26 settembre 2011

Se lo spammer addirittura mette i destinatari in chiaro


Se ricevi una fastidiosa e-mail pubblicitaria non autorizzata e noti che è stata mandata a molti altri indirizzi e-mail, e che la tua e-mail è visualizzabile da tutti gli altri, allora lo spammer ha commesso ben due illeciti:
  • senza tua autorizzazione ha inviato pubblicità non autorizzata al tuo indirizzo e-mail;
  • senza autorizzazione ha diffuso il tuo indirizzo e-mail ad altre persone.
Ciò che potresti fare in questo caso è inviare una risposta a tutti i destinatari cliccando su "rispondi a tutti" (o comando simile) con un testo di questo tipo:


Come vedete quest'utente ha illecitamente ha fornito a ogni destinatario l'indirizzo e-mail di tutti gli altri.
Mi raccomando NON fate acquisti presso gli spammer, perché significherebbe premiare un comportamento scorretto e dannoso.

Se ritenete che lo spammer abbia sede in Italia vi consiglio di leggere l'articolo a pag

ed eventualmente avviarvi al ricorso al Garante per la Privacy.

24 settembre 2011

"È arrabbiato, non far caso a quello che dice..."

A volte si sente dire frasi accomodanti del tipo "Non farci caso se ha detto così... era arrabbiato, e quando si è arrabbiati si dice tante cose che non si pensano".

Macché.

Molto più vicino alla verità è l'esatto contrario. È più probabile che una persona quando è calma reprima una serie di impulsi ed eviti di esprimere delle opinioni, mentre quando "scoppia" se ne frega dei filtri ed ecco che viene fuori la verità su ciò che pensa.

Magari la persona esagera i concetti e li ingrandisce, ma il succo è quello.

Quindi ti consiglio di prestare MOLTA ATTENZIONE e di tenere in GRANDE CONSIDERAZIONE ciò che uno dice quando è arrabbiato e anche di tenere in considerazione qual è stato l'evento scatenante della sua "esplosione", perché da questi elementi si può capire molto di ciò che la persona ha nella testa in quel momento e più in generale si può capire molto su come gestisce a livello interiore questioni come quella di cui sta parlando.

Attenzione: non sto affermando che quando uno è arrabbiato dice la verità.
Può anche dichiarare cose non vere. Può motivare la propria rabbia in un modo quando la causa vera è un'altra.
Sta di fatto che quando uno è arrabbiato può esporre aspetti importanti di ciò che ha dentro, e agli occhi di un buon osservatore rivelare anche quello che non vorrebbe. Ad esempio può esporre il modo in cui distorce la realtà. E il fatto che quella realtà sia rappresentata dalle sue parole come distorta non significa che si tratti di parole poco importanti. Tutt'altro.

Quindi "non farci caso, è arrabbiato" dovrebbe cambiare in

"stai molto attento a quello che sta dicendo, adesso che è arrabbiato"

23 settembre 2011

L'educazione dei figli al disagio

Nella cultura occidentale moderna sono diffuse varie convinzioni su cosa sia bene e cosa sia male per una persona, in particolare per i bambini.

Si propongono al bambino alimenti salati, ed ecco che il bambino cresce con la preferenza di cibi a cui è stato aggiunto sale. E se vede una persona cucinare certi cibi senza sale, non pensa "è cresciuto con altre abitudini", ma pensa "questo è matto".

Si offrono al bambino cibi e bevande spazzatura con l'intento di farlo contento, senza rendersi conto che se non avesse mai conosciuto l'esistenza di tali schifezze la sua felicità non sarebbe per nulla minore rispetto a un bambino a cui si offre della buonissima frutta e centrifugati e spremute, e senza rendersi conto che in futuro rinunciare ai cibi spazzatura potrà costituire un sacrificio.

Si insegna al bambino che la separazione dei genitori è un trauma, ed ecco che quando i genitori si separano il bimbo si sente in "dovere" di sentirsi male (a volte ci riesce, a volte no). Ha bisogno di molto coraggio o esasperazione per esprimere un concetto considerato dalla società quasi sacrilego, tipo dire "In effetti è meglio così".

