilarci il fratellino, tasteranno il terreno con qualcos'altro, cosa tutt'altro che piacevole. Sicurezza della pena e pene severe sono la soluzione, no i gingilli sadomaso. Ma quanti geni che hanno soluzioni semplici a problemi difficili che con una analisi di 15 secondi si dimostrano stronzate si incontrano ogni giorno....

Enzo: voglio vedere chi è che ritrovandoselo pieno di spine reagisce sulla vittima, la prima cosa che pensa è trovare il modo di togliersele ...

Giovanna: È uno strumento soprattutto pericoloso per la donna che lo indossa...immaginate solo se la violenza fosse "di branco"... :-( che fine farebbe la malcapitata, poi?

Piero: e se poi se lo dimentica e va' col marito...?

Riporto poi una parte di quanto scrisse Flavio Zabini commentando l'articolo su questa pagina di Medicinalive.it:

Care donne che vi offendete perché pensiamo che possa essere usato anche per vendetta, o siete ingenue o siete false. Le false denunce esistono. E quindi esisteranno anche i casi temuti da noi uomini. Se vi offendete (perché VOI non lo fareste mai), noi avremmo il simmetrico diritto ad offenderci quando voi pensate agli stupratori (perché NOI non lo saremmo mai). Come esistono uomini tanto malvagi da arrivare allo stupro esistono donne tanto perfide da arrivare ad usare l’accusa come arma [...] esistono entrambi i casi purtroppo! Anzi, negli usa ove la presunzione d’innocenza sta andando a farsi benedire siam in rapporto 1:1 fra i due casi (e comunque la minor rilevanza numerica non è una giustificazione alla mancata prevenzione, dato che proprio l’impensabilità di un crimine può fungere, tramite l’incredulità a priori degli inquirenti, da viatico per l’impunità di chi lo agisce) [...]
Le femmine a favore dello strumento controbattono le ovvie obiezioni sull'arma impropria con la frase “ma allora esistono colpi di karate e stivali a punta che possono provocare molti più danni ai genitali di un uomo, andrebbero vietati anche quelli seguendo l’obiezione dell’arma impropria”. Infatti, rispondo io, se una ragazza usa contro di me colpi di karate o scarpe appuntite senza motivo di autodifesa estrema io la posso denunziare. Invece nel caso in figura (preservativo che morde, ferisce e tagga) vengo denunciato io. Ecco la differenza.
[...] se l’unico tuo modo di argomentare è che noi non possiamo capire lo stupro io potrei dire che tu, in quanto donna, non potrai mai capire cosa significhi l’accusa pubblica di violenza sessuale e il carcere da innocente!
Solo una persona tanto sfortunata da subire sia il carcere da innocente sia la violenza sessuale potrebbe decidere cosa per lei sia peggio, ma sarebbe comunque soggettivo e dipendente dalle diverse situazioni.
[...]
se sono ancora relativamente pochi i casi di falsa denuncia, è solo perché la gente, proprio come te, pensa ancora di vivere in uno stato di diritto in cui servano riscontri oggettivi per parlare di prova. Là dove il femminismo giudiziari è più avanzato, i casi aumentano in proporzione alla differenza di pena fra chi rischia la condanna per stupro e chi la rischia per falsa testimonianza e alla “facilità” a vedere inflitta la condanna (nonchè all’entità e alla rapidità del risarcimento: in Inghilterra c’è già chi denuncia per quel motivo)
[...] prova a digitare [su Google] “Carlo Parlanti”.

Ed eccolo, Carlo Parlanti:


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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Tante parole, anche offensive, soprattutto inutili...
Se lo stupratore si trova il pisello incollato... vuol dire che lo stupro è già avvenuto!
Un dispositivo ANTIqualcosa dovrebbe PREVENIRE questo qualcosa, o sbaglio?

Marco ha detto...

Non hai specificato quali sarebbero le parole inutili, né quelle offensive (io non vedo nulla di offensivo da nessuna parte nelle parole che ho scritto e citato).
E a proposito di parole, parlando di stupro già iniziato e di nome da dare alla tipologia del dispositivo è proprio con le parole che mi pare tu giochi anziché dare attenzione ai contenuti, e anche per questo motivo le parole inutili mi paiono le tue... Ma ti rispondo comunque: lo stupro no, non è già avvenuto, ma appena iniziato e morto sul nascere. Sempre meglio di uno stupro che va come il violentatore vuole che vada.
Un dispositivo "anti-qualcosa" da un punto di vista puntigliosamente letterale sì, dovrebbe prevenire, ma in senso lato si può considerare "anti-qualcosa", credo, un dispositivo che limita quel qualcosa più possibile. Un po' come il maniglione anti-panico: il panico non lo previene, ma offre una soluzione dopo che si è presentato.

Anonimo ha detto...

Giustissimo tutto ciò che ho letto, condivido pienamente. Il fatto è che moltissime donne non sanno più come fare, come muoversi per far si che certi stupri vengano finalmente diminuiti, ma ancor meglio azzerati.
Questo aggeggio non dovrebbe essere venduto come un dildo normale che tutti possono acquistare, ma bensi dovrebbe essere dato a donne che ogni giorno sono a rischio appunto di stupro. Cosi facendo non provvederemo a prevenire tutti gli stupri del mondo, ma chissà magari riusciremmo a dimezzarli. Ed elimineremmo il problema del finto stupro.

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