23 settembre 2011

L'educazione dei figli al disagio

Nella cultura occidentale moderna sono diffuse varie convinzioni su cosa sia bene e cosa sia male per una persona, in particolare per i bambini.

Si propongono al bambino alimenti salati, ed ecco che il bambino cresce con la preferenza di cibi a cui è stato aggiunto sale. E se vede una persona cucinare certi cibi senza sale, non pensa "è cresciuto con altre abitudini", ma pensa "questo è matto".

Si offrono al bambino cibi e bevande spazzatura con l'intento di farlo contento, senza rendersi conto che se non avesse mai conosciuto l'esistenza di tali schifezze la sua felicità non sarebbe per nulla minore rispetto a un bambino a cui si offre della buonissima frutta e centrifugati e spremute, e senza rendersi conto che in futuro rinunciare ai cibi spazzatura potrà costituire un sacrificio.

Si insegna al bambino che la separazione dei genitori è un trauma, ed ecco che quando i genitori si separano il bimbo si sente in "dovere" di sentirsi male (a volte ci riesce, a volte no). Ha bisogno di molto coraggio o esasperazione per esprimere un concetto considerato dalla società quasi sacrilego, tipo dire "In effetti è meglio così".

Si insegna al bambino e soprattutto alla bambina che sesso e sessualità sono argomenti scottanti che bisogna conoscere solo da una certa età in poi (prima servono solo a creare parolacce), che sono soggetti a delle regole etiche non rispettando le quali una persona è da considerarsi spregevole, ed ecco che il bambino, e soprattutto la bambina, crescono percependo come normale il fatto che la sessualità sia una sorta di lotta fra maschio e femmina fatta di ricatti, sotterfugi, messaggi cifrati, all'insegna dell'inibizione e spesso della frustrazione.

Si insegna al bambino che in amore la gelosia è normale e non si può chiamare "egoismo", ed ecco che il bambino diventa un uomo egoista senza sapere di essere egoista, cioè geloso e convinto che sia giusto esserlo.

Si insegna al bambino che la morte di una persona è un trauma per i suoi parenti, ed ecco che quando muore un parente il bambino si sente in dovere di sentirsi a disagio; a volte ci riesce, a volte no, e a volte quando non ci riesce si sente in colpa.

Dimenticando la strisciante violenza con cui il loro cervello è stato plasmato, molti adulti sono convinti che pensare in un certo modo sia ovvio.
Se si spiega loro che in altre culture non è così ovvio, rispondono che ok, il loro modo di pensare è quello ed è dovuto all'educazione, che però ormai è saldamente radicata e non possono più modificare. E aggiungono che la mentalità più adatta alla società in cui vivono è appunto la mentalità che lì viene insegnata.

Ma... la mentalità collettiva è il risultato della somma della mentalità di ogni singola persona.

Com'è possibile cambiarla?

Per le persone che credono di poter cambiare, un primo passo da fare è mettere in dubbio le proprie convinzioni e valutare i vantaggi e gli svantaggi che portano.

Per le persone che non credono di poter cambiare (in realtà si tratta di un problema di pigrizia e di paura), almeno evitare di insegnar cazzate ai propri figli. Documentarsi è molto meglio che andare a caso e fotocopiare la propria cultura su di loro...

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