Si insegna al bambino e soprattutto alla bambina che sesso e sessualità sono argomenti scottanti che bisogna conoscere solo da una certa età in poi (prima servono solo a creare parolacce), che sono soggetti a delle regole etiche non rispettando le quali una persona è da considerarsi spregevole, ed ecco che il bambino, e soprattutto la bambina, crescono percependo come normale il fatto che la sessualità sia una sorta di lotta fra maschio e femmina fatta di ricatti, sotterfugi, messaggi cifrati, all'insegna dell'inibizione e spesso della frustrazione.

Si insegna al bambino che in amore la gelosia è normale e non si può chiamare "egoismo", ed ecco che il bambino diventa un uomo egoista senza sapere di essere egoista, cioè geloso e convinto che sia giusto esserlo.

Si insegna al bambino che la morte di una persona è un trauma per i suoi parenti, ed ecco che quando muore un parente il bambino si sente in dovere di sentirsi a disagio; a volte ci riesce, a volte no, e a volte quando non ci riesce si sente in colpa.

Dimenticando la strisciante violenza con cui il loro cervello è stato plasmato, molti adulti sono convinti che pensare in un certo modo sia ovvio.
Se si spiega loro che in altre culture non è così ovvio, rispondono che ok, il loro modo di pensare è quello ed è dovuto all'educazione, che però ormai è saldamente radicata e non possono più modificare. E aggiungono che la mentalità più adatta alla società in cui vivono è appunto la mentalità che lì viene insegnata.

Ma... la mentalità collettiva è il risultato della somma della mentalità di ogni singola persona.

Com'è possibile cambiarla?

Per le persone che credono di poter cambiare, un primo passo da fare è mettere in dubbio le proprie convinzioni e valutare i vantaggi e gli svantaggi che portano.

Per le persone che non credono di poter cambiare (in realtà si tratta di un problema di pigrizia e di paura), almeno evitare di insegnar cazzate ai propri figli. Documentarsi è molto meglio che andare a caso e fotocopiare la propria cultura su di loro...

22 settembre 2011

Animal Sanctuary

Gli Animal Sanctuary sono riserve per animali che non rientrano nella categoria degli animali protetti.

Si tratta di animali che purtroppo sono per la maggior parte schiavizzati e uccisi dall'uomo... il cosiddetto "bestiame": buoi e mucche, capre, pecore, cavalli, maiali, asini, polli, tacchini...

Qualche giorno fa mi è stato chiesto cosa si dovrebbe fare di tutti questi animali: se smettiamo di sfruttarli cesserebbero gli allevamenti, quindi... in quale ambiente metterli? In un ambiente organizzato e gestito comunque dall'uomo o liberi nei boschi e in campagna? Rischierebbero l'estinzione? Oppure, al contrario, si riprodurrebbero a dismisura, raggiungendo le coltivazioni e danneggiandole, o addirittura invadendo i centri abitati?

So rispondere solo parzialmente a queste domande.
Una risposta sono appunto le aree il cui nome, tradotto letteralmente dall'inglese, è "santuari animali", che suona appropriato se si pensa che sono un po' l'opposto rispetto all'inferno che le povere bestiole vivono da prigionieri e costretti a lavorare, stare rinchiusi, produrre latte sotto stimolazione ormonale a costo di contrarre dolorose mastiti, mangiare cibo inappropriato e prepararsi a trasporti con modalità inumane per essere ammazzati.

In italia abbiamo la Fattoria della Pace IPPOASI, a Marina di Pisa.

Nel resto del mondo ci sono altri luoghi simili, elencati a questa pagina di wikipedia.

Un esempio è Edgar's mission, il cui sito Internet è pieno di bellissimi filmati di animali felici.

Quando alle conseguenze del lasciar liberi gli animali nelle aree verdi che abbiamo a disposizione, forse solo una prova potrebbe dare la risposta alle altre domande. Basterebbe iniziare da una provincia, vedere cosa accade (estinsione? Invasione?) e regolarsi di conseguenza.

Sta di fatto che così come stanno le cose oggi non va bene, per niente bene.

Grazie a Stefania per l'importante contributo a questo articolo.

15 settembre 2011

Scarpe scollate o scucite? Vai dal calzolaio!

Le scarpe ti si sono scollate o scucite, e se non fosse per questo tipo di problema sarebbero ancora delle buone scarpe da indossare? Anziché sostituirle con un altro paio, VAI DAL CALZOLAIO! Tre i motivi...
  1. l'impatto ambientale della riparazione di una scarpa è mooolto minore rispetto a quello necessario per produrla, confezionarla e trasportarla
  2. quando un calzolaio ripara una scollatura e una cucitura, la tenuta di quella zona è migliore rispetto a quando la scarpa era nuova: quindi, a meno che la scarpa non abbia altri problemi, non ha senso dire "mi conviene ricomprarla", NEANCHE SE LA RIPARAZIONE COSTA PIU' DELLE SCARPE STESSE
  3. far riparare le scarpe costa mooolto meno tempo che cercare un altro paio di scarpe che ti piacciano e che ti calzino bene, magari dovendo girare più di un negozio
  4. se eviti di ricomprare le scarpe ti risparmi il probabile fastidio del periodo iniziale di adattamento ai piedi
  5. di solito far riparare le scarpe costa mooolto meno denaro che ricomprarle nuove
Se porti una scarpa dal calzolaio ti consiglio di portare anche l'altra e per chiedergli di rinforzarla nelle stesse zone per prevenire lo stesso tipo di problema, a cui ovviamente con grande probabilità è anch'essa soggetta. In questo modo risparmierai tempo e probabilmente anche denaro rispetto a due riparazioni in due momenti diversi.
Tutto quello che ho appena detto, tranne l'ultimo punto, vale anche per le ciabatte.

Io ad esempio sono appena tornato dal calzolaio a cui avevo chiesto di riparare una ciabatta e, con l'occasione, rinforzare l'altra. Ho speso 5 euro, circa lo stesso prezzo delle ciabatte stesse. E, per i motivi su spiegati, credo siano stati 5 euro spesi bene.

10 settembre 2011

Se risiedi all'estero puoi non pagare multe italiane - il moralismo del Tg2

Ieri al Tg2 (programma televisivo al quale ho assistito involontariamente) hanno dato un servizio di Elisabetta Novel che conferma ciò che da un po' ho cercato di spiegare ad alcuni couchsurfer stranieri che sono stati ospiti a casa mia. Chissà se vederlo avrebbe acquietato il loro scetticismo.

Aggiornamento: Avevo caricato su YouTube ed embeddato il video qui sotto, ma YouTube l'ha bloccato in tutto il mondo per violazione dei diritti segnalata dalla Rai. Rai che, nel suo sito, non rende disponibile il servizo stesso. Quindi chissà che danno economico ha pensato di prevenire con questa segnalazione. Bah, vorrà dire che mi limiterò a trascrivere quanto detto dalla giornalista:

Negli ultimi 4 anni, 360mila contravvenzioni rilevate agli stranieri in 350 comuni sono state evase, per un totale di 60 milioni di euro. Altro che orecchie da mercante. Eppure il verbale viene tradotto nella lingua del destinatario e inoltrato a casa sua per posta, con una spesa da parte dei comuni di 25 euro a multa. Ma quasi sempre, indietro non torna nulla. Provate a fare altrettanto in alcunio paesi stranieri che in materia hanno regole ben più severe, e vedrete se potete farla franca. Gli svizzeri accedono direttamente alla nostra banca dati [Eeeh? Che banca dati? Ok, accedono e che fanno di preciso? Boh], i francesi sono inflessibili con gli autovelox [Che c'entra?!], e gli americani ti fermano alla dogana. Ma quando vengono in Italia, sette stranieri su dieci, la multa proprio non la pagano. Una società incaricata della riscossione ha stilato una classifica dei furbetti. In testa, gli spagnoli: l'80% strappa il verbale e lo butta. Polacchi, portoghesi e romeni sono quasi a pari merito, ma chi mai avrebbe sospettato di tedeschi e svizzeri?

Ma ancor più tristemente interessante ho trovato le parole iniziali del servizio, che ho deciso di lasciare per ultime, come chicca finale. Si tratta di uno stupido, stupidissimo suggerimento che la giornalista dà agli italiani, che sottintende che pagare le multe sia un dovere morale e che la non efficienza della riscossione sia colpa del multato straniero e non dell'italiano riscossore. Ecco la perla:

Prossima volta che all'estero vi faranno intendere che gli italiani sono furbetti, rispondete secchi: "E voi cominciate a pagarci le multe"

Certo, rispondete secchi. Nel senso del secchio, da mettersi in testa per la vergogna, perché dicendo una cosa del genere un italiano non smette di apparire furbetto, ma in compenso aggiunge di apparire totalmente fuori di capo.